Psicologa Psicoterapeuta Valentina Seghini

Psicologa Psicoterapeuta Valentina Seghini Studio di Psicologia Clinica, Psicodiagnosi, Psicoterapia, Analisi Transazionale, Psicotraumatologia

- Visita psicologica.
- Consulenze e colloqui psicologico-clinici.
- Valutazione psicodiagnostica.
- Psicoterapia, individuale, di coppia e di gruppo.
- Valutazione e riabilitazione neuropsicologica (demenze, disturbi della memoria, agnosie, aprassie, linguaggio).
- Progettazione sociale.
- Psicologia scolastica. Attività clinica:

problematiche della relazione;
problematiche dell'adolescenza;
problematiche dell'età senile;
sostegno alla genitorialità;
problematiche della coppia (separazioni, divorzi, lutti);
disturbi post-traumatici;
disturbi psicosomatici;
depressione;
ansia e attacchi di panico;
problematiche della sessualità;
identità di genere;
dipendenze patologiche (gioco d'azzardo; internet, ecc...);
disturbi alimentari;
disturbi di personalità.

“Ci sono amori che non finiscono: finiscono le storie, non i legami.”Qualche giorno fa in seduta una paziente mi ha dett...
28/11/2025

“Ci sono amori che non finiscono: finiscono le storie, non i legami.”

Qualche giorno fa in seduta una paziente mi ha detto, quasi scusandosi:
“È passato tanto… ma una parte di me lo ama ancora. È normale?”

Ho risposto che sì, è profondamente umano.

In psicologia sappiamo che esistono legami che non si esauriscono con la rottura, perché non erano solo relazioni: erano esperienze formative, pezzi di identità, prime volte emotive, luoghi interni che continuano a vivere anche quando nella realtà tutto è cambiato.

Questi “amori eterni” non sono sempre una patologia, come molti temono.
Sono tracce mnestiche, affettive e corporee che restano nei nostri sistemi di memoria emotiva.
Non chiedono per forza di tornare, nè è fetto che siano stati "sani": a volte chiedono solo di essere riconosciuti, integrati, lasciati andare senza rinnegarli.

In terapia lavoriamo proprio su questo: distinguere il sentimento dal bisogno, capire cosa quell’amore rappresenta oggi, permettere al passato di restare passato, al presente di trovare spazio senza competere con ciò che è stato.

Guarire non significa cancellare,
ma imparare a convivere con ciò che continua a esistere dentro di noi.

✨ Ti è mai capitato di portare con te un amore che, pur finito, continua a vivere in qualche modo?

24/11/2025

"Giovedì 27 a Palermo incontriamo l'autrice Marina Balbo, con il suo libro 'La cura dei ricordi' per scoprire come l’EMDR possa trasformare il dolore del passato in consapevolezza e nuova vita. Un percorso di cura psicologica profondo e toccante per affrontare e liberarsi dai traumi sepolti nella nostra mente."

🌿 Sessualità e calo del desiderio:Il calo del desiderio sessuale è un fenomeno molto più complesso di quanto spesso si c...
22/11/2025

🌿 Sessualità e calo del desiderio:

Il calo del desiderio sessuale è un fenomeno molto più complesso di quanto spesso si creda. Eppure, culturalmente, tende ancora a essere attribuito alla donna: “sei tu che non hai voglia”, “sei tu che sei cambiata”, come se la responsabilità del desiderio fosse un dovere femminile da garantire.

In realtà, il desiderio è un sistema neuro-psico-biologico che coinvolge:

🔹 1. Il cervello del desiderio: l’insula

L’insula, una regione profonda del cervello, svolge un ruolo fondamentale nell’integrazione tra corpo, emozioni e eccitazione. È coinvolta nel modo in cui percepiamo segnali interni come il battito cardiaco, l’eccitazione fisica e la connessione emotiva. Quando siamo stressate, in ansia, ipervigilanti o affaticate, l’insula riduce la sua responsività: il corpo può entrare in modalità sopravvivenza, non in modalità desiderio.

🔹 2. Ormoni e desiderio: un equilibrio delicato

Il desiderio sessuale è influenzato da diversi fattori ormonali:

Testosterone (anche nelle donne) → contribuisce alla spinta del desiderio.

Estrogeni → modulano la lubrificazione, l’eccitazione e la connessione emotiva.

Cortisolo → se troppo alto, inibisce il desiderio.

Prolattina → può aumentare in periodi di stress o dopo la gravidanza e abbassare la libido.

Questi cambiamenti non dipendono dalla volontà: non è possibile “decidere” di avere più desiderio.

🔹 3. Componenti depressive e calo del desiderio

I sintomi depressivi incidono profondamente sulla sessualità.

In particolare, la depressione “disattiva” i circuiti dopaminergici, fondamentali per motivazione, ricerca di piacere e desiderio.

🔹 4. La trappola della colpa femminile

Attribuire il calo del desiderio alla donna significa ignorare: la complessità neurobiologica, la distribuzione dei carichi mentali, la pressione emotiva e relazionale, il contesto psicologico, la qualità del legame.

💚Il desiderio si può recuperare
con terapia, educazione sessuale, regolazione emotiva e — quando serve — valutazione medica.

✨️In terapia si lavora per integrare corpo, mente e relazione, restituendo al desiderio spazio, sicurezza e tempo.

Riflessione scaturita da alcune sedute di questi ultimi giorni con tematica ricorrente del vuoto e dell' ansia per il se...
19/11/2025

Riflessione scaturita da alcune sedute di questi ultimi giorni con tematica ricorrente del vuoto e dell' ansia per il sentire di non avere un "progetto di vita" ancora chiaro... per cui vorrei trasmettere ai giovani adulti che attraversano momenti di fragilità psicologica o identitaria, che si sentono sbagliati perché non hanno tutto chiaro, che il sentirsi confusi, in bilico o in ricerca non è un fallimento.
È parte di un processo di costruzione del sé che oggi è inevitabilmente complesso, fatto di pressioni, cambiamenti rapidi e richieste costanti di coerenza e lucidità.

A volte la sensazione di non distinguere cosa è “vero” da ciò che spaventa, o il sentirsi travolti da pensieri e percezioni intense, è il modo in cui la mente cerca di proteggersi da stress profondi, anche quando non riusciamo a riconoscerli.

C'è una cosa importante che spesso non vi è stata detta: non tutti possono, subito, avere un progetto di vita definito.
Per qualcuno, in certi momenti, è già molto riuscire a respirare, stare, chiedere aiuto, capire cosa si prova davvero.
In questi casi, il primo passo non è “decidere chi essere”, ma mettere insieme i pezzi... incuriosirsi a sé: osservare senza giudizio ciò che emerge, ascoltare le emozioni, notare come il corpo reagisce.

Perché molte difficoltà identitarie nascono proprio dalla distanza tra quello che pensiamo di dover essere e quello che il corpo e il sentire ci stanno dicendo.
L’integrazione passa dal ritrovare un filo tra pensieri, emozioni e sensazioni, e dal permettersi di essere in cammino, senza pretendere di avere già la meta.

A volte la cura, la crescita, la ripartenza iniziano così: non da una grande decisione, ma da un piccolo gesto di curiosità verso la propria storia.

A volte gli altri ci attribuiscono emozioni, intenzioni o caratteristiche che non ci appartengono.Ci accusano di essere ...
29/10/2025

A volte gli altri ci attribuiscono emozioni, intenzioni o caratteristiche che non ci appartengono.
Ci accusano di essere “freddi”, “egoisti”, “troppo sensibili” o “sbagliati” — e può capitare che una parte di noi vacilli, inizi a crederci.

In Analisi Transazionale, diremmo che in quel momento si attiva una parte interna, spesso il Bambino Adattato, che tende a credere all’altro pur di mantenere il legame o evitare il rifiuto.
È così che la proiezione dell’altro trova terreno fertile: una zona di vulnerabilità già esistente dentro di noi.

Imparare a distinguere tra ciò che ci appartiene e ciò che è dell’altro è un lavoro di consapevolezza profonda.
Richiede la capacità di ascoltare le proprie emozioni, ma anche di osservarle senza fonderci con esse.

I confini non servono a separare, ma a proteggere l’integrità del Sé.
A ricordarci che possiamo restare empatici senza diventare il contenitore del mondo emotivo altrui.

Il confine psicologico serve proprio a questo:
a riconoscere ciò che ci appartiene e restituire ciò che è dell’altro, senza chiuderci né confonderci.

Quando manteniamo un confine chiaro, possiamo restare in relazione senza farci invadere.
Possiamo accogliere ciò che l’altro comunica, ma anche scegliere di non prenderlo come verità assoluta.

Il percorso terapeutico aiuta a rafforzare questo senso di sé adulto — il Genitore Affettivo e l’Adulto Integrato — capace di osservare le proiezioni e dire, con calma:
“Questo non è mio.”

✨️L’uso del sogno in una prospettiva di Analisi Transazionale (AT) può essere molto produttivo, soprattutto se integrato...
28/10/2025

✨️L’uso del sogno in una prospettiva di Analisi Transazionale (AT) può essere molto produttivo, soprattutto se integrato in un percorso terapeutico volto a modificare il “copione di vita” (life-scirpt) del cliente.

🔷️Nei sogni, secondo alcuni autori AT, possono emergere tracce dello script, delle decisioni iniziali, delle paure infantili, dei copioni difensivi. Ad esempio: si parla di “script-dreams” (sogni dello script), cioè sogni ricorrenti che contengono paure primarie e scelte difensive fatte dallo stato dell’Io Bambino. Il terapeuta insieme al cliente esplora: chi agisce, chi è spettatore, quale Stato dell'Io sembra dominare, quali emozioni emergono, quali decisioni implicite si trovano nel sogno.

🔷️In AT si può usare il sogno per amplificare l’esperienza: “Se tu fossi uno dei personaggi del sogno, quale stato dell’Io staresti rappresentando? E quale messaggio l’altro personaggio o la situazione ti sta dando?”
Una volta che il sogno è esplorato, può essere usato come laboratorio simbolico: il cliente può “rientrare” nel sogno (in immaginazione) e modificare l’esito, agire diversamente, sperimentare un nuovo copione.

🔷️In seguito, in sedute successive, si può verificare se emergono nuovi sogni, o se i sogni cambiano insieme al processo della terapia. Si lavora affinché il sogno non resti solo “fenomeno”, ma entri nel contratto terapeutico come segnale di che cosa il paziente“vuole cambiare”.

👉Il sogno è un simbolo personale: le associazioni che il cliente ha con i sogni sono centrali (in stile più junghiano ma integrato nell’AT).Il lavoro sui sogni in AT non sostituisce il lavoro sul copione nella vita reale: il sogno è uno strumento, ma la trasformazione avviene anche (e soprattutto) attraverso azioni concrete, scelte e cambiamenti di comportamento.

🔎Il terapeuta deve rimanere attento a contesti traumatici, dissociativi, in cui i sogni (o gli incubi) possono richiedere modalità specifiche di trattamento. La recente letteratura AT include questo riconoscimento.

📍Valentina Seghini - Psicoterapeuta

🫀 Prenditi un momento per ascoltarti.Non è solo una frase fatta: è un invito difficile! Ascoltarsi significa fermarsi e ...
27/10/2025

🫀 Prenditi un momento per ascoltarti.
Non è solo una frase fatta: è un invito difficile! Ascoltarsi significa fermarsi e accogliere ciò che emerge, anche quando non ci piace.

Nel mio lavoro incontro spesso persone che hanno imparato a “tenere duro”, a non sentire troppo, a non fermarsi mai.
Ma il corpo e la mente si parlano continuamente — e il corpo, quasi sempre, (come ormai sanno i miei pazienti 😊) sa prima della mente.
Sa attraverso una tensione, un nodo allo stomaco, un battito accelerato.

🧠 Le neuroscienze oggi confermano quello che la clinica ha sempre intuito:
le aree cerebrali che elaborano le emozioni e le sensazioni corporee (come l’amigdala, l’insula e il sistema limbico) si attivano prima delle aree cognitive della corteccia prefrontale.
In altre parole, il corpo registra prima che la mente capisca.

Quando impariamo ad ascoltare quei segnali, non siamo solo "sensibili", stiamo leggendo il linguaggio più autentico del nostro sistema nervoso.
A volte serve silenzio.
Altre volte serve qualcuno che accompagni in quell’ascolto, con rispetto e presenza.

🌿 Ascoltarsi è cura. È integrazione tra ciò che sentiamo e ciò che comprendiamo. In questo senso, la mente merita attenzione quanto i segnali del corpo e...viceversa!

— Valentina Seghini, Psicoterapeuta
📍



📍Oscillare è umano⌚️Ogni anno, quando cambiamo l’ora, molti di noi avvertono qualcosa di strano:un po’ più di stanchezza...
26/10/2025

📍Oscillare è umano

⌚️Ogni anno, quando cambiamo l’ora, molti di noi avvertono qualcosa di strano:
un po’ più di stanchezza, irritabilità, o quella sensazione indefinita di “fuori ritmo”.

Dormiamo male, siamo più irritabili, più malinconici o distratti.
E qualcuno dice: “È solo un’ora, non può fare tanta differenza.”
E invece sì, può eccome.

Non è pigrizia. Non è instabilità.
È che siamo sistemi delicati, sintonizzati su ritmi precisi: luce, buio, abitudini, relazioni, temperatura emotiva.
Quando uno di questi cambia, anche il nostro “campo interno” si muove.

Perché il nostro umore non vive in un vuoto individuale: è parte di un campo relazionale e corporeo che risponde a tutto ciò che lo circonda.
Ogni spostamento, anche minimo, mette in moto una danza interna fatta di adattamenti, micro-sbalzi, nuove sintonie da trovare.

Ci sono giorni in cui ci sentiamo pieni di energia, aperti, curiosi.
E altri in cui tutto sembra più pesante, come se il mondo avesse perso colore.

Molti chiamano questo “sbalzo d’umore”.
Io preferisco chiamarlo oscillazione.

Oscillare non significa essere instabili.
Significa essere vivi.

È il movimento naturale della psiche che cerca un equilibrio, come un pendolo che torna sempre verso il centro dopo aver esplorato i suoi estremi.

Nella prospettiva del campo, ciò che proviamo non nasce mai nel vuoto: è l’effetto di una relazione viva tra ciò che accade dentro di noi e ciò che accade fuori.
Ogni oscillazione racconta qualcosa del nostro campo affettivo: una tensione, un bisogno, anche una trasformazione in corso.

🌿 A volte l’oscillare è una forma di dialogo:
il bisogno di silenzio dopo un eccesso di stimoli.

Non è un difetto del carattere, ma un linguaggio del corpo e della mente.

E forse, più che cambiare l’ora, dovremmo imparare a darci il tempo⏳️💚

📍Quando da piccoli impariamo che l’amore arriva solo se siamo “bravi”, “forti”, “perfetti” o “utili”, interiorizziamo un...
22/10/2025

📍Quando da piccoli impariamo che l’amore arriva solo se siamo “bravi”, “forti”, “perfetti” o “utili”, interiorizziamo un messaggio profondo: così come sono non basta.
Da lì nasce la ferita narcisistica — una frattura sottile tra il sé autentico e il sé adattato, tra il bisogno di essere visti e la paura di mostrarsi davvero.

Alla base di questa ferita c’è spesso la vergogna, un’emozione silenziosa e corrosiva che nasce quando il bambino sente di non poter essere amato nella propria verità. La vergogna non riguarda qualcosa che ha fatto, ma ciò che è.
Per proteggersi, costruisce un’immagine ideale di sé: forte, brillante, ineccepibile.
È così che si struttura la vulnerabilità narcisistica — la continua tensione tra il desiderio di essere ammirati e la paura di essere scoperti “difettosi”.

Il genitore della persona con ferita narcisistica è spesso ambivalente: può essere svalutante o iper-esigente, oppure seduttivo e invischiante.
In entrambi i casi, lo sguardo del genitore non incontra davvero il bambino, ma lo usa per confermare la propria immagine o per colmare un vuoto.
Il bambino, allora, impara a essere ciò che serve per non perdere l’amore, rinunciando lentamente alla spontaneità e al contatto emotivo autentico.

Nella vita adulta, questa ferita può manifestarsi come bisogno di controllo, paura del rifiuto, ricerca di perfezione o difficoltà a tollerare la vulnerabilità.

Nel percorso terapeutico, questi pazienti possono vivere la relazione con il terapeuta come potenzialmente minacciosa: il contatto emotivo, la dipendenza sana, il riconoscimento dei propri limiti riattivano la stessa vergogna antica.
Per questo, spesso fuggono dalla terapia proprio nel momento in cui il legame comincia a diventare più autentico.
Altre volte mettono in atto tentativi di controllo o manipolazione, cercando inconsapevolmente di gestire la relazione terapeutica per non sentirsi vulnerabili o rifiutati.
Non è un atto di malafede, ma un modo appreso di sopravvivere a un amore condizionato.

🌱La guarigione non passa dal diventare “migliori”, ma dal poter essere visti — e restare — anche quando emergono fragilità, rabbia o vergogna.

Indirizzo

Via Imperatore Federico II, 44
Bagheria
90011

Orario di apertura

Lunedì 15:00 - 20:00
Martedì 15:00 - 20:00
Mercoledì 15:00 - 20:00
Giovedì 15:00 - 20:00
Venerdì 15:00 - 20:00
Sabato 15:00 - 20:00

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