Centro Salute - Studio di Fisioterapia

Centro Salute - Studio di Fisioterapia Centro Salute nasce nell'Aprile del 1990 a Bitonto. E' uno studio di fisioterapia che si occupa di r

13/08/2025

😎😎 avvisiamo agli amici del Centro Salute che da oggi fino al 1 settembre saremo chiusi per ferie ,, vi auguriamo buon riposo e buone ferie a tutti 😎😎



27/07/2025

😎 Le manipolazioni vertebrali sono pericolose?

“È vero che quando mi faccio scrocchiare la schiena, le mie vertebre si riallineano?”
“Mi hanno detto che farsi manipolare il collo è pericoloso!”
“Se sento mal di schiena, significa che c’è qualcosa fuori posto e va rimesso nella sua sede”

Queste affermazioni sono FALSE!

Le Manipolazioni Vertebrail sono delle tecniche manuali caratterizzate da piccoli e rapidi movimenti che il Fisioterapista esegue, solitamente sulla colonna vertebrale del paziente. Possono essere erogate sulla zona cervicale, toracica o lombare.

NON allineano o spostano le tue vertebre! Il famoso “pop” o “crock” che si sente durante l’esecuzione della tecnica è semplicemente un fenomeno fisico di cavitazione, simile ad una bolla d’aria.
Sono delle tecniche estremamente sicure ed efficaci, se utilizzate secondo un ragionamento clinico corretto e da PERSONALE SANITARIO adeguatamente formato.
Ma quindi come funzionano le manipolazioni? Qual è il loro effetto terapeutico?
Questo è un argomento ancora protagonista di grandi dibattiti nel mondo medico scientifico, ma la tesi più accreditata è che queste tecniche provochino un effetto meccanico sulle articolazioni vertebrali, ma anche neurofisiologico sul sistema nervoso, rilassando la muscolatura e modificando la percezione del dolore.
Questa è ovviamente una versione semplificata della spiegazione, che è molto più complessa ma anche ancora parzialmente misteriosa.
Noi sappiamo che sono delle tecniche sicure, supportate dall’evidenza scientifica e vanno sempre associate ad altri approcci riabilitativi, come l’esercizio fisico.
Nessuna tecnica, da sola, è efficace!

Sono indicate per:
- Migliorare il MAL DI SCHIENA: modificano la soglia del dolore, dando una sensazione di sollievo immediato in caso di dolore lombare
- Ridurre il DOLORE CERVICALE
- Gestire i sintomi del MAL DI TESTA, CEFALEA MUSCOLO-TENSIVA ed EMICRANIA
- Migliorare la mobilità attiva: riducono istantaneamente la percezione di rigidità nei movimenti

ATTENZIONE
Devono sempre essere eseguite da personale sanitario, con Laurea in Fisioterapia o Medicina, a seguito di accurata Anamnesi e Ragionamento Clinico.
La manipolazione lasciata a se stessa non è riabilitativa. 😎

18/05/2025

😎Che cos’è la tenosinovite stenosante dei tendini flessori?

La tenosinovite stenosante dei tendini flessori, comunemente nota come dito a scatto, interessa le pulegge e i tendini della mano, indispensabili per la flessione delle dita.

I tendini funzionano come delle lunghe funi e connettono i muscoli dell’avambraccio alle ossa delle dita. Nelle dita le pulegge formano dei tunnel fibrosi entro cui scorrono i tendini, facilitati dalla presenza delle relative guaine. Le pulegge trattengono i tendini vicino alle ossa con lo scopo di ottenere il movimento di flessione delle dita.

La tenosinovite stenosante dei tendini flessori è una condizione piuttosto comune che si presenta quando nella guaina tendinea si sviluppa una zona di rigonfiamento. Ogni volta che deve attraversare la puleggia vicina al rigonfiamento, il tendine viene schiacciato con conseguente dolore e una sensazione di scatto nel dito corrispondente. Quando il tendine scatta produce ulteriore infiammazione e gonfiore; si crea così un circolo vizioso che sostiene l’infiammazione, il gonfiore e lo scatto del dito. Talvolta il dito si blocca in flessione e diventa difficile e molto doloroso raddrizzarlo.

Quali sono le cause della tenosinovite stenosante?

Le cause di questo processo infiammatorio non sono sempre chiare. Può essere dovuto a microtraumi ai tendini flessori o a un sovraccarico funzionale, ma giocano anche un ruolo importante patologie come artrite reumatoide, diabete e gotta.

Quali sono i sintomi della tenosinovite stenosante?

Il dito a scatto si manifesta inizialmente con indolenzimento alla base del dito, dove può essere rilevato un piccolo nodulo, e con la difficoltà a chiudere la mano interessata in un pugno. Con il procedere del disturbo, si aggiunge il tipico scatto fino all’impossibilità di piegare completamente il dito che resta bloccato in una posizione leggermente flessa. I sintomi, abitualmente, sono più acuti al risveglio: durante il riposo notturno, infatti, le dita restano ferme e le strutture tendinee si gonfiano maggiormente. La sintomatologia del dito a scatto ha conseguenze immediate sulla qualità della vita del paziente rendendo difficoltosa l’esecuzione delle normali attività quotidiane.

Diagnosi

La diagnosi del dito a scatto è clinica e non sono necessari esami strumentali: comprimendo la base del dito, infatti, il paziente avvertirà un dolore importante a cui può aggiungersi anche il caratteristico scatto. In caso, invece, si sospetti un disturbo di tipo artrosico, ai fini della diagnosi sarà necessario effettuare anche una radiografia.

Trattamento

L’obiettivo del trattamento è eliminare lo scatto o il blocco del dito e ripristinarne il normale movimento. Il gonfiore intorno al tendine flessore e alla sua guaina devono essere ridotti per consentire un migliore scorrimento nella puleggia. La somministrazione di antinfiammatori e l’applicazione di tutori possono essere indicati per diminuire l’infiammazione del tendine quando il disturbo è insorto da poco e non risulta totalmente invalidante per il paziente. I tutori sono abitualmente due, uno notturno che mantiene le dita in posizione di riposo durante il sonno, per evitare l’aumento mattutino dei dolori, e uno diurno, meno invasivo, che si posiziona alla base del dito per impedire la sua iper-flessione senza però compromettere tutti i movimenti necessari. I tutori sono personalizzati in base alle caratteristiche della mano del paziente. Il trattamento può anche includere il cambiamento delle attività manuali.

Qualora questi trattamenti non dovessero essere sufficienti a migliorare i sintomi, si può procedere con un’infiltrazione di corticosteroidi che, nella maggioranza dei casi, aiutano ad attenuare i sintomi in un paio di giorni, in questo caso è difficile prevedere l’effettiva durata del risultato.

Se il disturbo è più severo, al paziente può essere suggerito un intervento in regime ambulatoriale. Lo scopo della chirurgia è di aprire la prima puleggia in modo che il tendine possa scorrere liberamente. L’operazione è mininvasiva e si svolge in anestesia locale in circa cinque minuti. Il movimento attivo del dito generalmente inizia subito dopo l’intervento e l’uso normale della mano è garantito dal giorno seguente l’intervento.😎

13/05/2025

Tendinite della spalla, come mai il dolore è più frequente di notte?

È una delle domande più frequenti che mi rivolgono i pazienti. Infatti può sembrare strano che sia di notte, quando non si fanno movimenti o sforzi, il momento in cui si soffre di più per il dolore alla spalla.

Questo fenomeno ha due cause:

Inattività: si deve al fatto che durante il giorno, anche un minimo movimento favorisce il meccanismo di allontanamento delle molecole dell'infiammazione che invece di accumularsi e concentrarsi, vengono diluite. Tuttavia, di notte non ci sono movimenti che permettono di allontanare le molecole infiammatorie, per cui viene a crearsi l’effetto potenziante responsabile del dolore.

Aumento della pressione idrostatica: durante la notte si assume una posizione orizzontale, per cui viene aumentata la pressione sanguigna nella spalla, che è un luogo “congestionato” dall’infiammazione in corso. Tutto questo causa l’aumento della percezione del dolore, come quando dopo aver schiacciato un dito, se tenuto verso il basso, si sente pulsare e fa più male.

Entrambi i fattori sono responsabili dell’insorgenza del dolore notturno, a cui il nostro corpo reagisce facendoci svegliare e costringendoci a trovare sollievo alzandoci in piedi (quindi per diminuire la pressione idrostatica) e camminando (quindi risolvendo l’inattività).

Cosa fare per cercare di evitare l’interruzione del sonno a causa del dolore?

- 15 minuti prima di andare a dormire, posizionare la borsa del ghiaccio per 10-15 minuti sulla spalla

- usare cerotti medicati con principi attivi (FANS) come il Diclofenac Ibuprofene, che rilasciano l’antinfiammatorio e aiutano a lenire il dolore notturno.

😎Il 10 aprile di 35 anni fa cominciava la storia del Centro Salute di Bitonto, attraverso un’attività mirata e intensa c...
09/04/2025

😎
Il 10 aprile di 35 anni fa cominciava la storia del Centro Salute di Bitonto, attraverso un’attività mirata e intensa che ci ha visti sin dall’inizio impegnati con professionalità, dedizione e spirito di servizio.
Ricordiamo con una certa emozione uno dei nostri primi pazienti, il colonnello Franco Tatulli che avemmo modo di curare e seguire da vicino. Ancora oggi, lui si rivolge a noi; un qualcosa che ci rende orgogliosi per il lungo percorso fatto dal nostro centro di riabilitazione attento e scrupoloso, al fianco di tantissimi pazienti che hanno creduto nelle nostre capacità e nel nostro lavoro assiduo.
Abbiamo raggiunto un grande e importante traguardo non solo nel campo della fisioterapia, ma anche nella vita, senza mai lesinare energie. Siamo felici per quello che siamo riusciti a conquistare con umiltà e sacrifici, soprattutto sul piano umano, perché come scrisse il giornalista Romano Battaglia “la felicità è l’equilibrio dell’universo”.
Pertanto, grazie di cuore a tutti voi che avete riposto la vostra incondizionata fiducia in noi.
Dopo 35 anni meravigliosi, siamo ancora qui per dare sempre il massimo ed essere una guida per i nostri pazienti, non l’ultima la giovane atleta podista Viviana Marinelli di Giovinazzo che abbiamo aiutato per qualche problema fisico contribuendo al suo ritorno alle gare che, anche grazie alle sue indubbie qualità atletiche e temperamentali, l’ha portata a conquistare il terzo posto ai recenti Campionati Italiani di cross in quel di Cassino.
Speriamo di continuare il nostro percorso professionale con l’entusiasmo e la determinazione che abbiamo avuto in questi 35 anni, guardando al futuro con rinnovato impegno.
😎

Vi salutiamo con tanto affetto e amicizia

(Nella prima foto il colonnello Franco Tatulli, nella seconda l’atleta Viviana Marinelli)

06/04/2025

FIBROSI MUSCOLARE: COS È E COME SI CURA 😎

Tra gli sportivi la lesione muscolare, un danno a carico della struttura muscolare a seguito di uno sforzo o di un movimento tale da generare un trauma, è estremamente comune e frequente. A essa, oltre al dolore e alla limitazione del movimento, possono essere associate diverse complicanze e la fibrosi cicatriziale è una delle principali di quelle a esordio tardivo, che può associarsi a una riduzione della capacità contrattile del muscolo. Scopriamo meglio di cosa si tratta.

Le più frequenti complicanze delle lesioni muscolari si distinguono, secondo la loro insorgenza, in precoci, intermedie e tardive. Tra le precoci rientrano la trombosi venosa profonda e la sindrome compartimentale acuta, mentre tra le intermedie ci sono le recidive precoci, la miosite ossificante, le infezioni e la rabdomiolisi. Le complicanze a esordio tardivo, invece, sono l’ernia muscolare, la mionecrosi calcifica, le recidive e la fibrosi cicatriziale.

La fibrosi cicatriziale

A seguito di un infortunio muscolare il processo di guarigione messo in atto dal nostro organismo si articola in due diversi meccanismi: la rigenerazione delle fibre muscolari e la formazione di una cicatrice fibrotica. Solitamente questi processi avvengono contemporaneamente ma in alcuni casi l’equilibrio viene alterato. Questo si verifica generalmente a seguito di recidive o gravi traumi per cui un processo di per sé fisiologico (come la formazione di una cicatrice) diventa patologico.

La fibrosi cicatriziale è l’accumulo di tessuto connettivo che si verifica per l’eccessiva produzione di tessuto collageno e la presenza delle miofibroblasti, le cellule che attirano il collagene sulle fibre del tessuto andando a modificare la normale struttura dell’organo interessato.

Quando si verifica una lesione muscolare il processo di guarigione prevede una prima fase di degenerazione (necrosi delle fibre muscolari lesionate) seguita da una di rigenerazione (proliferazione di cellule miogene) e infine una di rimodellamento (maturazione delle nuove miofibrille muscolari fino a che non diventano elementi contrattili). Durante la fase di rimodellamento vi è la produzione di una serie di proteine plasmatiche che determina l’aumento della resistenza del tessuto cicatriziale alle trazioni consentendone la sua completa guarigione. In alcune particolari condizioni (lesioni croniche, atrofie, distrofie, eccetera) vi è una continua produzione di proteine che provocano la formazione della fibrosi, una struttura cicatriziale patologica.

Uno dei segreti per favorire la cura della lesione muscolare, ma al contempo riducendo al minimo il rischio di formazione fibrosi, è quello di effettuare terapie “non thermal-effect”: laserterapia e tecarterapia non devono generare calore sul muscolo lesionato!

La fibrosi è responsabile di dolori (più o meno acuti) nel ritorno allo sport, riduzione della mobilità del muscolo e, al tatto, il tessuto risulta rigido e non elastico. Inoltre, la presenza della fibrosi cicatriziale altera la meccanica del muscolo riducendone la capacità contrattile e di sviluppare forza. Di fatto, peggiorano le prestazioni atletiche dello sportivo. Parallelamente il muscolo perde la sua elasticità, andando incontro a un maggior rischio di nuove rotture e condizioni dolorosi.

Le terapie d’elite sono la fibrolisi e le onde d’urto, in grado di ridurre notevolemente le dimensioni della fibrosi cicatriziale e hanno l’obiettivo di renderla più elastica, riducendone l’impatto negativo.

Nella fibrolisi si rompe la fibrosi mediante un’azione meccanica esercitata dalle mani o da appositi attrezzi. La rottura della fibrosi può a volte determinare la formazione di ematomi. Similmente le onde d’urto agiscono sulla cicatrice con grande efficacia, ma senza causarne la rottura.

02/03/2025

LA TENDINITE DELLA ZAMPA D’OCA 😎

La tendinite della zampa d’oca è una condizione dolorosa che colpisce la zona interna del ginocchio. È spesso causata da movimenti ripetitivi alle articolazioni, come piegamenti e sollevamenti delle gambe durante attività sportive.
I sintomi più comuni riguardano il dolore, il gonfiore e la difficoltà di movimento che possono essere trattati con il riposo, o interventi di fisioterapia.
Per comprendere al meglio come affrontare questa condizione, nell’articolo vedremo:
Cos’è la tendinite della zampa d’oca
Quali sono i sintomi della tendinite della zampa d’oca
Quali sono le cause della tendinite della zampa d’oca
Come trattare la tendinite della zampa d’oca

Cos’è la tendinite della zampa d’oca
La tendinite della zampa d’oca è una condizione molto dolorosa che comporta l’infiammazione del punto di intersezione del tendine comune dei muscoli sartorio, gracile e semitendinoso i quali, tutti insieme, sembrano avere un aspetto palmato che ricorda la forma proprio di una zampa d’oca.
Questa struttura, così denominata, si trova nella parte anteriore-mediale del ginocchio, a lato della porzione tibiale dell’articolazione. I muscoli e i tendini localizzati in questa parte del corpo servono a stabilizzare il ginocchio, a flettere la gamba indietro e farla ruotare internamente. Senza di essi, insomma, non potremmo nemmeno accavallare le gambe.

Quali sono i sintomi della tendinite della zampa d’oca
La tendinite della zampa d’oca si manifesta soprattutto nelle persone che praticano sport, quali la corsa, lo step e la bicicletta. A essere più colpite sono le donne.Il sintomo principale è il dolore che impedisce il movimento, soprattutto nelle sue fasi più acute. Altre manifestazioni dell’infiammazione sono il bruciore nella parte superiore e interna della tibia.

Quali sono le cause della tendinite della zampa d’oca
I fattori per l’insorgenza della tendinite della zampa d’oca possono essere diversi. Sicuramente la causa scatenante maggiormente diffusa è l’artrosi al ginocchio, che viene riscontrata nel 70-80% dei casi di questo tipo di tendinopatia. Anche il dismorfismo degli arti inferiori, le contratture muscolari e i traumi diretti, o indiretti possono portare allo sviluppo di questa patologia.
È bene ricordare che, almeno in parte, la tendinite della zampa d’oca si può prevenire facendo attenzione a non sovraccaricare le articolazioni delle gambe, mantenendo un peso corporeo idoneo e uno stile di vita sano, che comprenda una dieta equilibrata.
Bisogna, inoltre, evitare di esagerare con lo sport se non si è abituati e tenere un programma di allenamenti in linea con le proprie capacità.

Come trattare la tendinite della zampa d’oca
Trattare la tendinite della zampa d’oca può rivelarsi un processo lungo con possibili recidive, in particolar modo quando l’infiammazione è legata a qualche patologia cronica.
Recandosi da un professionista questo tipo di condizione può essere facilmente diagnostica. Il paziente verrà invitato a osservare un periodo di riposo che può andare dai 7 ai 10 giorni, evitando qualsiasi tipo di attività sportiva. Sarà utile applicare del ghiaccio sulla zona dolorante anche più volte al giorno, per 10-15 minuti.
Per aiutare nel recupero, si possono utilizzare anche delle pomate ad azione locale e degli antinfiammatori per via sistemica.
Se nonostante il periodo di riposo l’infiammazione non è diminuita e non si vedono particolari miglioramenti, il paziente potrà eseguire fisioterapia, trattamenti strumentali, come laser o ultrasuoni, ma anche delle sedute di infiltrazioni con anestetici e antinfiammatori.

12/01/2025

😎
DIFFERENZA TRA L’ALLENAMENTO AEROBICO E QUELLO ANAEROBICO

COS’È L’ALLENAMENTO AEROBICO? 🏃🏻

Il termine “aerobico” deriva dal greco antico e si compone di due parti:

“aero-“, che significa “aria”
e “-bico”, derivante da “bios”, che significa “vita”.
Questo termine è usato per descrivere processi e attività che richiedono o coinvolgono l’ossigeno, come nel caso dell’esercizio aerobico che si basa sull’uso dell’ossigeno per produrre energia nel corpo.

Esempi classici sono la corsa, il nuoto, il ciclismo o la camminata veloce. Durante queste attività il cuore e i polmoni lavorano intensamente per fornire ossigeno ai muscoli in azione.

Il sistema energetico aerobico è relativamente lento, perché per produrre energia necessita che l’ossigeno venga trasportato ai muscoli attraverso il flusso sanguigno. Durante gli esercizi di natura aerobica, che tendono ad essere di intensità moderata ma prolungata, cuore e polmoni sono impegnati attivamente nel fornire l’ossigeno necessario. Il corpo sfrutta questo ossigeno per metabolizzare fonti energetiche come grassi e glucosio, producendo l’energia richiesta per l’attività fisica.

L’allenamento aerobico, talvolta indicato anche come cardio, migliora quindi l’efficienza cardiorespiratoria, aumentando la capacità del cuore e dei polmoni di inviare ossigeno ai muscoli.

E L’ALLENAMENTO ANAEROBICO? 🏋🏻‍♂️

Passiamo ora all’allenamento anaerobico, la cui etimologia fa riferimento all’assenza della necessità di ossigeno.

Qui, la storia è un po’ diversa. Questo tipo di esercizio è caratterizzato da attività brevi e ad alta intensità, dove l’energia è prodotta senza l’uso diretto dell’ossigeno. Pensa a brevi sprint veloci, esercizi a corpo libero e sollevamento pesi.

Durante gli esercizi anaerobici il corpo è sottoposto a uno sforzo intenso per un breve lasso di tempo, necessitando così di una fonte immediata di energia. Questa energia deriva da riserve già presenti e prontamente disponibili all’interno del corpo, come l’adenosintrifosfato (ATP) e il glucosio muscolare. Tuttavia è importante notare che la quantità di energia che può essere generata in questo modo è limitata, il che rende questo tipo di esercizio sostenibile solo per brevi periodi.

L’allenamento anaerobico è eccellente per migliorare la forza muscolare, la potenza e la massa muscolare. È anche un ottimo stimolatore del metabolismo, contribuendo a un maggior consumo di calorie a riposo (metabolismo basale) grazie all’aumento della massa muscolare.

QUALI SONO LE PRINCIPALI DIFFERENZE?

Durata e intensità: L’allenamento aerobico si svolge in genere per periodi più lunghi a intensità moderata, mentre l’anaerobico è costituito di ripetizioni molto intense ma di breve durata.
Fonte di energia: Il sistema anaerobico utilizza fonti di energia immediatamente disponibili, come l’adenosintrifosfato (ATP) già presente nelle cellule, o il glucosio, ma senza il coinvolgimento dell’ossigeno. Questo sistema è attivato rapidamente, il che lo rende ideale per sforzi brevi e intensi, ma ha una capacità limitata nel tempo a causa dell’accumulo di acido lattico. Al contrario, il sistema aerobico utilizza l’ossigeno per produrre energia e, grazie alla sua capacità di ossidare i grassi, offre una fonte di energia praticamente illimitata. Questo lo rende particolarmente adatto per attività di endurance, dove l’efficienza energetica è fondamentale.
Effetti sul corpo: L’aerobico è principalmente orientato al miglioramento della salute cardiovascolare, l’anaerobico, invece, è focalizzato sullo sviluppo della forza muscolare e della massa.
Sebbene il processo aerobico generi una quantità maggiore di energia rispetto a quello anaerobico, lo fa con una velocità inferiore, rendendo quest’ultimo più rapido nel rilascio di energia, ma per un arco di tempo più breve.

24/12/2024

Il Centro Salute vi augura buon Natale e tanta serenità

21/12/2024

😎
“Cos'è la sarcopenia, quali sono i sintomi e come può essere contrastata.
Il termine "sarcopenia" deriva dal greco antico e precisamente da "sarx" che significa "carne" o "muscolo" e "penia", ossia "povertà". Quindi a livello letterale la sarcopenia è "povertà di carne" o "povertà di muscolo". Effettivamente si tratta di un processo inevitabile e connesso all'invecchiamento del corpo umano che comporta la perdita della massa e della forza muscolare.

Quando inizia questo processo?
Stando ai dati forniti dalla Fondazione Internazionale di Osteoporosi (IOF), il declino muscolare correlato alla sarcopenia inizia intorno ai 40-50 anni, con un ritmo dapprima lento e che a partire dai 60-70 anni diviene più incalzante. Il ritmo di avanzamento della sarcopenia comporta ogni 10 anni la perdita di un 3-8% della massa muscolare.

Chi ne soffre maggiormente?
Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che la sarcopenia ha un impatto maggiore su soggetti sedentari e con abitudini alimentari inadeguate per la salute dei muscoli.
Ad esempio tra i fattori alimentari che possono favorire il processo ci sono: il consumo eccessivo di cibi che causano acidità come i fritti, il ridotto apporto di proteine e scarse concentrazioni di frutta e verdura.
Inoltre, è stata trovata una correlazione tra il basso peso riportato alla nascita e una maggiore perdita di tono muscolare in tarda età.

Quali sono le conseguenze della sarcopenia?Questo processo connesso all'invecchiamento provoca:atrofia muscolare, ossia riduzione del volume dei muscoli e del numero totale delle fibre muscolaripeggioramento della qualità del tessuto muscolare con una percentuale più alta di tessuto adiposo e fibrosocambiamenti del metabolismomaggior stress ossidativo a carico della cellula muscolareaumento della fragilità dei muscoli.

Quali sono i sintomi più frequenti?
Questi cambiamenti provocano un costante senso di debolezza, perdita di resistenza al movimento, scarso equilibrio e tendenza alle cadute, andatura rallentata e difficoltà a svolgere anche le banali attività quotidiane. Tutto ciò influisce notevolmente sulla qualità di vita della persona anziana contribuendo a diminuirne l’autonomia.

Esiste un modo per contrastare la sarcopenia?Trattandosi di un processo quasi fisiologico non esiste una cura medica, però è possibile attraverso vari rimedi naturali contrastare il declino della massa e della forza muscolare.
L'esercizio fisico costante e un'adeguata alimentazione sono le prime utilissime contromisure.

Su cosa si dovrebbe concentrare l'esercizio fisico?
È importante includere allenamenti per la forza e allenamenti per la resistenza che devono essere ripetuti almeno un paio di volte alla settimana.
Inoltre, devono essere coinvolti tutti i più importanti distretti muscolari: gambe, braccia, addome, petto, schiena e spalle.Naturalmente prima di iniziare qualsiasi programma di allenamento, consigliamo al paziente di consultare il proprio medico di fiducia per capire quale sia l'attività fisica a lui più idonea.”

Quest’anno, da Torino, auguri di buon Natale e soprattutto buona salute da me e questo bel Toret! 😎
25/12/2023

Quest’anno, da Torino, auguri di buon Natale e soprattutto buona salute da me e questo bel Toret! 😎

Indirizzo

Via Donato Piepoli 4
Bitonto
70032

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 12:00
16:00 - 20:00
Martedì 09:00 - 12:00
16:00 - 20:00
Mercoledì 09:00 - 12:00
16:00 - 20:00
Giovedì 09:00 - 12:00
16:00 - 20:00
Venerdì 09:00 - 12:00
16:00 - 20:00
Sabato 10:00 - 12:00

Telefono

+390803740440

Sito Web

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