
17/01/2022
“Sa dottoressa, è da quando avevo 14 anni che dentro di me vivono delle entità. Entità buone, che mi aiutano e mi guidano nella vita. Sono loro che decidono dove devo andare e che cosa devo fare. A volte mi aiutano a riconoscere le persone cattive, le persone che mi vogliono fare del male, le persone che ce l’hanno con me, altre volte mi aiutano a calmarmi e a controllare la rabbia. Sono sicuro che esistono al 100%, non ho dubbi su questo.”
Avere a che fare con la malattia mentale non è mai facile, specialmente se si tratta di particolari condizioni, molto gravi, che stravolgono la vita dei pazienti e delle loro famiglie. Parlare con una persona delirante, per chi, come me, si è formato e lavora a stretto contatto con pazienti molto gravi, provoca una profonda ambivalenza.
Si rimane affascinati dalla portata dei deliri, dalla sicurezza con cui si crede a ciò che la mente crede, anche se palesemente impossibile, si rimane affascinati dalla portata creativa del delirio, dalla cura e specificità con cui la psiche crea delle storie che intrappolano le persone. Al contempo, si prova una profonda tristezza e sofferenza nel vedere come la vita familiare, relazionale, personale viene messa in crisi da un avvenimento di tale portata. Da qualcosa che travolge qualsiasi cosa, perché tutta la vita poi, in quel momento, viene vissuta in funzione di quello specifico delirio.
Entrare nel delirio, conoscere la persona oltre di esso, comprendere quali sono le paure e le motivazioni alla base, empatizzare con ciò che il delirio maschera è il vero lavoro, è la vera scommessa. Se c’è una cosa che ho imparato, è che nulla è casuale, neppure quando niente ha senso.