14/09/2024
Il 13 settembre del 1908 nacque a Lugoj, allora in Ungheria, Georges Devereux, conosciuto come il padre dell’etnopsicoanalisi.
Effettuò per molti anni studi sul campo fra le popolazioni indigene in California, Australia, Nuova Zelanda, Nuova Guinea e Vietnam, studiandone le formazioni culturali al fine di individuare le invarianti strutturali comuni ad ogni cultura.
Che cos’è l’etnopsichiatria?
E’ un ramo della psichiatria che si occupa di studiare e di classificare i disturbi e le sindromi psichiatriche tenendo conto sia dello specifico contesto culturale in cui si manifestano, sia del gruppo etnico di provenienza o di appartenenza del paziente.
Questa nuova modalità di lettura dei fenomeni psicopatologici si rese necessaria con l’avvento del colonialismo avvenuto a cavallo fra il XIX ed il XX secolo, dove i principali stati coloniali si ritrovarono a contatto con nuove popolazioni e culture extra-europee: questo incontro con nuove culture impose una profonda rilettura dei parametri di valutazione psichiatrica dell’individuo.
Si imponevano così nuove domande: cosa può essere considerato “normale" o invece "folle” in una specifica cultura; come può evolvere e assumere significati molteplici il concetto di persona all’interno di un universo culturale diverso dal nostro; ad una persona di tutt’altra cultura che presenta un grande stato di sofferenza mentale, come fare una valutazione diagnostica che renda conto il più possibile di queste variabili culturali.
In questo processo epistemologico, Devereux cercava di mettere insieme i principi della teoria psicoanalitica con aspetti antropologici: per capire il funzionamento psichico di un individuo, questo deve essere inserito nel suo contesto culturale di appartenenza, conoscendone gli usi, i costumi, la lingua e il tipo di relazioni umane che costituiscono quel particolare tipo di società.
Una curiosità:
Nel 2013, il regista francese Arnaud Desplechin nel suo film Jimmy P. ha utilizzato in modo fedele, e spesso letterale, il report di Georges Devereux del 1951 relativo al suo trattamento analitico con Jimmy Picard, un amerindio della tribù dei Piedi Neri, intitolato Psychothérapie d'un Indien des plaines.