25/04/2024
Oggetto: Spero che le figure preposte a decidere sulla vita dei minori nelle comunità educative, pensino e trattino quelle vite come se fossero quelle dei propri figli!!
Il resto, potete non leggerlo.
Ho passato la notte a partire dalle 4 a scrivere una relazione per dei fratellini che ormai fanno parte della mia vita da un po' di anni.
Dalle tapparelle mentre ero ancora letto percepivo il passare del tempo grazie ai colori del cielo che cambiavano. Ho sentito l'alba ma non la vedevo.
I bambini affidati alle comunità vivono con degli adulti che poi diventano casa e famiglia. Si addormentano ogni notte con una persona diversa. Amorevole ma diversa.
Ai bambini che vivono in comunità si offre la possibilità di avere modelli educativi, sociali, affettivi adeguati. Decidono per loro i Tribunali per i Minorenni, i tutori, i Servizi Sociali e Consultoriali. Lo scopo?
Offrire loro una vita migliore allontanandoli dalle basi biologiche che li hanno danneggiati.
Io per anni ho conosciuto ragazzini che difendevano i loro genitori, contro tutto e tutti, soprattutto contro se stessi. Ho conosciuto le loro lacrime ogni volta che la realtà emergeva nei loro racconti. Non esiste nella mia esperienza un bambino/ragazzo con non amasse il proprio genitore. Ecco il punto.
Scrivere , decretare che un minore non può vedere più i genitori per quel motivo o quell'altro che significa?
Ho passato sedute intere con i miei pazienti adulti a parlare di padri mai conosciuti perché deceduti prima della loro nascita, di madri castranti e ambivalenti. I genitori sono dentro di noi anche se non sono puliti, lucidi, affettuosi, attenti. Anche se non ci sono stati.
I genitori sono dentro di noi anche se ci hanno abusato, violentato, maltrattati e derisi. Sono dentro di noi a prescindere. Non si può chiedere di dimenticarli ma si deve aiutarli a vivere nonostante le lacune emotive che quei genitori hanno generato in loro.
Ricordo due fratellini che volevano crescere velocemente per ritrovare le loro due sorelline adottate nel Nord Italia.
Che colpa hanno avuto quei fratelli e quelle sorelline?
Ricordo le storie di bambini scappati dalle comunità di altre Regioni per raggiungere qui sul territorio le loro famiglie di origine. Acciuffati come delinquenti e portati sempre più lontano. Se si capisse che bisogna accompagnare questi figli sfortunati a "fare pace con la loro storia e poi sostenerli verso le adozioni, forse sarebbe più facile".
Se si capisse? O se si lavorasse davvero per il bene di quel bambino in quel momento e per tutto il suo futuro. Si deve lavorare in continuità.
Vorrei chiedere agli avvocati che si trovano ad occuparsi di queste situazioni, agli assistenti sociali dei comuni, ai colleghi psicologi, di ve**re nelle comunità a pranzo con questi ragazzi. Vorrei invitarli a vedere con quanta fatica si prende il sonno in alcune notti, dopo alcuni incontri di rete. Vorrei invitarli a conoscerli prima di esprimere giudizi e sentenze sul loro futuro. Vorrei invitarli ad "Ascoltarli" e non a limitarsi a sentirli!!! Ascoltarli e non Sentirli!
Vorrei che queste figure deputate a decidere sul futuro di questi bambini, ragazzini affidati ai vari servizi di riferimento pensassero di questi ragazzi come se fossero i loro figli. Quelli che accompagnano in vacanza, a scuola la mattina, negli incontri con i professori. A calcio/danza. Al ristorante perché dobbiamo dirci di essere bravi ed accudienti. Io certi genitori che con un solo tocco rovinavano il lavoro di mesi con i loro figli, gli ho odiati anche. Li ho combattuti ma li ascoltavo e poi li ho anche capiti e giustificati. Alcuni operatori decisionali spesso non li ho capiti, molto più spesso non li ho perdonati.
Vorrei che chi lavora per queste anime sofferenti non li perda nella menti o dietro un numero di protocollo. Quelle sono vite e non scartoffie.
Vorreste per i vostri figli lo stesso trattamento?
Vorreste?
Buon 25 aprile a tutti..l'alba è passata da un pezzo!