Dott.ssa Mara Mirandola - Psicoterapeuta

Dott.ssa Mara Mirandola  - Psicoterapeuta Psicologa - Psicoterapeuta psicoanalitico-relazionale

23/09/2025

🔴Oggi ricorre l’anniversario della morte del fondatore della Psicoanalisi e questo racconto è sempre bello ed emozionante.

“COSÌ SIGMUND FREUD RIUSCÌ A SALVARMI LA VITA”

Il padre della psicoanalisi nel ricordo dell’ultima paziente ancora viva, Margarethe Walter (89 anni nel 2006): "Fu l’unica persona che volle ascoltarmi".
“Mi ha salvato la vita!", esclama Margarethe Walter davanti al famosissimo numero 19 della Berggasse a Vienna. Sono passati settant’anni dall’ultima volta che è stata qui, nella primavera del 1936, poche settimane prima dell’esame di maturità. Qui la signora, oggi ottantottenne, visse i 45 minuti che le cambiarono "totalmente" la vita, nell’ambulatorio del dottor Sigmund Freud.
Margarethe era sbalordita: "Non era un ambulatorio normale! Non c’erano pazienti in sala d’attesa! Non si sentiva odore di canfora e non si vedevano infermiere vestite di bianco!". Inoltre al centro della stanza c’era un divano, come a casa, in salotto, "coperto stranamente da un tappeto, con tantissime frange".
Perché la ragazza era lì? Il medico di famiglia aveva diagnosticato una banale bronchite e inoltre, ma questo lei non doveva saperlo, "un malessere interiore". Da qui il consiglio di rivolgersi al dottor Freud, un luminare in questo campo, come si diceva a Vienna.

"Ero la ragazza più sola di Vienna!", ricorda Margarethe. "Sola, servita e riverita, chiusa in casa e con quasi assoluta certezza non amata. Nessuno mi ha mai tenuto in grembo, né preso per mano, non si davano baci!". La madre era morta di parto, la matrigna era fredda e avida, la nonna anziana e molto apprensiva, persino il suo unico compagno di giochi, il cane di casa, era vecchissimo e sempre stanco.

Naturalmente il padre era inavvicinabile. Chiaramente non si parlava e soprattutto non con lei. Non si ricevevano ospiti, neppure il fine settimana nella villa in campagna. "E tutto quello che mi riguardava veniva stabilito alle mie spalle e dall’alto!".

Sigmund Freud fa il suo ingresso. La sua presenza discreta, ma decisa, riempie la stanza. Ha 80 anni. "Piccolo, barba bianca, abito grigio, un po’ curvo". Margarethe Walter sistema una sedia nello studio di Freud, oggi trasformato in museo, esattamente nel punto in cui era seduta 70 anni fa. L’arredamento dell’epoca è documentato da fotografie. Sistemiamo la sedia su cui era seduto il padre di fronte a lei. Davanti al famoso divano bisogna immaginare un tavolino basso. "Il dottor Freud si sedette esattamente in mezzo a noi".

C’è silenzio e all’improvviso Margarethe chiude gli occhi e lascia che le appaia come in sogno il personaggio che ancora oggi la ammalia: "Era un uomo vecchissimo che mi ha guardato con occhi attenti". Esita, ride., Era fisicamente molto fragile ma pieno di energia!" "Mi chiede come mi chiamo, ma risponde mio padre per me. Mi chiede della scuola ed è mio padre a rispondere. Che cosa faccio nel tempo libero: risponde mio padre. Anche la risposta alla domanda su che lavoro mi piacerebbe fare non esce dalla mia bocca. Proprio come a casa!", dice oggi la paziente riferendosi ad allora: "Stavo lì come un pacchetto!".
Freud tace. E ad un tratto dice al padre di Margarethe in tono cordiale, come se fosse la cosa più naturale: "La prego, vada nella stanza accanto. Vorrei parlare con sua figlia da solo". Gira la sedia verso di lei, le si avvicina e le si rivolge apertamente. "Adesso siamo soli", dice e immediatamente la tensione si allenta. "La soggezione iniziale, sparita d’incanto".
E lei parla, parla: "Lui ha esaudito per la prima volta il mio perenne desiderio di aprirmi a qualcuno: Sigmund Freud è stata la prima persona che abbia davvero mostrato interesse nei miei confronti, che volesse sapere qualcosa di me, l’unico che realmente è stato ad ascoltarmi".

Margarethe lascia libero sfogo "all’odio per la matrigna, per la scuola, per le passeggiate domenicali", dice che non può avere amiche, che deve indossare abiti e scarpe che non sono di suo gusto. Che non si può immaginare quanto è sola e quindi recita brani di teatro o veste con la carta crespa le figure degli scacchi del padre fingendo di essere nel medioevo.

"Non distoglie lo sguardo da me, mi osserva, e la sua partecipazione mi avvolge come un abbraccio". Così gli confessa che dopo vari tentativi ha scoperto che la chiave del pendolo è "identica a quella della libreria" così che finalmente ha potuto scoprirne i segreti. "La notte, accanto alla nonna che russa, divoro i libri piccanti riposti dietro quelli di Grillparzer e di Goethe".

Freud volle a quanto pare sapere tutto di lei, anche i dettagli riguardanti la nonna Maria, la nonna classe 1856, con cui Margarethe doveva condividere la stanza, nonché i particolari dei suoi vestiti che aveva conservato dalla rivoluzione del ’48. Freud ascoltava, e "quando prendevo fiato mi incoraggiava con un "e poi?"".
Di nuovo Freud rivolge "i suoi occhi, buoni, incredibilmente attenti" alla giovane donna. "Il suo era un interesse così totale che mi aprì qualcosa dentro che nessuno aveva mai voluto aprire".
Settanta anni dopo la donna avverte ancora il fascino vibrante e la gioia di avere fiducia. "Tutto ad un tratto ero contenta", una sensazione fino ad allora sconosciuta. Si sentì "a suo agio", "come se dopo un, pasto particolarmente buono, qualcuno da sopra avesse aperto una finestra e avesse detto: Non guardare sempre per terra! Guarda avanti! Tutto è possibile!".

(Articolo di PETER ROSS, La Repubblica, p. 19, traduzione di Emilia Benghi - copyright Die Zeit - la Repubblica)

22/09/2025

🤔 Sapevi che le Cure Palliative non riguardano solo il fine vita?
Tante persone ancora non lo sanno.

Non si attivano (necessariamente) in prossimità della morte ma durante la vita, per mesi, a volte anche per anni, allo scopo di lenire i sintomi di una malattia inguaribile, dolore in primis, attraverso terapie farmacologiche, strumentali, psicologiche, riabilitative.

🔎 Ne parla sul Corriere della Sera il prof. Augusto Caraceni, docente di medicina palliativa presso l'Università degli Studi di Milano.

14/09/2025

L’abbandono non si manifesta soltanto quando un bambino viene lasciato fisicamente solo, esiste una forma altrettanto devastante: l’abbandono emotivo e psicologico. È quella condizione in cui il bambino cresce accanto a una madre che, pur essendo fisicamente presente, non riconosce i suoi bisogni affettivi, non gli offre uno sguardo, un gesto di tenerezza, un riconoscimento autentico.
Secondo la prospettiva di Gabor Maté, medico che ha esplorato le radici psicologiche e relazionali del trauma, il bisogno primario di ogni essere umano è la connessione. Senza connessione, il bambino non può sviluppare un senso di sicurezza interiore, né la convinzione di essere degno d’amore. La mancanza di attaccamento non è solo una ferita affettiva, è un trauma che modella la mente e impatta sul corpo, che influenza lo sviluppo neurologico e psichico.
Il bambino che cresce accanto a una madre emotivamente indisponibile impara molto presto a leggere i suoi segnali, a percepirsi come peso e causa del suo malessere. Invece di sentirsi accolto, si percepisce colpevole della sofferenza materna. Come osserva Maté, il bambino non smette di amare il genitore che lo rifiuta; smette, piuttosto, di amare se stesso, convincendosi di non meritare affetto. Questa dinamica interiore è profondamente distruttiva, perché radica un senso di vergogna e inadeguatezza che può accompagnare l’individuo per tutta la vita.
Da adulto, chi ha conosciuto l’abbandono emotivo continua a portare dentro di sé domande laceranti come “Sono stato davvero amato?”
L’assenza di tenerezza non lascia solo un vuoto emotivo ma si manifesta in difficoltà relazionali, in ansia, in dipendenze di vario tipo o in un costante bisogno di approvazione esterna. Maté sottolinea come molte forme di sofferenza psichica e di disagio, anche fisico, abbiano origine proprio in queste ferite precoci, invisibili ma profondamente radicate.
L’abbandono affettivo è più doloroso dell’indifferenza perché non si limita a negare la presenza, ma comunica disprezzo, rabbia, disgusto. Il bambino, incapace di distinguere i confini tra sé e la madre, interiorizza questi sentimenti e li rivolge contro di sé. Così si forma un circolo vizioso in cui l’autostima viene minata alle fondamenta e il mondo viene percepito come un luogo ostile.
Le madri emotivamente assenti non lo diventano per scelta, ma spesso perché a loro volta hanno sperimentato lo stesso abbandono emotivo, portandone i segni irrisolti. La comprensione di queste dinamiche non giustifica il dolore del bambino, ma permette di rompere la catena della trasmissione transgenerazionale del trauma.
Il cammino di guarigione passa dunque dal riconoscimento: dare un nome alla ferita, legittimare il dolore, accogliere il bambino interiore che è stato privato di amore. Solo così diventa possibile, da adulti, costruire relazioni fondate non sulla paura di essere rifiutati, ma sulla fiducia che la connessione autentica è possibile.

10/09/2025

QUANDO i pazienti lamentano un senso di vuoto e di inutilità o la mancanza di un punto di riferimento, dobbiamo sapere tutti che si tratta di un vuoto Reale.

Cosa era accaduto al bambino presente nel paziente Adulto? Alice Miller, nei suoi 13 libri, ci risponde essenzialmente cosi':

(ho fatto un riassunto io)

Il pensiero di quel bambino, in funzione di un evento ansiogeno e traumatico, era stato essenzialmente questo:



In sostanza:
...un bambino molto piccolo vedrà i genitori come creature onniscienti e onnipotenti che non sbagliano mai. Se per qualche ragione un genitore, o entrambi, sembrano rifiutarlo, il bambino penserà che è colpa sua. Dopo tutto queste meravigliose persone devono avere ragione!

Il bambino in tenera età ha bisogno, per sopravvivere, di ricevere dall’adulto amore, cure, attenzione e tenerezza. Farà di tutto pur di ottenerli e non perderli.

Se, ad esempio, avverte che le sue persone di riferimento più importanti hanno per lui un interesse, a livello conscio o inconscio, di carattere sessuale allora, pur sentendosi insicuro, a volte angosciato e completamente disorientato, farà ogni sforzo per soddisfare tali desideri, o perlomeno per non frustrarli troppo, per non far inquietare l’adulto, per non rischiare a nessun prezzo di essere da lui abbandonato.

I genitori conducono con i propri figli la medesima lotta per il potere, che hanno perduto a suo tempo con i loro stessi genitori.
Vivono per la prima volta, vedendo nei propri figli, lo stato di vulnerabilità dei primi anni di vita, di cui non sono in grado di ricordarsi, e soltanto con loro, con i più deboli, si difendono spesso in modo molto, molto, molto, molto pesante.

Pur senza esserne consapevole, questo Adulto (come paziente) continuerà in seguito a vivere immerso nel proprio passato.

Alice Miller, a tal proposito, ci spiega le conseguenze:

"possiamo, certo, arrivare ad ingannare il nostro intelletto, a manipolare i nostri sentimenti, a ingarbugliare le nostre percezioni e a mentire al nostro corpo con l’assunzione di farmaci.
Una volta o l’altra, tuttavia, esso ci presenterà il conto: il nostro corpo, infatti, è incorruttibile, come un bambino non ancora sconcertato sul piano emotivo che non ammette né scuse né compromessi e che cessa di tormentarci solo quando non rifuggiamo più la verità'.

In alternativa, quel senso di vuoto interiore resterà inesorabilmente presente".

09/09/2025

«Il risveglio non è per quelli che temono le cose sgradevoli, che si mettono a gambe incrociate si rilassano e pensano a cose belle, ma è soltanto per coloro che desiderano svegliarsi.
Per queste persone il vero punto è come fornire perpetui scossoni a sè stessi e come accettarli.»
Un autore di Quarta Via

Mano con sfera riflettente - Maurits Cornelis Escher

06/09/2025

📢 𝐋𝐚 𝐓𝐨𝐬𝐜𝐚𝐧𝐚 𝐞̀ 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐚 𝐭𝐫𝐚 𝐥𝐞 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐞 𝐫𝐞𝐠𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐢𝐧 𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚 𝐚𝐝 𝐚𝐯𝐯𝐢𝐚𝐫𝐞 𝐥𝐚 𝐬𝐩𝐞𝐫𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐬𝐞𝐫𝐯𝐢𝐳𝐢𝐨 𝐝𝐢 𝐏𝐬𝐢𝐜𝐨𝐥𝐨𝐠𝐢𝐚 𝐝𝐢 𝐛𝐚𝐬𝐞 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐚𝐧𝐢𝐭𝐚̀ 𝐩𝐮𝐛𝐛𝐥𝐢𝐜𝐚.

Un passo fondamentale per rendere l’assistenza psicologica accessibile a tutti, integrando la figura dello psicologo con medici di medicina generale, pediatri e altri professionisti sanitari.

La presidente dell’Ordine degli Psicologi della Toscana e del Cnop, Maria Antonietta Gulino, insieme alle colleghe del servizio pubblico delle tre Asl Toscane Rosanna Perone, Guida Corsi Conticelli, Margherita Papa e Fiammetta Mozzoni, hanno contribuito alla pubblicazione di un articolo scientifico che analizza i risultati di questa sperimentazione.

Nei prossimi giorni faremo un focus anche sui nostri canali social.

👉 Leggi l’articolo completo qui: https://www.toscanamedica.org/la-sperimentazione-della-psicologia-di-base-in-regione-toscana/

Maria Antonietta Gulino - Presidente CNOP

29/08/2025

Come ogni anno, siamo già al lavoro per la programmazione di un evento rivolto agli operatori sanitari interessati ad approfondire il tema sui bisogni di ieri e di oggi del paziente oncologico.

Un ricco programma di sessioni che vi sveleremo nei prossimi giorni, oltre ad un evento pubblico dedicato alla cittadinanza e alle scuole.

Per informazioni è a disposizione la Segreteria Organizzativa
📍S.G.C. Via XX Settembre 48, Brescia
📞Tel. +39 3882417927
📥Email. Eventi@sgc.it

26/08/2025
22/08/2025

Possa la gentilezza essere la nostra guida,
ricordandoci che ogni parola che pronunciamo
può guarire o danneggiare,
e ogni gesto
può costruire un ponte o un muro.

- M. A. Byrne

14/06/2025
12/06/2025

Indirizzo

Bergamo
24020

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