16/10/2025
Ieri, durante la Giornata Mondiale del lutto perinatale, ho sentito dentro di me una spinta forte a fermarmi, respirare e dare voce a un dolore che, troppo spesso, resta sospeso.
Un dolore che non si vede, ma che abita in profondità.Un dolore che parla di assenza, ma anche di amore infinito.
In Italia, si stima che una donna su cinque viva un ab**to.
Una su cinque.
Dietro questo numero, però, non ci sono solo statistiche: ci sono coppie, famiglie, storie di amore interrotto ma non cancellato.
Ci sono due persone che avevano già iniziato a immaginare una vita diversa, che avevano scelto un nome, sognato un futuro, costruito aspettative.
E poi, all’improvviso, il tempo si è fermato.
Il lutto perinatale non riguarda solo la madre o solo il padre.
È un’esperienza che attraversa entrambi, ognuno con il proprio modo, i propri tempi, le proprie fragilità.
C’è chi vive il dolore nel corpo, chi lo sente nell’impotenza di non poter “fare” nulla.
Chi piange apertamente, e chi resta in silenzio. Ma entrambi portano dentro un vuoto che nessuno può colmare.
Troppo spesso, come società, lasciamo soli i genitori che vivono questa esperienza.
Li sommergiamo di frasi che cercano di consolare, ma che finiscono per ferire:
“Succede a tanti.”
“Siete giovani, ci riproverete.”
“Meglio adesso che dopo.”
Ma il dolore non si misura in settimane, e l’amore non si cancella con il tempo.
Ogni perdita è unica.
Ogni coppia ha il diritto di viverla, di piangere, di ricordare, di parlarne, senza sentirsi giudicata o minimizzata.
🤍 A voi, che avete amato un figlio che non avete potuto conoscere.
🤍 A voi, che avete dato vita per un attimo, e poi avete dovuto dire addio.
🤍 A voi, che vi siete stretti forte per non cadere, anche se il mondo intorno non capiva.
🤍 A voi, che cercate di ritrovare la forza di andare avanti, pur portando nel cuore ciò che non è stato.
Ci sono.Vi penso, vi vedo, vi ascolto 🌻