Dott.ssa Cristina Coccia Biologa Nutrizionista

Dott.ssa Cristina Coccia Biologa Nutrizionista Cura nutrizionale per indebolimento immunitario e patologie autoimmuni. Emodieta personalizzata.

11/08/2025

✅ Cristina Coccia, biologa nutrizionista. Autrice di saggi sulla demografia e la salute della popolazione italiana e di articoli divulgativi per siti web e r...

11/08/2025

✅ Riferimenti agli studi commentati nel video:1️⃣) Studio del 2022 su Antiquity - Titolo: "Cooking in caves: Palaeolithic carbonised plant food remains from ...

C'è ancora chi non comprende che lo stile alimentare agisce sul sistema nervoso e sulla risposta immunitaria.Vorrei prop...
19/07/2025

C'è ancora chi non comprende che lo stile alimentare agisce sul sistema nervoso e sulla risposta immunitaria.

Vorrei proporre una spiegazione del profondo legame tra dieta e salute psicofisica. Questa spiegazione passa per i principi della PNEI psico-neuro-endocrino-immunologia.

La PNEI asserisce che il cervello (sistema nervoso centrale, SNC), il sistema nervoso enterico (SNE), il microbiota intestinale, il sistema immunitario e il sistema endocrino siano in costante comunicazione, influenzandosi in modo reciproco. Questa interazione è fondamentale per mantenere l'omeostasi organica, e di conseguenza la salute generale, e la sua disregolazione può essere alla base dello sviluppo di numerose patologie.

Vi propongo una sintesi sui concetti chiave per comprendere il legame tra nervi, intestino e sistema immunitario, con il microbiota intestinale come attore centrale:

Parliamo dell'Asse Intestino-Cervello (Gut-Brain Axis - GBA)

Il GBA è un sistema di comunicazione bidirezionale che coinvolge:

1)Via nervosa, principalmente attraverso il nervo vago, che trasmette segnali dal cervello all'intestino e viceversa. Il nervo vago è una via fondamentale per la modulazione della risposta immunitaria e infiammatoria.

2)Via endocrina, che coinvolge ormoni e neuropeptidi rilasciati dall'intestino (es. GLP-1, serotonina, colecistochinina) che possono agire sul cervello.

3)Via immunitaria. Le cellule immunitarie presenti nell'intestino (GALT - Gut-Associated Lymphoid Tissue) possono rilasciare citochine e chemochine che raggiungono il SNC.

4)Via metabolica. I metaboliti prodotti dal microbiota intestinale (es. acidi grassi a catena corta - SCFA come butirrato, propionato, acetato) possono attraversare la barriera emato-encefalica e influenzare la funzione cerebrale e immunitaria.

Il microbiota intestinale è un ecosistema complesso di batteri, virus, funghi e archea che vive nell'intestino. È un attore chiave nell'asse intestino-cervello-immunità in quanto produce neurotrasmettitori (es. serotonina, GABA, dopamina) che possono influenzare l'umore e il comportamento, produce SCFA che nutrono le cellule intestinali (colonociti), che mantengono l'integrità della barriera intestinale e che hanno effetti anti-infiammatori sistemici, modula lo sviluppo e la funzione del sistema immunitario.

Come agisce il nostro sistema nervoso sulla nostra capacità immunitaria?

Gli organi immunitari primari (timo, midollo osseo) e secondari (linfonodi, milza, GALT) sono riccamente innervati da fibre nervose simpatiche e parasimpatiche. I neurotrasmettitori rilasciati da queste fibre (es. noradrenalina, acetilcolina) possono modulare direttamente l'attività delle cellule immunitarie (linfociti T e B, macrofagi, cellule dendritiche).
Lo stress psicologico attiva l'asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA) e il sistema nervoso simpatico. L'attivazione di questi sistemi porta al rilascio di cortisolo e catecolamine, che hanno effetti immuno-modulatori, spesso soppressivi o, in fase acuta, pro-infiammatori. Questa interazione può alterare la barriera intestinale e la composizione del microbiota, con ripercussioni sull'immunità.
Le citochine pro-infiammatorie prodotte dalle cellule immunitarie (es. IL-1, TNF-alpha, IL-6) possono agire direttamente sul cervello, influenzando l'umore, il comportamento (es. "sickness behavior") e la funzione cognitiva. Viceversa, anche neurotrasmettitori e ormoni possono influenzare la produzione di citochine.

L'intestino è la più grande superficie di interfaccia con l'ambiente esterno e ospita circa il 70-80% delle cellule immunitarie del corpo (GALT). La barriera intestinale (formata da cellule epiteliali, muco e giunzioni strette) è cruciale per impedire il passaggio di patogeni e tossine nel circolo sistemico.

Che ruolo svolge il microbiota nella risposta immunitaria?

Un microbiota sano e diversificato è essenziale per lo sviluppo e la maturazione del GALT. I batteri commensali insegnano al sistema immunitario a tollerare le sostanze innocue (es. alimenti) e a rispondere ai patogeni.

Disbiosi (squilibrio del microbiota) o stress possono compromettere l'integrità della barriera intestinale, portando a un aumento della permeabilità. Questo permette a molecole batteriche (es. lipopolisaccaridi - LPS) e antigeni alimentari di passare nel torrente sanguigno, scatenando una risposta infiammatoria sistemica e attivando il sistema immunitario. Questa infiammazione sistemica a basso grado è coinvolta in numerose patologie.

Gli alimenti che alimentano le disbiosi sono gli zuccheri in eccesso, non smaltiti dall'attività fisica, e gli alimenti che provocano fermentazione e infiammazione intestinale alternando la permeabilità della barriera. Glutine, alimenti processati, cereali e zuccheri semplici sono i primi imputati, ma anche lo smodato consumo di frutta, alcolici, alimenti ad alto indice glicemico.

In sintesi, l'asse intestino-cervello-immunità funziona in questo modo: lo stress cronico - psicofisico e metabolico - può alterare la motilità intestinale, la produzione di muco e l'integrità della barriera intestinale tramite il sistema nervoso simpatico e l'asse HPA.
Queste alterazioni possono portare a disbiosi e aumento della permeabilità intestinale.
La condizione di "leaky gut" permette il passaggio di molecole pro-infiammatorie nel circolo, attivando il GALT e scatenando un'infiammazione sistemica a basso grado.
Le citochine infiammatorie e i metaboliti batterici possono agire sul cervello, influenzando l'umore, il comportamento (ansia, depressione) e la funzione cognitiva, oltre a modulare la risposta allo stress.

Esiste un legame tra disregolazione PNEI e vulnerabilità alle patologie?

Questa disregolazione PNEI è implicata in un'ampia gamma di patologie, tra cui: malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD) come Morbo di Crohn e colite ulcerosa. Inoltre, molti pazienti con IBS mostrano disbiosi fermentativa e alterazioni nell'asse intestino-cervello.

Il coinvolgimento riguarda anche le patologie autoimmuni quali artrite reumatoide, lupus, sclerosi multipla.

L'aumento della permeabilità intestinale e la disbiosi sono stati proposti come fattori scatenanti in diverse malattie autoimmuni, permettendo il "leakage" di antigeni che possono innescare o perpetuare risposte autoimmuni.

Altre patologie connesse a questa disregolazione dei sistemi PNEI sono i disturbi neuropsichiatrici come depressione, ansia, disturbi dello spettro autistico, ma anche malattie neurodegenerative come Parkinson o Alzheimer.

Ecco i riferimenti scientifici in letteratura

• Cryan, J. F., & Dinan, T. G. (2012). Mind-altering microorganisms: the impact of the gut microbiota on brain and behaviour. Nature Reviews Neuroscience, 13(10), 701-712. (Un articolo fondamentale che introduce il concetto di "psicobiotici" e il ruolo del microbiota nell'asse intestino-cervello).

• Fung, T. C., Olson, C. A., & Hsiao, E. Y. (2017). Interactions between the microbiota, immune and nervous systems in health and disease. Nature Neuroscience, 20(2), 145-155. (Un'ottima relazione che esplora le interazioni tripartite).

• Carabotti, S. M., Scirocco, A., Maselli, M. A., & Severi, C. (2015). The gut-brain axis: interactions between enteric microbiota, central and enteric nervous systems. Annals of Gastroenterology: Quarterly Publication of the Hellenic Society of Gastroenterology, 28(2), 203. (Relazione completa sulle vie di comunicazione dell'asse).

• Maier, S. F., & Watkins, L. R. (1998). Cytokines, sickness behavior, and depression. Psychological Review, 105(1), 10. (Un classico sulla comprensione di come le citochine influenzano il comportamento e il benessere psicologico).

• Sternberg, E. M., Chrousos, G. P., Wilder, R. L., & Gold, P. W. (1992). The stress response and the regulation of inflammatory disease. Annals of Internal Medicine, 117(10), 841-851. (Articolo storico che sottolinea l'interazione tra stress, neuroendocrino e immunità nelle malattie infiammatorie).

• Segerstrom, S. C., & Miller, G. E. (2004). Psychological stress and the human immune system: A meta-analytic study of 30 years of inquiry. Psychological Bulletin, 130(4), 601. (Meta-analisi che riassume l'impatto dello stress sul sistema immunitario).

• De Palma, G., Khatibi, N., Salvado, J. S., & Verdu, E. F. (2014). The role of the gut microbiota in inflammatory bowel disease: pathogenesis and therapeutic implications. Pharmacological Research, 84, 14-25. (Focus sul ruolo del microbiota e della permeabilità nelle IBD).

• Mu, Q., Kirby, J., Reilly, C., & Luo, X. M. (2017). Leaky gut as a danger signal for autoimmune diseases. Frontiers in Immunology, 8, 598. (Discussione specifica sulla permeabilità intestinale come fattore scatenante o aggravante nelle malattie autoimmuni).

• Vich Vila, A., & Duijvestein, M. (2020). The Microbiome in Autoimmune Diseases: A Systematic Review. Journal of Crohn's and Colitis, 14(9), 1309-1323. (Revisione sistematica più recente sul microbiota e le malattie autoimmuni).

ALIMENTAZIONE E SCELTE "ETICHE"Mi sono interessata al mondo animale per una forma di terapia personale, oltre che per st...
16/05/2025

ALIMENTAZIONE E SCELTE "ETICHE"
Mi sono interessata al mondo animale per una forma di terapia personale, oltre che per studio accademico e professionale. Sono stata zoologa, ancor prima di essere biologa, ancora prima di essere nutrizionista. Eppure non sono vegetariana, né vegana, perché non reputo questa visione della vita degna di uno studioso del mondo naturale. Abbiamo in comune molti aspetti della fisiologia, della genetica e del comportamento con gli animali, eppure non siamo completamente simili a nessun animale. Gli animali hanno sempre fatto parte della nostra visione del mondo, svolgendo una funzione di collegamento con elementi metafisici e anche divini, in molti casi. Gli animali sono stati guida, simbolo, riflesso degli Dei, congiunzione con il mondo sovrasensibile. Si esaminavano interiora degli animali per comprendere il volere degli Dei e questo vuol dire che quella sapienza prevedeva l’uccisione degli animali stessi.
Per questo motivo non si può escludere dalla vita dell’uomo la relazione con gli animali, siano essi uccelli o mammiferi o rettili o insetti. Questo motivo mi ha spinto a occuparmi di etnozoologia, una disciplina totalmente nuova, in ambito accademico e scientifico che è nata dalla necessità moderna – purtroppo – di concettualizzare una conoscenza che in tempi arcaici era innata nella tradizione dei popoli e delle civiltà. La vita animale insegna all’uomo le leggi della natura, ricordandogli che anche noi umani, nella nostra manifestazione fisica e materiale, dobbiamo sottostare a queste leggi per non soccombere.
Un altro aspetto è da comprendere: l’animale ha sempre fatto parte della civiltà umana anche come fonte di nutrimento e non è questo un elemento facilmente oscurabile dietro le ideologie sentimentali moderne. Il vegetarianesimo, in passato, nelle civiltà arcaiche, era una pratica circoscritta ad alcune sette oppure ordini religiosi o sacerdotali che ritenevano gli alimenti di origine animale non adatti a una certa forma di rigore spirituale.
La scuola pitagorica (VI secolo a.C.) è forse l’esempio più noto di un movimento antico che promuoveva l’astensione dal consumo di carne (ἔμψυχον ἀπέχου – astenersi dagli esseri animati). Un’altra corrente religiosa e filosofica greca, l’orfismo, praticava forme di ascetismo che spesso includevano l’astensione dalla carne, considerata impura o legata a una condizione di non elevazione spirituale. Anche pensatori come Empedocle ed Epicuro fecero proprie diete vegetariane per ragioni etiche e di salute, promuovendo uno stile di vita in armonia con la natura e il rispetto per la vita animale. Alcune tradizioni religiose locali potevano prevedere l’astensione dalla carne in specifici contesti rituali o per particolari divinità. È importante notare che, al di fuori di questi gruppi specifici, però, la dieta nell’antica Grecia era varia e comprendeva anche il consumo di carne e pesce, soprattutto in contesti rituali o per le classi più abbienti. Ciò vuol dire che la scelta di adottare una dieta priva di alimenti di origine animale era dettata da un’esigenza sacra e non profana. Non era un’esigenza del popolo, degli elementi bassi della popolazione, quella di privarsi della carne o del pesce, ma era una forma di disciplina interiore fondata su una particolare visione del mondo, che fungeva da elemento differenziante per chi apparteneva a una setta o a una scuola.
A Roma, nei primi periodi, l’alimentazione era prevalentemente vegetariana, basata su cereali, legumi e verdure. Prevedeva pesce e uova, però. Il consumo di carne divenne più diffuso con l’influenza greca e come simbolo di status sociale per le classi aristocratiche. Non si hanno notizie di ordini iniziatici arcaici romani con pratiche vegetariane sancite nei loro codici. In diverse culture antiche, quindi, l’astensione dalla carne poteva essere legata a motivi religiosi specifici, a periodi di purificazione rituale o a offerte votive agli Dei (che spesso prevedevano il sacrificio di animali, ma non necessariamente il loro consumo da parte dei fedeli).
Data la scarsità di fonti dirette e la natura spesso segreta di queste pratiche nelle organizzazioni iniziatiche, possiamo solo fare alcune ipotesi basate su ciò che sappiamo di contesti come il pitagorismo e l’orfismo, che avevano certamente anche una dimensione iniziatica. Tuttavia noi sappiamo che il carattere di separazione e di segretezza era fondamento dell’appartenenza a una forma di iniziazione. Possibile che a noi siano pervenuti degli aspetti estremamente superficiali di queste pratiche rituali e di queste regole.
L’adozione di pratiche alimentari specifiche, come il vegetarianismo, serviva a distinguere i membri di un ordine iniziatico dal resto della società e a rafforzare il senso di appartenenza e di condivisione di determinati valori e credenze. Senza altre motivazioni. Inoltre, comprendere gli ordini iniziatici e le loro idee, per noi moderni, risulta praticamente impossibile, per una vera e propria perdita di coordinate spirituali e tradizionali.
Difficile, però, pensare che l’eliminazione della carne o del pesce potessero avvicinare l’uomo agli Dei, dal momento che gli Dei sono sempre stati, in tutte le tradizioni, mangiatori di animali che venivano disposti per il sacrificio. Sacrificare significa rendere sacro, ovvero separato, destinato al Dio. E a poter essere sacrificati erano quasi sempre animali, non vegetali.
Prendiamo in esame, poi, il discorso dell’adattamento fisiologico e genetico dell’uomo a una dieta vegetariana oppure onnivora. L’intestino umano è di lunghezza intermedia tra quello dei carnivori (intestino corto) e quello degli erbivori (intestino molto lungo). Questa caratteristica è spesso interpretata come un adattamento a una dieta onnivora, capace di digerire sia carne che vegetali. Tuttavia, un intestino di media lunghezza è in grado di estrarre nutrienti da una dieta vegetariana ricca di fibre, ma i cibi devono essere cotti, trattati e sicuramente ben masticati. Purtroppo noi sappiamo anche che il mondo vegetale è ricco di antinutrienti e che il 99% almeno delle tossine che ingeriamo proviene da lì. Parliamo di fitotossine.
La dentatura umana è anch’essa considerata tipica di un onnivoro: abbiamo incisivi adatti a tagliare, canini non particolarmente sviluppati, ma utili per strappare e premolari e molari larghi e piatti ideali per masticare e macinare materiale vegetale. La forma dei nostri denti non è specializzata come quella dei carnivori (canini lunghi e affilati) o degli erbivori (grandi molari piatti e diastema). Questo riflette la nostra capacità di consumare una varietà di alimenti. Sicuramente non abbiamo la dentatura dei carnivori, ma i carnivori non hanno la nostra abilità manuale, la nostra presa, la capacità tecnica – tipica dell’uomo – di portare alla bocca carne e pesce, ma anche di strapparli, tagliarli, ridurli in parti più facilmente digeribili e metabolizzabili, cucinarli.
L’uomo ha, inoltre, sviluppato una notevole flessibilità metabolica, in grado di adattarsi a diverse fonti di energia e nutrienti. Possiamo ottenere proteine quasi complete combinando diverse fonti vegetali e siamo in grado di sintetizzare alcuni nutrienti o di ottenerli in forma biodisponibile da fonti non animali (ad esempio, il ferro non-eme presente nei vegetali può essere assorbito meglio in presenza di vitamina C). Tuttavia, il mondo vegetale non avrà mai la biodisponibilità di ferro e di minerali tipica del mondo animale, per il nostro metabolismo. Immaginate la quantità di legumi e vegetali che dovremmo ingerire per soddisfare le nostre necessità e di come il nostro intestino possa risultare stressato da tale continua e persistente ingestione. Sebbene i nostri antenati abbiano consumato carne per milioni di anni, la proporzione di alimenti vegetali nella loro dieta variava a seconda dell’ambiente e della disponibilità di risorse. Mai, l’uomo, si è alimentato di tanti vegetali come è avvenuto dal Neolitico in poi. È fondamentale sottolineare che una dieta vegetariana debba essere pianificata e bilanciata, tener conto di tutti i nutrienti essenziali (proteine, ferro, vitamina B12, calcio, omega-3, ecc.), per poter risultare adeguata e salutare per la maggior parte delle persone, in tutte le fasi della vita. È poi necessaria l’integrazione di specifici nutrienti (come la vitamina B12, presente principalmente in alimenti di origine animale). Immaginate cosa può accadere alla vostra omocisteina senza un adeguato apporto di B12. Provate a tenere la B12 bassa e l’omocisteina al di sopra del range consentito per qualche mese. Poi vediamo il vostro emocromo e le vostre capacità energetiche.
In sintesi, la flessibilità del nostro apparato digerente e del nostro metabolismo ci permette di adattarci a diverse tipologie di alimentazione. Ma, escludendo intere categorie di alimenti così vaste come l’intero mondo animale e l’intero mondo vegetale, servirà prima o poi una integrazione artificiale. Questo significa dipendenza dalle industrie e dalla tecnica di estrazione e sintesi. Sarebbe naturale questo?
Inoltre, i tempi di adattamento a una dieta diversa da quella paleolitica sono geneticamente lunghissimi, mentre le necessità di un cambiamento dietetico culturale ed “etico” sono state rapidissime. Questi cambiamenti hanno provocato indebolimento immunitario e maggiore diffusione di epidemie, dal Neolitico in poi, fino ad arrivare alle epidemie di disfunzioni metaboliche in rapido aumento ai nostri tempi.
Le nostre diete si sono evolute nel tempo e continueranno a farlo. L’accesso al cibo e la comprensione scientifica della nutrizione ci consentirebbero, in teoria, di fare scelte alimentari “etiche”, ma ciò potrebbe comportare l’utilizzo di integrazioni per colmare lacune nutrizionali. Quindi questa “etica”, alla fine, spaccia per naturale un comportamento alimentare che è deficitario e che induce all’acquisto di prodotti industriali.
Inoltre, potrebbe essere illogico pretendere di adottare i criteri morali, decidendo cosa sia etico, rispetto alle leggi naturali. Animali e piante non ragionano per etica. Noi uomini, sì. È questa una forma di evoluzione o di involuzione? Adottare le categorie del bene e del male a comportamenti naturali e istintivi come il bisogno di nutrimento è logico o illogico? Chi decide cosa sia bene e cosa sia male se non strumenti della propaganda e dell’informazione ufficiale? Ci si accorge che sta agendo la propaganda, quando si tenta di sensibilizzare la pubblica opinione con strategie basate sulla risposta emotiva e sul condizionamento che ne deriva. Quando si identificano questi aspetti e questi strumenti non si possono avere dubbi.
Non sono naturali gli allevamenti intensivi e lo sfruttamento degli animali tanto quanto non sono naturali le coltivazioni intensive e lo sfruttamento dei suoli. Lo sfruttamento di elementi naturali deriva dagli squilibri e la perdita dell’equilibrio si riflette tanto sulla natura quanto sullo stato di salute degli uomini.
Per quel che riguarda il rispetto della vita, anche il regno vegetale vive e prospera e si possono considerare le diete vegetariane distruttive e crudeli, da un punto di vista “etico”, anche per il regno vegetale, in modo paragonabile a quelle onnivore o carnivore per il regno animale.
La maggior parte delle riflessioni etiche sul consumo di animali si concentra sulla loro capacità di provare dolore, paura e stress, sulla loro senzienza e, in alcuni casi, sulla loro autocoscienza. Uccidere un animale per nutrimento implica la cessazione di una vita senziente e, spesso, comporta sofferenza. La scienza attuale, infatti, non attribuisce alle piante lo stesso tipo di sistema nervoso centralizzato o di recettori del dolore complessi che si trovano negli animali. Tuttavia questa è una forma di cecità verso i vegetali.
Una prospettiva davvero ecologica considera il valore intrinseco di ogni forma di vita, sia animale che vegetale. Da questo punto di vista, causare la morte di qualsiasi organismo vivente per nutrimento potrebbe essere considerato eticamente problematico. Eppure dobbiamo nutrirci… Che si fa?
Una prospettiva utilitarista cercherebbe di massimizzare il benessere generale e minimizzare la sofferenza. Ci hanno raccontato che le differenze nella senzienza e nella capacità di provare dolore tra animali e piante sono un elemento chiave nelle riflessioni etiche sul cibo.
Ma è etica o propaganda?
Consiglio la lettura dei testi del neurobiologo Stefano Mancuso sulla sensibilità e l’intelligenza delle piante, per rivedere il punto di vista etico sulla scelta della dieta vegetariana. Nel regno animale la predazione e l’uccisione di prede ai fini del nutrimento, non è vista come un male. Nel mondo civile umano è considerato poco etico mangiare carne, pesce o uova ogni giorno ed è considerato più sostenibile alimentarsi di vegetali, cereali e legumi. Tuttavia non viene considerato il costo ecologico della riduzione degli spazi verdi boschivi e incolti per far fronte alle necessità di una ipotetica umanità vegetariana. Significa distruzione di ecosistemi naturali e selvatici e conseguente alterazione della biodiversità animale che vive in questi ecosistemi. L’alternativa, certo, è la coltivazione in idroponica o aeroponica, in laboratorio. In questo modo lo sfruttamento del terreno si riduce fino ad annullarsi. Certo, però, che da qui alla pillola sostitutiva di un pasto e all’alimento essenziale e completo per tutti, il passo è breve. E, da questo punto alla trasformazione dell’uomo in un essere artificiale e distaccato dalla natura, il passo è ancora più breve. Ad ogni modo io non riesco a vedere equilibrio nella scelta di una dieta di totale eliminazione di carne e della totale eliminazione dei vegetali. Vedo il rispetto di ogni forma di vita al di là di una scelta di non alimentarsi di precise forme di vita. Noi siamo eterotrofi, a meno che non riusciremo a diventare organismi fotosintetici in futuro, con la tecnica. Quindi, fino ad allora, dall’ambiente attingiamo nutrimento. Se la morte di un qualsiasi organismo ci nutre, dà vita a noi, quindi la vita non si sottrae se non in un’ottica limitata. La sola possibilità di vivere, per noi, è comprendere la natura e le dinamiche naturali e di non vederle filtrate dalla sola propaganda o finta divulgazione scientifica. Comprendere il nostro corpo e il nostro metabolismo è comprendere la natura. Tutto ci parla, se abbiamo i sensi per ascoltare e vedere, senza filtri morali e quindi esclusivamente umani.

Ho ritenuto di realizzare e pubblicare con urgenza questo video, considerando il notevole incremento di patologie connes...
05/05/2025

Ho ritenuto di realizzare e pubblicare con urgenza questo video, considerando il notevole incremento di patologie connesse a questa ghiandola dalle importantissime funzioni esocrine ed endocrine. Mi perdonerete per la lunghezza del video, ma ho cercato di spiegare tutto nella maniera più completa possibile.

✅ Cristina Coccia, biologa nutrizionista. Autrice di saggi sulla demografia e la salute della popolazione italiana e di articoli divulgativi per siti web e r...

27/03/2025

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Quando il tuo macellaio di fiducia sa come farti felice. Ecco la migliore tartare di Avellino.Magnifica, soprattutto se ...
08/03/2025

Quando il tuo macellaio di fiducia sa come farti felice. Ecco la migliore tartare di Avellino.

Magnifica, soprattutto se condita con olio, sale e spezie a scelta e con contorno di broccoli o verze. Si può aggiungere un tuorlo d'uovo per aumentare l'apporto di grassi. Ideale per qualsiasi pasto, per gruppi sanguigni 0 e B.

Al vostro prossimo appuntamento in studio potrete ritirare i vostri doni solstiziali. Sono tutti pronti e qui ad attende...
10/12/2024

Al vostro prossimo appuntamento in studio potrete ritirare i vostri doni solstiziali.
Sono tutti pronti e qui ad attendervi!

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