30/10/2021
I ricercatori studiano i soggetti resistenti a SARS-CoV-2, cosa sappiamo sulla variante AY.4.2, cronologia della prima ondata, nuova commissione dell’OMS sull’origine della pandemia, casi Covid-19 in aumento
Un database genetico per studiare cosa rende alcune persone resistenti a SARS-CoV-2, quali sono i tre principali obiettivi?
Presso l’Università di Utrecht è stata istituita una banca dati che raccoglie le sequenze genetiche degli individui che pur stando a contatto con soggetti infetti non solo non si ammalano, ma non vengono neanche contagiati da SARS-CoV-2. Un progetto promosso dal consorzio internazionale Covidhge, coordinato dalla Rockefeller University, che punta a scoprire le basi genetiche e immunologiche umane delle varie forme cliniche di infezione da SARS-CoV-2.
Tra i paesi partecipanti allo studio c’è anche l’Italia, rappresentata dal laboratorio di Genetica Medica dell'Università di Roma Tor Vergata diretto dal dottor Giuseppe Novelli, dove sono stati prelevati i campioni di DNA a 142 individuati, selezionati su 500 volontari, poi sequenziati e ora allo studio degli esperti con la speranza di ottenere informazioni utili anche per la cura del Covid-19.
La nuova variante di SARS-CoV-2 preoccupa gli studiosi: cosa dobbiamo aspettarci dalla variante AY.4.2 o Delta plus
Una nuova variante preoccupa gli scienziati, l’hanno chiamata AY.4.2 o Delta plus. Identificata per la prima volta dai britannici, anche grazie al loro massiccio programma di sequenziamento, ma già presente in almeno dieci paesi Europei, tra cui l’Italia che ha individuato ad oggi almeno 73 casi.
Le due mutazioni principali di questa nuova versione di SARS-CoV-2 riguardano entrambe la proteina Spike che il virus utilizza per entrare nelle cellule umane: A222V, già presente anche nella ormai dominante variante Delta e Y145H, con un rischio di incremento dell’aggressività virale tra il 10 e il 15%, secondo il ricercatore britannico Jeffrey Barrett del Wellcome Sanger Institute di Cambridge e del collega Francois Balloux dell'University College di Londra.
Come previsto con l'arrivo dell’autunno i casi Covid-19 sono in aumento anche in Italia
Con l’arrivo della stagione invernale i casi Covid-19 sono di nuovo in aumento: l’incidenza sarebbe in crescita in 18 regioni, ma sono tutti gli indici di epidemia ad essere in crescita, sull’intero territorio italiano: dalla percentuale dei positivi con test molecolari all'incidenza dei positivi totali con test molecolari e antigenici rapidi, fino agli ingressi giornalieri in terapia intensiva.
Da uno studio più approfondito dei dati europei, il matematico Giovanni Sebastiani, dell'Istituto per le Applicazioni del Calcolo “M. Picone", del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), ha, poi, formulato un’ipotesi interessante: "seppure l'analisi dei dati riveli che non ci sono evidenze di una relazione lineare decrescente, probabilmente per l'influenza di altri fattori, sembra che la soglia del 65% della copertura vaccinale giochi un ruolo rilevante sull'incidenza di positivi e di decessi”.
A cura di Sara Rigon