Dott.ssa Lina Vitagliano

Dott.ssa Lina Vitagliano Psicologa • Psicoterapeura • Sociologa • Assistente sociale
Socio associazione Psi.so.s

L'impalpabilita'delle virtù
08/11/2025

L'impalpabilita'delle virtù

Platone sosteneva che il vero buono non ha bisogno di dirlo agli altri perché già lo è. Chi è davvero, chi sente dentro di sé di avere una virtù non lo dice, non lo ostenta.

Valgono sempre le stesse dinamiche interiori, Seneca ci invita alla calma
08/11/2025

Valgono sempre le stesse dinamiche interiori, Seneca ci invita alla calma

La mente, quando non trova pace, costruisce mostri più grandi della realtà.
Ma è sempre dalla calma che nasce la lucidità, e dalla lucidità la forza di affrontare ciò che temevamo.

Non si può controllare tutto
06/11/2025

Non si può controllare tutto

Non puoi controllare tutto — e va bene così... perché puoi controllare tanto. Il segreto per una vita appagante? Circondarsi di chi sa trarre il meglio da ciò che puoi controllare. ❤️❤️❤️

Non puoi decidere come gli altri ti trattano, ma puoi scegliere a chi dedicare tempo, energie e cuore. È lì che nasce la vera reciprocità. ❤️

Le ricchezze leggiadre
06/11/2025

Le ricchezze leggiadre

Ci sono ricchezze che non si possono toccare, ma che si sentono, forti e costanti, come un battito profondo dentro la vita. Non sono fatte di oro, né di successo, né di applausi. Sono fatte di presenze. Di quelle rare, autentiche, che non chiedono nulla se non di esserci.

Se nella tua vita c’è anche solo una persona così — che ti cerca senza un motivo preciso, senza un bisogno da soddisfare, senza un favore da chiedere — allora possiedi qualcosa di straordinario. Perché in un mondo dove troppe relazioni sono condizionate dall’utile, dal momento, dal tornaconto, chi ti cerca “perché sì” è un dono che non si spiega, ma si riconosce.

E se quella stessa persona sa ascoltarti senza giudicare, senza fretta di dare risposte, senza il bisogno di dirti cosa dovresti fare... allora ti sta offrendo uno spazio sicuro, uno di quelli rari dove puoi finalmente smettere di fingere. Dove puoi essere fragile, vero, imperfetto. Dove il tuo dolore non viene messo a confronto, ma semplicemente accolto.

E poi ci sono i momenti di silenzio.
Quelli in cui non serve parlare, spiegare, riempire i vuoti.
In cui basta sapere che qualcuno è lì. Accanto. Che non si spaventa se non hai parole, che non se ne va quando non sei all’altezza, che resta anche quando il resto del mondo si allontana.
Questo tipo di presenza è una benedizione. È l’amicizia nella sua forma più pura. È amore, nel senso più umano e profondo del termine.

Se nella tua vita hai anche solo una persona così, allora sì: sei immensamente ricco.
Perché quella presenza vale più di mille promesse.
Più di mille like.
Più di mille parole belle dette da chi poi scompare.

E non serve averne tante, di persone così.
Una sola basta.
Per sentirsi visti, compresi, accolti.
Per sentirsi, in qualche modo, a casa.

06/11/2025
Attenzione!
06/11/2025

Attenzione!

🔴 Essere una spugna emotiva è un dono, ma bisogna imparare a dosarlo, per non perdere se stessi nell'oceano degli altri..

La "spugna emotiva" è una metafora che descrive una persona sensibile e empatica, che tende ad assorbire le emozioni, i sentimenti e le energie degli altri. Chi è una spugna emotiva può percepire in modo intensivo gli stati d’animo altrui, spesso senza riuscire a distinguere quando le emozioni degli altri cominciano e le proprie finiscono. Questo può portare a un esaurimento emotivo, in quanto il peso delle emozioni altrui viene interiorizzato senza essere adeguatamente rielaborato o "scaricato".

👇🏼Vediamo alcuni aspetti della "spugna emotiva"

🔺Empatia eccessiva: a volte, l’empatia non si limita a comprendere le emozioni degli altri, ma si traduce nel "sentire" quelle emozioni come se fossero proprie.

🔺Mancanza di confini emotivi: una spugna emotiva può avere difficoltà a mantenere confini chiari tra sé e gli altri, facendo fatica a separare le proprie emozioni da quelle degli altri.

🔺Esaurimento emotivo: assorbire troppe emozioni può portare a sentirsi esausti, sopraffatti o "svuotati", senza energia per sé stessi.

🔺Tendenza a prendersi cura degli altri a discapito di sé: una persona con questa predisposizione può concentrarsi troppo sulle emozioni degli altri, trascurando le proprie necessità emotive.

🔺Difficoltà a lasciar andare: dopo aver assorbito le emozioni altrui, può essere difficile liberarsene, creando un accumulo di sentimenti non propri che possono interferire con il benessere psicologico.

👉🏻 Ci sono diverse strategie che possono essere utili:

🔹Riconoscere il proprio ruolo
Prendere consapevolezza di quanto le emozioni degli altri possano influenzare il proprio stato d'animo è il primo passo. L'autoconsapevolezza aiuta a capire quando si sta assorbendo troppo e a distinguere tra le proprie emozioni e quelle degli altri.

🔹Stabilire confini emotivi
Imparare a stabilire confini emotivi sani è essenziale. Ciò significa essere capaci di dire "no" quando si sente che l'emotività degli altri sta influenzando troppo la propria vita, senza sentirsi in colpa.

🔹Distinguere le emozioni
Imparare a distinguere le proprie emozioni da quelle degli altri può essere molto utile. Se ci si accorge che si sta vivendo un'emozione che non è propria, si può fare un passo indietro e chiedersi da dove venga.

🔹Prendersi del tempo per sé
Spesso chi assorbe le emozioni degli altri ha una bassa priorità per sé stesso. È fondamentale dedicarsi del tempo per ricaricare le proprie energie, facendo attività che piacciono e che aiutano a ristabilire il proprio equilibrio emotivo.

🔹Comunicazione assertiva
Imparare a comunicare in modo assertivo, esprimendo i propri bisogni e sentimenti, può aiutare a evitare di farsi sopraffare dagli altri. L'assertività è una competenza che permette di difendere i propri spazi emotivi senza essere aggressivi.

🔹Chiedere aiuto professionale
Se il problema diventa particolarmente gravoso rivolgersi ad uno psicologo può essere un passo utile.
L’aiuto professionale può fornire strategie per gestire l'emotività in modo sano.

— Dott.ssa Liberati Giuseppina

👇🏼Contatti:
📞 Telefono: 3498533982
📩 Email: info@giuseppinaliberati.it
🌎 Sito web: giuseppinaliberati.it

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La calma non è sinonimo di passività
06/11/2025

La calma non è sinonimo di passività

Seneca, uno dei più grandi filosofi stoici dell’antica Roma, aveva compreso una verità che ancora oggi pochi riescono a padroneggiare:
la vera forza di un essere umano non sta nel dominare il mondo, né nel prevalere sugli altri,
ma nel saper governare se stesso.

Fu consigliere, scrittore, maestro di vita interiore.
Insegnava che la pace della mente non è un dono del destino,
ma una conquista.
Si raggiunge con disciplina, autocontrollo e lucidità.
Per Seneca, la saggezza non urlava. Non imponeva. Non reagiva.
Osservava.
Sceglieva con calma.

Perché il vero coraggio non si dimostra distruggendo,
ma restando fermi dentro, anche quando tutto intorno vacilla.

La calma, per lui, non era passività.
Era intelligenza emotiva nella sua forma più alta.
Era l’arte di non rispondere quando l’impulso ti domina.
Di non sprecare energia con chi cerca lo scontro, non il dialogo.
Era guardare il caos e scegliere di non diventarne parte.

Applicare questo principio oggi è forse più difficile che mai.
Viviamo in un’epoca dove tutti vogliono dire la loro, avere ragione, alzare la voce.
Ma lo stoico non compete nel rumore.
Ascolta, seleziona, distingue.
Sa che non tutte le battaglie meritano il suo tempo.

Il silenzio non è resa.
È chiarezza.
È strategia.
È scegliere la pace al posto dell’ego.

Quando arriva la provocazione, il silenzio ci protegge.
Quando la discussione diventa guerra, il silenzio ci onora.
Quando abbiamo già detto abbastanza, il silenzio parla per noi.

Perché il silenzio, se scelto con saggezza, non è vuoto:
è presenza.
È il dominio totale di sé in un mondo che ha perso il controllo.

Solo chi si governa può scegliere quando parlare… e quando tacere.

In una società che confonde il rumore con l’autorevolezza,
il silenzio diventa un atto di ribellione.
Un segno di potere invisibile, ma tangibile.
Mentre i fragili devono gridare per farsi notare,
il saggio custodisce la sua calma — e lascia che sia la sua serenità a parlare.

Tacere al momento giusto non è debolezza.
È maestria.
È sapere che la propria energia vale più di uno scontro sterile.
È capire che ogni parola detta senza controllo ti svuota,
e ogni silenzio scelto con coscienza… ti riempie di nuovo.

Praticare il silenzio consapevole non è fuggire.
È scegliere con cura dove mettere le proprie forze.
È costruire, non distruggere.
È capire che la pace interiore… è una vittoria.

Seneca insegnava questo:
che anche la serenità sa vincere.
Che anche la calma sa rispondere.
E che, a volte, il gesto più forte è proprio il silenzio.

Perché solo chi domina la propria mente
può davvero dominare la propria vita.

Il rispetto
03/11/2025

Il rispetto

Ci sono cose che spezzano in silenzio.
Non gridano, non fanno rumore, ma cambiano per sempre il modo in cui ci sentiamo con qualcuno.
La mancanza di rispetto è una di quelle. Arriva come una crepa sottile in un vetro limpido: magari all’inizio sembra quasi invisibile, ma col tempo si allarga, si fa profonda, e un giorno — spesso all’improvviso — tutto crolla.
E non torna più com’era.
Il rispetto è la base nascosta di ogni legame autentico.
È ciò che ci fa sentire al sicuro con qualcuno, anche nei disaccordi.
È la garanzia che, anche se non ci capiamo, non ci faremo del male.
È la promessa silenziosa che dice: "Tu per me hai valore.
E io questo valore lo proteggo".
Quando questo viene meno — con una parola velenosa, un gesto che umilia, una disattenzione ripetuta, un egoismo che ferisce — qualcosa dentro si chiude.
E non sempre si riapre, nemmeno quando arrivano le scuse.
Perché ci sono limiti che, una volta superati, lasciano una cicatrice.
E non si tratta di orgoglio.
Si tratta di dignità.
Le scuse, per quanto sincere, non cancellano la memoria di ciò che è stato.
Possono alleviare il dolore, sì.
Possono farci comprendere, magari perdonare.
Ma ci sono porte che, una volta chiuse, non si aprono più.
Perché qualcosa, nel profondo, si è rotto: la fiducia.
La certezza che l’altro saprà custodire la nostra fragilità, il nostro esserci affidati a lui.
E forse è giusto così.
Perché imparare a dire basta, a non giustificare l’irrispettoso con l’affetto, è un atto di amore verso se stessi.
È scegliere di non restare dove non ci si sente al sicuro.
Dove si è stati feriti nel punto più intimo: il proprio valore.
Il rispetto non è una gentilezza facoltativa.
È il minimo indispensabile.
Chi non riesce a offrirlo, non merita il privilegio della nostra vicinanza.
E a volte, chiudere una porta non è un atto di rabbia.
È un atto di guarigione.

Dal web su Essere Indaco

03/11/2025

03/11/2025

Il diritto di essere imperfetto

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