18/08/2025
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Il feretro di Pippo Baudo è arrivato al Teatro delle Vittorie tra applausi sommessi e sguardi lucidi.
Un legno sobrio e dignitoso che custodisce la memoria di un uomo che, più di chiunque altro, ha scritto pagine indelebili della televisione italiana. La camera ardente, allestita proprio in quel luogo che fu la sua seconda casa, accoglie un flusso continuo di persone: colleghi, amici, volti noti dello spettacolo, ma soprattutto gente comune, spettatori che lo hanno seguito e amato per decenni.
Entrando nel teatro, il silenzio avvolge tutto. Non è un silenzio vuoto, ma carico di emozioni, di ricordi che riaffiorano come lampi di luce. È impossibile non sentire il peso della storia che si respira in quelle mura, le stesse che più volte hanno accolto la sua voce, il suo carisma, il suo sorriso inconfondibile. Oggi quelle pareti non risuonano di applausi fragorosi né di musiche festose, ma custodiscono il dolore di un addio e la gratitudine di un’intera nazione.
Accanto al feretro, fiori e corone raccontano ciò che le parole spesso non riescono a dire. Ogni fiore sembra portare con sé un ricordo, un frammento di emozione: una sigla televisiva che ancora vibra nella memoria, un “Signore e signori, buonasera” che apriva le serate delle famiglie italiane, un gesto elegante che accompagnava la sua presenza scenica. Chi si avvicina lo fa con rispetto, con lo sguardo basso e il cuore pieno. C’è chi sussurra una preghiera, chi si ferma qualche istante in silenzio, chi scatta una foto per fermare il tempo.
Il Teatro delle Vittorie, simbolo della Rai e della grande televisione, si trasforma in un tempio della memoria. È come se le poltrone rosse e il palcoscenico stesso volessero stringersi attorno al “Pippo nazionale”, accogliendo l’ultimo applauso di un pubblico che non lo dimenticherà mai. In quelle ore, lo spazio teatrale diventa un ponte tra passato e presente: da un lato l’uomo che se ne va, dall’altro l’eredità immensa che resta.
Nell’aria aleggia una sensazione di riconoscenza profonda. Pippo Baudo non è stato solo un conduttore, ma un compagno di viaggio per intere generazioni, un volto familiare che ha attraversato le stagioni del Paese. Le sue parole, i suoi programmi, le sue scoperte artistiche hanno segnato la cultura italiana. E ora, davanti al suo feretro, ognuno ritrova un pezzo della propria storia personale, un ricordo legato a una serata in famiglia, a un festival, a un sorriso che sapeva mettere tutti a proprio agio.
Il suo addio al Teatro delle Vittorie non è soltanto la conclusione di una carriera straordinaria, ma l’atto finale di un legame profondo con l’Italia intera. Un legame che non si spezza con la morte, ma che continuerà a vivere nei ricordi, nei video che ancora scorrono sugli schermi, e soprattutto nel cuore di chi lo ha amato.