11/05/2025
"Della festa della mamma, personalmente, non mi importa un accidente. Anzi, non vedo l'ora che passi.
Una volta non la pensavo così: mi sembrava che il regalo dei miei figli avrebbe posto un sigillo di bontà sul mio operato di madre; una specie di bollino di qualità, un riconoscimento sociale e universale. Una stampella alle mie insicurezze.
Oggi trovo che sia un momento di grande pressione sociale e psicologica oltre che uno spot sdolcinato e fuorviante sul ruolo delle madri - e direi che non abbiamo bisogno di questi messaggi.
Però un desiderio in proposito ce l'ho. Anzi, mi sa che sono parecchi, perché non è vero che essere madri è facile, né sempre meraviglioso, e nemmeno così istintivo.
Tanto per cominciare, auguro a noi mamme di silenziare i sensi di colpa che hanno la stessa età dei nostri figli. Mettiamola così: i sensi di colpa non sono poi così forti se non riescono a impedirci di sbafare noi l'ultimo biscotto al cioccolato in dispensa. Giusto? Sensi di colpa, siete delle schiappe. Prendetevi una vacanza, che è meglio.
Auguro a tutte di non sentirsi più chiedere ai colloqui di lavoro se hanno figli (ricordo che questa cosa è illegale). Mi auguro che sparisca ogni forma di mobbing contro le lavoratrici al rientro dalla maternità. Che le madri siano valorizzate come risorsa, non demonizzate come fossero una macchia della società (ma come, non eravamo sante prima di partorire?).
Poi mi piacerebbe che la parola "mamma" non venisse presa e strumentalizzata per squallidi tornaconti elettorali o propagandistici, o per un click in più ai siti dei quotidiani.
Mi piacerebbe non vedere la parola "mamma" usata - male - per vendere gioielli, s*x toys, fiori o qualunque altra cosa, ché casomai ce li comperiamo da sole, grazie, soprattutto se ci rifilate pubblicità che sembrano pensate da maschietti poco pagati e molto confusi a cui è appena spuntata la barba.
Mi piacerebbe non essere chiamata solo "mamma" dalle maestre dei miei figli per anni e anni, perché ho anche un nome e mi piace che sia usato: gli unici dai quali adoro sentirmi chiamare "mamma" sono i miei figli. Per tutti gli altri vorrei essere una persona. Avete presente una persona? Ecco.
Vorrei non leggere più, sui libri di scuola, frasi come "La mamma prepara una torta/ lava i piatti/ è in cucina", come se fossimo le uniche designate all'ambiente domestico e ai lavori di cura. Siamo nel 2025 e, a quanto mi risulta, l'evoluzione ha fatto spuntare due mani anche al resto dell'umanità.
Desidero sentirmi libera di dire che certi giorni non ho affatto voglia di fare la madre senza sentirmi colpevole di alto tradimento degli stereotipi.
Vorrei meno adulazioni retoriche, bigotte e opportunistiche sulla gravidanza, una vera libertà di scelta (ricordo che è garantita dalla legge) e una rete di sostegno se decidiamo di mettere al mondo dei figli: aiuti concreti, psicologici e sociali, perché con gli slogan le famiglie non campano.
Mi auguro meno giudizi ingenerosi e più incoraggiamenti sull'operato delle madri, che spesso sono sole, e se non lo sono ci si sentono, e sentono di non essere mai abbastanza brave nonostante crescere i figli (da sole o in coppia) sia un'impresa titanica. Se proprio non ce la fate, apprezziamo anche il silenzio.
Mi piacerebbe che nessuna donna fosse portata a pensare che, quando diventa mamma, la sua vita comincia e finisce lì. Tu esisti ancora e non hai firmato nessun contratto per diventare come ci si aspetta che tu sia. E se cercano di convincerti del contrario, beh, mandali tutti a quel paese.
Desidero che la frase "auguri e figli maschi" sia punita con un minimo di venti frustate sulla lingua di chi apre bocca prima di aver resuscitato il neurone solitario.
Desidero non sentire più il termine "pancine" o altre etichette che non servono a nessuna, ma solo a perpetrare questa presunta rivalità fra madri che fa sentire tutte, dalla prima all'ultima, divise, sole e inadeguate perché "troppo", perché "troppo poco".
Per la festa della mamma vorrei che al cospetto di un'altra madre sapessimo abbassare le armi e mostrarci per come siamo: stanche, felici, tristi, depresse, spettinate, impaurite, gioiose, ansiose, vere, e accogliere l'altra con un pat pat sulla spalla che significa "Ti capisco, io ci sono, non è vero che mio figlio camminava a otto mesi e che sapeva le tabelline a tre anni, è che a volte mi prende questa smania di gareggiare. Sì, so che non serve a niente e tutto quello di cui ho voglia è non dover fingere di essere la madre perfetta di figli perfetti. Ci facciamo uno spritz insieme?".
Vogliamoci bene. Dentro, fuori e tutt'intorno. Che se riusciamo a farlo noi per prime, poi il resto del mondo ci verrà dietro, come è sempre stato. Anche se fanno finta che non sia così.
Vi abbraccio."
Mammaturchina