
26/07/2025
♥️♥️
Non immaginavo che potesse fare così male.
Pensavo di essere preparato, di aver compreso che certi dolori fanno parte della vita, che la morte, prima o poi, bussa alla porta di tutti.
Ma il giorno in cui se n’è andata mia madre, qualcosa dentro di me si è frantumato.
E da allora non ha mai davvero smesso
di sanguinare.
Non è stato soltanto dolore.
È stata la colpa.
Per tutto ciò che non le ho detto,
per le telefonate rimandate, per le volte
in cui ho pensato: “La chiamo dopo”, “Passo domani”, “Adesso non ho tempo”.
Ora, il tempo è l’unica cosa che
mi avanza… ma lei non c’è più.
Da quel giorno, tutto è cambiato.
La casa ha perso il suo profumo.
Le stanze sono diventate troppo grandi, troppo silenziose.
Dove prima c’erano voci, domande, risate, ora c’è solo un’eco che fa male.
E il mondo… il mondo continua come se niente fosse. Come se lei non fosse
mai esistita.
Ma io la sento in ogni assenza.
Nei giorni in cui mi verrebbe spontaneo raccontarle qualcosa, e subito dopo mi ricordo che non posso più. Nei momenti
in cui sono stanco e mi viene da pensare:
“Se fosse qui, mi direbbe di riposare
un po’”.
Ma non c’è.
E la cosa più difficile è proprio questa: dover andare avanti. Sorridere, lavorare, fingere di essere a posto, mentre dentro cerchi disperatamente di abituarti all’idea che la sua voce non tornerà più.
Non ci si riprende mai davvero.
Ci si abitua.
A non sentirla.
A non aspettarla.
A portarla con sé, come si porta qualcosa che non si può più lasciare, né spiegare.
E allora si va.
Un passo dopo l’altro.
Con lei nei pensieri…
e un nodo che stringe l’anima,
ogni giorno, in silenzio.