14/11/2025
Quando me ne andrò, non voglio che tu sia troppo triste.
Resta in silenzio, conserva le parole, e ricorda soltanto i momenti felici, quelli che scaldano l’anima.
Quando mi addormenterò, lasciami riposare. Ci sarà una ragione per la mia partenza.
Se ti mancherò, non dire nulla. Nel silenzio, cercami nella mia casa, nei miei libri, nelle mie lettere, nelle fotografie, in quei fogli scritti in fretta con la mia grafia incerta.
Indossa le mie camicie, il mio maglione, la mia giacca. Cammina con le mie scarpe. La mia stanza è tua, come lo sono il mio cuscino e il mio letto.
Se fa freddo, avvolgiti nelle mie sciarpe.
Assapora il cioccolato e il vino che ho lasciato.
Ascolta quella canzone che amavo, spruzza il mio profumo e prenditi cura delle mie piante.
Se seppelliranno il mio corpo, non avere paura.
Corri libera, lascia che le lacrime scendano.
Lascia che il vento ti accarezzi il viso.
Senti la poesia, la musica, il canto.
Abbraccia la terra, bevi l’acqua, impara la lingua degli uccelli.
E se la mia assenza dovesse pesarti troppo, non lo dire a nessuno.
Cercami invece nei bambini, nel caffè del mattino, nella radio, nei luoghi dove mi rifugiavo.
Non pronunciare mai la parola “morte”.
Essere dimenticati è più triste che morire mille volte e continuare a essere ricordati.
Quando mi addormenterò, porta dei fiori sulla mia tomba e urla con tutta la voce che hai che la vita continua.
La fiamma della vita non si spegne solo perché io non ci sono più.
Chi ha davvero vissuto non muore mai del tutto — si addormenta per un po’.
Il sonno eterno è solo una scusa.
Quando me ne andrò, allunga la mano e sentirai il mio tocco.
Capirai che sarò sempre accanto a te.
E un giorno, con un sorriso, sentirai che sono tornato — per restare con te, per sempre.
Il poeta su Essere Indaco