21/09/2025
Ti...racconto
Ci sono legami che arrivano nella nostra vita come una benedizione misteriosa.
Due vite che si incontrano, e qualcosa in noi – senza bisogno di parole – riconosce nell’altro una dimora, una specie di ritorno.
Non succede spesso. Ma quando accade, è come se la vita ci sussurrasse: “Guarda, non sei più solo. Questo incontro era scritto in un angolo nascosto del tempo.”
È una sensazione rara. E potente.
Come se qualcuno vedesse finalmente quello che di noi nessuno aveva mai saputo vedere.
Come se per una volta nella vita fossimo accolti non per ciò che facciamo, ma per ciò che siamo. Nudi, imperfetti, eppure accolti.
Ci sentiamo importanti, cercati, scelti.
Sentiamo che il nostro esserci fa bene all’altro. E anche noi fioriamo. Non serve molto: qualche parola, qualche gesto, qualche sguardo che ci riconosce. Ma quel poco basta a trasformarci. E ci sembra persino di guarire da ferite antiche.
Poi, a volte, accade qualcosa che non si può spiegare. Un evento esterno. Una malattia.
Oppure una dinamica che si rompe, un distacco lento, una realtà che cambia.
E quella persona, che sembrava voler condividere tutto con noi, si allontana.
Non con cattiveria. Ma con uno sguardo che non riesce più a sostenerci, perché la vita lo ha portato altrove. E ci lascia così: con tutto l’amore ancora tra le mani, ma senza più un posto dove metterlo.
Questo tipo di dolore ha una natura particolare. Non è il dolore di chi perde per colpa, per rabbia o per abbandono deliberato.
È un dolore più tragico e insieme più puro:
il dolore di chi non può più esserci, anche se avrebbe voluto. Il dolore di chi non può restare, anche se c’era con tutto il cuore.
E il dolore di chi resta, non perché non vale, ma perché l’altro non può più ricevere.
Chi vive una separazione del genere si trova con una frattura nella memoria.
Tutto quello che è stato – l’amore, le parole, il bene dato e ricevuto – resta reale ma sospeso. Come un film che si è interrotto all’improvviso. E chi resta si chiede: “Ho sbagliato qualcosa? Dove ho fallito? Perché sono stato messo da parte?”
Eppure, a un certo punto del cammino, bisogna riconoscere con dolore ma anche con lucidità: non tutto ciò che finisce era sbagliato. Non tutto ciò che si interrompe è stato un errore. Esistono amori veri che non diventano vita quotidiana. Esistono incontri predestinati che non si trasformano in permanenza. Esistono anime che si sfiorano per un tempo breve, ma dentro quel tempo si salvano a vicenda.
E il fatto che oggi resti una ferita, una nostalgia, una rabbia muta verso la vita…
non significa che sia stato inutile.
Significa solo che sei umano.
Oggi, chi ha vissuto un amore così – e poi lo ha perso – può portare dentro una lezione immensa. Una lezione amara, ma profonda:
che non sempre si può fare tutto, anche se si ama. Che non si può salvare chi non può più restare. Che non possiamo sempre decidere il finale delle nostre storie.
Ma possiamo decidere cosa fare di quel dolore. Possiamo farne una zavorra, o una radice. Possiamo farne una pietra che ci trascina, o un seme che ci umanizza.
Possiamo lasciarlo marcire nel rancore, o trasformarlo in tenerezza per gli altri che soffrono. Possiamo chiuderci, o diventare più aperti. Più fragili, sì. Ma anche più veri.
Oggi chi legge queste parole – e sa di cosa stiamo parlando – porti con sé un solo insegnamento:
che anche se una storia finisce, non è detto che l’amore sia finito.
Perché quello che l’amore vero fa in noi, non si cancella con un addio.
E se abbiamo amato con autenticità, abbiamo fatto la nostra parte.
Anche se non ci è stato permesso di stare fino alla fine. Anche se non ci è stato concesso un posto nel dolore dell’altro. Anche se ci è stato chiesto di restare nell’ombra, quando avremmo voluto portare luce.
A volte, amare è sapere quando farsi da parte, senza perdere il senso di ciò che si è stati.
A volte, la fede nel bene vissuto è l’unica forma possibile per non odiare la vita che ce lo ha tolto.
A volte, tutto quello che ci resta è custodire quel giardino vandalizzato, sperando che, un giorno, torni a fiorire in un altro luogo dell’anima.
E se accadrà – e accadrà –
non sarà una sostituzione.
Sarà una rinascita.
Perché l’amore vero non si butta.
Si trasforma.
✒️ Dr. D’Angelo – Voce delle Soglie