Gabriele Ferlisi Psicoterapeuta

Gabriele Ferlisi Psicoterapeuta Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale

Non aspettare che cambi il mondoprima di cambiare la tua vita.Non aspettare che arrivi la pace nel mondoprima di creare ...
15/09/2025

Non aspettare che cambi il mondo
prima di cambiare la tua vita.

Non aspettare che arrivi la pace nel mondo
prima di creare pace dove ti è possibile.

Non aspettare il mondo...
anche tu sei il mondo

👉 Quando dire “ti capisco” può ferire invece che aiutareSpesso, davanti a chi ci racconta un problema, la risposta più s...
10/09/2025

👉 Quando dire “ti capisco” può ferire invece che aiutare

Spesso, davanti a chi ci racconta un problema, la risposta più spontanea è: “Ti capisco”.
È un modo per comunicare vicinanza, ma se usato in modo improprio può creare l’effetto opposto: incomprensione, distanza o addirittura conflitto.

📌 Perchè ?

🔸 Se non abbiamo vissuto esperienze simili, la persona può percepire quel “ti capisco” come riduttivo rispetto alla propria esperienza, o addirittura vedersi sminuita nella sua difficoltà.
🔸 “Ti capisco” detto velocemente rischia di chiudere il discorso, invece che aprirlo.
🔸 Spesso, dopo quel “ti capisco”, arrivano consigli che però non tengono conto della reale complessità del vissuto dell’altro.

Un esempio comune:

Una persona con attacchi di panico racconta la sua sofferenza.

L’interlocutore risponde: “Ti capisco, anche a me viene l’ansia”.
🛑 Ma avere un po’ di ansia non equivale a convivere con attacchi di panico ricorrenti, che compromettono la vita quotidiana. Il rischio è che chi soffre si senta non riconosciuto.

💡 Cosa fare allora?

🔸 Ascoltare fino in fondo, senza fretta.

🔸 Dire chiaramente cosa abbiamo compreso di ciò che ci è stato raccontato.

🔸 Ammettere, se necessario: “Su questa parte non so bene come ti senti, perché non ho vissuto la stessa esperienza”.

🔥 E se vogliamo condividere qualcosa di nostro, meglio dire: “Non ho provato quello che stai vivendo tu, ma so cosa significa affrontare qualcosa di doloroso, anche se in forma diversa”.

In questo modo non c’è pretesa di “sapere già” come l’altro si sente, ma c’è rispetto, autenticità e un reale tentativo di connessione.

✔️ Perché l’empatia non sta nel dire “ti capisco”, ma nel fare spazio all’esperienza dell’altro.

👉 Dolore e pace possono coesistere?📍Non sempre.Quando il dolore diventa totalizzante, occupa il centro della coscienza e...
28/08/2025

👉 Dolore e pace possono coesistere?

📍Non sempre.
Quando il dolore diventa totalizzante, occupa il centro della coscienza e sembra togliere ogni possibilità di provare altro. In quei momenti la persona vede nel dolore solo perdita, privazione o minaccia presente e futura: come se il dolore fosse nella direzione della morte. In questa condizione lo spazio mentale si restringe e diventa quasi impossibile percepire altro.

🔸 Esempio: dopo una forte delusione personale o un fallimento, può sembrare che tutto il resto sia privo di valore, come se il dolore fosse l’unica esperienza possibile.

📍Ma ci sono altre situazioni in cui il dolore non invade tutta la coscienza. Resta presente, ma non domina completamente. Allora può diventare una parte dell’esperienza, non la sola. È qui che compare la possibilità di sentire, accanto al dolore, anche pace, gratitudine o connessione.

🔸 Esempio: una persona può sentirsi addolorata per una discussione fatta con qualcuno a cui tiene, e nello stesso tempo riuscire a provare pace bevendo un caffè al sole o scambiando una risata con un amico.

C’è anche un’altra via attraverso cui la pace trova spazio: il rimanere fedeli ai propri valori. Posso soffrire per una lite con una persona importante, o per un distacco che mi fa male, e nello stesso tempo sentire pace perché so di non aver tradito ciò in cui credo. La sofferenza è reale, ma non intacca la dignità di essere rimasto fedele ai miei principi e questo mi fa provare pace

✔️ Il dolore diventa più sopportabile quando non è vissuto come totalizzante, ma come parte di un’esperienza più ampia che comprende connessione, significato e valori.
La differenza sta quindi nel passaggio dal “il dolore è tutto” a “il dolore è parte di ciò che vivo”. È un cambiamento sottile ma fondamentale, che può aprire la strada a nuove possibilità di vita

👉 Libertà o prigione? Il paradosso della sessualità e i rischi nascostiLa libertà sessuale è stata una conquista fondame...
23/08/2025

👉 Libertà o prigione?
Il paradosso della sessualità e i rischi nascosti

La libertà sessuale è stata una conquista fondamentale: ha permesso di superare tabù e colpa, aprendo nuovi spazi di espressione.
Ma questa stessa libertà, se trasformata in standard da dimostrare, può diventare una trappola.

📌 Da libero al dover essere...

Quando il valore personale sembra dipendere dalla capacità di apparire liberi, disinibiti e sempre disponibili, la sessualità non è più un’espressione autentica, ma una performance.
In bilico tra compiacenza e desiderabilità, tra il bisogno di piacere e quello di sembrare irresistibili, ci si può spingere oltre i propri limiti, sottovalutare i rischi e persino normalizzare esperienze abusive pur di non sembrare rigidi o inadeguati.

📌 La frammentazione del Sé

Il prezzo psicologico è profondo.
Quando si accettano situazioni che violano i propri bisogni, una parte di sé vive l’esperienza come dolorosa e abusante, mentre un’altra la giustifica pur di mantenere l’immagine di sé come desiderabile e “libero”.
Così la personalità rischia di frantumarsi: stati interni contraddittori non comunicano tra loro, generando un senso di sé fragile e discontinuo.
“Si crea una frattura interiore: una parte sente il dolore, un’altra lo nega o addirittura interpreta i comportamenti abusanti funzionali, utili, persino in alcuni casi motivo di orgoglio.”

🔥 La vera libertà

Non è nell’adeguarsi agli standard, né nel compiacere l’altro per sentirsi di valore.
La libertà autentica nasce dalla possibilità di scegliere in coerenza con i propri desideri e limiti: avere il diritto di dire sì e la forza di dire no, senza paura di perdere amore o approvazione.

📌 La conseguenza più profonda

Purtroppo, in alcuni casi, la scissione del sé e la mancata integrazione tra gli stati interni rendono difficile persino comprendere cosa si desidera realmente.
Questo porta a una conseguenza dolorosa: l’impossibilità di calibrare in modo sano libertà e limiti, rimanendo intrappolati tra il bisogno di apparire e la perdita di contatto con sé stessi.

✔️ Senza integrazione non può esserci la vera libertà perché non si è realmente in grado di scegliere

👉 Il rischio di estremizzare l'idea di prendersi cura di sé📍Spesso, soprattutto in rete, le tematiche legate al benesser...
21/08/2025

👉 Il rischio di estremizzare l'idea di prendersi cura di sé

📍Spesso, soprattutto in rete, le tematiche legate al benessere vengono affrontate con riduzionismi che rendono la comunicazione immediata, ma possono risultare fuorvianti.
Frasi ad effetto come “allontanati da ciò che ti fa male” o “pensa solo a te stesso” possono essere usate quasi in contrasto con ciò che un approccio psicologico alla salute realmente suggerisce.

❗La psicologia del benessere non si fonda solo sul cambiamento bensì su: accettazione e cambiamento. E l'accettazione, a volte, prevede il riuscire a resistere per ottenere un cambiamento. Infatti proprio dal resistere a situazioni critiche, e non dal fuggirne subito, spesso nascono possibilità relazionali, crescita personale e miglioramenti concreti nella vita.

Il problema delle estremizzazioni è che inseguire a prescindere “il meglio per me oggi” può trasformarsi nel peggio per me domani.

Ecco alcuni esempi:

🔸 Evito una situazione relazionale che mi mette a disagio e oggi mi sento sollevato… ma domani quella stessa situazione è inevitabile e non ho più la capacità di reggerla.

🔸 Mi chiudo in casa perché non voglio vedere nessuno e subito mi sento più leggero… ma a lungo andare perdo legami importanti e mi isolo.

🔸 Rinuncio a un confronto difficile per proteggermi dal conflitto… ma così rimangono irrisolti problemi che, col tempo, pesano di più.

E non è solo una questione di conseguenze personali: ciò che oggi sembra “il meglio per me” può essere dannoso per chi mi è vicino.
Ad esempio:

🔸 Sono stanco e scelgo di non portare mio figlio in contesti sociali, ma così limito il suo benessere e lo sviluppo delle sue capacità future.

🔸 Voglio spesso che si ceni in un determinato posto che piace a me, ma alcuni amici lì si sentono a disagio: insistere può significare trascurare il loro benessere e creare distanza.

Siamo esseri relazionali: il nostro benessere è intrecciato con quello degli altri.
È importante valutare con flessibilità e attenzione le situazioni, differenziandole e non applicare un unico approccio a tutto.

🔑 Il messaggio “pensa solo a te stesso”, se estremizzato, può perdere il suo valore originario di cura e trasformarsi in qualcosa di diverso.

🔥A volte diventa l’espressione di spinte narcisistiche: il bisogno implicito di essere visti come forti, liberi, “illuminati”, e quindi di ricevere approvazione e consenso.
Altre volte funziona come una sorta di giustificazione sottile: presentare come “attenzione al benessere” ciò che in realtà è un comportamento egoistico.

✔️ Per questo è importante distinguere: prendersi cura di sé non significa allontanarsi a prescindere, ma coltivare un movimento che includa consapevolezza, rispetto di sè, responsabilità e relazione con gli altri. In questo contesto diventa un comportamento che esprime un'attenzione genuina e orientata al benessere personale

❗😉Rispondo a un messaggio privato che mi offre uno spunto per riflettere su una tematica sociale in espansione: la spint...
14/08/2025

❗😉Rispondo a un messaggio privato che mi offre uno spunto per riflettere su una tematica sociale in espansione: la spinta a voler appartenere a un gruppo “vincente”, anche quando al suo interno ci sono dinamiche "ostili". Vi ringrazio per la vostra partecipazione sempre molto gradita.

👉 Quando entrare nel “gruppo dei vincenti” non è come speravamo

Entrare in un gruppo che dall’esterno ci appare prestigioso può sembrare il coronamento di un grande sforzo. Ci impegniamo, resistiamo alle difficoltà, costruiamo strategie per riuscirci. Immaginiamo che, una volta dentro, saremo ascoltati, riconosciuti, finalmente “tra i vincenti”.

Eppure, a volte, il sogno si incrina. Ad esempio:

🔸 Il nostro valore personale sembra diminuire quando non riceviamo il riconoscimento sperato.

🔸 Scopriamo che il gruppo non riflette i nostri valori e funziona in modi diversi da come lo avevamo idealizzato.

🔸 Non sentirci ascoltati ci porta a percepirlo come “prepotente” o “arrogante”.

Il conflitto è forte: restare per mantenere lo status o andarcene per non sentirci svalutati?

📍 Perché accade

Spesso dietro queste esperienze ci sono messaggi appresi nell’infanzia:
“Sei bravo, ma non il migliore”,
“Devi essere il migliore, altrimenti non vali nulla”,
“Non sei abbastanza”.
Queste frasi, esplicite o implicite, possono spingerci a cercare persone o contesti “superiori” per sentirci migliori a nostra volta. L’illusione è che stando accanto ai “migliori” una parte di quello status ricada anche su di noi.

A volte, inseguendo questa idea di “essere tra i migliori”, finiamo per legarci a persone o entrare in contesti che non ci permettono nemmeno di capire cosa vogliamo davvero o cosa sentiamo vicino ai nostri valori. Seguiamo una spinta alimentata dalla paura di non essere abbastanza e questo ci impedisce di fermarci in uno stato riflessivo autentico, quello che ci aiuterebbe a conoscerci a fondo. Così diventa più facile provare insoddisfazione e la sensazione di non essere mai nel posto giusto.

🔥 Il paradosso

Il risultato è che questa scelta ci colloca in una posizione implicita di inferiorità: se l’altro è “il migliore”, allora io non lo sono. Inizia così una competizione silenziosa in cui il successo altrui diventa la misura del nostro “non essere abbastanza”. Nello sforzo di essere considerati vincenti, ci ritroviamo accompagnati da paura, ansia e rabbia, emozioni che, a intensità elevate, possono influenzare negativamente le nostre prestazioni. Inoltre, il desiderio di ottenere riconoscimento immediato si scontra spesso con le difficoltà legate ai naturali processi di inserimento in un nuovo gruppo, alimentando stati emotivi spiacevoli e una continua autovalutazione critica.

✔️ Il nodo centrale

Il nostro valore non dipende da chi ci circonda o da quanti successi raggiungiamo.
Se la motivazione principale è ottenere riconoscimento scegliendo contesti “top”, rischiamo di allontanarci da ciò che davvero amiamo e dai nostri valori.

Il rischio è restare intrappolati in dinamiche ambivalenti: da un lato vogliamo restare per dimostrare il nostro valore, dall’altro soffriamo perché ci sentiamo svalutati o estranei alle logiche del gruppo.
Si crea così un ciclo in cui il valore che cerchiamo non arriva mai, alimentando rabbia, invidia e tristezza, e confermando quella vecchia voce interiore: “non sei abbastanza”.

👉 Liberi di sconfinare, ma non troppo📍 Nelle relazioni di coppia, alcune regole – anche non dette – nascono spontaneamen...
06/08/2025

👉 Liberi di sconfinare, ma non troppo

📍 Nelle relazioni di coppia, alcune regole – anche non dette – nascono spontaneamente come espressione dei valori condivisi. Quando sono poche, chiare e costruite insieme, offrono una base solida che rafforza il legame e sostiene la progettualità comune.

➖ La loro assenza può generare incertezza, rallentare la costruzione di un futuro condiviso ed esporre la coppia a incomprensioni, conflitti e distanze emotive.

➕ Al contrario, un eccesso di regole può soffocare l’individualità, spegnere l’entusiasmo e ridurre la ricchezza della condivisione autentica, fatta anche dell’apporto unico che ciascuno porta nella relazione grazie alla propria esperienza. Troppi vincoli aumentano la paura, irrigidiscono il rapporto e limitano l’emergere delle emozioni positive.

🔥 La libertà, in una coppia, non è assenza di limiti, ma possibilità di essere sé stessi in uno spazio condiviso. Crescere insieme richiede un equilibrio tra autonomia e legame.

✔️ La libertà senza regole diventa anarchia, ma con troppe regole non è più libertà.

👉 Opporsi giusto per opporsi: quando il confronto diventa un pretesto📍 Ci sono momenti in cui, nel tentativo di esprimer...
05/08/2025

👉 Opporsi giusto per opporsi: quando il confronto diventa un pretesto

📍 Ci sono momenti in cui, nel tentativo di esprimere un pensiero moderato e aperto al confronto, ci si imbatte in interlocutori che estremizzano il discorso, portandolo su un piano di contrapposizione.

Spesso il messaggio iniziale avrebbe potuto trovare parziale convergenza con quello dell’altro, ma la risposta viene modellata per creare distanza, come se l’obiettivo non fosse capirsi, ma difendere una posizione.

Escludendo la semplice incomprensione, in molti casi questa dinamica sembra rispondere a un bisogno implicito: rimarcare il proprio valore attraverso l’opposizione, piuttosto che incontrarsi su un terreno comune.

In queste situazioni, entrare nel merito del tema diventa secondario. Il confronto perde la sua funzione evolutiva e rischia di trasformarsi in uno scambio sterile.

🔥 Affrontare il nodo relazionale sottostante potrebbe essere utile, ma non sempre è possibile o conveniente, soprattutto se il confronto nasce già come pretesto e non come desiderio autentico di dialogo.

✔️ Saperlo riconoscere ci aiuta a non cadere nella trappola del conflitto inutile e a scegliere, consapevolmente, se vale la pena continuare a investire o se è più saggio lasciare andare.

👉 Aspettando il meglio… viviamo l’adesso📍 Pensare che il bello arriverà più avanti ci dà forza… ma ci fa anche dimentica...
03/08/2025

👉 Aspettando il meglio… viviamo l’adesso

📍 Pensare che il bello arriverà più avanti ci dà forza… ma ci fa anche dimenticare che possiamo trovare qualcosa di buono anche adesso.

Nella vita quotidiana ritroviamo facilmente difficoltà e ci possiamo sentire stanchi, affaticati, con tanti pensieri. Ma anche lì, nel mezzo del caos, ci sono attimi che possiamo strappare e renderli nostri, rubarli alla confusione.

🔥 Non aspettiamo sempre “tempi migliori”: impariamo a vivere bene anche lì, dove ci sono criticità.
E quando arriveranno la serenità e la felicità, sapremo riconoscerle, accoglierle… e goderne fino in fondo, ma nel frattempo non ci sarà scivolata la vita tra le mani.
✔️...non fermare la tua canzone per ascoltarla solo se c' è il sole ascoltala anche quando piove 🎸

👉 Non possiamo chiedere a tutti le stesse cose.A volte pretendiamo troppo, troppo presto.Chiediamo a un bambino il contr...
01/08/2025

👉 Non possiamo chiedere a tutti le stesse cose.

A volte pretendiamo troppo, troppo presto.
Chiediamo a un bambino il controllo di un adulto.
A un adolescente di non sbagliare mai.
A una persona espansiva di diventare fredda.
A una persona riservata di aprirsi subito.
A chi non ama il contatto fisico di diventare improvvisamente "caloroso".

📍 Ma ogni persona ha il suo tempo, il suo carattere, la sua fase di vita.

Quando conosciamo davvero qualcuno — o anche solo quando ci fermiamo a osservare senza giudicare — possiamo renderci conto che certe richieste non sono realistiche.
A volte continuiamo a chiedere a qualcuno di essere ciò che non è.
E quando chiediamo qualcosa di impossibile, spesso è perché ci sentiamo minacciati: abbiamo paura che il comportamento dell’altro possa, in qualche modo, farci del male.

Ma fermiamoci un attimo e chiediamoci:

🔸 Quel danno è reale, o lo percepiamo così per una nostra convinzione disfunzionale?
🔸 Stiamo cercando di aiutare l’altro, entrambi… o solo di calmarci noi?
🔸 Il nostro modo di agire porta davvero beneficio, o solo più controllo?

Anche quando una richiesta ci sembra giusta e utile, serve pazienza e flessibilità. Perché il cambiamento — vero, duraturo — non avviene in un giorno. Chiedere troppo e troppo in fretta crea tensione, frustrazione, distanza.

✔️ Educare, relazionarsi, crescere insieme… richiede tempo, comprensione e realismo.
Chiedere il giusto, nel modo giusto, al momento giusto.

👉 “Se mi comporto bene, mi amerà.”È un’idea tanto diffusa quanto illusoria.📍 L’idea che l’amore si possa ottenere attrav...
29/07/2025

👉 “Se mi comporto bene, mi amerà.”

È un’idea tanto diffusa quanto illusoria.

📍 L’idea che l’amore si possa ottenere attraverso specifici comportamenti ci dà una sensazione di controllo. Ci fa credere che possiamo farcela, se solo troviamo le parole giuste, il tono giusto, i gesti giusti.

E questo, in superficie, è rassicurante.
Perché ci protegge dall’impotenza. Dall’idea che l’altro possa non amarci… anche se facciamo tutto nel modo migliore possibile.

🛑 Ma in realtà è una trappola.

Perché quando l’amore non arriva (o non resta), questa logica si ribalta su di noi.

➤ “Non mi ama perché ho fatto qualcosa di sbagliato.”
➤ “Non sono abbastanza.”
➤ “Forse se cambiassi ancora un po’…”

E così si finisce in una spirale di tentativi, adattamenti, valutazioni e svalutazioni,
che non ha a che fare con la relazione… ma con il tentativo di meritare l’amore.

🔥 Ma l’amore non è una prestazione.
Non è un esame da superare.

Possiamo influenzare una relazione — certo.
Possiamo imparare, crescere, cambiare — assolutamente sì.

✔️ Ricordiamoci però che l’amore "accade" nella libertà. E quando non succede, non è sempre colpa nostra. A volte, semplicemente… non è il nostro posto.

👉 Non sit facen l’ pdocchiusUn detto pugliese semplice e diretto, che significa:  "Non fate i pidocchiosi."Non solo coi ...
27/07/2025

👉 Non sit facen l’ pdocchius

Un detto pugliese semplice e diretto, che significa: "Non fate i pidocchiosi."

Non solo coi soldi.
Ma anche con i gesti...con la vita.

Perché a volte non è questione di necessità, ma di atteggiamento. C’è chi, anche quando può permetterselo, fa attenzione a ogni dettaglio, ogni centesimo, ogni gesto. Tiene tutto sotto controllo.
E non accetta di mollare la presa neanche in compagnia...

E questo modo di vivere — sempre attento, preciso, calcolatore — alla lunga toglie spazio alla leggerezza. Alla gioia. Alla spontaneità.

📍 Nelle relazioni, questa mentalità si traduce in conti emotivi:

“Io ho fatto, lui no”
“Se do, cosa mi torna?”
“Nessuno gli ha chiesto niente, quindi non farò proprio niente.”
Dare meno è una garanzia per non trovarsi spiazzati.

🧠 In ambito psicologico si parla di bisogno di controllo, ma spesso dietro c’è paura di esporsi, di essere sminuiti, di essere “fregati” — e quindi di fidarsi.

Eppure...

🔥 Stare con gli altri, a volte, serve proprio a ritrovare un po’ di spensieratezza.
Non a complicarsi la vita con mille ragionamenti. Mostrare controllo può appesantire chi ci sta intorno e farci perdere momenti di libertà e condivisione.

💬 Quindi, se puoi — se non ti mette in difficoltà, se non ti costa troppo — concediti un gesto in più, una parola in meno, una risata più leggera.

✔️ Perché non essere pdocchius, a volte,
ci può permettere di respirare, apprezzare il momento, vivere meglio e vivere meglio con gli altri.

Indirizzo

Via Devitofrancesco N. 2/i/12
Bari
70124

Orario di apertura

Lunedì 09:30 - 17:00
Martedì 09:30 - 20:30
Mercoledì 09:30 - 20:30
Giovedì 09:30 - 20:30
Venerdì 09:30 - 15:00

Telefono

+393402469943

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