24/11/2020
Riceviamo e volentieri pubblichiamo le osservazioni giunteci dalla compagna Chiara Marzocchi (PRC Torino) in merito alla conferenza del 13/11/'20, organizzata dal Centro Solidale per la Salute, sul tema inquinamento, covid e verde, ovviamente auspicando si sviluppi, riguardo argomenti di tanto interesse, un confronto costruttivo.
"Vi ringrazio per lo sforzo lodevolissimo di intervenire
nell'informazione riguardo l'emergenza sanitaria con punti di vista
alternativi rispetto alla vulgata mediatica
in merito all'ultimo appuntamento a tema ambientale, tuttavia, non mi
trovo per nulla d'accordo con la prospettiva del movimento per la
decrescita felice su cui concordava invece il relatore
la teoria della decrescita felice parte da alcune osservazioni di puro
buon senso e largamente condivisibili quali il carattere finito delle
risorse naturali, la consapevolezza che l'accumulazione di beni (merci)
non corrisponde a una migliore qualita' della vita, che e' necessario
frenare le aspirazioni di crescita economica illimitata (quindi
profitto) e ripensare le attivita' di cura -nel senso piu' ampio: non
solo quella che si rivolge alle persone, ma la salvaguardia del
territorio, gli interventi di riqualificazione ambientale ecc..- come altrettanto utili e qualificanti quanto quelle produttive.
tutto bene quindi, fino a che non emerge che, secondo i decrescisti,
tutto cio' dovrebbe essere affidato all'iniziativa individuale! non a caso in italia le teorie decresciste hanno cominciato a trovare
spazio nel dibattito sull'ambiente con l'avvento dei 5stelle che, senza
voler aprire un capitolo che sarebbe troppo lungo e fuori luogo, si e'
caratterizzato fin dall'inizio con una forte impronta individualistica:
uno vale uno, il cittadino contro la casta...
anche il nostro relatore dell'altra sera in alcuni passaggi ha mostrato
di appellarsi al volontarismo, alle buone pratiche individuali, che,
oltre a contraddire il piu' elementare concetto di classe, hanno messo
in luce quanto, al contrario!, queste buone pratiche siano appannaggio
di pochi fortunati e certo non possano coinvolgere la massa impoverita,
sottoproletarizzata che, prima di interrogarsi se la verdura che
mangiano provenga da una coltivazione che rispetta i principi di
ecosostenibilita' e quanto trasporto su gomma ci sia stato per farla
arrivare sul banco del mercato, si devono preoccupare di mettere insieme
i centesimi necessari per acquistarla.
chiaro che la critica alla cosiddetta decrescita felice non si esaurisce
in queste semplici battute che si limitano a osservazioni molto basiche,
ma sarebbe necessario aprire un dibattito con interventi ben piu'
autorevoli e documentati.
rimane il fatto che una cosa sono i dati da cui partiamo -quelli
terrorizzanti sulle condizioni del pianeta- e i principi di buon senso
-la necessita' di un cambio di passo nella produzione e di una
trasformazione culturale in senso di maggiore responsabilita'-, altra
sono gli strumenti che riteniamo piu' efficaci e "giusti" per ottenere
dei risultati"