Dr.ssa Ivana Tarricone-Psicoterapeuta cognitivo comportamentale

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Dr.ssa Ivana Tarricone-Psicoterapeuta cognitivo comportamentale Psicologa - Psicoterapeuta cognitivo comportamentale.

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21/08/2025

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𝐈𝐥 𝐦𝐞𝐭𝐢𝐥𝐟𝐞𝐧𝐢𝐝𝐚𝐭𝐨 𝐧𝐞𝐥 𝐭𝐫𝐚𝐭𝐭𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐝𝐢𝐬𝐭𝐮𝐫𝐛𝐨 𝐝𝐚 𝐝𝐞𝐟𝐢𝐜𝐢𝐭 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐚𝐭𝐭𝐞𝐧𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐢𝐩𝐞𝐫𝐚𝐭𝐭𝐢𝐯𝐢𝐭𝐚̀ (𝐀𝐃𝐇𝐃) 𝐧𝐞𝐥𝐥’𝐚𝐝𝐮𝐥𝐭𝐨: 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐥𝐚 𝐜𝐡𝐢𝐦𝐢𝐜𝐚 𝐫𝐢𝐚𝐜𝐜𝐞𝐧𝐝𝐞 𝐢𝐥 𝐜𝐞𝐫𝐯𝐞𝐥𝐥𝐨.

⚠️ 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒐 𝒑𝒐𝒔𝒕 𝒆̀ 𝒔𝒐𝒍𝒐 𝒅𝒊𝒗𝒖𝒍𝒈𝒂𝒕𝒊𝒗𝒐 𝒆 𝒏𝒐𝒏 𝒔𝒐𝒔𝒕𝒊𝒕𝒖𝒊𝒔𝒄𝒆 𝒂𝒔𝒔𝒐𝒍𝒖𝒕𝒂𝒎𝒆𝒏𝒕𝒆 𝒆 𝒊𝒏 𝒏𝒆𝒔𝒔𝒖𝒏 𝒎𝒐𝒅𝒐 𝒖𝒏𝒂 𝒗𝒊𝒔𝒊𝒕𝒂 𝒆 𝒖𝒏𝒂 𝒑𝒓𝒆𝒔𝒄𝒓𝒊𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒎𝒆𝒅𝒊𝒄𝒂: 𝒊𝒍 𝒇𝒂𝒊 𝒅𝒂 𝒕𝒆 𝒆̀ 𝒑𝒆𝒓𝒊𝒄𝒐𝒍𝒐𝒔𝒊𝒔𝒔𝒊𝒎𝒐 𝒆 𝒍𝒐 𝒔𝒄𝒐𝒏𝒔𝒊𝒈𝒍𝒊𝒐 𝒅𝒆𝒍 𝒕𝒖𝒕𝒕𝒐 ⚠️

Per molti adulti affetti da , la vita è come cercare di guardare un film con l’audio sfasato: le immagini ci sono, ma il senso sfugge. I pensieri si accavallano, le priorità si confondono, e anche le attività più semplici possono sembrare montagne da scalare. Ecco dove il metilfenidato, un farmaco spesso associato all’uso nell’ADHD nei bambini, diventa una rivoluzione silenziosa anche per gli adulti. Non è una "pillola dell’intelligenza" né una scorciatoia magica, ma per molti è come ritrovare gli occhiali dopo anni di vista annebbiata: improvvisamente, tutto torna a fuoco.
Il agisce sui livelli di dopamina e noradrenalina nel cervello, due neurotrasmettitori cruciali per l’attenzione e il controllo degli impulsi.
Per capirne l’effetto, immaginate di essere in macchina con il serbatoio quasi vuoto e il motore che singhiozza: assumere il farmaco per una persona affetta da ADHD è come fare rifornimento con carburante premium. Il cervello, invece di procedere a scatti, trova un ritmo regolare. Chi lo assume spesso descrive un senso di "tranquillità lucida": non è sedazione, ma la fine del rumore di fondo mentale, come spegnere venti schede aperte nel browser della mente.
Uno degli effetti più sorprendenti è il miglioramento della funzione esecutiva, ovvero quell’insieme di abilità che ci permettono di pianificare, organizzare e portare a termine i compiti. Senza di essa, la vita quotidiana può assomigliare a un puzzle con i pezzi sparsi sul tavolo. Con il metilfenidato, molti pazienti riferiscono di riuscire finalmente a “vedere” il quadro completo: iniziano progetti che rimandavano da anni, tengono sotto controllo le scadenze, e persino gestire un conto corrente smette di essere un’impresa da Nobel. Non è un caso che alcuni studi mostrino miglioramenti significativi nelle performance lavorative, con riduzioni degli errori e aumento della produttività paragonabili a "passare da una connessione intenet via telefono alla fibra ottica!".
Ma l’impatto più profondo riguarda spesso la sfera emotiva. L’ADHD nell’adulto è accompagnato da un carico pesante: frustrazione, senso di inadeguatezza, relazioni complicate da impulsività o distrazione. Il metilfenidato, in molti casi, non cambia solo cosa si fa, ma “come” lo si fa. Un paziente lo ha descritto così: "Prima, ogni conversazione era come cercare di afferrare foglie al vento. Ora riesco ad ascoltare davvero, senza dovermi sforzare". Questo miglioramento dell’autoregolazione può avere effetti a catena: meno conflitti in famiglia, più stabilità emotiva, meno uso di sostanze come automedicazione e una ritrovata fiducia in se stessi.
Certo, non è una bacchetta magica. Come ogni farmaco, richiede un dosaggio accurato e un monitoraggio attento, e non tutti rispondono allo stesso modo. Ma quando funziona, i risultati possono essere straordinari. C’è chi parla di aver ritrovato "il piacere di leggere un libro senza rileggere dieci volte la stessa riga", chi scopre di poter seguire un film senza controllare di continuo il telefono, chi finalmente riesce a godersi una cena senza sentirsi irrequieto. Per noi clinici la vera meraviglia è la riscoperta della plasticità del cervello: il metilfenidato non crea nuove capacità, ma “libera” potenziale già esistente, come togliere un tappo a una sorgente.
Ecco perché questo farmaco, spesso frainteso o ridotto alla falsa concezione di "dopante per studenti" (vi ricordate il film The Adderall Diaries?) merita uno sguardo più profondo. Per molte persone affette da ADHD, è la differenza tra navigare a vista e avere una bussola, tra sopravvivere e vivere davvero. E, in un mondo che incorona la produttività, ma ignora chi fatica a stare al passo, rappresenta una possibilità concreta di riconquistare il proprio tempo, le proprie passioni e persino la propria identità.
La scienza lo conferma: a volte, un piccolo aiuto biochimico può accendere la scintilla che trasforma il caos in armonia.

Voci bibliografiche.
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Jaeschke RR, Sujkowska E, Sowa-Kućma M. Methylphenidate for attention-deficit/hyperactivity disorder in adults: a narrative review. Psychopharmacology (Berl). 2021;238(10):2667-2691.
Olagunju AE, Ghoddusi F. Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder in Adults. Am Fam Physician. 2024;110(2):157-166.
Wakelin C, Willemse M, Munnik E. A review of recent treatments for adults living with attention-deficit/hyperactivity disorder. S Afr J Psychiatr. 2023;29:2152.
Surman CBH, Walsh DM. Do Treatments for Adult ADHD Improve Emotional Behavior? A Systematic Review and Analysis. J Atten Disord. 2022;26(14):1822-1832.

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09/07/2025

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18/03/2025

Disegno della Famiglia ideale...

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Papà : Si, mo te lo do
😁♥️

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05/03/2025

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25/01/2025

Io: che fai se per strada trovi una busta da lettera chiusa, con il francobollo non timbrato e l'indirizzo?

Dopo qualche istante di riflessione...

Lei: la apro e la leggo! 😄

13/12/2024

C:Ho un amico turchese...
I:Come turchese?
C:Si, lui vive in Turchia!

Cristiano 🌟❣️

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26/11/2024

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14/11/2024

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Una psicologa sopravvissuta ai lager ci insegna a superare i traumi attraverso la resilienza. Edith Eger aveva sedici an...
29/08/2024

Una psicologa sopravvissuta ai lager ci insegna a superare i traumi attraverso la resilienza. Edith Eger aveva sedici anni quando i nazisti fecero irruzione nella città ungherese dove viveva. Insieme alla sua famiglia fu condotta in un campo di internamento e quindi ad Auschwitz. I genitori vennero inviati subito alla camera a gas su ordine di Joseph Mengele che, poche ore dopo, chiese a Edith di danzare per lui sulle note del valzerSul bel Danubio blu, ricompensandola con un pezzo di pane che lei divise con le compagne di prigionia. Edith sopravvisse con la sorella ad Auschwitz, venne trasferita durante le marce della morte a Gunskirchen, un sottocampo di Mauthausen, e fu salvata da un soldato americano che la trovò, ancora viva, sopra un mucchio di cadaveri. Trasferitasi negli Stati Uniti dopo la guerra, ha studiato psicologia e, unendo le sue competenze professionali alla sua personale esperienza, si è specializzata nella cura di pazienti affetti da disturbi da stress post-traumatico. Reduci di guerra dall'Afghanistan, donne che avevano subito violenza, persone che soffrivano per un proprio personalissimo trauma, hanno imparato da lei che «il peggior campo di concentramento è la propria mente» e che libertà e guarigione iniziano quando impariamo ad affrontare il nostro dolore. La scelta di Edith è la storia dei passi, grandi e piccoli, che ci conducono dall'oscurità alla luce, dalla prigionia alla libertà e alla felicità. Edith Eger ha novant'anni e danza ancora.

Sì, ero molto vivace, estroversa e un po’ iperattiva. Avevo ancora bisogno dei miei farmaci per l’Adhd, ma ero anche mol...
29/07/2024

Sì, ero molto vivace, estroversa e un po’ iperattiva. Avevo ancora bisogno dei miei farmaci per l’Adhd, ma ero anche molto ottimista. Con un unico obiettivo in mente, che era ovviamente quello di partecipare un giorno alle Olimpiadi. I Mondiali del 2013 mi hanno permesso di iniziare a credere in me stessa e nella mia ginnastica. Non poteva essere un caso. Così ho continuato ad allenarmi.
Il ritorno di una campionessa dopo la depressione...💪❤️

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15/07/2024

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Bari
70100

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Mercoledì 09:00 - 20:00
Giovedì 09:00 - 20:00
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