15/11/2025
Buone prassi a cui ispirarsi
Comitato " Famiglie Insieme" Genitori a Sostegno delle Neuro Diversità
WorkAut lavoro e autismo
EASY - Employability for AutiStic Youth
Autism-Europe
Mio figlio Andrew è autistico.
Per lui, il mondo era un posto complicato, pieno di rumori e di sguardi incomprensibili. Anno dopo anno cresceva e andava avanti con la scuola, ma io tremavo all’idea che il futuro arrivasse troppo velocemente. Mi chiedevo cosa avrebbe fatto dopo, senza di me. Questo pensiero mi toglieva il sonno e rabbuiava ogni mia giornata.
Quando la scuola è finita, la realtà ci ha colpito con violenza. Andrew si è messo a cercare un lavoro, ma sembrava impossibile. In America, quasi tutti gli adulti autistici rimangono disoccupati. Non perché non siano capaci, ma perché nessuno si prende il tempo di capire come farli lavorare.
Io non potevo accettare che a mio figlio, un ragazzo pieno di qualità, toccasse la stessa sorte. E un giorno, mentre mi aiutava a pulire l’auto con grande precisione, ho capito. Non dovevo cercargli un posto nel mondo. Dovevo costruirglielo. Così, nel 2013, insieme a mio figlio maggiore Tom ho aperto un autolavaggio vero. Progettato per dare lavoro a persone come Andrew.
Procedure chiare, compiti strutturati, niente caos. Avevamo creato un ambiente che potesse valorizzare il più possibile le sue qualità. E il primo giorno, lavando una delle auto, Andrew ha seguito ogni passaggio con la stessa cura di sempre. Il cliente ha guardato la macchina, incredulo. Luccicava sotto il sole.
Grazie, non l’ho mai vista così pulita, ci ha detto, con un sorriso luminoso in faccia.
All’inizio eravamo pochi, ma col tempo sono arrivati tanti clienti, e anche il nostro team si è allargato. Altre famiglie con ragazzi disabili ci hanno chiesto lavoro, e noi abbiamo accolto tutti.
Oggi, più di 80 persone con disturbi dello sviluppo lavorano con noi. Non per ca**tà, ma perché sono bravi davvero. Danno valore, migliorano il servizio. Ogni auto che esce pulita non è solo un lavoro fatto bene, ma è un messaggio al mondo: il problema non sono i ragazzi autistici, ma gli occhi con cui vengono guardati.
John D’Eri.