Postural Training

Postural Training Dott. Angelo Rago
Fisioterapista

Metodo Mézières, G.O.M.M., Osteopatia

16/07/2025

Tensegrità costale: la gabbia toracica che respira (e spiega tutto)!

Quando pensi alle coste, immagini una struttura rigida, fissa, “gabbia” appunto. Ma se ti dicessi che anche il torace vive di tensegrità?

Cos’è la rib tensegrity?

È il principio per cui il complesso vertebro-costosternale si comporta come una struttura flessibile ma stabile, dove le vertebre sono elementi di compressione, le coste e le cartilagini funzionano da elementi di trazione dinamica e il respiro è la variabile che orchestra tutto il movimento.

Le coste non si incastrano: si sospendono, si flettono, si adattano.

Perché è una rivoluzione vista così?

Perché ci libera dall’idea del “torace bloccato” come se fosse una cassa panca. Ogni respiro è una danza biomeccanica tra sterno, vertebre, dischi e cartilagini.

Un’oscillazione strutturata dove la cartilagine costale assorbe, lo sterno guida, le articolazioni costovertebrali modulano e la fascia toracica tiene insieme tutto come una rete di sicurezza.

Cosa cambia in clinica?

Tutto.

Una dorsalgia persistente potrebbe essere una restrizione costosternale non un problema vertebrale.

Un alterato schema di attivazione diaframmatica compromette l’intero schema di distribuzione tensiva delle coste.

Un infortunio costale non è mai solo locale: disorganizza l’intero pattern respiratorio-posturale.

Dettaglio che nessuno ti dice..

Le coste non solo si muovono verticalmente con l’inspirazione, ma traslano e si espandono radialmente grazie alla tensegrità tra i legamenti costovertebrali, la fascia endotoracica e il tono muscolare stabilizzatore.

Hai letto bene: il tuo torace si espande in 3D.
E se uno di questi assi va in tilt.. lo senti ovunque: collo, spalla, diaframma, zona lombare.

La “gabbia toracica” è in realtà un sistema elastico e tensionato, come il cerchio perfetto di un tamburo che vibra quando serve e si stabilizza quando è sotto pressione.

È il cuore strutturale della funzione respiratoria e posturale, e ogni fisioterapista dovrebbe conoscerne non solo le ossa, ma i ritmi.

Il torace non è una gabbia.
È uno strumento musicale biomeccanico.
Sta a noi imparare a suonarlo. ☺️

29/06/2025
06/06/2025

Bentornati ad un nuovo episodio di “Commenta che ti passa! Dove i vostri commenti trasformano i nostri post!” Oggi rispolveriamo un muscolo che ci tiene in piedi.. anche quando crolliamo!

C’è infatti un muscolo che conosce tutte le nostre cadute, che si attiva ogni volta che ci pieghiamo.. e non solo col corpo.

Non lo vedi, non lo tocchi, ma lo senti. Quando la schiena tira, quando la pancia è rigida, quando il respiro si fa corto e non capisci perché.

Il suo nome è ileopsoas. Ma noi potremmo chiamarlo in molti altri modi: il muscolo della postura, il muscolo dell’anima, il muscolo della sopravvivenza.

Dove comincia, dove finisce.. e cosa tiene insieme?

Anatomicamente, lo sappiamo: lo psoas nasce dalle vertebre lombari (T12–L5), scende nella pelvi, si unisce all’iliaco e insieme vanno ad aggrapparsi al piccolo trocantere del femore.
Ma il suo significato va oltre la biomeccanica. È un ponte, una cerniera tra il centro e il movimento. Unisce colonna, bacino e gamba. Ma soprattutto, collega il dentro col fuori.

Lo dice bene Anna, nei commenti:

“So che somatizziamo anche i problemi quotidiani sulla nostra schiena.. non so se è esatto, correggetemi pure, ma per me è così..”

E sì, Anna, è proprio così.

L’ileopsoas è come una spugna: assorbe carichi meccanici ed emotivi, come se sapesse cosa portiamo dentro. Quando viviamo un trauma, un lutto, uno stress, lui stringe. Non per farci male, ma per tenerci insieme.

Non è solo un flessore!

Sì, biomeccanicamente, flette l’anca.
Ma se ci fermassimo qui, lo sottovaluteremmo. L’ileopsoas mantiene la lordosi, stabilizza il bacino, modula la respirazione (tramite il legamento arcuato e il diaframma), influenza il pavimento pelvico e partecipa al sistema nervoso simpatico.

È un crocevia.

E se si irrigidisce? Il bacino si inclina in avanti. La colonna lombare si inarca. Il respiro si fa corto. I visceri si comprimono. E il dubbio, prima o poi, arriva per tutti. Come faccio a sapere se è davvero lui?

Angela lo ha chiesto con semplicità disarmante:

“Ma si può fare un esame per vedere se è proprio lo psoas?”

La risposta? Non è quella che ci aspettiamo.
Perché l’ileopsoas non si mostra in una radiografia, non parla tramite una risonanza.
Si fa sentire nei gesti, nei respiri trattenuti, nei movimenti bloccati.

Lo si scopre non con uno schermo, ma con uno sguardo clinico attento. Un fisioterapista che osserva come ti muovi, come compensi, come reagisce il tuo corpo quando cerchi di rilassarti.

Non è solo un dolore. È una storia.

Un ileopsoas retratto non genera solo tensione meccanica. Genera compensi. E i compensi generano confusione diagnostica.

Come dice Marco:

“Quasi l’80% delle ernie conclamate radiologicamente sono innocue.”

Esatto. Il dolore spesso non viene dalla lesione visibile, ma dal sistema che non funziona. Ed è qui che l’ileopsoas diventa sospetto numero uno.

Può simulare una lombosciatalgia (termine improprio ma è per capirci, non è il nervo, è lui che tira) ernie (per compressione lombare e rigidità fasciale), dolore inguinale, tensioni diaframmatiche, perfino disturbi digestivi.

Le parole dei pazienti diventano chiavi

Quando Vanessa racconta:

“Ho accudito mia madre malata.. e ora mi sento spezzata in due, con la schiena bloccata..”

Non parla solo di L4, L5 o S2. Parla dello sforzo di rimanere dritta mentre tutto crollava. E l’ileopsoas lo sa. Perché si contrae per difendere la nostra struttura quando siamo fragili.

E cosa le abbiamo risposto?

“La nostra schiena è spesso il riflesso di ciò che viviamo. E l’ileopsoas è uno dei primi a raccontarcelo.”

Stretching? Forse. Ma prima ascolto.

Non si rieduca un ileopsoas con un semplice affondo. Prima si libera il diaframma, si riattiva il core, si respira profondamente, si riorganizza il carico.

Poi, magari, lo si allunga.

Perché se tiriamo un muscolo che si sta proteggendo, rischiamo di peggiorare la sua paura.

Lo dicono in tanti:

“Faccio stretching da mesi, ma non cambia nulla.”

Forse è perché non serviva un allungamento. Ma un dialogo.

Come lo trattiamo in fisioterapia?

Valutazione funzionale (non radiologica)
Osservazione dei pattern motori
Test per il reclutamento del core (es. test di reclutamento del trasverso, test di instabilità sacroiliaca)
Palpazione fasciale e test miofasciali
Rieducazione respiratoria integrata
Approccio globale (non esercizio spot, ma ricostruzione della sinergia)

Come dice Elisabetta:

“Non sono titolata, ma ho sempre amato capire il corpo.. e ora che pratico yoga, mi rendo conto di quanto questo muscolo condizioni tutto.”

La verità è che il corpo non ci mente. Ma ci parla sottovoce.

Conclusione? Non trattare il muscolo, ma il suo messaggio.

L’ileopsoas non è un muscolo da allungare. È un testimone. Ti dice: quando sei troppo seduto, quando trattieni il respiro, quando hai paura di mollare, quando il carico è troppo (anche se fuori sembri stabile).

E allora non basta “fare addominali”. Serve rieducare il sistema a respirare, a stabilizzarsi, a muoversi in modo integrato. Serve una fisioterapia che non rincorra la lesione, ma ascolti il funzionamento.

Vuoi provare un piccolo test?

Prova il mini-test di ascolto del tuo Ileopsoas:

1. Sdraiati sul letto o su un tappetino.

2. Porta lentamente un ginocchio al petto, tenendo l’altra gamba distesa.

3. Osserva: la gamba distesa rimane appoggiata o si solleva leggermente?

Se si solleva, potrebbe essere un segno che il tuo ileopsoas è rigido, in tensione o semplicemente stanco.

Non è una diagnosi, ma uno spunto per iniziare ad ascoltarlo.

E se vuoi andare oltre.. affidati a chi può leggere davvero il tuo movimento.

Domanda finale al lettore

E tu? Hai mai sentito il tuo corpo bloccarsi quando la tua testa non ce la faceva più? Hai mai avuto un dolore “senza senso apparente” che si ripresenta quando sei sotto stress?

Parliamone. Magari, nel silenzio del tuo ileopsoas.. c’è una storia da ascoltare.

E per i colleghi fisioterapisti..

Se anche tu stai osservando sempre più pazienti con disfunzioni che sembrano “invisibili”, ma che parlano il linguaggio dello psoas.. raccontaci la tua esperienza nei commenti.

Quali test usi? Quali approcci ti hanno dato risultati?

Stiamo raccogliendo le riflessioni migliori per una discussione clinica condivisa.

Il sapere cresce quando viene condiviso. E l’ileopsoas..ne ha di cose da insegnarci. 🥰

01/05/2025

IL DIAFRAMMA: IL MUSCOLO CHE TI STA NASCONDENDO LA VERITÀ

Hai mai pensato che il dolore che senti non venga da dove lo senti?

Hai mai avuto:

- un dolore alla spalla che non passa con nessuna terapia?

- una cervicale che ti sveglia ogni mattina?

- un senso di oppressione al petto, ma gli esami dicono che è tutto a posto?

- una digestione lenta, gonfia, instabile?

- un mal di schiena cronico che non ha una causa precisa?

Allora ti do una notizia.
Il tuo diaframma potrebbe averti fregato. Per anni. In silenzio.

Il diaframma è come un hacker nel tuo sistema!

Non lo vedi.
Non lo senti lavorare.
Ma controlla tutto.

È il tuo muscolo della respirazione, certo.
Ma anche il tuo stabilizzatore posturale, il modulatore del dolore, l’interruttore dello stress, l’equilibrista tra la vita digestiva, emotiva e motoria.

Se si blocca, può fare danni ovunque.
Ma nessuno ti ha mai detto che il problema potesse essere lì.

È la grande bugia della localizzazione del dolore..

Il tuo corpo è un genio, ma non è preciso.
Se il diaframma soffre, la tua spalla brucia.
Se è contratto, il tuo collo si irrigidisce.
Se lavora troppo, il tuo sistema nervoso resta in allerta continua.

Hai dolore alla spalla? Forse è il diaframma.
Hai il collo di marmo? Forse è il diaframma.
Ti senti sempre sotto pressione, anche se è tutto tranquillo? Forse è lui.

Una domanda sola: il tuo diaframma è libero o prigioniero?

Fai questo test in 60 secondi:

- Respiri più con il petto che con l’addome?
- Ti senti gonfio anche dopo un pasto leggero?
- Ti rilassa sbadigliare, fumare o sospirare profondamente?
- Hai dolori “misteriosi” alla schiena o alla spalla?
- Ti svegli già teso, anche dopo una notte intera?

Se hai risposto sì anche solo a 2 di queste domande.. il tuo diaframma non è libero.

E se non è libero lui, non sei libero tu. Immaginalo come un superpotere nascosto che nessuno ti ha mai spiegato.

Respirare bene non è solo una questione di ossigeno. È un reset del sistema nervoso, un riequilibrio posturale, un gesto curativo.

Un diaframma bloccato ti fa digerire male, ti destabilizza la colonna, ti costringe a compensare con altri muscoli, ti fa credere che tu abbia problemi che non hai.

Un diaframma libero, invece ti allinea, ti calma, ti restituisce potere.

La verità è questa: la tua salute non inizia da un farmaco, ma da un respiro.

Vuoi sapere qual è il gesto che accomuna:

- i neonati che dormono profondamente,
- gli atleti che si muovono con efficienza,
- i cantanti che vibrano d’anima,
- i monaci che meditano senza ansia?

La respirazione diaframmatica.

E sai chi lo fa anche senza volerlo? Il fumatore.
Ma non è la nicotina che lo calma. È il gesto profondo di inspirare ed espirare lentamente.
È il diaframma che, per un attimo, torna a fare il suo mestiere.

Wow, bello! Ma.. Come liberarlo? Non servono miracoli. Serve consapevolezza.

Ecco da dove puoi partire.

Respira da sdraiato. Una mano sul petto, una sull’addome. Quella sull’addome deve muoversi. L’altra no.

Allunga la tua gabbia toracica ogni giorno.
Il diaframma ha bisogno di spazio.

Trattalo con rispetto. Con il tocco, con la voce, con la postura.

Fatti valutare da chi sa davvero ascoltare il respiro. Un fisioterapista formato in terapia manuale, respiro e postura può cambiare il tuo corpo.. partendo da dentro.

È il muscolo che ti cambia la vita e anche quello che nessuno ti guarda

Non è glamour.
Non lo alleni in palestra.
Non lo vedi allo specchio.
Ma è il centro gravitazionale della tua salute.

Se ti senti fuori asse, bloccato, contratto, stanco.. Non cercare sempre fuori. Guarda dentro.
E ascolta il tuo diaframma.

Ti ha colpito questo post? Allora fallo arrivare a chi ne ha bisogno.

Chi ha mal di schiena da anni.
Chi non respira più davvero da troppo tempo.
Chi ha bisogno di un alleato silenzioso, e non lo sa.

Condividilo.

E se vuoi approfondire, leggi l’episodio di Muscolandia che abbiamo dedicato al diaframma e l’articolo sullo stretching diaframmatico!

https://educarefisio.com/2024/10/03/diaframma

https://educarefisio.com/2016/07/04/lo-stretching-diaframmatico/

04/04/2025

IL DIAFRAMMA: IL PILASTRO DELLA RESPIRAZIONE E OLTRE

Il diaframma è spesso descritto semplicemente come il principale muscolo della respirazione, ma ridurlo a questo sarebbe come dire che un direttore d’orchestra serve solo a muovere le mani. In realtà, è una struttura chiave che connette torace e addome, regola la pressione intra-addominale e influisce su molteplici funzioni corporee, dalla postura alla digestione, fino alla gestione dello stress.

Un’armonia di movimento tra torace e addome

Immagina il diaframma come una cupola fibromuscolare che separa il torace dall’addome. La sua contrazione, durante l’inspirazione, abbassa questa cupola e crea un effetto a p***a che permette ai polmoni di espandersi, favorendo l’ingresso dell’aria. Al contrario, nell’espirazione, il diaframma si rilassa e ritorna alla sua posizione di riposo, facilitando l’espulsione dell’aria.

Questo movimento apparentemente semplice è il risultato di un’azione coordinata che coinvolge strutture ossee (le coste, la colonna vertebrale), muscoli accessori della respirazione e un complesso sistema di regolazione neurologica.

Ma c’è un aspetto poco considerato: il respiro è lo specchio della nostra personalità e delle nostre emozioni.

Quando siamo sotto stress, tendiamo a trattenere il respiro o a respirare in modo superficiale e toracico, attivando il sistema nervoso simpatico e aumentando tensioni muscolari. È per questo che molte persone fumano quando sono stressate: non è la sigaretta a rilassare, ma il respiro più profondo che essa induce.

Ogni boccata di fumo costringe il fumatore a una profonda inspirazione ed espirazione lenta, un meccanismo simile a quello delle tecniche di rilassamento. Ma la nicotina, in realtà, non fa altro che peggiorare la tensione nel lungo periodo.

Un crocevia anatomico: nervi, vasi e organi

Oltre a essere un motore respiratorio, il diaframma ospita importanti strutture che lo attraversano, creando un vero e proprio snodo tra torace e addome. Tre aperture principali permettono il passaggio di elementi fondamentali:

-il forame della vena cava inferiore (T8), che consente alla vena cava di trasportare il sangue deossigenato verso il cuore.

-lo iato esofageo (T10), dove l’esofago attraversa il diaframma accompagnato dai nervi vaghi, strettamente legati alla regolazione della funzione digestiva.

-lo iato aortico (T12), che accoglie l’aorta addominale, il dotto toracico e le vene azigos, consentendo la circolazione del sangue e della linfa tra torace e addome.

La connessione con il sistema nervoso: un regista invisibile

Il diaframma è innervato dal nervo frenico (C3-C5), che fornisce il controllo motorio essenziale per la sua contrazione. Ma non è solo: il nervo vago, il grande regolatore del sistema nervoso parasimpatico, viaggia attraverso lo iato esofageo e stabilisce un collegamento diretto tra respirazione e funzione digestiva.

Ecco perché una respirazione diaframmatica profonda: riduce lo stress, migliora la digestione, favorisce il rilassamento muscolare, stabilizza la colonna vertebrale.

Il diaframma come stabilizzatore posturale

Se pensiamo al diaframma solo come un muscolo respiratorio, ci sfugge una parte fondamentale della sua funzione. Grazie alle sue connessioni con il core, il diaframma lavora in sinergia con:

- i muscoli addominali profondi, come il trasverso dell’addome

-il pavimento pelvico, che si muove in sinergia con il diaframma a ogni ciclo respiratorio

- i muscoli lombari, fondamentali per la stabilità del tronco

- il muscolo ileopsoas, con cui condivide strette connessioni fasciali

Quando il diaframma è rigido o disfunzionale, la sua capacità di gestire la pressione intra-addominale si riduce, portando a dolori lombari, difficoltà di controllo del bacino e un’alterata meccanica respiratoria.

Disfunzioni del diaframma: quando la respirazione si fa difficile

Un diaframma che non si muove in modo ottimale può influenzare molteplici aspetti della salute. Tra le problematiche più comuni associate a una sua disfunzione troviamo le seguenti.

Dolori lombari e instabilità del core, a causa della ridotta capacità di gestione della pressione addominale.

Disturbi digestivi, come reflusso gastroesofageo e gonfiore addominale.

Difficoltà respiratorie e postura alterata, con un eccessivo coinvolgimento della muscolatura accessoria del collo e delle spalle.

Alterazione della regolazione dello stress, poiché il diaframma è coinvolto nella modulazione del sistema nervoso autonomo.

Proprio qui ritorna il legame con il fumo: molti fumatori sviluppano un pattern respiratorio disfunzionale, il diaframma rimane iperattivo e rigido, peggiorando tensioni e dolore muscolare. La respirazione toracica cronica mantiene il corpo in uno stato di allerta costante.

Quindi, per spezzare il legame tra stress e fumo, è fondamentale rieducare il diaframma, ripristinando una respirazione profonda e rilassata.

Ottimizzare la funzione del diaframma: la chiave per un corpo in equilibrio

Allenare il diaframma significa agire su più livelli per migliorare respirazione, postura e benessere generale. Come fare?

Respirazione diaframmatica consapevole: esistono esercizi per ampliare l’onda respiratoria e migliorare l’efficienza del diaframma.

Mobilizzazione del diaframma: con tecniche manuali e miofasciali per ridurre tensioni e rigidità.

Sinergia con il core: integrare il diaframma con gli addominali profondi e il pavimento pelvico per una maggiore stabilità del tronco.

Curiosità: il singhiozzo, un piccolo capriccio del diaframma

Chi non ha mai avuto un attacco di singhiozzo improvviso? Questo fenomeno è causato da una contrazione involontaria e ripetuta del diaframma, spesso dovuta a stimoli irritativi del nervo frenico o del nervo vago. Sebbene fastidioso, è un chiaro esempio di come il diaframma sia strettamente connesso con il sistema nervoso autonomo.

E TU, HAI MAI OSSERVATO IL TUO RESPIRO?

La qualità della tua respirazione può essere il punto di partenza per migliorare postura, performance e benessere generale.

Se vuoi davvero cambiare il tuo modo di respirare, il primo passo è prendere consapevolezza. Osserva il tuo respiro e chiediti: sto davvero usando il mio diaframma nel modo corretto? 💡

Per i curiosi, un articolo dove si esplorano diversi esercizi di stretching diaframmatico!

https://educarefisio.com/2016/07/04/lo-stretching-diaframmatico/

30/03/2025
10/01/2025
18/11/2024

Il “Kenko Taiso” (健康体操) significa “esercizi per la salute”. È un insieme di esercizi di ginnastica, sviluppati nelle arti marziali tradizionali giapponesi come l’aikido (aiki taiso), Judo (judo taiso),Sumo (Sumo Taiso), Karate (Daruma Taiso), e Kendo.
Sono esercizi semplici che si concentrano sul miglioramento della flessibilità, della coordinazione e del controllo del proprio corpo, come lo stretching, la respirazione, e la rotazione delle articolazioni.
Può essere un’ottima opzione per gli adulti, poiché gli esercizi sono progettati per migliorare la flessibilità e l’equilibrio, e per aiutare a prevenire lesioni e cadute. Il Kenko Taiso è una pratica ideale per persone meno giovani e offre molti benefici per la salute fisica e mentale

Indirizzo

Via Tagliamento 260
Avellino
83100

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 21:00
Martedì 09:00 - 21:00
Mercoledì 09:00 - 21:00
Giovedì 09:00 - 21:00
Venerdì 09:00 - 21:00
Sabato 09:00 - 21:00

Telefono

+393334279732

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