25/09/2025
La graduale scomparsa del tempo (soggettivo, passato semplice, imperfetto, forme composte del futuro, participio passato…) genera un pensiero ancorato solo al presente, limitato all’istante, incapace di proiettarsi nel tempo.
La generalizzazione delle semplificazioni ortografiche, la sparizione delle maiuscole e della punteggiatura costituiscono altrettanti colpi mortali inferti alla sottigliezza dell’espressione.
Cancellare la parola “Miss” non significa soltanto eliminare l’estetica di un termine, ma anche promuovere l’idea che tra una bambina e una donna non vi sia alcuna differenza.
Meno parole e meno verbi composti significano meno capacità di esprimere emozioni e meno possibilità di formulare un pensiero.
Studi hanno dimostrato che alcune forme di violenza, sia nella sfera pubblica sia in quella privata, derivano direttamente dall’incapacità di tradurre le emozioni in parole.
Senza le parole per costruire il ragionamento, il pensiero complesso caro a Edgar Morin viene ostacolato, reso impossibile.
Quanto più povera è la lingua, tanto meno esiste il pensiero.
La storia è colma di esempi e di scritti, da George Orwell in 1984 a Ray Bradbury in Fahrenheit 451, che mostrano come le dittature di ogni orientamento impediscano il pensiero riducendo e distorcendo il numero e il significato delle parole.
Non esiste pensiero critico senza pensiero. E non esiste pensiero senza parole.
Come costruire un ragionamento ipotetico-deduttivo senza padroneggiare il condizionale? Come immaginare il futuro senza coniugare il tempo futuro? Come percepire la temporalità, la successione degli eventi nel tempo — passato o futuro — e la loro durata relativa, senza un linguaggio che distingua ciò che sarebbe potuto essere, ciò che è, ciò che potrebbe essere, e ciò che sarà dopo ciò che potrebbe accadere o è già accaduto?
Se oggi dovessimo lanciare un grido d’allarme, esso sarebbe rivolto a genitori e insegnanti: fate parlare, leggere e scrivere i vostri figli, i vostri studenti.
Insegnate e praticate il linguaggio nelle sue forme più varie, anche quando sembra complicato — soprattutto quando è complicato. Perché è in questo sforzo che risiede la libertà.
Coloro che, con il pretesto di semplificare l’ortografia, di purificare il linguaggio dai suoi “difetti”, di abolire generi, tempi, sfumature, insomma tutto ciò che crea complessità, agiscono in realtà come i becchini della mente umana.
Non c’è libertà senza esigenze. Non c’è bellezza senza il pensiero della bellezza.
Christophe Clavé