10/10/2020
Il WHO definisce l’obesità come una condizione medica caratterizzata da un eccessivo accumulo di grasso corporeo che può portare effetti negativi sulla salute. L’obesità è considerata una vera e propria epidemia del nostro tempo, con forti ricadute sanitarie e sociali, che riguardano in particolare le fasce più povere delle società occidentali.
Gli esperti sono concordi sul fatto che l’obesità sia una condizione complessa che deriva dall’interazione di fattori genetici, psicologici e ambientali. Tuttavia è difficile stabilire in quale misura la condizione di obesità è da attribuire al comportamento individuale e quanto a fattori sociali.
Negli ultimi anni i numeri si sono aggravati e sono state adottate misure per contrastare il fenomeno. Il dipartimento federale americano per l’Agricoltura (Usda) ha aumentato gli investimenti nel “Fresh Fruit and Vegetable Program”, un fondo per la distribuzione gratuita di frutta e ortaggi agli studenti delle scuole elementari frequentate dai bambini delle classi sociali svantaggiate. Anche l'Europa ha investito risorse nella responsabilizzazione dell'industria agro-alimentare e ha aumentato i fondi per promuovere abitudini alimentare corrette, specialmente tra le nuove generazioni.
Secondo gli esperti, il primo passo per migliorare la propria alimentazione è consumare più prodotti freschi, come frutta e verdura. In Italia però negli ultimi dieci anni il consumo di questi alimenti è sceso del 25 per cento e queste carenze si concentrano nelle classi sociali più povere. La crisi economica ha infatti aggravato il fenomeno della cattiva alimentazione e spesso le persone meno agiate, soprattutto giovani, tendono a privilegiare fonti caloriche a minor prezzo e alimenti con un minor costo per singola caloria.
I costi sociali e sanitari però sono elevati perché l'obesità e la cattiva alimentazione portano alla diffusione di altre patologie gravi. In questo caso vale sicuramente il detto che prevenire è meglio che curare.