25/02/2025
Un giorno la Mente vide l’Anima in lacrime e disse:
“Ricordo bene come è andata, e non voglio che si ripeta ancora. Ora prendo il controllo di tutto e decido io cosa va bene e cosa no”
L’Anima voleva reagire, ma era ancora troppo scossa per ribellarsi.
Il Corpo stette zitto, tanto i suoi sospiri non li avrebbero ascoltati.
Passò il tempo, la Mente si abituò al comando, il Corpo si abituò ad obbedire e l’Anima a stare nell’ombra del capo.
Sembrava ormai tutto deciso, ma qualcosa cominciò ad emergere tra i pensieri, una sensazione che li contaminava e cambiava il loro tono, sempre più fino a che tutti i pensieri, progetti, desideri, ambizioni ne furono pervasi.
Quando alla Mente fu chiaro che la tristezza aveva impregnato ogni sogno, fu come se mancasse la terra sotto i piedi; allora la Mente si arrese.
“Nulla ha più senso” disse la Mente all’Anima, “non sento il perché delle mie azioni”.
“Non sei tu che puoi sentire” rispose l’Anima “sentire lo può fare solo il Corpo. Tu sai solo scegliere”
“scegliere tra cosa?” chiese la Mente, “tra la superbia triste o l’umiltà felice” disse l’Anima, che di emozioni se ne intende.
Fu così che la Mente scelse di chiedere al Corpo di sentire ed all’Anima di ispirarla.
Questo è il senso della vita, che sta nella capacità di sentire, nell’ispirazione della felicità e nella libertà di scegliere.