05/11/2024
Con la mente immersa nella materia, l’anima condizionata non può trascendere i limiti della concezione corporea della sua identità’, perciò’ il metodo di meditazione yoga (controllare le posizioni sedute (asana) e la respirazione, e fissare la mente sul Supremo) e’ destinato a elevare la mentalità’ del comune materialista.
Infatti, se non purifica la mente immersa in considerazioni di carattere materiale, il materialista non riuscirà a concentrarsi su pensieri spirituali, i quali sono eterei, non materici e di difficile osservazione.
Le persone dallo spirito materialista sono molto ansiose di ottenere qualche risultato o ricompensa effimera in cambio del loro sforzo per raggiungere il controllo di sè, ma il vero scopo della disciplina yoga e’ annientare la lussuria, la collera, l’avarizia e tutte le altre contaminazioni materiali. Lo yogi che si lascia distrarre dai frutti dell’azione e se ne identifica come tale e che può ottenere grazie alla sua pratica fallisce miseramente nella sua impresa, perché’ il fine ultimo dello yoga e’ unicamente la realizzazione di Dio, o Bhagavatan. Come detto in altri contesti, lo yoga che piaccia o meno è spiritualità che prende forma attraverso il corpo materico.
L’essere umano, identificandosi prima con il corpo, e poi in secondo luogo con l’esperienza, non potrà comprendere appieno il senso della spiritualità poiché è avvolto dall’ignoranza, il velo di Maya, pertanto l’ascolto intrinseco e profondo, direi quasi viscerale, diventa molto difficile da attuare se non dopo anni costanti di pratica reiterata, come disciplina vera e propria.
E sappiamo bene che la disciplina prescinde da ciò che l’essere umano pensa, agisce o crede. Per questo oggi, nascono come funghi correnti di pensiero e filosofie del tutto nuove, inventate di sana pianta, raccapezzando dogmi qua e la per facilitare una propria “fittizia” spiritualità. E bene, anch’essa è illusoria, e direi anche ipocrita. In altre parole, “ci prendiamo in giro da soli vantandocene”.
Il limite tra la conoscenza ed il fanatismo è veramente molto sottile, piu sottile della foglia oro.
Nella Bhagavad Gītā al capitolo 15, verso 1, Krishna parla dell'albero Baniano un albero abbastanza particolare, e cito
"Esiste un albero baniano, le cui radici si dirigono verso l'alto e i rami verso il basso; le sue foglie sono gli inni vedici. Chi lo conosce, conosce i Veda." (B.g., 15.1.)
Il mondo è paragonato qui a un albero rovesciato, come un'immagine che si specchia in un fiume o nel mare: gli oggetti vi si riflettono all'inverso. Riflesso del mondo spirituale, il mondo materiale è solo l'ombra della realtà. Un'ombra non ha né sostanza né realtà, ma è la traccia di un oggetto reale e concreto che esiste altrove. Se per un miraggio si vede dell'acqua in un deserto significa che l'acqua esiste, ma da un'altra parte. Così è per la felicità di cui siamo assetati: non la troviamo nel mondo materiale più di quanto non troviamo nel mondo materiale più di quanto non troviamo l'acqua nel deserto, ma esiste, pura e limpida, nel mondo spirituale."
L’inizio di questo capitolo spiega dunque come l’uomo può troncare i legami che lo trattengono al mondo della materia.
- La radice dell’esistenza materiale cresce verso l’alto; ciò significa che ha origine dall’intera sostanza materiale, e dal pianeta più alto si dirama in tutto l’universo, con innumerevoli rami, che rappresentano i diversi sistemi planetari.
- I frutti di questo albero rappresentano i risultati delle attività compiute dagli esseri, cioè la religiosità, lo sviluppo economico, il piacere dei sensi e la liberazione.Crediamo di non aver mai visto, in questo mondo, un albero coi rami in basso e le radici in alto, eppure esiste. Lo si può vedere vicino a una distesa d’acqua.
Gli alberi sulla sponda si riflettono nell’acqua coi rami in basso e le radici in alto. In altre parole, l’albero del mondo materiale non è altro che il riflesso dell'albero vero, che è il mondo spirituale. Come il riflesso dell’albero riposa sull’acqua, così quello del mondo materiale riposa sul desiderio materiale. Infatti è proprio questo desiderio a farci vedere le cose come appaiono nella luce riflessa del mondo materiale.
Chi vuole sfuggire all’esistenza materiale deve imparare a conoscere quest’albero in profondità, con uno studio analitico; soltanto allora potrà spezzare i legami che lo tengono prigioniero.