Capaldi Studio Pediatria

Capaldi Studio Pediatria Studio di Pediatria convenzionato con il SSN. Tutte le visite si effettuano previo appuntamento.

23/08/2025
04/08/2025

All’attenzione dei genitori
Si comunica che sarò sostituito dalla dottoressa Alessandra Perosa (cell. 338 7079507) fino a sabato 9 Agosto.

25/07/2025

All’attenzione dei genitori

Sabato 26/07/25 dalle 8/14 sarò allo SCAP dell’Ospedale San Paolo di Bari.

Cordiali saluti

A proposito di “dottore vorrei fare un controllo” “perché Signora?” “Perché nn lo facciamo da un po’ di tempo”.Tutti gli...
22/06/2025

A proposito di “dottore vorrei fare un controllo” “perché Signora?” “Perché nn lo facciamo da un po’ di tempo”.
Tutti gli esami devono avere un quesito clinico o far parte di uno screening specifico.
Eseguirò controlli di laboratorio o
strumentali fuori da questo contesto nn ha alcuna validità!!

🔵 Quattro prescrizioni di Tac e Risonanze magnetiche su dieci non sono risultate appropriate. Lo ha accertato uno studio retrospettivo fatto da Aress Puglia su un campione di oltre 17.000 prescrizioni ospedaliere applicando un innovativo sistema basato sulla intelligenza artificiale (Ia) per valutarne la correttezza.

Un algoritmo di Ia sviluppato in Puglia per migliorare la gestione delle prescrizioni mediche e l’appropriatezza degli esami diagnostici è stato testato sulle prescrizioni ospedaliere provenienti da aziende sanitarie locali e ospedali di Bari, Foggia e Lecce.

«I risultati ottenuti hanno rilevato che solo il 38,9% delle richieste rispetta pienamente i criteri di appropriatezza, mentre il 43% delle prescrizioni è risultata «generalmente inappropriata». In una seconda fase, un gruppo di esperti (radiologi e medici clinici) ha validato i risultati dell’algoritmo tramite revisione manuale a campione.

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31/05/2025

Il presidente della FNOMCeO, la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici, Filippo Anelli, esprime profonda indignazione per la drammatica situazione in corso a Gaza, denunciando le gravi violazioni nei confronti dei sanitari. “Esprimiamo sgomento per quello che sta succedendo a GAZA e condann...

31/05/2025

Con l’estate arrivano le
Zanzare e pertanto può essere utile conoscere queste molecole.Il nome commerciale cercateli pure.

L'icaridina e il DEET sono entrambi repellenti per insetti efficaci, ma hanno alcune differenze. L'icaridina è generalmente considerata più sicura per bambini e persone con pelle sensibile, mentre il DEET è più efficace ma potrebbe causare irritazioni.
L'icaridina (Picaridina):
È una molecola sintetica con proprietà repellenti simili a quelle del DEET.
È considerata meno irritante per la pelle rispetto al DEET, quindi adatta anche ai bambini.
È efficace contro zanzare, pappataci e zecche.
L'Istituto Superiore di Sanità consiglia per i bambini tra i 2 e i 12 anni concentrazioni inferiori al 10% e non più di due applicazioni al giorno.
Nei bambini piccoli, è importante non applicare il repellente sulle mani per evitare il rischio di ingestione.
Il DEET (dietiltoluamide):
È il principio attivo più diffuso in molti repellenti.
È molto efficace contro zanzare, pappataci, zecche e pulci.
Può irritare la pelle a concentrazioni elevate e danneggiare l'abbigliamento in fibre sintetiche.
È considerato sicuro per chi ha più di 12 anni, se utilizzato nei dosaggi raccomandati.
In sintesi:
Se hai una pelle sensibile o se devi proteggere i bambini, l'icaridina potrebbe essere la scelta migliore.
Se hai bisogno di una protezione molto efficace, soprattutto in aree con alta prevalenza di zanzare tropicali, il DEET può essere una buona opzione, ma è importante seguire le istruzioni per evitare irritazioni.

23/04/2025

L’iperprotezione dei genitori fa male quanto abusi e negligenza

Un’atteggiamento iperprotettivo e intrusivo da parte dei genitori possa rappresentare un fattore di rischio per la salute mentale del bambino, al pari di forme più gravi di maltrattamento come abusi e trascuratezza. Questo è quanto emerge da due studi frutto della collaborazione tra il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino e l’Università Europea di Roma. I risultati, pubblicati sulle riviste Child Abuse & Neglect e Journal of Affective Disorders, rappresentano un significativo passo avanti nella comprensione dell’impatto della genitorialità disfunzionale sullo sviluppo neuropsicologico e sulla regolazione emotiva.

Tradizionalmente associata a forme gravi di maltrattamento, la genitorialità disfunzionale (GD) comprende anche stili educativi meno visibili ma altrettanto dannosi, come il controllo genitoriale eccessivo. Questo stile, caratterizzato da iperprotezione e intrusività, compromette lo sviluppo dell’autonomia e può lasciare impronte profonde nella struttura e nel funzionamento del cervello. “Traumi infantili come abusi e trascuratezza – spiega Rita Ardito del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino, coordinatrice del gruppo di lavoro – sono da tempo riconosciuti come fattori di rischio per la salute mentale, ma il ruolo di stili genitoriali meno visibili, come il controllo eccessivo, è stato finora meno esplorato. Il controllo eccessivo limita fortemente l’esplorazione dell’ambiente e l’autonomia del bambino, impedendogli di sviluppare fiducia in sé stesso e capacità decisionali“.

“Il nostro gruppo di ricerca – prosegue Ardito – è stato tra i primi a livello internazionale a proporre e a dimostrare, con evidenze neuroscientifiche, che il controllo genitoriale eccessivo deve essere considerato a tutti gli effetti una forma di trauma relazionale infantile”. Nel primo studio, condotto su un campione di 71 giovani adulti, è stata esaminata la connettività funzionale tra le principali reti cerebrali durante una condizione di riposo. L’elettroencefalogramma (EEG) ha rivelato un’associazione significativa tra il controllo materno percepito e un aumento della connettività nella banda theta tra la Salience Network e la Central Executive Network. Questo pattern neurofisiologico suggerisce una predisposizione a percepire l’ambiente come potenzialmente minaccioso, un tratto tipico di chi ha vissuto esperienze di ipercontrollo genitoriale.

Questi effetti si mantengono indipendentemente dalla presenza di traumi infantili più evidenti o da livelli generali di psicopatologia. Il secondo studio ha coinvolto 82 partecipanti e ha approfondito il ruolo della genitorialità disfunzionale nel modulare le risposte cerebrali a stimoli legati all’attaccamento, tramite l’Adult Attachment Projective. I risultati EEG hanno mostrato, nei soggetti con alta percezione di GD, un aumento della connettività nella banda alpha tra la corteccia cingolata anteriore e il giro sopramarginale sinistro, ma solo dopo l’esposizione agli stimoli evocativi.

L’effetto era specifico per la componente media della banda alpha, ed è risultato correlato positivamente con la disregolazione emotiva. Ciò indica che l’attivazione del sistema dell’attaccamento in individui con storia di GD può generare risposte neurofisiologiche disfunzionali, associate a una difficoltà di integrazione mentale e regolazione emotiva.

Questi risultati forniscono evidenze neuroscientifiche solide a supporto dell’idea che anche forme apparentemente “silenziose” di trauma relazionale, come l’intrusività e il controllo eccessivo, debbano essere riconosciute e trattate al pari degli abusi e delle trascuratezze più gravi. Ad oggi, l’Organizzazione Mondiale della Sanità riconosce quattro forme di maltrattamento infantile: l’abuso fisico, l’abuso sessuale, l’abuso emotivo e la trascuratezza (neglect). La proposta di riconoscere anche il controllo genitoriale eccessivo tra le forme di maltrattamento infantile rappresenta un’evoluzione importante nella comprensione del legame tra esperienze precoci e salute mentale.
(Quotidiano Pediatria)

Qualche consiglio sullo”svezzamento”
22/04/2025

Qualche consiglio sullo”svezzamento”

29/03/2025

Avviso ai Genitori

Domenica 30/03/25 dalle 8 alle 14 sarò allo SCAP dell’Ospedale San Paolo

Ancora una volta il latte materno ci stupisce per i suoi vantaggi.
25/03/2025

Ancora una volta il latte materno ci stupisce per i suoi vantaggi.

Specie se esclusivo o a lungo (ANSA)

16/02/2025

Un bambino di 15 mesi è stato sbranato e ucciso da due pitbull. La cosa mi ha colpito, e ancora di più mi ha colpito che due razze canine sono responsabile dell'80% delle uccisioni di uomini da parte di cani. Non essendo il mio campo, ho chiesto di parlarne all'amico e collega Biagio D'Aniello, ordinario (e decano) di Zoologia all'Università Federico II di Napoli, Direttore del Corso di Perfezionamento di Etologia Canina e del Laboratorio di Etologia Canina. Insomma, uno dei più grandi esperti mondiali del comportamento dei cani. Lo ringrazio di cuore, ecco qui il suo preziosissimo contributo. Nei commenti i riferimenti bibliografici.

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Innanzitutto, è importante segnalare che i cani sono una specie di grande successo.

In Italia, ci sono circa 120 cani ogni mille persone, il che significa che si contano almeno 7 milioni di cani. Ciò significa che nel nostro paese ci sono più cani che bambini. Non sono irrilevanti gli interessi economici legati a questa popolazione di animali domestici: con un fatturato di 1 miliardo di euro, il settore economico legato ai cani nel 2023 ha superato quello dei bambini. Insomma, quando parliamo di cani non parliamo solo di una questione affettiva, ma anche di un fenomeno sociale ed economico molto rilevante.

Il fatto che i cani siano così tanti, e che vivano insieme a noi provoca incidenti talvolta gravi e, sebbene molto raramente, anche con esiti mortali. Una stima sul numero di morti umane ogni anno colloca il cane al quarto posto tra le cause di morte determinata da animali, dopo le zanzare, gli stessi uomini e i serpenti anche se quasi tutte queste morti causate dai cani sono relative alla trasmissione della rabbia, un virus letale per l’uomo da quale – grazie ai vaccini - dal 2013 l'Italia è indenne.

Le uccisioni di uomini per attacchi dei cani in Europa sono purtroppo in crescita. Negli ultimi 20 anni spesso sono stati uccisi bambini sotto i 10 anni prevalentemente maschi. Tra i 10 e 40 anni gli attacchi mortali sono molto limitati, mentre dai 40 anni in su tornano a salire, e anche i questo caso sono prevalentemente diretti verso maschi. Non di rado l’attacco fatale è dovuto a due o più cani. Un dato che ci conforta è che l’Italia è uno dei paesi europei dove ci sono meno fatalità per attacchi dei cani.
La domanda fondamentale che tutti si fanno è questa: esistono razze più aggressive di altre?

So bene che le persone si aspettano una risposta secca e inequivocabile, ma purtroppo al momento mancano dati scientifici definitivi per fornire una risposta affidabile. L’aggressività identifica una tendenza interna che può essere stimolata per motivazioni molto diverse e in relazione al contesto.

Ad esempio, ci sono cani estremamente socievoli con le persone, ma molto meno tolleranti con altri cani. La sfida principale è capire come si sviluppa l’aggressività: è determinata da fattori genetici oppure da esperienze di vita? Purtroppo, non solo non sappiamo con certezza quanto incidano in generale i fattori genetici e le esperienze di vita nel determinare il comportamento aggressivo, ma non lo sappiamo per ogni singolo cane. Però è oramai chiaro che mentre per le caratteristiche fisiche le razze hanno un’ereditabilità molto alta, ciò non è vero per i tratti psicologici. In altre parole possiamo prevedere quale sarà la struttura fisica di un cane che deriva dall’incrocio di 2 soggetti della stessa razza, ma non il suo comportamento.

In realtà, diversamente da quanto ci si potrebbe aspettare, i dati scientifici riportano un maggiore livello di aggressività verso le persone nei cani di piccola taglia. Quindi, il problema non è tanto l’aggressività, ma la pericolosità.

È innegabile che i cani di taglia più grande, dotati di un potenziale offensivo maggiore, se aggressivi, sono molto pericolosi. Negli Stati Uniti sono state riportate alcune uccisioni di uomini ad opera dei labrador, ma con un tasso d’incidenza praticamente irrilevante considerato che i Labrador sono i cani più diffusi in quel paese: allo stesso tempo i pitbull, meno diffusi, sono quelli più frequentemente responsabili di attacchi fatali nei confronti degli uomini.

Anche se questi dati non sono stati ottenuti in maniera estremamente rigorosa e meriterebbero una conferma, credo che ci sia poco da discutere sul fatto che alcune razze, tra cui i pit bull terrier, siano potenzialmente più pericolose a causa della potenza del morso e della struttura dei denti particolarmente taglienti. Per quanto riguarda le uccisioni umane i dati scientifici certi non sono disponibili, ma sulle uccisioni di altri cani questi dati ci sono, e indicano chiaramente che cani di tipo American Staffordshire e pit bull terrier sono tra i maggiori uccisori di altri cani. Certo, magari anche altre razze attaccano altri cani: ma per i motivi che abbiamo detto sopra, quando sono coinvolte certe razze il risultato di un’aggressione a un altro cane può essere fatale. Lo stesso è ragionevole che possa essere vero per le uccisioni umane.
Dunque alcune razze richiederebbero un’attenzione particolare e padroni consapevoli ed equilibrati, ciò che troppo spesso non accade.

Infine una considerazione personale. I cani possono essere pericolosi, e non ci si può sottrarre a questa spiacevole discussione. Però mi piacerebbe molto di più parlare del grande ritorno emotivo positivo che i cani ci regalano ogni giorno, della loro utilità sociale, delle loro intelligenze, dei miei studi che dimostrano come riescono ad entrare in empatia con noi percependo l’odore delle nostre emozioni.

Per questo vi aspetto alla prossima puntata.

Prof. Biagio D'Aniello

Indirizzo

Via Principessa Maria, 2
Bari
70127

Orario di apertura

Lunedì 08:30 - 12:00
Martedì 16:00 - 19:30
Mercoledì 08:30 - 12:30
Giovedì 16:00 - 19:30
Venerdì 08:30 - 12:00

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