Maria Rosa Iacco - Counseling sistemico e discipline olistiche

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Maria Rosa Iacco - Counseling sistemico e discipline olistiche Non possiamo cancellare niente ma possiamo trasformare tutto. Questa è Alchimia. Siate maestri alchimisti della vostra vita

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Molte sono le circostanze che ci allontanano dal nostro vero Io, i dettami della società, l'imprinting della famiglia d'origine, le false credenze elaborate dalla nostra mente... L'obiettivo è fare pace con le emozioni, capirne la forma, l'intensità per poterle dominare e come alchimisti della nostra anima, trasformare per poter vivere nella gioia piuttosto che nella sofferenza. A volte piccoli spunti di riflessione aiutano a ridestare la coscienza e ricongiungerci con la nostra vera essenza. Questo è il semplice contributo che la pagina offre a chiunque voglia entrare nella magia della trasformazione.
_In Lak' ech_

mery.iacco@gmail.com

Gli eventi della vita portano doni di coscienzaQuando una relazione è tossica è necessaria la distanza.Una relazione tos...
06/03/2024

Gli eventi della vita portano doni di coscienza

Quando una relazione è tossica è necessaria la distanza.
Una relazione tossica può generarsi anche nella più stretta parentela, la famiglia di origine non garantisce relazioni sane, queste vanno costruite nel tempo e coltivate come il più prezioso dei doni.

Non sempre è possibile, quando un componente della famiglia è completamente annebbiato dal suo corpo di dolore rischia di fagogitare anche gli altri, in modo del tutto inconsapevole e non volontario, generando altro dolore.
Quindi abbandoniamo il concetto di colpa e prendiamo in mano quello di consapevolezza.

Può essere aiutata questa persona?

Se è tuo figlio la risposta è : in parte sì. Iniziando ad occuparti dei TUOI sospesi con i tuoi genitori o con te stesso, con la tua infanzia, con i partner presenti/passati, con il denaro, con la vita eccetera. Occupandoti di TE aiuti tuo figlio a fare altrettanto offrendo un esempio di percorso verso l'amor proprio, l'amore per la vita e la consapevolezza.
Poi ci vuole una buona dose di assunzione di responsabilità e di compassione per sé stessi.
Ed una buona dose di fiducia per il percorso che quel figlio ha scelto di intraprendere.
Io sostengo fortemente che, se pensiamo di mandare nostro figlio a fare terapia, dovremmo prima aprire noi (genitori) la pista.

Se è un tuo genitore la risposta è NO.
I figli non possono guarire i genitori, possono comprendere, perdonare, avere coscienza che chi soffre è il bambino che quel genitore è stato e che non è stato visto. Ma non è compito dei figli mettere "a posto" le sofferenze del genitore. Ed è sbagliato pretendere che un figlio arrivi a questo modo con il ruolo del risolutore.
Egli in questo modo viene sottratto alla vita, viene agganciato e trattenuto da un dolore che non gli appartiene e da un compito che non gli è dato svolgere.
Ogni genitore che affida al figlio questo ruolo lo sta condannando alla sofferenza ,che può esprimersi in vari settori della sua vita.
È giusto allora che il figlio, se diventa cosciente di questo meccanismo, trovi la giusta distanza dalla quale può continuare ad amare e rispettare chi gli ha dato la vita, al contempo liberandosi; diventa una questione di sopravvivenza.

Può un figlio PRETENDERE che il genitore guarisca se stesso?
No, nel modo più assoluto.
Ciò che può fare è riconoscere le parti ferite comuni, provare com.passione e bene-dire. Dopodiché proseguire con la propria vita.
Spesso i figli agganciati dal senso di colpa si auto-impongono il ruolo del soccorritore, mettendosi in questo modo accanto al genitore (se non addirittura "più in alto") creando un disequilibrio nella vita di entrambi.
Per quanto la società osanni il sacrificio, questo tipo di sacrificio dal quale proviene la nomea "è proprio un bravo figliolo", non è sempre espressione di sana relazione.

Un altro modo di rimanere agganciati è la rabbia verso l'altro, che cela la pretesa che questo cambi, che diventi come noi lo desideriamo (questa pretesa non funziona per nessuna relazione, meglio comprendere subito che le persone non cambiano perché glielo chiediamo o perché ci arrabbiamo, ma solo se e quando una loro evoluzione interna glielo consente, evoluzione che non spetta a noi sapere come, se e quando può avvenire)

Só che queste parole possono risultare dure ad alcuni eppure è necessario riconoscere che ognuno è artefice del proprio cammino e tutto ciò che possiamo fare è cercare di non farci lo sgambetto a vicenda nel percorrere e/o costruirci la via.
Certo possiamo porgere una mano ma l'altro ha tutto il diritto di non coglierla, se questo è ciò che la sua anima ha scelto per evolvere.
E merita un inchino e il nostro rispetto.

Nessuno ha un piedistallo su cui ergersi, ed è già tanto se riusciamo a prenderci cura di noi stessi.
A volte non siamo davvero preoccupati di come sta l'altro ma di come il suo stare ci fa stare.
Questa simbiosi non è sana e alla lunga porta il suo conto.

Quando nei comandamenti leggiamo "onora il padre e la madre" , quando nei vari percorsi scopriamo di dover ricucire una rottura avvenuta nell'infanzia, non necessariamente significa frequentarsi, stare fisicamente insieme, dimenticare, essere ciechi o sordi, o diventare martiri e buoni samaritani.

Significa riconoscere con gioia e gratitudine che se siamo al mondo è grazie a chi lo ha permesso e che questa gratitudine la riversiamo onorando la vita, rendendola degna e glorificandola.

Che siamo SIMILI (questa è la parte più ostica) ,simili su certi dolori ereditati e lavorare su noi stessi per guarirli con l'amore necessario. Non per essere "diversi da" ma per "guarire da".
Significa abbandonare la colpevolezza da una parte e dall'altra, riconoscere la sofferenza che ancora alberga nel cuore e portarvi più coscienza e compassione possibile.
Ma tutto questo non sempre evolve nel pranzo della domenica, a volte si, a volte non è proprio possibile per svariate ragioni e va bene così.

Mantenendo coscienza del fatto che siamo parte di una storia antica che chiede nient'altro che Amore.

Maria Rosa
Per incontri individuali e di gruppo, in presenza o online :
Mery.iacco@gmail.com
3493647796

Per gli interessati che arrivano da Torino, si sta organizzando un trasporto con ancora posti disponibili 😊
12/11/2023

Per gli interessati che arrivano da Torino, si sta organizzando un trasporto con ancora posti disponibili 😊

Cosa significa "connettersi"? Cosa significa sentire l'Amore e la Gioia? Erroneamente pensiamo sia riferito a qualcosa c...
06/11/2023

Cosa significa "connettersi"?
Cosa significa sentire l'Amore e la Gioia?

Erroneamente pensiamo sia riferito a qualcosa che arriva dall'esterno , da qualcosa che qualcuno "ci fa" oppure no, da qualcosa di ...provocato o appreso.
Da un momento speciale , non ordinario , da un'uscita speciale, dall'essere con una certa persona, dal fare certe cose, da vivere un momento buono, dall'avere successo, eccetera.

Esistono corsi su corsi dove insegnano a connettersi a meditare, e vanno bene per iniziare, poi però non basta più, capisci che non può limitarsi ad una pratica appresa e che si concentra in quel momento della giornata o della settimana, capisci che c'é qualcos'altro, che quello dovrebbe essere lo stato naturale delle cose ma, nel mondo in cui siamo immersi, di credenze , di lacci da cui ci lasciamo prendere, crediamo che quel senso di Gioia possa solo essere ...provocato ; da qualcosa di esterno o da una pratica o da quanto noi possiamo essere giusti e adeguati o "vincenti".
O qualcosa di cui sentire la mancanza.

Io sono certa che accade anche a te o che sia accaduto in passato, che nel bel mezzo di nulla , di nulla di particolare, nella tua solitudine, in un "banalissimo" momento quotidiano, arriva nel petto un sentimento che non ha un nome, pervade tutto, scalda tutto, ti senti infinitamente amato e amata.

Il cuore si aspre, si schiude, senti una gioia incontenibile senza un motivo preciso perché non deve esserci un motivo preciso. Stai vivendo ciò che sei chiamato a vivere. Amore puro.

Sei connesso o connessa.
Sei tu che sei pienamente dentro di te.
Sei tu, una parte profonda di te, che ha accolto ciò che è sempre a disposizione.
Pienamente tu, aperto alla vita.

Io non saprei come spiegare questa sensazione che mi pervade ogni tanto (in certi momenti di frequente ed in certi altri meno), sicuramente cercherò delle parole che possano descriverla e nel tempo forse riuscirò.
Io mi auguro solo che più esseri umani al mondo possano vivere queste epifanie più spesso possibile (me compresa).

Sentirsi pieni, connessi, nel posto giusto, al momento giusto, nonostante e indipendentemente da qualunque situazione esterna e contingente, da qualunque emozione, pensiero o persona, persino nonostante se stessi.

Sei una brocca che improvvisamente trabocca di amore e sei tu stesso a riempirla.

E allora quanto ,quanto possiamo dare?
Quanto più intense possono essere le tue relazioni?

Possiamo dare solo ciò che siamo e di cui siamo pieni.
Più amore siamo in grado di sentire per noi stessi, amore non narcisistico, l'Agape puro, più ne possiamo donare.

Torno a credere che tutto ciò che siamo chiamati a fare nella nostra vita sia abbattere quelle barriere della personalità, del dolore, dei condizionamenti, delle credenze, della società per poter lasciare entrare questa fonte inesauribile di amore.

Che la libertà di qualche istante diventi invece la condizione naturale dell'essere umano.

M

Il bambino nella sua vita perinatale è totalmente e letteralmente immerso nell'ambiente della Madre. Se la madre si sent...
05/11/2023

Il bambino nella sua vita perinatale è totalmente e letteralmente immerso nell'ambiente della Madre.

Se la madre si sente in pericolo, percepirà il pericolo.
Se la madre vive ansie e angosce ,questo percepirà.
Se la madre è in pace percepirà pace.
Se la madre respira amore il bambino sentirà amore.

L' ambiente del bambino è il ventre della madre, la rielaborazione del vissuto della madre del mondo esterno, dentro di sé.

La pancia della mamma è il primo contatto del bambino con la vita.

Per questo spesso le donne in gravidanza cambiano, agiscono, creano. Istintivamente lo sanno.
Quando sanno ascoltare l'istinto.
Quando sono consapevoli che già con la gravidanza si stanno imprimendo memorie presenti e future.
Sanno, che tutto ciò che di buono attuano per loro stesse lo stanno facendo anche per il nascituro.
Che il rielaborato, il percepito non è più solo il loro percepito.
Che devono filtrare moltissimo.

Questo accade anche dopo ma nella vita perinatale l'intensità di questo vissuto è esponenziale perché il bambino e la madre sono ancora fusi in un solo corpo.

Ecco, ognuno di noi viaggia nel mondo con addosso queste memorie e addosso ci restano finché non siamo in grado di scoprirle e conoscerle.
Non penso si trasformino, non sempre diventa possibile farlo. Si possono conoscere, consapevolizzare e si può scegliere diversamente, sapendo che sono lì.

Ad ogni modo, che ci piaccia o no, nelle profondità ciò che riconosciamo maggiormente nel mondo ha molto a che fare con ciò che abbiamo vissuto in quelle acque sacre.

M

Non pretendere da te stessa la perfezione o rischi di rimanere incastrata.Chiedi a te di essere il più possibile coscien...
04/11/2023

Non pretendere da te stessa la perfezione o rischi di rimanere incastrata.
Chiedi a te di essere il più possibile cosciente, solo così puoi accorgerti dove è necessario portare maggiore attenzione e cura, dove puoi essere migliore.
Una versione migliore di te.

M

Come vorrei poterti abbracciare forte forte, tenerti stretta e dirti: "Sei al sicuro adesso, ti capisco , ti tengo. Puoi...
27/04/2023

Come vorrei poterti abbracciare forte forte, tenerti stretta e dirti:
"Sei al sicuro adesso, ti capisco , ti tengo. Puoi piangere, puoi urlare, puoi dire, io ti tengo. Ti tengo con me. Finché tutto sarà finito, finché la tempesta sarà passata , ti amo sempre e ti tengo con me."

Questo vorremmo sentirci dire anche da "grandi", soprattutto se queste parole non le abbiamo ricevute da bambini. Se ci hanno detto invece
"non piangere, non fare capricci, ti lascio qui, vado via, non ti sopporto più, fai la brava, stai buona altrimenti poi vedi..."
altri bambini feriti , che come noi non sono stati accolti nei loro momenti di dolore, frustrazione, confusione o solitudine.
E poi, da "grandi", le pretendiamo dalle persone a noi più vicine.
Siamo sempre alla ricerca di un porto sicuro in cui riposare l'anima e dire "qui posso essere davvero ciò che sono".

E invece sentiamo dentro il dubbio
"Sono al sicuro con te? Mi tieni anche se ti sto dando il peggio di me? Anche se sto facendo di tutto per farmi abbandonare?... te ne andrai. Ora ti mostro come te ne andrai, così avrò ragione e tutto questo dolore sarà finalmente finito."

Oppure
" Guarda come sono brava, faccio tutto quello che vuoi, sono tutto quello che vuoi. Nego persino i miei bisogni purché tu possa tenermi con te. Sono disposta a tutto."

Queste due modalità così apparentemente diverse arrivano entrambe dall'angoscia dell'abbandono. Non tanto dell'abbandono fisico quanto dell'abbandono in balia di sé stessi, di emozioni che non abbiamo potuto integrare ,comprendere, rielaborare con una presenza sicura accanto , una presenza che ci ricorda che siamo meritevoli d'amore sempre ,senza dover FARE nulla per aggraziarcelo o provarlo.

Siamo meritevoli d'amore sempre.
Allora non resta che diventare noi quella presenza , spezzare la catena , iniziare a dire
"ti tengo, ti amo, anche ora, anche così ".

Sono parole che alleggeriscono l'anima e guariscono le ferite.
E tutto si placa ,quelle emozioni che non abbiamo imparato a gestire da bambini saranno un po più complesse da vivere da adulti eppure, con la giusta dose di coraggio, e tempo, e prove e fallimenti e riprove, tutto si fa.

Sei al sicuro adesso.

12/04/2023

Non sempre le persone sono orientate ad un panorama di vita diverso da quello che al momento costituisce per loro un problema.

In alcuni casi si vuole solo parlare del problema e la dura verità è che la sola ipotesi di una risoluzione definitiva non viene presa seriamente in considerazione.

A quel punto dicono di sé stessi che nessuno è in grado di aiutarli, persino anni di terapia; la verità è che nessuno è il salvatore di nessuno, ciò che risulta salvifico è il desiderio profondo del cambiamento, quando questo è presente persino una pianta , nel suo silenzio ,può fare da terapeuta.

Questo non per sminuire qualcuno (non mi conviene nemmeno) ma per riporre l'attenzione all'interno. È da dentro che si avvia un processo, fuori possono essere offerti gli stimoli giusti, eppure finché la leva interiore non viene sollevata , lo stato del "problema", della sofferenza ,chiamiamola come vogliamo, perdurerá.

E bisogna imparare a stare con questo, col fatto che i professionisti nella relazione d'aiuto non sono supereroi, né tanto meno divinità, non sanno tutto, non salvano (e sarebbe un errore percepirsi tali) e a volte l' unica cosa da fare è "semplicemente" rispettare il fatto che , per quanto ci si possa lamentare, alcuni vogliono stare dove sono, esattamente in quello stato, in quel dolore, in quel problema. E va bene così.

Maria

A Biella
11/04/2023

A Biella

Proseguono gli incontri,  il tema di domani sarà: Il giudice Interiore. 🌹
11/04/2023

Proseguono gli incontri, il tema di domani sarà: Il giudice Interiore. 🌹

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