Andrea Carboni - Fisioterapista OMPT

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Andrea Carboni - Fisioterapista OMPT Fisioterapista - OMPT
🎓 Specializzato in disordini muscoloscheletrici
❌ Terapie di dubbia efficacia?

No grazie!
📚🔭 Solo fisioterapia basata su evidenze scientifiche!

15/08/2025

🤔 Non tutti i pazienti con frozen shoulder presentano la stessa evoluzione clinica.
Alcuni sviluppano forme più severe, dolorose e persistenti.

❗️Tra i fattori che influenzano il decorso, ci sono alcune condizioni metaboliche e sistemiche.
Il diabete mellito è il fattore più studiato: è associato a una maggiore incidenza e a una prognosi più lenta. Nei pazienti diabetici, i prodotti della glicazione avanzata (AGEs) contribuiscono alla rigidità tissutale e all’amplificazione dell’infiammazione.

📌 Anche l’iperlipidemia gioca un ruolo: le lipoproteine pro-infiammatorie favoriscono la fibrosi e sono correlate a peggiori risultati funzionali.

📍 Le disfunzioni tiroidee, sia in senso ipo- che iper-funzionale, sono state associate a un aumentato rischio di frozen shoulder.

🔍 Un aspetto interessante è il possibile effetto protettivo della calcitonina, che sembrerebbe modulare i processi fibrotici attraverso l’inibizione del TGF-β.

💡 In sintesi, la frozen shoulder non è solo un problema locale: è influenzata da condizioni sistemiche che vanno considerate nel percorso clinico.

12/08/2025

📚 La fibrosi è uno degli aspetti principali della frozen shoulder.

💪🏻 In condizioni normali, la capsula è composta da collagene di tipo I, organizzato in modo da garantire resistenza e flessibilità.

😖 Nella frozen shoulder, questo collagene viene progressivamente sostituito da collagene di tipo III, meno organizzato e più rigido. Aumentano anche altre proteine dell’ECM, come fibronectina, vimentina e tenascina C, e il loro turnover viene alterato per via di un disequilibrio tra MMPs e TIMPs.

🔭 Un ruolo centrale è giocato dai miofibroblasti, cellule attivate dal TGF-β che producono e contraggono la matrice extracellulare, contribuendo alla rigidità.
I fibroblasti stessi cambiano fenotipo: esprimono marcatori come CD44, CD90, FAP e podoplanina, associati a un comportamento più fibrotico e infiammatorio.

❗️ Questo processo può perdurare nel tempo, portando a una progressiva perdita di elasticità e funzione della capsula.

08/08/2025

🌙 Il dolore notturno è uno dei sintomi più frequenti e disturbanti nella frozen shoulder.

❓ Ma perché il dolore tende a peggiorare proprio di notte?
Come abbiamo detto in precedenza, nei tessuti capsulari si verificano due fenomeni:
 Neoangiogenesi: la formazione di nuovi vasi sanguigni
 Neoinnervazione: la comparsa di nuove terminazioni nervose

🔥 Queste nuove fibre nervose trasportano molecole come CGRP, sostanza P e ASICs, che possono aumentare la sensibilità al dolore.
In parallelo, si è osservato un aumento dei recettori della melatonina (MTNR1A/B), coinvolti nella regolazione del ritmo sonno-veglia.

📌 L’alterazione di questi recettori potrebbe spiegare la maggiore reattività nocicettiva nelle ore notturne.

📚 La combinazione di neoinnervazione e alterazioni circadiane rende la capsula più sensibile proprio durante il riposo, quando il paziente avverte maggiormente il dolore.

05/08/2025

🔎 La frozen shoulder è una condizione caratterizzata da infiammazione e fibrosi progressiva.

🧩 Nei tessuti coinvolti si osservano:
• ispessimento sinoviale
• incremento della matrice extracellulare (ECM)
• proliferazione dei fibroblasti

🔥 Il sistema immunitario attiva una cascata di segnali:
• Il TGF-β è il principale promotore della fibrosi.
• Citochine come IL-6, IL-1β, TNF-α e IL-8 contribuiscono al processo infiammatorio e alla sintesi di matrice extra-cellulare.
• La IL-17A, prodotta da specifici linfociti T, è presente solo nel tessuto capsulare patologico e stimola fortemente risposte fibrotiche.
• Sono coinvolti anche gli alarmini, come IL-33, HMGB1 e S100A8/A9: segnali di danno cellulare che possono accentuare l’infiammazione e sono associati a forme cliniche più dolorose.
• Nei pazienti con diabete, i prodotti della glicazione avanzata (AGEs) contribuiscono ulteriormente all’infiammazione e all’irrigidimento tissutale.

📍 Il risultato è un ambiente biologico complesso, in cui infiammazione e fibrosi si rinforzano a vicenda.

01/08/2025

🧠 La capsula della spalla è una struttura elastica e flessibile, progettata per garantire libertà di movimento.

🔬 È fatta di collagene di tipo I, fibre elastiche, ridotta vascolarizzazione e poche terminazioni nervose. I fibroblasti mantengono l’equilibrio del tessuto producendo matrice extracellulare adatta ai carichi meccanici.

⚠️ Ma nella frozen shoulder questo complesso equilibrio viene alterato.

📉 Il tessuto connettivo va incontro a una fibrosi progressiva e la membrana sinoviale si ispessisce. Aumentano inoltre i processi di infiammazione, neoangiogenesi e neo-innervazione.

🎯 Il risultato? Una capsula meno elastica, più rigida, che riduce il volume articolare, limita il movimento e provoca dolore.

29/07/2025

🔬 Conoscete il metodo scientifico?
Uno dei principi cardine del metodo scientifico è la riproducibilità.
Ho un’idea, formulo un esperimento, analizzo i risultati e condivido il mio lavoro.

💡 Nessuno di noi mette in discussione che l’acqua bolle a circa 100° a livello del mare, corretto?
Non lo mettiamo in discussione perché è un esperimento che tutti noi abbiamo ripetuto un’infinità di volte nell’arco della nostra vita. E allora perché molta della letteratura scientifica in circolazione non segue questo principio?

🔍 Qualche giorno fa stavo leggendo una recente revisione sistematica che ha confrontato diversi approcci terapeutici per il dolore di spalla.
Tuttavia, la revisione aveva importanti limiti metodologici, tali da rendere difficile valutare l’affidabilità dei risultati.

📍 È un vero peccato, perché fare scienza è tedioso, lungo e difficile.
Ma resta fondamentale per migliorare la medicina, la fisioterapia e le altre professioni sanitarie.

📌 Ma come possiamo pretendere che i nostri pazienti abbiano le idee chiare sul loro dolore, se a volte anche chi di scienza ci dovrebbe vivere naviga in un mare di confusione?

26/07/2025

🤓 Lo studio di Sveinall del 2024 ha confrontato tre approcci per chi soffre di dolore laterale di gomito, o “gomito del tennista”.

🔬 60 partecipanti sono stati equamente divisi in tre gruppi:
 un programma di esercizi con sovraccarichi;
 tre sedute di onde d’urto;
 una singola seduta con informazioni e consigli.

🔭 L’obiettivo non era confrontare l’efficacia dei diversi trattamenti, ma indagare il comportamento dei partecipanti allo studio e valutare la fattibilità di un trial clinico di efficacia.

😢 Solo il 32% dei partecipanti hanno completato almeno 30 delle 36 sessioni di esercizio raccomandate nell’arco delle 12 settimane.

😖 Questo risultato è ben al di sotto della soglia di successo settata dagli autori.
Per alcuni partecipanti è stato il peggioramento dei sintomi durante o dopo gli esercizi a spingerli a saltare le sessioni. Altri hanno addirittura cercato altre opzioni terapeutiche.

🧐 Forse molti dei partecipanti non si sentivano sicuri nel continuare il percorso da soli, senza supervisione. In tal caso, la presenza del fisioterapista farebbe davvero la differenza. Infatti, l’aderenza al trattamento, intesa come la percentuale di fisioterapie in presenza effettuate dai partecipanti, era alta.

❗️Non diamo per scontato che svolgere qualche esercizio a casa sia facile.

✅ Fissare dei controlli periodici, anche settimanali, può essere una strategia molto utile. In tali occasioni sarà bene discutere con il paziente del fatto che un po’ di dolore è assolutamente normale!

⚠️ Un altro errore che spesso i fisioterapisti compiono è sottovalutare questo tipo di presentazioni cliniche. E’ bene precisare da subito che il percorso non sarà facile e che il trattamento potrà durare mesi!

Più che stabilire quale trattamento funzioni meglio, questo studio ci invita a riflettere su come i vari trattamenti vengono proposti e seguiti. Perché un trattamento, per funzionare davvero, deve essere anche sostenibile e praticabile nella vita di chi lo riceve.

21/07/2025

🤔 Perché se ci facciamo male a un ginocchio diamo quasi per scontato di svolgere esercizio con sovraccarichi ma non è lo stesso se abbiamo dolore al rachide cervicale?

😰 Purtroppo siamo ancora troppo abituati a pensare al rachide cervicale come una struttura fragile, delicata, da proteggere e a cui stare attenti!

✅ Ma dobbiamo cambiare questo modo di ragionare.

🤩 Il rachide cervicale può e deve essere caricato e allenato.

💪🏻 Nella stra-grande maggioranza dei casi soggetti sportivi e ben allenati svolgono gesti ed esercizi che indirettamente determinano una forte attivazione della muscolatura cervicale, e non hanno bisogno di svolgere esercizi specifici come quelli riportati in questi video. Lo stimolo che danno è già sufficiente!

😩 Tuttavia, sappiamo benissimo che molte persone non si allenano come dovrebbero. E sappiamo anche quanto è diffuso il dolore al rachide cervicale (““La cervicale””).

🏋🏻 In questi casi è fondamentale dare il corretto stimolo alle strutture muscolari e, nel giusto periodo della riabilitazione, introdurre anche esercizi con sovraccarichi come quelli riportati in video.

07/07/2025

😴 Il sonno è importante per la salute.

📚 Uno studio pubblicato nel 2024 da Li e colleghi, su Frontiers in Medicine, ha analizzato i dati di 3.909 adulti statunitensi per valutare la relazione tra durata del sonno, disturbi del sonno e dolore cronico muscoloscheletrico.

😓 Il dolore è stato definito cronico se presente da almeno 3 mesi in una o più aree muscoloscheletriche.

📌 I risultati mostrano una relazione a U tra durata del sonno e dolore:
- rischio minimo tra le 7 e le 8 ore a notte
- rischio aumentato del 61% per chi dorme meno di 6 ore
- rischio aumentato anche per chi supera le 9 ore

🧩 L’associazione rimane significativa anche controllando per variabili come età, sesso, BMI, attività fisica, abitudini di vita, depressione e condizioni mediche.

📌 Consideriamo inoltre che un sonno disturbato, caratterizzato da difficoltà ad addormentarsi, risvegli notturni o eccessiva sonnolenza diurna, è anch’esso correlato a un aumentato rischio di sviluppare dolore muscoloscheletrico.

04/07/2025

🚗 La fisioterapia è come Google Maps.

Non accelera il tempo che ti serve per stare meglio.
Ma ti aiuta a non perderti per strada.

Ti evita decisioni sbagliate, false scorciatoie, scelte che sembrano intelligenti ma che ti fanno solo perdere fiducia, risorse ed energie.
E, proprio come un buon navigatore, ti dice a che punto sei.
Perché quando il viaggio è lungo, sapere dove ti trovi fa la differenza tra mollare… o andare avanti con fiducia.

🎯 Se stai seguendo un percorso di fisioterapia, chiediti:
– So dove sto andando?
– Ho chiaro quali sono gli obiettivi?
– Mi è chiaro cosa fare per arrivarci?

👇 Fammi sapere nei commenti cosa ne pensi.
🎥 E se credi che questo reel possa essere utile a qualcuno che conosci, condividilo.

02/07/2025

💡 Pensa alla tua ultima visita con un professionista sanitario. Ti sei sentito coinvolto e parte attiva del processo decisionale?

📚 Uno studio appena pubblicato ha analizzato 100 prime visite fisioterapiche per problemi di spalla, valutando il livello di coinvolgimento del paziente attraverso lo strumento OPTION-5.

😭 Il punteggio medio è stato solo 27 su 100. Nessuna visita ha raggiunto un punteggio eccelente.

❓ Un dato che fa riflettere, soprattutto considerando quanta incertezza accompagna la gestione del dolore alla spalla. Proprio quando ci sono tante incertezze – diagnosi poco chiare, trattamenti con effetti simili tra loro – sarebbe fondamentale che il paziente avesse voce in capitolo.

Lo studio ha anche individuato tre elementi che fanno la differenza:
✅ Più tempo durante la visita
✅ Maggiore formazione del fisioterapista
✅ Più spazio per le preferenze personali

Se stai per iniziare un percorso fisioterapico per la spalla, fai attenzione a questi dettagli:
🟢 La prima visita dura abbastanza?
🟢 Ti senti ascoltato e coinvolto nelle scelte?
🟢 Il professionista è specializzato e aggiornato?

🏌🏻 Perché la fisioterapia non è qualcosa che si riceve passivamente. È un percorso che si costruisce insieme.

💬 Ti sei mai sentito escluso dalle decisioni sul tuo trattamento?
Scrivimelo nei commenti o condividi questo post con chi potrebbe trovarlo utile.

Hacquebord, Sijmen et al. “Shared Decision-Making in Physical Therapist Care for People With Shoulder Problems: An Observer-Based Analysis of Audio-Recorded Consultations.” Physical therapy vol. 105,6 (2025): pzaf047. doi:10.1093/ptj/pzaf047

🛌 “Avere una buona igiene del sonno è fondamentale!”Quante volte l’abbiamo sentito?Il problema è che… nessuno sa davvero...
30/06/2025

🛌 “Avere una buona igiene del sonno è fondamentale!”

Quante volte l’abbiamo sentito?

Il problema è che… nessuno sa davvero cosa significhi.

La letteratura parla di oltre 50 strategie diverse, ma senza una definizione univoca.

➡️ È quello che ha mostrato una revisione di Pasquale et al. (2024):

👉 concetto vago, usato in modo incoerente;

👉 difficile da replicare o valutare in clinica!

 
E allora: che cosa funziona davvero per migliorare il sonno?

🔬 Una revisione sistematica e metanalisi di Hirohama et al. (2024) prova a rispondere:

✔️ l’esercizio fisico, soprattutto con sovraccarichi, è uno degli interventi più efficaci;

✔️ Interventi nutrizionali , da soli o combinati con un approccio attivo mostrano benefici consistenti;

⚠️ L’igiene del sonno da sola ha un impatto modesto.

 
📌 Morale?

L’igiene del sonno può essere un primo passo… ma se vogliamo fare davvero la differenza, serve un approccio attivo, strutturato e integrato.

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