Dr Francesco Sansone

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La Rabbia che Cura: Dall'Impulso alla Consapevolezza La rabbia è un'emozione naturale e potente, capace di manifestarsi ...
17/09/2025

La Rabbia che Cura: Dall'Impulso alla Consapevolezza

La rabbia è un'emozione naturale e potente, capace di manifestarsi in modi diversi: come forza distruttiva, se espressa in modo impulsivo, o come energia trasformativa, se gestita con consapevolezza. Lungi dall'essere "sbagliata", la rabbia diventa problematica solo quando sfugge al controllo, diventando impulsiva o cronica. La mindfulness, ovvero l'attenzione consapevole al momento presente, rappresenta uno strumento efficace per riconoscerla precocemente, modularla e trasformarla, evitando reazioni automatiche che possono danneggiare sé stessi o gli altri. Questo approccio non reprime l'emozione, ma invita a osservarla senza giudizio, creando uno spazio tra stimolo e risposta per agire in modo più saggio. La rabbia si manifesta in tre forme principali, ciascuna con caratteristiche, espressioni e impatti distinti. Rabbia Implosiva: È una rabbia repressa, trattenuta all’interno, che non trova espressione diretta. Come nuvole dense che si accumulano silenziose nel cielo della mente, crea pressione interna, danneggiando principalmente chi la prova. Spesso nasce dalla paura di esprimere l'emozione per evitare conflitti o giudizi. Gestione: Tecniche come la comunicazione assertiva, la scrittura espressiva o la terapia aiutano a riconoscere e verbalizzare i sentimenti in modo sano. Rabbia Esplosiva: Si manifesta in modo impulsivo e intenso, attraverso scatti d'ira, urla o comportamenti distruttivi. È come un temporale improvviso, con fulmini e tuoni che si scatenano all'esterno, lasciando a volte danni nelle relazioni. Gestione: Strategie come la respirazione profonda, il time-out o la mindfulness possono calmare l'impulsività, permettendo di rispondere invece di reagire. Rabbia Espansiva: Quando canalizzata consapevolmente, la rabbia diventa una forza costruttiva. Espressa in modo assertivo, senza aggressività, può trasformarsi in un motore per il cambiamento personale o sociale, promuovendo azioni positive e trasformative. La rabbia spesso scaturisce da aspettative irrealistiche o da un senso di ingiustizia. Il perfezionismo, ad esempio, può generare rabbia autodiretta quando non soddisfiamo i nostri standard elevati, o rabbia verso gli altri quando li percepiamo come "imperfetti" rispetto ai nostri valori. Allo stesso modo, l'imperfezione del mondo - ingiustizie sociali, fallimenti personali o errori altrui - può accendere la rabbia come reazione a ciò che riteniamo inaccettabile. La mindfulness invita a interrompere il "pilota automatico" delle reazioni emotive, osservando la rabbia senza lasciarsi travolgere. Questo approccio si basa su tre principi fondamentali: Osservazione senza giudizio: Riconoscere la rabbia come un'emozione transitoria, senza etichettarla come positiva o negativa. Distinzione tra emozione, pensiero e azione: Comprendere che la rabbia è un segnale, non un'azione obbligatoria: Creazione di uno spazio di consapevolezza: Questo spazio permette di scegliere come rispondere, anziché reagire impulsivamente. Ad esempio, tecniche come la respirazione consapevole o la meditazione guidata possono aiutare a calmare il corpo e la mente, mentre la scrittura espressiva può facilitare l'elaborazione delle emozioni represse. In Italia, la rabbia e l'imperfezione umana sono temi ricorrenti nella letteratura e nell'arte. Nella Divina Commedia di Dante, l'ira è uno dei peccati capitali, spesso legata all'incapacità di accettare i limiti umani o divini. Nel Rinascimento, Pico della Mirandola celebra l'uomo come essere magnifico ma intrinsecamente limitato, un dualismo che si riflette nella tensione tra aspirazione e imperfezione. In epoca moderna, i film di Federico Fellini esplorano l'umanità con un misto di ironia e critica, spesso mostrando rabbia verso le convenzioni sociali che soffocano l'autenticità. Come suggerisce il filosofo Osho, né l'espressione né la repressione rappresentano soluzioni efficaci per gestire la rabbia. L'espressione può innescare una catena di conflitti, alimentando abitudini reattive, mentre la repressione accumula un veleno interiore che rischia di esplodere in modi distruttivi. La terza via, quella dell'osservazione consapevole, invita a sedersi in silenzio e osservare la rabbia come una nuvola che attraversa il cielo interiore. "Questa è rabbia", si può notare, senza agirla né sopprimerla. Una persona che vive momento per momento, accettando rabbia, gioia o tristezza senza trattenerle, non accumula emozioni represse e resta libera da catene emotive. La rabbia non è solo un'emozione distruttiva, ma anche un segnale vitale che afferma la nostra esistenza e il nostro desiderio di cambiamento. Se accolta e compresa attraverso la mindfulness, può trasformarsi da impulso caotico a forza curativa, capace di promuovere una riorganizzazione autentica del Sé. Come un temporale che purifica l'aria, la rabbia, quando gestita con consapevolezza, può lasciare spazio a una maggiore chiarezza e armonia interiore.

Dalla Culla alla Tomba: la gelosiaLa gelosia, definita come il sentimento di sospetto o paura di perdere un legameaffett...
03/09/2025

Dalla Culla alla Tomba: la gelosia

La gelosia, definita come il sentimento di sospetto o paura di perdere un legame
affettivo a favore di un rivale, può assumere forme molto diverse. Mentre una sua
versione "sana" può essere una reazione transitoria e proporzionata, quella patologica
è un labirinto psicologico caratterizzato da pensieri intrusivi, ansia persistente e
comportamenti ossessivi, spesso in assenza di una minaccia reale. Questo rapporto si
propone di superare le semplici definizioni per tracciare una mappa concettuale che
illustri le intricate connessioni tra cinque costrutti psicologici fondamentali all’origine
di questo stato: la gelosia retrospettiva, la gelosia introspettiva, l'ansia, l'autostima e
l'attaccamento. La gelosia retrospettiva, o sindrome di Rebecca, è un'ossessione
rivolta al passato sentimentale e sessuale del partner. A differenza della gelosia
tradizionale, si nutre di fantasmi e ricordi, manifestandosi anche quando gli ex
partner non rappresentano più una minaccia concreta. Si sostanzia nella paura di
essere sostituiti o di non essere "all'altezza". Le sue manifestazioni sono ossessive
(pensieri intrusivi sotto forma di "film mentali") e compulsive (ricerche di
rassicurazione, interrogatori, controlli sui social media), attuate nel vano tentativo di
alleviare un'ansia profonda .Accanto ad essa, il concetto di "gelosia introspettiva"
descrive la dimensione interna e auto-riflessiva del fenomeno. Qui, il focus non è sul
passato del partner in sé, ma sul confronto paralizzante che la persona instaura con
quel passato. È una tortura psicologica basata su un senso di inadeguatezza, dove
l'individuo si sente "non abbastanza" e si pone domande auto-critiche e dolorose
come "Sono più bella/o o intelligente di lei/lui?". È il motore che spinge a vivere la
propria vita come una gara impossibile verso una perfezione inesistente. In primo
luogo, la gelosia è spesso il riflesso di un attaccamento insicuro, in particolare di tipo
ansioso-ambivalente. Chi ha sviluppato questo modello relazionale porta dentro di sé
un grande desiderio di intimità che convive con una profonda paura dell'abbandono.
Esperienze precoci di separazione o trascuratezza emotiva si riattivano, spingendo a
percepire il partner come una fonte di sicurezza da controllare costantemente. Il
bisogno quasi insaziabile di rassicurazione e i comportamenti gelosi diventano una
strategia disfunzionale per mantenere la vicinanza e prevenire una perdita temuta. In
secondo luogo, la bassa autostima è una delle radici più significative. La percezione
di avere meno valore diminuisce il senso di sicurezza, portando a vedere segnali di
pericolo dove non esistono. La distinzione tra autostima di "stato" (temporanea e
fluttuante) e di "tratto" (stabile e duratura) è cruciale. Una gelosia persistente e
pervasiva è spesso radicata in una bassa autostima di tratto, modellata da esperienze
precoci come traumi o delusioni passate. Questo spiega perché la soluzione non può
essere un semplice aggiustamento situazionale, ma richiede un lavoro profondo di
ricostruzione del proprio valore. L'ansia agisce come il catalizzatore e il carburante di
questo sistema. Generata dalla minaccia percepita, è il motore che spinge la persona
ad agire mettendo in atto le compulsioni (controlli, interrogatori) per trovare un
sollievo immediato, seppur temporaneo. Ed è qui che il tentativo di proteggere la
relazione si trasforma in autosabotaggio. L'interazione tra bassa autostima e gelosia
introspettiva è circolare e auto-confermante: la gelosia, con i suoi continui confronti,
danneggia ulteriormente l'autostima. Allo stesso modo, i comportamenti controllanti e
le richieste ossessive spesso irritano il partner, portandolo a reagire con
distanziamento o irritazione. Questa reazione viene immediatamente interpretata dalla
persona gelosa come una conferma delle proprie paure più profonde ("Vedi? Non
sono degno d'amore, si sta allontanando!"), alimentando ancor di più l'ansia e la paura
dell'abbandono. Si instaura così un circolo vizioso in cui la strategia disfunzionale (la
gelosia), messa in atto per gestire una paura, finisce per avverarla, rinforzando le
vulnerabilità iniziali e perpetuando il malessere. La gelosia patologica assume
connotazioni specifiche a seconda del disturbo di personalità sottostante, con
differenze sia quantitative (più intensa, frequente e pervasiva) che qualitative (natura
diversa della causa). Disturbo Paranoide di Personalità: La gelosia è parte di una
sospettosità pervasiva. È una convinzione rigida, quasi delirante, che il partner sia
intrinsecamente sleale.Il controllo è una strategia per confermare un pregiudizio
preesistente. Disturbo Borderline di Personalità (DBP): La gelosia è alimentata dalla
paura dell'abbandono e dall'instabilità emotiva. Le accuse sono reattive, impulsive e
spesso seguite da scatti d'ira o comportamenti autolesivi. La relazione è vista in
termini di "tutto o nulla". Disturbo Dipendente di Personalità: La gelosia nasce da
un'estrema insicurezza e dalla percezione del partner come unica fonte di sostegno. Il
sospetto è una paura persistente di non essere "abbastanza" per trattenerlo. I
comportamenti di controllo sono finalizzati a mantenere una dipendenza vitale. Parlo
della gelosia che svuota le vene all’idea che l’essere amato penetri un corpo altrui, la
gelosia che piega le gambe, toglie il sonno, distrugge il fegato, arrovella i pensieri, la
gelosia che avvelena l’intelligenza con interrogativi sospetti, paure, e mortifica la
dignità con indagini, lamenti, tranelli facendoti sentire derubato
(Oriana Fallaci)

04/08/2025

La scorsa settimana, ho ottenuto più di 10 reazioni su uno dei miei post. Grazie a tutti per il sostegno! 🎉

Riconoscere il Vero "Figlio Unico" che è in Te.Non è l'essere figlio unico in sé a determinare narcisismo o dipendenza, ...
30/07/2025

Riconoscere il Vero "Figlio Unico" che è in Te.

Non è l'essere figlio unico in sé a determinare narcisismo o dipendenza, ma piuttosto
le dinamiche familiari, specialmente la presenza di tratti narcisistici nei genitori. La
domanda cruciale è proprio questa: il vissuto di "unicità" acquisito dal bambino si
traduce in un sentirsi "speciale" o "perfetto", oppure in una dipendenza emotiva?
Sentirsi "Speciale" o "Perfetto": Se i genitori idealizzano eccessivamente il figlio
unico, lo colmano di attenzioni esclusive e gratificazioni, senza porre limiti o favorire
un confronto con la realtà esterna, il bambino potrebbe sviluppare un senso di
grandiosità. Questo può, in alcuni casi, sfociare in tratti narcisistici, dove il bambino
impara a credere di meritare un trattamento speciale e di essere superiore agli altri.
Non è la sua "unicità" a renderlo narcisista, ma l'amplificazione distorta di questa
unicità da parte dei genitori. Dipendenza Emotiva: Al contrario, se il legame con i
genitori è "simbiotico e privo di confini", il rischio è che il bambino sviluppi una
forte dipendenza emotiva. In queste dinamiche, il figlio potrebbe avere difficoltà a
sviluppare un'identità autonoma, a prendere decisioni indipendenti o a stabilire
relazioni sane al di fuori del nucleo familiare. L'eccessiva fusione con i genitori può
impedire al bambino di esplorare il mondo e di costruirsi una propria individualità.
Gestire un genitore narcisista può essere emotivamente estenuante, Crescere con un
genitore narcisista è come vivere in una casa piena di specchi che riflettono solo
l’immagine dell’altro. Il tuo dolore non ha mai avuto spazio, le tue emozioni non
sono mai state il centro. Un figlio dipendente e vulnerabile spesso nasce da
dinamiche familiari disfunzionali, in cui il genitore (spesso narcisista o iperprotettivo)
esercita un controllo emotivo che ostacola lo sviluppo dell’autonomia. Questo tipo di
dipendenza può diventare patologica e influenzare profondamente la personalità e le
relazioni del figlio. Se sei cresciuto in un ambiente che ti ha insegnato a dubitare di te
stesso e arrivato il momento che puoi disimparare da quel dolore e riscoprire chi sei.
A volte ti senti fragile, come se il tuo valore dipendesse da ciò che gli altri pensano di
te anche se hai vissuto momenti in cui ti sei sentito invisibile, inascoltato, o troppo
piccolo per essere davvero visto. Ma ricordarti : tu vali. Non per quello che fai, non
per quanto sei utile, non per quanto riesci a compiacere gli altri. Tu vali perché esisti.
Hai dentro di te una forza che forse non hai ancora scoperto del tutto. Ogni volta che
hai avuto paura e hai continuato, ogni volta che hai sentito il peso del giudizio e hai
cercato comunque di essere te stesso… quella è forza. Quella è resilienza. Non sei
solo. E non sei sbagliato. Sei un essere umano che merita amore, rispetto e libertà.
Meriti relazioni che ti nutrono, non che ti svuotano. Meriti di scegliere, di sbagliare,
di imparare, di essere imperfetto. Da oggi, prova a trattarti come tratteresti un amico
che ami: con gentilezza, con pazienza, con cura. Non devi dimostrare nulla. Devi solo
essere te. La tua storia non ti definisce. Può spiegare da dove vieni, ma non decide
dove puoi andare. Ogni passo verso l’autonomia è un atto di guarigione. Anche quelli
piccoli, anche quelli incerti. Hai il diritto di essere ascoltato, rispettato e amato per
ciò che sei. Non per ciò che gli altri vogliono che tu sia. Se mai ti sentirai di nuovo
perso, sappi che puoi usare l’osservatore non partecipante.“Non sei nato per
compiacere chi non ti vede. Sei nato per diventare chi sei, anche se questo significa
deludere chi ti voleva diverso.”. “Tienila con te nei momenti in cui ti senti smarrito. Il
figlio unico, se non impara a navigare l'oceano da solo, rischia di naufragare nel porto
dei genitori”. Puoi avere la sindrome del figlio unico, ciò accade perché le dinamiche
familiari sono complesse e la percezione del proprio ruolo all'interno della famiglia
non dipende solo dal numero di fratelli, ma da molti altri fattori. Se i tuoi fratelli sono
molto più grandi o molto più piccoli di te, potresti aver trascorso periodi significativi
della tua infanzia sentendoti come un "figlio unico" in termini di compagnia e
interazione con i pari all'interno della famiglia. Potrebbe esserci stata una fase in cui i
tuoi genitori si sono concentrati maggiormente su di te (ad esempio, se eri il primo,
l'ultimo nato, o se avevi particolari esigenze in un certo periodo), facendoti sentire al
centro dell'attenzione in modo simile a un figlio unico. Potresti aver assunto un ruolo
specifico all'interno della famiglia che ti isolava in qualche modo dagli altri fratelli
(ad esempio, il "pacifico", il "responsabile", il “ribelle", il "capro espiatorio"),
portandoti a sentire meno la connessione o la competizione tipica tra fratelli. Anche
con fratelli presenti, potrebbero esserci stati periodi di distanza emotiva o fisica, o
relazioni meno strette, che ti hanno portato a sentirti più solo o a dover contare
maggiormente su te stesso o sui genitori. A volte, un figlio può sentire il peso delle
aspettative genitoriali in modo simile a un figlio unico, soprattutto se i genitori
proiettano su di lui ambizioni o desideri specifici, indipendentemente dalla presenza
di altri figli. La tua personalità intrinseca potrebbe portarti a preferire la solitudine, a
essere più introspettivo o a cercare l'autonomia, caratteristiche che a volte vengono
associate ai figli unici. La tua esperienza è unica. Anche se oggettivamente hai
fratelli, la tua percezione di come sei stato cresciuto e del tuo posto nella famiglia può
farti sentire in un modo che rispecchia alcuni degli effetti di essere il 'preferito' o il
'meno considerato’. Siamo tutti fratelli ma c'è già una diffusa tendenza, in certi
momenti, a sentirci figli unici. Figlio unico, figlio capriccioso. Figlio unico: o tutto
matto o tutto savio. Il figlio unico è sempre disgraziato, perché troppo accarezzato.
Un figlio è poco, e due sono troppi.

La Paranoia: Quando il Sospetto Diventa OmbraLa paranoia è un'esperienza umana che può variare da una leggera diffidenza...
16/07/2025

La Paranoia: Quando il Sospetto Diventa Ombra

La paranoia è un'esperienza umana che può variare da una leggera diffidenza a una
profonda e irrazionale convinzione di essere perseguitati. Al suo cuore c'è un pensiero
persistente e irrazionale, dominato da un eccessivo sospetto e diffidenza verso gli
altri. Chi ne soffre è spesso convinto di subire ingiustizie, di essere bersaglio di
intenzioni malevole, o persino di trovarsi al centro di una cospirazione. La sensazione
prevalente è quella di una minaccia incombente, di un pericolo o di un'aggressione
imminente. Il termine "paranoia" ha radici antiche, derivando dal greco "para" (oltre,
irregolare) e "noos" (mente). Comprendere le cause della paranoia è complesso,
poiché spesso è il risultato di un intreccio di fattori: Esperienze traumatiche, come
avversità e abusi vissuti precocemente, possono distorcere ricordi, pensieri ed
emozioni, aumentando il rischio di ideazione paranoide e psicosi. Lo stress, sia acuto
che prolungato, sembra rendere le persone più vulnerabili. Fattori socio-ambientali,
come vivere in contesti con bassa coesione sociale, possono contribuire. La
deprivazione di sonno è un altro elemento da considerare, potendo indurre
cambiamenti temporanei nell'umore e nella cognizione. Infine, esperienze avversive
come il bullismo e altre forme di vittimizzazione reiterata sono state associate
all'esordio di fenomeni psicotici. Questi sentimenti includono paure di rifiuto legate
all'ansia sociale e convinzioni negative su se stessi, che generano un senso di
inferiorità. Immagini o ricordi negativi e la percezione di un minor controllo sugli
eventi possono ulteriormente alimentare la sensazione di essere vulnerabili ed
"esposti" a minacce esterne. In questo circolo vizioso, le convinzioni positive su se
stessi sono spesso troppo deboli per contrastare il senso di vulnerabilità. La paura di
subire un danno viene alimentata da una ruminazione mentale costante sulle proprie
preoccupazioni, mentre sensazioni e percezioni interne insolite – come sintomi
d'ansia inspiegabili, dissociazione e dispercezioni – portano l'individuo a formulare
spiegazioni spaventose e minacciose. Per proteggersi, la persona può adottare
comportamenti di ricerca di sicurezza che, se da un lato bloccano temporaneamente le
paure, dall'altro impediscono di cercare prove razionali che possano confermare o
smentire le proprie spiegazioni. Questi comportamenti protettivi possono includere
l'evitamento, ma anche strategie più sottili come una vigilanza costante o il
mantenimento di un profilo basso. Una Luce nel Labirinto Paranoico? La
mindfulness è un'attitudine che si coltiva attraverso pratiche specifiche, focalizzando
l'attenzione in modo non giudicante sul momento presente, il cosiddetto hic et nunc.
Spostare l'attenzione sul presente in modo non giudicante favorisce lo sviluppo di un
atteggiamento di accettazione di sé, dei propri pensieri e delle proprie emozioni, un
approccio che potrebbe rivelarsi prezioso nel labirinto della paranoia. Il bambino che
da adulto svilupperà un funzionamento paranoide ha patito sistematicamente una
serie di“ferite” a livello del proprio valore e delle proprie capacità. Egli ha quasi
sempre esperito momenti di abbandono, sopruso e umiliazione. Il contesto familiare
paranoide è dominato dalle critiche e dalla ridicolizzazioni del figlio che verrà spesso
utilizzato come capro espiatorio delle tensioni familiari oppure come bersaglio delle
proiezioni di conflitti all’interno della famiglia. Il soggetto paranoide spesso si sente
come l’elemento “debole” della famiglia e scifta incosapevolmente nel ruolo del
paziente designato. Sopraffazione, svalutazione e diffidenza: il “terreno fertile” per lo
sviluppo della paranoia. La persona paranoica è pertanto perennemente preoccupata
da questioni di potere e da sospetti sulle intenzioni malevoli degli altri, con
conseguente chiusura e rischio di isolamento sociale nei casi più gravi. Tuttavia, a
differenza dei soggetti psicopatici e antisociali, nelle primissime fasi della loro
infanzia le persone paranoidi hanno colto una primitiva forma di presenza emotiva e
interesse nei loro confronti. Questa piccola “reminiscenza” è ciò che consente di
mantenere un barlume di empatia, seppur contaminato dalla diffidenza e dalla
sospettosità. È a partire da questa “fiammella” di empatia in grado di dare inizio ad
un costruttivo percorso alterrnativo alla mera esistenza alla vita. Siamo spiacenti di
informarti che hai raggiunto il limite di pensieri ansiosi e assurdi consentiti. Per
continuare a riempirti la testa di paranoie e preoccupazioni, ti consigliamo di
approfittare della nostra offerta Premium, che ti assegnerà un amore non corrisposto,
un lavoro che non ti piace, un futuro nero o una malattia a scelta.
(Fabrizio Caramagna)

Logica-menteIn geometria, 360 gradi rappresentano una rotazione completa, come fare un giro susé stessi e tornare al pun...
02/07/2025

Logica-mente

In geometria, 360 gradi rappresentano una rotazione completa, come fare un giro su
sé stessi e tornare al punto di partenza. Ma matematicamente, non c'è nulla che
impedisca di continuare a ruotare oltre: ad esempio, un angolo di 450 gradi significa
fare un giro completo (360°) e poi ancora 90°. È un po’ come quando un orologio
continua a girare: se sono passate 13 ore, tecnicamente hai fatto un giro completo (12
ore) e poi un’altra ora in più. L’ansia può emergere proprio quando la realtà
contraddice queste aspettative rigide. Ma è anche un’occasione preziosa per rimettere
in discussione i nostri schemi mentali e aprirci a nuove comprensioni. Alla fine,
anche il cervello fa un po’ le sue rivoluzioni, come gli angoli… la mente mente.
Quante volte hai avuto una preoccupazione che poi si è rivelata infondata? Diventare
consapevoli della mente che mente… è come svegliarsi dentro un sogno, e decidere
di riscriverne la sceneggiatura. Tu non sei il pensiero. Questa frase, tanto semplice
quanto rivoluzionaria, è come un risveglio nel bel mezzo del sogno. I pensieri
arrivano, urlano, bisbigliano, ci turbano… ma non sei tu. Tu sei colui che li osserva.
Sei lo spazio silenzioso in cui accadono. Sei la consapevolezza che li guarda passare,
come nuvole nel cielo o scene su uno schermo. Quando dici "io penso", spesso in
realtà è il pensiero che "ti pensa". Ma quando riconosci la distanza tra te e quel
pensiero, nasce la libertà. Nasce la possibilità di dire: "questo pensiero esiste... ma
non lo seguirò ciecamente. "Attivare l’osservatore non partecipante è come salire su
una collina interna e guardare i tuoi pensieri che si muovono nella valle sotto di te—
senza giudicarli, senza fermarli, solo vedendoli. Immagina che ogni pensiero sia una
figura che attraversa un palcoscenico. Alcuni sono vestiti da paure, altri da ricordi,
alcuni urlano, altri sussurrano. Tu non sei nessuno di loro. Tu sei seduto tra il
pubblico. Silenzioso. Immobile. Testimone. Non devi scacciare gli attori. Non devi
applaudirli. Solo vederli entrare... e poi uscire. Uno dice: “Fallirai.” Un altro: “Non
sei abbastanza.” Tu... resti seduto. Respiri. Li lasci passare. Come nuvole su uno
schermo interiore. Ogni volta che ti identifichi troppo con un pensiero, ricorda: puoi
sempre tornare a quel posto in prima fila, dove guardi senza farti trascinare. “Questo
è un pensiero. Lo vedo. Lo lascio.” Come un’àncora. Ti ricorda che tu sei colui che
guarda, non ciò che viene guardato: “Io non sono il pensiero. Io sono lo spazio che lo
ospita.” L'ansia è spesso la "voce" rumorosa, frettolosa, piena di scenari catastrofici.
È il sistema di allarme del nostro cervello che va in sovraccarico, distorto dagli errori
cognitivi e dal tentativo di controllare l'incontrollabile. È una forza che ci spinge a
reagire, a fuggire, a preoccuparci, spesso senza una minaccia immediata e reale. Il
Saggio Interiore, d'altra parte, è quella voce calma, profonda e intuitiva che abbiamo
imparato a riconoscere. Non è spinto dalla paura, non giudica, e offre una prospettiva
più ampia e compassionevole. È la tua saggezza innata, la parte di te che sa cosa è
veramente importante e come navigare le sfide della vita con equilibrio. Il Saggio
Interiore ti aiuta a vedere l'ansia non come una verità assoluta da seguire ciecamente,
ma come un messaggero. Spesso, l'ansia porta un messaggio (es. "C'è qualcosa che
mi preoccupa," "Ho bisogno di riposo," "Devo affrontare una situazione"). Il Saggio
Interiore ti permette di decodificare quel messaggio senza farti travolgere dalla sua
intensità o dalle sue distorsioni. Ti invita a chiedere: "Cosa stai cercando di dirmi,
ansia, al di là della paura?”. Quando l'ansia si fa sentire, il Saggio Interiore ti guida ad
attivare l'osservatore non partecipante. Ti ricorda che non sei l'ansia, ma colui che la
osserva. L'ansia è spesso legata a pensieri specifici, spesso carichi di
catastrofizzazione o di pensiero dicotomico. Il Saggio Interiore non accetta queste
narrazioni come verità. Ti spinge a chiederti con gentilezza: "Questo pensiero è
davvero supportato dai fatti? C'è un'altra prospettiva che l'ansia mi sta impedendo di
vedere?”. L'ansia spesso paralizza o spinge a reazioni impulsive. Il Saggio Interiore,
invece, ti orienta verso un'azione consapevole e allineata ai tuoi valori. Se l'ansia ti
dice di fuggire, il Saggio potrebbe suggerire un piccolo passo coraggioso, o
l'accettazione che non tutto è sotto il tuo controllo. Il Saggio Interiore comprende che
l'ansia è una parte dell'esperienza umana, specie per gli esseri imperfetti e mortali. Ti
invita a trattare l'ansia non come un nemico da sconfiggere, ma come una parte
sofferente di te che ha bisogno di gentilezza e comprensione. Questa accettazione
riduce la lotta interna che spesso amplifica la sofferenza. In sostanza, il Saggio
Interiore è il tuo navigatore più affidabile quando l'ansia si scatena. Non la nega, ma
ti fornisce la lucidità, la compassione e la saggezza per comprenderla, attraversarla e,
in ultimo, imparare da essa, senza lasciarti definire o controllare. Il passato deve
essere distrutto prima che nasca un nuovo futuro. Ogni crescita è un segno che tu stai
dando ancora vita a te stesso; in ogni momento nasce il bambino. Ed è un processo
continuo, senza fine; non giunge mai ad una conclusione. Puoi riposarti per un
attimo, ma il viaggio non finisce mai.
Osho, Discorsi, 1953/90

Quando la Seduzione si fa Amore: Oltre il Primo SguardoLa seduzione, in senso lato, implica l'uso abile del fascino e de...
18/06/2025

Quando la Seduzione si fa Amore: Oltre il Primo Sguardo

La seduzione, in senso lato, implica l'uso abile del fascino e dell'attrattiva per ottenere
ammirazione, stima o interesse romantico, con l'intenzione ultima di stabilire una
connessione. Il termine "seduzione" ha radici profonde nel latino, derivando da
"seductio", che significa "condurre a lato" o "separare". Inizialmente, questo concetto
era neutro, indicando semplicemente un allontanamento da un percorso stabilito.
Tuttavia, nel latino ecclesiastico, la sua connotazione mutò radicalmente, assumendo
un significato negativo di "sviare dal bene attraverso lusinghe e incitamenti". La
seduzione è un processo profondo, capace di attivare un "imprinting iniziale"
dell'esistenza umana, richiamando la dinamica in cui il sorriso di un bambino evoca
tenerezza nella madre. Questa dinamica primordiale riemerge continuamente negli
incontri adulti. Essere "sviati" da una situazione seduttiva può, paradossalmente,
facilitare un incontro con "aspetti nascosti della propria personalità" o con “l’ Ombra"
junghiana, suggerendo un potenziale di auto-scoperta anche attraverso ciò che
potrebbe apparire come inganno. Ciò indica che la seduzione può fungere da
catalizzatore per un'esplorazione interiore, portando alla luce parti dell'anima che
altrimenti sarebbero rimaste in ombra .Le interpretazioni moderne spesso definiscono
la seduzione come "l'affermazione di una volontà soggettiva raggiunta per mezzo
dell'inganno", dove il seduttore è il "protagonista attivo" e il sedotto è la sua "vittima,
in varia misura ingannato e colpevole". La seduzione è un'arte complessa che
coinvolge l'attrazione e la connessione con un'altra persona. Esistono principalmente
due approcci per farlo: la seduzione diretta e la seduzione indiretta. Entrambi hanno i
loro meriti e le loro situazioni ideali di applicazione. La seduzione diretta è, come
suggerisce il nome, un approccio schietto e senza mezzi termini. Si basa
sull'esprimere chiaramente il proprio interesse fin dall’inizio. Fin dal primo
approccio, si rende evidente l'interesse romantico o sessuale. Seduzione Indiretta: è
un approccio più sottile e graduale. Si concentra sulla creazione di un rapporto, sulla
dimostrazione di valore e sulla costruzione di un'attrazione attraverso la
conversazione e l'interazione, prima di rivelare l'intento romantico. L'interesse
romantico non è dichiarato esplicitamente all'inizio. L'approccio può iniziare come
una semplice conversazione amichevole…L'amore per il sé non è egoismo, ma
autentica accettazione e cura di chi siamo. Significa riconoscere il proprio valore,
accettare le proprie imperfezioni e prendersi cura delle proprie esigenze emotive,
fisiche e mentali. Quando siamo distimici, tendiamo a cercarlo disperatamente
all'esterno. Questo può portarci a dipendere dall'approvazione altrui: ci sentiamo
validi solo quando gli altri ci riconoscono e ci apprezzano. Accettiamo meno di ciò
che meritiamo per paura di rimanere soli o di non essere amati. Mettiamo sempre i
bisogni degli altri prima dei nostri, perdendo di vista la nostra identità. Costruire
l'amore verso se stessi significa diventare il proprio porto sicuro. Quando coltiviamo
l'amore per noi stessi, la nostra capacità di amare gli altri si espande e si trasforma.
L'amore verso l'altro diventa meno un bisogno e più una scelta consapevole e
generosa. Siamo in grado di connetterci con le emozioni e le esperienze altrui senza
proiettare le nostre insicurezze. Onoriamo l'individualità dell'altro, i suoi spazi e le
sue scelte. Esprimiamo i nostri pensieri e sentimenti in modo chiaro e onesto, e siamo
in grado di ascoltare attivamente. Desideriamo il bene dell'altro e lo incoraggiamo a
realizzare il suo potenziale. Non cerchiamo di controllare o possedere l'altro, ma
celebriamo la sua indipendenza. Senza amore per il sé, l'amore verso l'altro può
facilmente trasformarsi in dipendenza emotiva, manipolazione o risentimento. Se il
nostro serbatoio interno è vuoto, cercheremo di riempirlo con l'amore degli altri,
creando un ciclo insostenibile. Il Circolo Virtuoso: Amare Sé Stessi per Amare
Meglio. “L'omo ha desiderio d'intendere se la femmina è cedibile alla dimandata
lussuria, e intendendo di sì e come ell'ha desiderio dell'omo, elli la richiede e mette in
opera il suo desiderio, e intender nol può se non confessa, e confessando fotte.”
Leonardo Da Vinci

Indirizzo

Via Rettifilo 44
Avellino
83012

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 17:00
Martedì 09:00 - 17:00
Mercoledì 09:00 - 17:00
Giovedì 09:00 - 17:00
Venerdì 09:00 - 17:00
Sabato 08:00 - 17:00

Telefono

+393333050949

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