Dott.ssa Mariaelisa Giambò- Psicologa

Dott.ssa Mariaelisa Giambò- Psicologa Psicologa
Psicoterapeuta sistemico relazionale

08/06/2025

Amare un genitore che non sa amare.

Lo amavi perché è tua madre (o tuo padre): non avevi scelta.

L'amore per un genitore non si decide, si vive, è biologico, istintivo, inevitabile.

Anche quando loro non sanno ricambiarlo, anche quando il loro amore era vuoto, ma tu eri un bambino e i bambini amano i loro genitori, sempre, anche quando sono mostri.

Anche quando i loro genitori non sanno amare.

Da bambino non puoi permetterti di non amarli: dipendi da loro per sopravvivere.
Il tuo cervello deve convincersi che quell'amore freddo sia normale, che quelle briciole siano un banchetto.

Non hai alternative.

O li ami o muori dentro.

E così scegli di amarli ogni singolo giorno.

Il paradosso più crudele: più loro sono incapaci di amarti, più tu ti sforzi di meritare il loro amore.

Diventi perfetto/a, invisibile, silenzioso/a.

Se solo fossi più bravo/a (pensi) forse mi amerebbero!

Ma non puoi insegnare l'amore a chi non ha mai imparato cosa significhi.

E così cresci diviso in due: una parte di te (il Bambino/a che sei stato) ama disperatamente; l'altra parte sa la verità... che il loro amore è come una stanza vuota.

Ma, ammettere che loro non ti amino davvero, significa ammettere di essere solo/o al mondo.

E' troppo. Troppo.

Così da adulto impari a vivere nel paradosso: ad amare chi ti ferisce, a cercare calore nel ghiaccio, a vedere amore dove c'è solo dovere, o peggio, indifferenza. Impari che amare significa soffrire in silenzio; che essere amati è un lusso che non ti puoi permettere.

Ma il tuo corpo ricorda: quando qualcuno ti tratta con freddezza ti senti a casa, quando qualcuno è emotivamente assente, lo riconosci come amore.

E' il paradosso che ti porti dentro: cerchi negli altri lo stesso vuoto che ti ha cresciuto/a, perché è l'unico amore che il tuo sistema conosce.

C'è una responsabilità dolorosa da riconoscere: scegli chi conferma la tua storia; i partner emotivamente assenti non capitano per caso, li riconosci, li selezioni, li tieni perché l'intimità vera terrorizza chi non l'ha mai conosciuta.

Meglio il vuoto familiare che il pieno sconosciuto.

Riconosci l'amore disfunzionale come un segugio, lo fiuti nell'aria, lo vedi in come non ti guardano, in come ti sfamano a briciole, non per masochismo, ma perché il tuo sistema sa navigare il rifiuto, non la presenza: è una competenza traumatica.

Psicoterapeuta 💙
12/05/2025

Psicoterapeuta 💙

Vorrei che tu fossi una donna. Vorrei che tu provassi un giorno ciò che provo io: non sono affatto d’accordo con la mia ...
08/03/2025

Vorrei che tu fossi una donna. Vorrei che tu provassi un giorno ciò che provo io: non sono affatto d’accordo con la mia mamma la quale pensa che nascere donna sia una disgrazia. La mia mamma, quando è molto infelice, sospira: «Ah, se fossi nata uomo!».

Lo so: il nostro è un mondo fabbricato dagli uomini per gli uomini, la loro dittatura è così antica che si estende perfino al linguaggio. Si dice uomo per dire uomo e donna, si dice bambino per dire bambino e bambina, si dice figlio per dire figlio e figlia, si dice omicidio per indicar l’assassinio di un uomo e di una donna. Nelle leggende che i maschi hanno inventato per spiegare la vita, la prima creatura non è una donna: è un uomo chiamato Adamo. Eva arriva dopo, per divertirlo e combinare guai. Eppure, o proprio per questo, essere donna è così affascinante.

È un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non annoia mai. Avrai tante cose da intraprendere se nascerai donna. Per incominciare, avrai da batterti per sostenere che se Dio esistesse potrebbe anche essere una vecchia coi capelli bianchi o una bella ragazza. Poi avrai da batterti per spiegare che il peccato non nacque il giorno in cui Eva colse una mela: quel giorno nacque una splendida virtù chiamata disubbidienza.Infine avrai da batterti per dimostrare che dentro il tuo corpo liscio e rotondo c’è un’intelligenza che urla d’essere ascoltata. Essere mamma non è un mestiere. Non è nemmeno un dovere. È solo un diritto fra tanti diritti. Faticherai tanto ad urlarlo. E spesso, quasi sempre, perderai. Ma non dovrai scoraggiarti. Battersi è molto più bello che vincere, viaggiare è molto più divertente che arrivare: quando sei arrivato o hai vinto, avverti un gran vuoto. E per superare quel vuoto devi metterti in viaggio di nuovo, crearti nuovi scopi. Sì, spero che tu sia una donna: non badare se ti chiamo bambino. E spero che tu non dica mai ciò che dice mia madre. Io non l’ho mai detto. Oriana Fallaci.

Non solo oggi, SEMPRE!

Cosa vuol dire essere madre?L’atto materno non coincide col generare biologicamente un figlio, ma troviamo atti materni ...
20/02/2025

Cosa vuol dire essere madre?

L’atto materno non coincide col generare biologicamente un figlio, ma troviamo atti materni diffusi nella nostra esperienza. L’atto materno si realizza simbolicamente, secondo Recalcati, in una parola (che ha grande valore anche nel testo biblico, l’imperativo con cui Abramo risponde alla chiamata di Dio) che è la parola “eccomi”. «Madre è colei che risponde al grido dell’inerme e che si prende cura dell’inerme, della sua fame, dei suoi bisogni, del suo dolore, della sua angoscia, della sua fragilità. Madre c’è ogni volta in cui noi rispondiamo al grido di qualcuno che è fragile, vulnerabile, che si sente perso nella notte». In questo senso, la risposta materna ha la natura elementare e fondamentale del “soccorso”. Nel buio della notte, la parola della madre è per il bambino la luce. L’eccomi della madre è per il figlio luce della parola.
La cura materna ha la particolarità però di non essere mai anonima, è sempre indirizzata al nome proprio del figlio, di ciascun figlio – questo è molto importante nel nostro tempo che ragiona su cifre, algoritmi, su quantità anonime. La cura materna non è numerologica, ma tiene sempre conto del nome proprio del figlio, è una cura che rende il figlio insostituibile.
La versione positiva della madre non è quella cannibalica, che vuole trattenere presso di sé il figlio fino a soffocarlo. La madre insegna al figlio a non avere bisogno di lei, ma a fare a meno di lei. Mi viene in mente ancora una volta la vicenda di re Salomone e delle due madri che hanno avuto lo stesso figlio e chiedono di essere riconosciute come madri di un medesimo bambino: quando Salomone propone di tagliare in due il bambino, la reazione delle due madri rivela la verità in quanto una delle due rifiuta la proposta di Salomone e dice «che resti vivo, anche se lo perdo», l’altra accetta la morte del bambino piuttosto che perdere la propria parte. La maternità è in definitiva un’esperienza di svuotamento, cioè di perdita».

C’è lutto se c’è stato attaccamento, c’è dolore per il distacco se c’è stata gioia della relazione.
15/04/2024

C’è lutto se c’è stato attaccamento, c’è dolore per il distacco se c’è stata gioia della relazione.

13/04/2024

Narra la leggenda che ogni bambino nasce con un vuoto nel cuore. Saranno i genitori a colmarlo, tessendo il “filo dell’a...
08/03/2024

Narra la leggenda che ogni bambino nasce con un vuoto nel cuore. Saranno i genitori a colmarlo, tessendo il “filo dell’amore”, attraverso cui lo nutriranno con gli alimenti giusti per farlo crescere sani e resiliente. I cibi affettivi più nutrienti stimoleranno la sua naturale capacità di amarsi e di amare, rafforzando il filo. Invece, una dieta squilibrata o addirittura tossica darà vita a legami fragili e bloccherà lo sviluppo del cuore. Le emozioni che ci hanno forgiato da piccoli possono generare disagi che si ripercuotono sui nostri rapporti affettivi.

20/01/2024

Indirizzo

Via Saia Fondaconuovo N 2
Barcellona-Pozzo Di Gotto

Sito Web

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Dott.ssa Mariaelisa Giambò- Psicologa pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Contatta Lo Studio

Invia un messaggio a Dott.ssa Mariaelisa Giambò- Psicologa:

Condividi