Dott.ssa Laura Di Domenico Nutrizionista

Dott.ssa Laura Di Domenico Nutrizionista La Dr.ssa prende in esame gli obiettivi specifici che l'individuo vuole raggiungere.

La dieta impostata deve rispondere ai bisogni emersi dallo studio anamnestico e misurazione della composizione corporea.IL TERRENO È LA BASE DI OGNI PATOLOGIA

28/01/2025

Buon Dio aiutaci tu.

Nel 2025 dobbiamo ancora assistere a questa (dis)informazione di massa? Per giunta paghiamo profumatamente (e coattivamente) un canone televisivo per ascoltare certe cose!

Davvero nel 2025 si consiglia di fare una colazione “intelligente” con fette biscottate e nutella?

Una colazione “intelligente” ricca di zuccheri, senza proteine (nobili) e con pochi grassi (di pessima qualità per giunta).

La colazione perfetta (forse) non esiste ma consigliare uno dei prodotti industriali più processati, ricco di zuccheri e povero di nutrienti che esita in commercio è quanto di più anacronistico, imbarazzante e anti-salutare ci sia.

Non fate insultare la vostra intelligenza. Non fatevi insultare!

Stanno insultando voi, la vostra in-tel-li-gen-za e soprattutto la vostra salute!

08/09/2024

ALTERAZIONE DEL MICROBIOTA E CANCRO: un’ipotesi sempre più dimostrata

Analizzando i vari studi scientifici condotti negli ultimi anni pare esserci uno stretto legame tra le malattie più comuni e l’alterazione del microbioma umano

e le malattie oncologiche sembrano avere una relazione stretta (anche) con le attività svolte dai numerosi microorganismi che coabitano con noi da milioni di anni.


Una proficua simbiosi

Quando si parla di batteri si pensa immediatamente a qualcosa di negativo.

E se da un lato è vero che esistono microorganismi particolarmente nocivi per la nostra salute, dall’altra è anche vero che dentro di noi convivono specie batteriche essenziali alla vita.

Esse hanno una peculiarità: vivono in stretta simbiosi con il nostro organismo. In questi ultimi 10-15 anni l’attenzione di numerosi ricercatori è focalizzata sullo studio di questa meravigliosa simbiosi che esiste fra noi e i miliardi di micro organismi che ospitiamo.


Da sempre la medicina è impegnata nella battaglia contro le malattie, che però continuano a moltiplicarsi e ad evolvere.

Nei paesi industrializzati quelle croniche, fra cui: infarto, tumori, diabete e malattie autoimmunitarie, sono in continuo aumento., e l’alterazione della microflora intestinale, detta anche disbiosi, è correlata all’insorgenza di tumori secondo moltissimi autori.
Non solo favorirebbe l’insorgenza di cancro del colon-retto e dello stomaco, ma anche di tumori in altre parti del corpo.

Il meccanismo di facilitazione delle malattie oncologiche sarebbe l’infiammazione cronica di bassa entità a livello sistemico,

una condizione che frequentemente ha una genesi intestinale.

Anche Farmaci e “alterazioni” ormonali, in primis dell’insulina (motivazione nutrizionale) promuoverebbero l’insorgenza di tumori tramite il rafforzamento dei meccanismi infiammatori cronici e proliferativi

lo stress ossidativo (eccesso di calorie provenienti dagli zuccheri , eccesso di chimica)

e l’alterata funzione mitocondriale (una conseguenza della glicolisi esasperata e della scarsità di ossigeno)

forniscono anch'esi un deciso contributo alla degerazione cellulare verso il cancro.


Una Medicina preventiva ?

La possibilità di intervenire sul microbiota per ridurre il rischio d’insorgenza delle malattie croniche è di particolare interesse soprattutto per quelle branche della medicina che si occupano di prevenzione, come la Medicina funzionale, e quella di segnale.,

discipline impegnate piuttosto che sullo studio delle malattie e sulla loro repressione (farmacologica)

sulle modalità di ripristino delle funzioni fisiologiche alterate (dalla modernità), e sul mantenimento del corretto equilibrio Neuro-immuno-endocrino.

Uno degli aspetti fondamentali è proprio quello di ripristinare la normale flora microbica intestinale (EUbiosi) principalmente con la nutrizione e con l’attività fisica.

I guasti della dieta “moderna”

Un tempo si mangiava poco, questo è innegabile, ma si mangiava decisamente meglio.

Gran parte della popolazione, aveva a disposizione alimenti appena colti e quindi ricchissimi di proprietà nutrizionali, erano alimenti cresciuti al sole e non infarciti di fitofarmaci, di conseguenza, pieni di vitamine e polifenoli.

Non esistevano frigoriferi ne cibi raffinati industrialmente, almeno fino agli anni ’50 e, soprattutto, non c’era abuso a tavola.

Oggi si mangia male, e in grande abbondanza, ovvero se almeno si limitasse la quantità di cibo industriale ingerito, il danno sarebbe sicuramente più contenuto rispetto a ciò che diffusamente avviene oggi, con una vera e propria PANDEMIA di malattie degenerative e dismetaboliche.

La maggior parte della comunità scientifica è concorde che ridurre la quantità di cibo (soprattutto quello altamente processato) ed incrementare quello ancestrale (frutta, verdura, frutta a guscio, bacche, semi e proteine di qualità)

sono passaggi essenziali per mantenere un corretto assetto metabolico ( e dunque di salute).
Una serie di buone pratiche alimentari che genererebbero automaticamente un ripristino della condizione di EUbiosi, ovvero equilibrio del nostro microbiota, scongiurando (o quantomeno diminuendo significativamente ) lo sviluppo di malattie degenerative (in primis i tumori),

condizioni patologiche che, come sappiamo, necessitano di infiammazione cronica, di ipossia e di eccessi calorici.

Iniziare una corretta alimentazione Antifiammatoria NON E' MAI TROPPO TARDI.

Buona Salute a tutti

Spreco alimentare in Italia: a Natale raggiunge il picco! Il Natale è alle porte e assieme alla felicità nel ritrovarsi ...
23/12/2023

Spreco alimentare in Italia: a Natale raggiunge il picco!

Il Natale è alle porte e assieme alla felicità nel ritrovarsi tutti assieme nelle festività, cresce anche l’ansia e lo stress da organizzazione, soprattutto se quest’anno avete deciso di organizzare la cena della Vigilia o il cenone di Capodanno a casa vostra.
Vivere l’atmosfera delle feste natalizie significa anche prendersi cura degli ospiti che si hanno a pranzo e a cena. Se da un lato chiunque eviterebbe volentieri sprechi di alimenti, dall’altro nessuno vuole rischiare che i commensali si alzino da tavola non sazi. Per non correre questo pericolo, in molte famiglie capita di esagerare con le quantità di cibo che viene servito, non riuscendo poi nemmeno a finire di consumare gli avanzi nei giorni successivi. Per evitare che ciò si verifichi, è sufficiente qualche semplice attenzione.
GLI SPRECHI ALIMENTARI— L’86% degli italiani riconosce di sprecare cibo durante le festività, circa il 60% di acquistarne più del necessario e il 37% di buttarne via più di un quarto di quello comprato. Gli alimenti che sono maggiormente “vittima” di sprechi sono gli antipasti quali stuzzichini, salumi e torte salate (25%), il pane (35%) e, soprattutto, i dolci natalizi come panettone, pandoro e torte (40%). È questo il quadro che emerge da una ricerca svolta da YouGov e Too Good To Go, che però ha rilevato anche che più di 9 italiani su 10 sono attenti a dare nuova vita agli avanzi, impiegandoli in nuove ricette. Le soluzioni più comuni per evitare sprechi consistono nel congelare gli avanzi (51%), condividere il cibo in eccesso (45%) e privilegiare ricette anti-spreco (43%), con differenze significative in base alla fascia d’età. Per esempio, i giovani fra i 18 e i 34 anni tendono di più a condividere gli avanzi con i familiari e gli amici (57% contro il 45% della media), mentre le persone con più di 55 anni sono maggiormente inclini a congelarli (55% contro il 51% della media).

COINVOLGERE GLI OSPITI— Sono numerose le buone pratiche utili a diminuire quanto più possibile gli sprechi alimentari e andrebbero seguite non soltanto in occasione delle feste natalizie. Prima di servire i piatti è importante prestare attenzione alle porzioni, tenendo presente che è meglio servire una quantità inferiore di cibo e poi chiedere se l’ospite desidera il bis invece di riempire troppo il piatto e ritrovarsi a dover buttar via ciò che non viene mangiato. Anche dando fondo alla propria inventiva, si possono poi impiegare gli avanzi nella preparazione di nuove gustose ricette, mettendosi così alla prova anche come chef. Quando praticabile, l’opzione di congelamento permette di consumare a poco a poco le pietanze non mangiate. In questo caso, è preferibile mettere in freezer delle monoporzioni, più comode da utilizzare. I giorni successivi alle feste rappresentano poi l’occasione per condividere il cibo avanzato con gli amici e i parenti che non erano presenti al pranzo o alla cena.





ESSERE O NON ESSERE … CELIACHIA! Manifestazioni extra-intestinali della sensibilità al glutine non celiaca: un paradigma...
23/12/2023

ESSERE O NON ESSERE …
CELIACHIA!

Manifestazioni extra-intestinali della sensibilità al glutine non celiaca: un paradigma in espansione.

La celiachia (CD) e la sensibilità al glutine/grano non celiaca (NCG/WS) sono le due condizioni più frequenti appartenenti ai disturbi correlati al glutine (GRD). Entrambe queste malattie sono innescate e peggiorate dall'ingestione di proteine del glutine, anche se altri componenti, come gli inibitori dell'amilasi/tripsina (ATI) e gli oligosaccaridi fermentabili, disaccaridi, monosaccaridi e polioli (FODMAP), sembrano essere coinvolti nell'insorgenza di NCG/WS. Pertanto, l'unico trattamento efficace fino ad oggi è l'aderenza a lunga durata a una dieta rigorosamente priva di glutine. Recentemente, è stata prestata una crescente attenzione alla barriera intestinale, un sistema dinamico che comprende vari componenti, che regolano la delicata diafonia tra funzioni metaboliche, motorie, neuroendocrine e immunologiche. Tra gli elementi che caratterizzano la barriera intestinale, il microbiota svolge un ruolo chiave, modulando il mantenimento dell'integrità intestinale, la risposta immunitaria e il processo infiammatorio, legato all'epidemia di CD e NCG/WS. Questa revisione narrativa affronta i risultati più recenti sulla modulazione del microbiota intestinale indotta dalla dieta senza glutine (GFD) in pazienti sani, CD e NCG/WS.

La sensibilità al glutine non celiaca (NCGS) è una sindrome caratterizzata da una coorte di sintomi legati all'ingestione di alimenti contenenti glutine in soggetti che non sono affetti da celiachia (CD) o allergia al grano. La possibilità di manifestazioni sistemiche in questa condizione è stata suggerita da alcuni rapporti. Nella maggior parte dei casi sono caratterizzati da sintomi vaghi come "mente nebbiosa", mal di testa, affaticamento, dolori articolari e muscolari, intorpidimento delle gambe o delle braccia anche se sono stati descritti disturbi più specifici. NCGS ha un background immunitario. In effetti c'è una forte prova che un'attivazione selettiva dell'immunità innata può essere il fattore scatenante della risposta infiammatoria NCGS. I disturbi autoimmuni più comunemente associati a NCGS sono la tiroidite di Hashimoto, la dermatite erpetiforme, la psoriasi e le malattie reumatologiche. La predominanza della tiroidite di Hashimoto rappresenta un risultato interessante, poiché è stata indirettamente confermata da uno studio italiano, che dimostra che la malattia tiroidea autoimmune è un fattore di rischio per l'evoluzione verso NCGS in un gruppo di pazienti con infiammazione duodenale minima. Su queste basi, uno stigma autoimmune in NCGS è fortemente supportato; potrebbe essere una caratteristica che potrebbe aiutare la diagnosi ed essere gestita contemporaneamente. Un possibile coinvolgimento neurologico è stato sottolineato dall'associazione NCGS con l'atassia del glutine, la neuropatia del glutine e l'encefalopatia del glutine. I pazienti NCGS possono mostrare anche malattie psichiatriche come depressione, ansia e psicosi. Infine, un legame con i disturbi funzionali (sindrome dell'intestino irritabile e fibromialgia) è un argomento in discussione. In conclusione, la novità di questa questione ha generato un'espansione dei dati della letteratura con l'inevitabile conseguenza che alcuni rapporti sono spesso basati su bassi livelli di evidenza. Pertanto, solo gli studi eseguiti su campioni di grandi dimensioni con l'inclusione di gruppi di controllo saranno in grado di stabilire chiaramente se le grandi informazioni della letteratura sulle manifestazioni NCGS extra-intestinali potrebbero essere supportate da accordi basati sull'evidenza

Catassi C, Bai JC, Bonaz B, Bouma G, Calabrò A, Carroccio A, Castillejo G, Ciacci C, Cristofori F, Dolinsek J, et al. Non-Celiac Gluten sensitivity: the new frontier of gluten related disorders. Nutrients. 2013;5:3839–3853. - PMC - PubMed

Sapone A, Bai JC, Ciacci C, Dolinsek J, Green PH, Hadjivassiliou M, Kaukinen K, Rostami K, Sanders DS, Schumann M, et al. Spectrum of gluten-related disorders: consensus on new nomenclature and classification. BMC Med. 2012;10:13. - PMC - PubMed

Volta U, Tovoli F, Cicola R, Parisi C, Fabbri A, Piscaglia M, Fiorini E, Caio G. Serological tests in gluten sensitivity (nonceliac gluten intolerance) J Clin Gastroenterol. 2012;46:680–685. - PubMed

Volta U, Bardella MT, Calabrò A, Troncone R, Corazza GR; Study Group for Non-Celiac Gluten Sensitivity. An Italian prospective multicenter survey on patients suspected of having non-celiac gluten sensitivity. BMC Med. 2014;12:85. - PMC - PubMed

Di Sabatino A, Volta U, Salvatore C, Biancheri P, Caio G, De Giorgio R, Di Stefano M, Corazza GR. Small Amounts of Gluten in Subjects With Suspected Nonceliac Gluten Sensitivity: A Randomized, Double-Blind, Placebo-Controlled, Cross-Over Trial. Clin Gastroenterol Hepatol. 2015;13:1604–1612.e3. - PubMed







IL KILLER NUNERO UNO DELLA SALUTE. SUA MAESTÀ “ IL GRASSO VISCERALE”.Il grasso corporeo, o tessuto adiposo, rappresenta ...
06/12/2023

IL KILLER NUNERO UNO DELLA SALUTE.
SUA MAESTÀ “ IL GRASSO VISCERALE”.

Il grasso corporeo, o tessuto adiposo, rappresenta il deposito di grassi del nostro corpo. Il tessuto adiposo non è tutto uguale, possiamo infatti distinguere un grasso viscerale, localizzato principalmente in sede addominale, da un grasso sottocutaneo, concentrato al di sotto della cute, e da un grasso intramuscolare che invece si distribuisce tra le fibre muscolari dove rappresenta un’importante fonte energetica. Il grasso viscerale prende anche il nome di grasso addominale, essendo questa la sua principale sede di deposito e, quando raggiunge un accumulo troppo elevato, si parla di obesità addominale oppure obesità centrale

L’obesità addominale rappresenta un importante fattore di rischio per la salute e si correla allo sviluppo di diverse patologie, fra cui: insulino-resistenza, diabete mellito di tipo 2, sindrome metabolica, dislipidemie, steatosi epatica, infarto e ictus. Il tessuto adiposo non è un tessuto “inerte” ma si comporta come un organo endocrino e produce un gruppo di sostanze, chiamate adipochine, responsabili di aumentare lo stato infiammatorio dell’organismo e di ridurre i processi di angiogenesi (nuova formazione di vasi sanguigni) e vasodilatazione. Di conseguenza i vasi sanguigni diventano meno elastici e oppongono resistenza al passaggio del flusso sanguigno, ostruendolo e aumentando il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari. L’elevato afflusso di acidi grassi al fegato, provenienti dal tessuto adiposo viscerale che lo circonda, provoca inoltre un aumento della produzione di VLDL, ossia le lipoproteine più pericolose per la salute perché a più alta densità di colesterolo e trigliceridi. Per quanto riguarda invece il rischio aumentato di sviluppare insulino-resistenza e diabete questo è dovuto al fatto che gli acidi grassi concorrono col glucosio per entrare nelle cellule, in particolare quelle muscolari, causando un aumento del glucosio che rimane nel sangue invece di essere utilizzato. Di risposta all’aumento della glicemia il pancreas produce più insulina causando un aumento delle condizioni di iperinsulinemia, iperglicemia, insulino-resistenza e diabete









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Avezzano
67051

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