
08/03/2025
Parlo spesso col mio analista quando non sono con lui.
Mi siedo davanti al suo sguardo e, come i bambini, rovescio a terra i miei giochi perché li possa vedere. Glieli mostro, così, uno per uno. Li ho scelti con cura, i miei giochi da grande. Alcuni, invece, mi hanno scelto – tanto che ancora non ne capisco le regole o il “perché proprio me”.
Mi siedo davanti al mio analista dopo un litigio, dopo una delusione, dopo un momento di cosiddetta stanchezza. Quando mi sento sopraffatto, parlo col mio analista – anche se il mio analista non c’è.
Il cielo stellato sopra di noi è forse disabitato, ma dentro siamo un piccolo popolo di voci. Ospitiamo l’altro nel nostro dialogo interno, compreso l’altro della cura. “Cosa ne penserebbe lui, lei, di tutto questo?”, possiamo chiederci. “Cosa mi direbbe?”.
“Importare” deriva dal latino e significa “portare dentro”. Portarsi dentro, continuare il dialogo. Così il clinico scopre dentro di sé i suoi pazienti – così i pazienti scoprono dentro di sé il clinico.
Come ho scritto qui una volta, la vera terapia inizia con la fine della seduta.
[S.Dell'Amico]
Illustrazione di E.Talentino.