05/08/2025
Condividiamo questo articolo molto "formativo ' che chiarisce alcuni punti su cui spesso ci si arena anche tra genitori. ' nella stessa barca"
Livello 1, Livello 2, Livello 3.
SONO INIZIATE LE AUTISMOLIMPIADI
Chi vince? Nessuno.
Ma intanto, anziché viaggiare uniti nella stessa direzione, ci allontaniamo.
C’è chi ha un figlio verbale, autonomo, con due lauree, ma che magari non riesce a socializzare o ad allacciarsi le scarpe.
E chi ha un figlio non verbale, autolesionista, che non dorme mai o non sta mai fermo.
C’è chi combatte con i bulli a scuola, chi con le autonomie a 50 anni. Chi col PEI, chi con le mutande. Chi con l’inclusione scolastica, chi con l’esclusione dalla vita. Solo per citare le più comuni e banali tra le infinite caratteristiche e singolarità che vengono classificate tutte con il termine “autismo”.
Ma il problema non è la diversità delle situazioni.
Il problema è quando ci guardiamo tra genitori come se ci dovessimo classificare. Come fosse una competizione.
Tipo:
“Tu sei Livello 1, che vuoi capirne tu?”
“Eh, ma almeno tuo figlio ti abbraccia…”
“Il tuo parla? Beata te!”
“La tua legge e scrive? Sei fortunata, dai.”
Ma siamo tutti sullo stesso barcone alla deriva
Cambiano i bisogni. Cambiano gli strumenti. Cambiano le fatiche. Cambiano gli obiettivi. Ma le difficoltà ci sono per tutti.
E non è una gara a chi sta peggio.
Per altro, non si vince nessuna medaglia al valore se pensi di essere quello che si sacrifica di più nella maniera più epica ed eroica possibile: quella dell’assoluta abnegazione.
Dovremmo ricordarci sempre che stiamo tutte e tutti cercando di costruire un mondo in cui possiamo stare meglio, e non cedere alla tentazione di aderire alle solite tifoserie da stadio, molto in voga soprattutto sui social.
Che poi, tra l’altro, la persona autistica che “se la cava” spesso viene trascurata “perché tanto ce la fa da sola”.
Quella che “non ce la fa” viene vista come “un caso-umano-peso-inutile” e trattata come tale.
Quindi, alla fine, il risultato non è sempre la stessa intollerabile frustrazione?
Care famiglie, care associazioni, cari attivisti, cari esperti, cari “livelli”…
Stringiamo alleanze perché serve ascoltarci tutte e tutti. Ognuno con la propria storia, la propria esperienza, il proprio modo di raccontarla (purché sempre rispettoso della sensibilità altrui).
Evitiamo la gara a chi ha il dolore più autentico, la soluzione più efficace, la voce più in capitolo.
L’autismo, in tutte le sue forme, non prevede un podio per chi “arriva prima” alla consapevolezza, all’accettazione, alla conoscenza, alla sensibilizzazione, all’informazione corretta.
Merita unione, risorse, lavoro, gentilezza, pazienza e presenza.
Perché solo insieme possiamo cambiare il mondo.