06/06/2025
Bentornati ad un nuovo episodio di “Commenta che ti passa! Dove i vostri commenti trasformano i nostri post!” Oggi rispolveriamo un muscolo che ci tiene in piedi.. anche quando crolliamo!
C’è infatti un muscolo che conosce tutte le nostre cadute, che si attiva ogni volta che ci pieghiamo.. e non solo col corpo.
Non lo vedi, non lo tocchi, ma lo senti. Quando la schiena tira, quando la pancia è rigida, quando il respiro si fa corto e non capisci perché.
Il suo nome è ileopsoas. Ma noi potremmo chiamarlo in molti altri modi: il muscolo della postura, il muscolo dell’anima, il muscolo della sopravvivenza.
Dove comincia, dove finisce.. e cosa tiene insieme?
Anatomicamente, lo sappiamo: lo psoas nasce dalle vertebre lombari (T12–L5), scende nella pelvi, si unisce all’iliaco e insieme vanno ad aggrapparsi al piccolo trocantere del femore.
Ma il suo significato va oltre la biomeccanica. È un ponte, una cerniera tra il centro e il movimento. Unisce colonna, bacino e gamba. Ma soprattutto, collega il dentro col fuori.
Lo dice bene Anna, nei commenti:
“So che somatizziamo anche i problemi quotidiani sulla nostra schiena.. non so se è esatto, correggetemi pure, ma per me è così..”
E sì, Anna, è proprio così.
L’ileopsoas è come una spugna: assorbe carichi meccanici ed emotivi, come se sapesse cosa portiamo dentro. Quando viviamo un trauma, un lutto, uno stress, lui stringe. Non per farci male, ma per tenerci insieme.
Non è solo un flessore!
Sì, biomeccanicamente, flette l’anca.
Ma se ci fermassimo qui, lo sottovaluteremmo. L’ileopsoas mantiene la lordosi, stabilizza il bacino, modula la respirazione (tramite il legamento arcuato e il diaframma), influenza il pavimento pelvico e partecipa al sistema nervoso simpatico.
È un crocevia.
E se si irrigidisce? Il bacino si inclina in avanti. La colonna lombare si inarca. Il respiro si fa corto. I visceri si comprimono. E il dubbio, prima o poi, arriva per tutti. Come faccio a sapere se è davvero lui?
Angela lo ha chiesto con semplicità disarmante:
“Ma si può fare un esame per vedere se è proprio lo psoas?”
La risposta? Non è quella che ci aspettiamo.
Perché l’ileopsoas non si mostra in una radiografia, non parla tramite una risonanza.
Si fa sentire nei gesti, nei respiri trattenuti, nei movimenti bloccati.
Lo si scopre non con uno schermo, ma con uno sguardo clinico attento. Un fisioterapista che osserva come ti muovi, come compensi, come reagisce il tuo corpo quando cerchi di rilassarti.
Non è solo un dolore. È una storia.
Un ileopsoas retratto non genera solo tensione meccanica. Genera compensi. E i compensi generano confusione diagnostica.
Come dice Marco:
“Quasi l’80% delle ernie conclamate radiologicamente sono innocue.”
Esatto. Il dolore spesso non viene dalla lesione visibile, ma dal sistema che non funziona. Ed è qui che l’ileopsoas diventa sospetto numero uno.
Può simulare una lombosciatalgia (termine improprio ma è per capirci, non è il nervo, è lui che tira) ernie (per compressione lombare e rigidità fasciale), dolore inguinale, tensioni diaframmatiche, perfino disturbi digestivi.
Le parole dei pazienti diventano chiavi
Quando Vanessa racconta:
“Ho accudito mia madre malata.. e ora mi sento spezzata in due, con la schiena bloccata..”
Non parla solo di L4, L5 o S2. Parla dello sforzo di rimanere dritta mentre tutto crollava. E l’ileopsoas lo sa. Perché si contrae per difendere la nostra struttura quando siamo fragili.
E cosa le abbiamo risposto?
“La nostra schiena è spesso il riflesso di ciò che viviamo. E l’ileopsoas è uno dei primi a raccontarcelo.”
Stretching? Forse. Ma prima ascolto.
Non si rieduca un ileopsoas con un semplice affondo. Prima si libera il diaframma, si riattiva il core, si respira profondamente, si riorganizza il carico.
Poi, magari, lo si allunga.
Perché se tiriamo un muscolo che si sta proteggendo, rischiamo di peggiorare la sua paura.
Lo dicono in tanti:
“Faccio stretching da mesi, ma non cambia nulla.”
Forse è perché non serviva un allungamento. Ma un dialogo.
Come lo trattiamo in fisioterapia?
Valutazione funzionale (non radiologica)
Osservazione dei pattern motori
Test per il reclutamento del core (es. test di reclutamento del trasverso, test di instabilità sacroiliaca)
Palpazione fasciale e test miofasciali
Rieducazione respiratoria integrata
Approccio globale (non esercizio spot, ma ricostruzione della sinergia)
Come dice Elisabetta:
“Non sono titolata, ma ho sempre amato capire il corpo.. e ora che pratico yoga, mi rendo conto di quanto questo muscolo condizioni tutto.”
La verità è che il corpo non ci mente. Ma ci parla sottovoce.
Conclusione? Non trattare il muscolo, ma il suo messaggio.
L’ileopsoas non è un muscolo da allungare. È un testimone. Ti dice: quando sei troppo seduto, quando trattieni il respiro, quando hai paura di mollare, quando il carico è troppo (anche se fuori sembri stabile).
E allora non basta “fare addominali”. Serve rieducare il sistema a respirare, a stabilizzarsi, a muoversi in modo integrato. Serve una fisioterapia che non rincorra la lesione, ma ascolti il funzionamento.
Vuoi provare un piccolo test?
Prova il mini-test di ascolto del tuo Ileopsoas:
1. Sdraiati sul letto o su un tappetino.
2. Porta lentamente un ginocchio al petto, tenendo l’altra gamba distesa.
3. Osserva: la gamba distesa rimane appoggiata o si solleva leggermente?
Se si solleva, potrebbe essere un segno che il tuo ileopsoas è rigido, in tensione o semplicemente stanco.
Non è una diagnosi, ma uno spunto per iniziare ad ascoltarlo.
E se vuoi andare oltre.. affidati a chi può leggere davvero il tuo movimento.
Domanda finale al lettore
E tu? Hai mai sentito il tuo corpo bloccarsi quando la tua testa non ce la faceva più? Hai mai avuto un dolore “senza senso apparente” che si ripresenta quando sei sotto stress?
Parliamone. Magari, nel silenzio del tuo ileopsoas.. c’è una storia da ascoltare.
E per i colleghi fisioterapisti..
Se anche tu stai osservando sempre più pazienti con disfunzioni che sembrano “invisibili”, ma che parlano il linguaggio dello psoas.. raccontaci la tua esperienza nei commenti.
Quali test usi? Quali approcci ti hanno dato risultati?
Stiamo raccogliendo le riflessioni migliori per una discussione clinica condivisa.
Il sapere cresce quando viene condiviso. E l’ileopsoas..ne ha di cose da insegnarci. 🥰