
23/09/2025
Ieri una mia paziente è venuta in clinica per un controllo dopo un ab**to spontaneo. Dopo la visita ci siamo fermate a parlare.
In questi momenti sento forte la differenza tra due dimensioni del mio lavoro: da un lato ci sono i compiti tecnici, quelli che l’esperienza mi permette di svolgere in maniera quasi automatica, con la sicurezza che viene dal tempo e dalla pratica.
Dall’altro, ci sono invece le situazioni in cui non basta la tecnica. Lí diventa quasi un dovere fermarsi, dedicare tempo ed energie, aprire spazio all’ascolto, all’empatia, all’umanità.
Quando accade, io compio sempre lo stesso piccolo rituale: sposto mouse e tastiera, mi siedo bene sulla poltrona, prendo un foglio bianco e la mia biro. E resto lì, presente, pronta ad ascoltare davvero, con attenzione e rispetto.
Perchè la differenza, in certi momenti, non la fanno solo le competenze maturate sul campo, ma la capacità di mettersi accanto all’altro con autenticità. Ed è lì che il mio lavoro acquista il suo senso più profondo. **tospontaneo