31/03/2024
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Antonio Canova (1757-1822) ricevette il 1° maggio 1795 dal principe Onorato Gaetani dell’Aquila d’Aragona, duca di Miranda e Maggiordomo del re di Napoli, la commissione di un’opera nel “genere forte”. Il modello in gesso realizzato per il Gaetani rimase a lungo nello studio dello scultore. Nel frattempo, gli eventi politici mutarono: la burrasca Rivoluzionaria prima e la conquista francese poi costrinsero il Committente a seguire le sorti della corte reale di Napoli, e la commissione non ebbe più seguito, sebbene Canova avesse già eseguito il bozzetto in creta (visibile nel Ritratto di Canova eseguito da Angelika Kauffmann tra il 1795 - 96, conservato in collezione privata) e il modello in gesso grande al vero (oggi alla Gipsoteca di Possagno). Solo nel 1801 l’impegno di acquisto fu dato da parte del ricco banchiere Giovanni Torlonia per 18000 duca. Tuttavia, fu solo quasi dieci anni dopo, e quindi verso 1813/1815, che il gruppo finalmente completato, fu collocato nel Palazzo Torlonia a piazza Venezia, in uno spazio appositamente progettato e decorato. Il gruppo scultoreo in marmo bianco è attualmente conservato alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. (Altezza: 350 cm , Larghezza: 215 cm)
L’opera si colloca nell’ambito delle figure “di più forte carattere”, come le definì Canova in una lettera all’amico francese Quatremère de Quincy, in cui è centrale lo svolgimento di un’azione vigorosa e violenta. Proprio in questo campo, secondo il critico tedesco Carl Ludwig Fernow (1763-1808), Canova non eccelleva. A questa critica, lo scultore rispose con la traduzione in marmo del soggetto tratto dei testi di Sofocle (nelle Trachinie), da Seneca (nell’Ercole sul monte Oeta) e da Ovidio (nelle Metamorfosi):
Ercole, divenuto pazzo per aver indossato la tunica avvelenata col sangue del centauro Nesso, inviatagli per vendetta dalla gelosa moglie Deianira perché la stava tradendo, tramite l’ignaro Lica. Ercole afferra quest’ultimo per un piede e, dopo averlo fatto roteare sopra la sua testa, lo scaglia nel mar Egeo, dove il corpo del giovane sventurato viene tramutato nell’arcipelago delle isole Licadi.
L’opera è dunque una forte risposta ai critici, i quali, lo dicevano inadatto ad esprimere soggetti tragici e gli rimproveravano la mollezza e l’indecisione delle linee."
Canova sceglie di mo***re su perni il gruppo scultoreo per poterlo ruotare ed esaltare i molti diversi punti di vista.
(Foto BN)