Dott. Stefano Andreoli - Psicologo, Psicoterapeuta, Psicoanalista

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Dott. Stefano Andreoli - Psicologo, Psicoterapeuta, Psicoanalista BOLOGNA in Via A. Righi, 3 Su appuntamento a:
Bologna - Via A. Righi 3, Bologna presso Studio Righi

“L'uomo è un mistero.

Psicologo clinico, Psicoterapeuta e Psicoanalista con funzioni di training.

- Psicoanalista Full Member di IFPS (International Federation of Psychoanalytic Societies).
- Referee per la rivista 'International Forum of Psychoanalysis'
- Socio e Membro del Consiglio Direttivo di OPIFER (Organizzazione di Psicoanalisti Italiani Federazione e Registro);
- Docente MUR presso Scuole di Specializzazione

in Psicoterapia;
- Relatore di convegni e congressi nazionali e internazionali. Tutta l'attività professionale ruota attorno all'attività clinica in libera professione, alla formazione, alla ricerca e alla divulgazione in ambito psicoanalitico, con particolare attenzione alle diramazioni e alle connessioni con il resto delle scienze umane. Nell'ottica dei recenti sviluppi della psicoanalisi relazionale, il dialogo terapeutico col paziente considera cura e crescita personale come un unico processo unitario, preservando l'attenzione sia sulla risoluzione dei sintomi, che sugli aspetti conoscitivi-esistenziali, al fine di migliorare la propria conoscenza di se stessi, offrire aiuto concreto per problematiche, disagio e sintomi, e fornire supporto psicologico durante particolari periodi di crisi in cui sono necessari nuovi adattamenti. La psicoanalisi ha il merito di dare spazio e fare luce sulla parte più oscura dell'uomo, nel tentativo di toccare l'intima profondità che per definizione, è sempre ignota. Perciò si pone, in questi termini, come la via regia per la conoscenza di se stessi, il rafforzamento della personalità e, quindi, la risoluzione del sintomo, raggiungendo in tal modo nuovi equilibri più funzionali e duraturi. Un mistero che bisogna risolvere, e se trascorrerai tutta la vita cercando di risolverlo, non dire che hai perso tempo; io studio questo mistero perché voglio essere un uomo.” (Lettera di Fëdor Dostoevskij al fratello Michail il 16 agosto 1839).

Breve analisi del film "Le otto montagne" (2022), di F. Van Groeningen e C. VandermeerschNon pensavo di trovare un amico...
04/04/2025

Breve analisi del film "Le otto montagne" (2022), di F. Van Groeningen e C. Vandermeersch

Non pensavo di trovare un amico come Bruno nella vita, né che l'amicizia fosse un luogo dove metti le tue radici e che resta ad aspettarti.

Era dai tempi di Into the wild (2007) di S. Penn e de I diari della motocicletta (2004) di W. Salles, che forse non si vedeva sul grande schermo una pellicola che fosse in grado di condensare così intensamente la nostalgia di una natura primigenia selvaggia, fonte d'ispirazione per una società diversa attraverso la nobiltà e l'idealità della montagna, coi suoi codici rigidi e con quell'infinita bellezza pari solo al grado della sua spietata e feroce fatica nel viverci. Una montagna che emerge in maniera molto simile a quella descritta da Mario Rigoni Stern, quel grande scrittore che ci ha lasciato una testimonianza unica della vita in montagna raccontandone poesia e contraddizioni. In altri termini, l'Inno ad una Natura che non si confina a concezione idilliaca da cartolina, atta a masturbare l'immaginazione del cittadino alienato, ma che va vissuta nella sua interezza: "solo voi di città la chiamate natura. Perché è così astratta nella vostra mente che è astratto anche il nome. Qua diciamo boschi, pascoli, fiumi, capre, sentieri. Cose che si possono indicare col dito, cose che si possono usare" (dice Bruno agli amici di Pietro saliti dalla città per conoscere la montagna).

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Psicoanalisi e folklore: il mostruoso tra storia, freaks, vampiri, lupi mannari, streghe, fantasmi, diavoli e altri demo...
16/03/2025

Psicoanalisi e folklore: il mostruoso tra storia, freaks, vampiri, lupi mannari, streghe, fantasmi, diavoli e altri demoni.

Vivono nel buio della notte e nelle tenebre del nostro inconscio. Si insinuano nei nostri sogni. Si nutrono delle nostre paure. Strisciano nelle nostre inquietudini, spiano le nostre debolezze, affiorano dai nostri turbamenti, cingendoci in un oscuro abbraccio. Crescono nel cuore dell'eterno conflitto tra vita e morte, bene e male, razionale e irrazionale, armonia e instabilità, ordine e caos. Sono figli dell'ignoto. (Soave, 2019).

La storia dei mostri comincia con l'incarnazione delle più segrete paure dell'infanzia e soprattutto di quelle che turbano i sogni di ogni uomo in ogni tempo, nel luogo dove gli antichi pensavano di accedere ad una realtà "altra" piena di strane creature, demoni e defunti dell'Aldilà. Non c'è da stupirsi dunque se il mostruoso, essendo una componente fondamentale della mitologia di ogni cultura, abbia destato interesse fin dagli albori dell'umanità: già nel 2800 a.c. su delle tavolette d'argilla babilonesi appare un "documento" di "mostrologia" (Fiedler, 1978) che fornisce una linea guida alla fetomanzia (la predizione attraverso il feto) e alla teratoscopia (la divinazione basata sulle nascite anormali). Infatti la stessa parola "mostro" deriva sia da monere (ammonire) che da monstrare (mostrare), rinviando all'apparizione di qualcosa di straordinario come nel caso di eventi soprannaturali o di segni premonitori, in genere catastrofici (Daston e Park, 1998).

Di fatto, tutto ciò che in un qualche modo è abnorme o insolito assume il carattere di mostruoso e, che sia un prodotto della fantasia o il risultato delle più bizzarre malformazioni fisiche (il freak), esso viene considerato come una presenza oscura e inquietante, non di rado con tratti violenti, malvagi e sanguinari, suscitando ribrezzo e terrore ma sempre anche una sorta di perturbante fascinazione e di irresistibile curiosità.

[I mostri] sono l'ancora di salvataggio di ogni nostra normalità che necessità conferme continue e ci garantiscono un porto sicuro ogni volta che li chiudiamo fuori dalla porta, oltre quella soglia che ognuno di noi pone loro come limite invalicabile. (Ciseri, 2018, p. 10)

La rappresentazione del mostro costituisce una funzione intrinseca della psiche (la teratopoiesi) che proietta in immagini le parti più oscure che la appartengono, ciò che viene considerato come anormale o abominevole e che rischia continuamente di minare la stabilità dell'intero ordine morale, sociale e naturale.

Perciò il mostro diventa sempre e comunque l'Altro, qualche altra cosa estranea da sé che non si sa come spiegare o classificare adeguatamente, proprio come mostruose furono descritte le razze indigene scoperte dai primi esploratori europei durante i primi viaggi in regioni esotiche e ignote. Persino oggi, che sono finiti i luoghi inesplorati sulla terra, continuiamo a proiettare fuori i mostri che abitano le profondità della nostra psiche, immaginandoli negli alieni che popolano il lontano e il misterioso universo.

Indice:

Introduzione
Storie ed enciclopedie di mostri
Vampiri e fantasmi
Lupi mannari
Diavoli e demoni
Streghe
Freaks
Conclusioni
Bibliografia
Suggerimenti filmografici

Versione PDF stampabile: Indice • Introduzione • Storie ed enciclopedie di mostri • Vampiri e fantasmi • Lupi mannari • Diavoli e demoni • Streghe • Freaks • Conclusioni • Bibliografia • Suggerimenti filmograficiIntroduzioneVivono nel buio della notte e nelle tenebre del nostro i...

Contro la banalità e l'ingenuità delle psicologie odierne: la necessità della patologia e del mondo infero per la psicol...
01/01/2025

Contro la banalità e l'ingenuità delle psicologie odierne: la necessità della patologia e del mondo infero per la psicologia del profondo di James Hillman.

Se Dio è morto, è stato perché era troppo in buona salute. (Hillman, 1991, p. 98)

Nell'epoca contemporanea dove tutto deve poter essere controllato in modo onnipotente per poter essere sfruttato al meglio e senza limiti, è chiaro che deve spaventare oltremodo ciò che non si domina mediante il semplice uso della volontà e della ragione.
A quanto pare, Freud aveva proprio ragione quando oramai più di un secolo fa testimoniava quanto fosse difficile per l'uomo accettare di non essere "padrone a casa propria": ancora oggi all'Io continua ad essere attribuito un potere che non possiede. Infatti James Hillman (1975) ha osservato come benché questo tempo sia radicalmente ateo e profano, esso sia altrettanto dominato da una religione monoteistica fondata su un culto della coscienza che nega fanaticamente l'esistenza della dimensione inconscia della psiche.

La psicoterapia cognitivo-comportamentale o le psicoterapie "strategiche" basate sulle "evidenze" tanto in voga oggi appaiono infatti come un'enorme impalcatura difensiva contro l'intera irrazionalità umana e quei suoi mostri, demoni e belve che ben poco possono essere domati dalla misera razionalità dell'Io. All'interno di una cultura in cui si persegue crescita illimitata e movimento, il fenomeno della psicologia positiva, come alcune derive umanistiche, esasperando il "benessere", le forze ascendenti e gli aspetti diurni della vita psichica, non sono che la figlie legittime del panorama dinamico odierno. Queste psicologie, essendo prive di quello spessore tipico che dona la presenza dell'ombra, forniscono un'idea ingenua, superficiale e idealizzata dell'essere umano, ignorando del tutto "la visione tragica dell'uomo esistenziale, irrazionale e patologico" (ibid., p. 134).

Questo modo psicologico di intendere l'uomo - dove il paziente diventa cliente, guarda caso come nel vocabolario del commercio - riflette una posizione maniacale che intende negare l'aspetto depressivo (mortifero) intrinseco della natura umana, finendo per diventare malattia travestita da salute: "invece di esser un nuovo mezzo per affrontare la psicopatologia, è essa stessa uno stato psicopatologico dissimulato" (ibid., p. 136).

Versione PDF stampabile: Se Dio è morto, è stato perché era troppo in buona salute. (Hillman, 1991, p. 98)La psicologia usa il linguaggio in funzione apotropaica, cioè per nascondere l'angoscia di fondo data dal fatto che in realtà non sappiamo niente della psiche. Abbiamo sviluppato sistemi ch...

Psicoanalisi e sentimento religioso: senso del divino, sacro, trascendenza, estasi, mistica, rimandi all'Uno, sentimento...
12/11/2024

Psicoanalisi e sentimento religioso: senso del divino, sacro, trascendenza, estasi, mistica, rimandi all'Uno, sentimento oceanico, l'Uovo cosmico.

Dov'è l'amico che il mio cuore ansioso | ricerca ovunque senza avere mai riposo? | Finito il dì ancor non l'ho trovato | e resto sconsolato. | La Sua presenza è indubbia ed io la sento | in ogni fiore e in ogni spiga al vento. | L'aria che io respiro e dà vigore | del Suo Amore è piena. | Nel vento dell'estate | la Sua voce intendo. (Il posto delle fragole, I. Bergman, 1957)

Sebbene Freud (1927) abbia riassunto l'intero fenomeno religioso sostanzialmente come un'illusione che ha origine dall'antico bisogno dell'infante di un'autorità protettrice, normativa ed esemplare (il padre) a cui rivolgersi per questo o quell'altro motivo, in realtà indagare il cosiddetto aspetto "spirituale" dell'uomo significa giungere nelle profondità più antiche e recondite di tutta la sua natura. Il senso del divino, o più in generale il sentimento di qualcosa che trascende la mera biologia umana, sembra apparire in un'epoca molto precoce dell'evoluzione umana, tanto da rintracciare l'homo religiosus già nelle prime forme umane dotate di primordiali capacità di simbolizzazione, come l'Homo Erectus, il quale ci ha lasciato tracce del suo passaggio che certamente non rientrano nel mero registro materiale-strumentale (Facchini, 1985). In altre parole, il senso religioso non appartiene solamente ad una fase transitoria della storia spirituale dell'uomo, dal momento in cui il rapporto tra uomo e Dio sembra essere nato nel momento stesso in cui è sorto il tempo dell'umano (Kerènyi, 1955).

Eliade (1948) scriveva infatti che "l'uomo, fin da quando prese conoscenza della proprio situazione nel Cosmo, ha desiderato, ha sognato e si è sforzato di raggiungere in modo completo (cioè per mezzo della religione e della magia contemporaneamente) il superamento della condizione umana" (p. 168). Inoltre, secondo Durkheim (1912), la sociologia deve partire in primis dallo studio della religione perché è da essa che sono scaturite le diverse manifestazioni di tutta la vita sociale, culturale e collettiva.

E' chiaro tuttavia che ogni argomento religioso riguarda quell'area che sfugge al misero campo d'azione della ragione, ovvero l'irrazionale (quindi la soggettività del sentire e dell'intuizione), accostandosi intimamente a quella caratteristica che è propria dell'essere umano, ovvero la necessità di trasformare la realtà in qualcos'altro (la simbolizzazione). D'altronde, come scriveva la Kristeva (2014), "la psicoanalisi ha scoperto soprattutto che c'è dell'altro", ossia la presenza di un'estraneità che trascende la coscienza dell'uomo e che secondo gli piscoanalisti cade sotto il nome di inconscio.

Essere uno col tutto, questa è la vita degli dei, è il cielo dell'uomo! Essere uno con tutto ciò che vive, tornare in un beato divino oblio di sé, nel tutto della natura, questo è il vertice dei pensieri e delle gioie, questa è la sacra vetta del monte, la sede dell'eterna quiete, ove il meriggio perde la sua afa e il tuono la sua voce, e il mare infuriato assomiglia all'ondeggiare d'un campo di spighe. (Holderlin, Iperione o l'eremita in Grecia, 1797)

Indice:
Introduzione
Il senso del divino
Il sacro nella mentalità cosiddetta primitiva
La mistica
Rimandi religiosi all'Uno
Prospettive psicoanalitiche
Conclusioni
Riferimenti bibliografici
Suggerimenti filmografici

Versione PDF stampabile:Dov'è l'amico che il mio cuore ansioso | ricerca ovunque senza avere mai riposo? | Finito il dì ancor non l'ho trovato | e resto sconsolato. | La Sua presenza è indubbia ed io la sento | in ogni fiore e in ogni spiga al vento. | L'aria che io respiro e dà vigore | del Suo...

20/09/2024
Psicoanalisi ed Evoluzionismo: è il bambino nell'uomo (la neotenia) che ha favorito l’antropogenesi e con essa la sua ne...
22/02/2024

Psicoanalisi ed Evoluzionismo: è il bambino nell'uomo (la neotenia) che ha favorito l’antropogenesi e con essa la sua nevrosi fondamentale. (Dott. Stefano Andreoli - Psicologo, Psicoterapeuta, Psicoanalista)

Indice:

Aspetti neotenici nell'uomo
Il ritardo dello sviluppo
I vantaggi evolutivi della neotenia
Neotenia e psicoanalisi
Riferimenti bibliografici

Da quello che si sa, le prime forme ominidi (le specie protoumane) si sono staccate dall'albero genealogico dello scimpanzé comune circa 6 milioni di anni fa: per il 98,4% ne condividiamo il DNA (Diamond, 1991), molto più di quanto lo scimpanzé condivida DNA con le altre scimmie antropomorfe (gorilla, gibbone, orango). Da allora l'uomo ha continuato ad evolversi, aumentando il volume e l'arrotondamento del proprio cranio e abbandonando sempre più le sue spoglie "scimmiesche", fino a comparire circa 300 mila anni fa nelle sue sembianze attuali, l'homo sapiens

Ma cosa fece sì che "improvvisamente" diventammo umani?

Versione PDF stampabile: “Il bambino è padre dell'uomo adulto; | io per me vorrei i giorni miei | l'uno all'altro legati da affetti naturali.” W. Wordsworth Fig. 1) Piccolo e adulto di Scimpanzè (Gould, 1977, p. 318) Indice Aspetti neotenici nell'uomo Il ritardo dello sviluppo I vantaggi evolu...

L'indispensabile follia: breve storia, normopatia e patologizzazione dell'esistenza.Non mi fido molto delle statistiche,...
28/01/2024

L'indispensabile follia: breve storia, normopatia e patologizzazione dell'esistenza.

Non mi fido molto delle statistiche, perché un uomo con la testa nel forno acceso e i piedi nel congelatore statisticamente ha una temperatura media. (C. Bukowski)

Che cos’è la normalità?

Se si provasse a rispondere alla domanda, sicuramente si finirebbe col giungere ad un’aporia: “normalità” deriva infatti da “norma”, la squadra dell’architetto latino per misurare e controllare la correttezza delle cose, ossia uno strumento con funzione normativa. Infatti, si può fare riferimento alla normalità solo in confronto a qualcosa, ossia nella fattispecie alla misura (quantitativa) dettata dalla statistica, dato che l’essenza (qualitativa) della normalità non ha mai trovato una definizione unanime soddisfacente, se non attraverso la risposta tautologica: “normale è ciò che non si discosta dalla norma”. Infatti, come è stato sottolineato da Canguilhem (1966), sono proprio le varie sfaccettature dell’anormalità a destare l’interesse su cosa sia la normalità: “la norma è riconosciuta solo attraverso l’infrazione. La funzione viene rilevata dalla sua sospensione. La vita giunge alla consapevolezza e alla conoscenza di sè solo attraverso il disadattamento, il fallimento e il dolore” (p. 32). Eppure, la curva gaussiana rispetto alla distribuzione statistica della normalità non può definire, se non arbitrariamente, il punto esatto in cui finisce la normalità e comincia l’anormalità.

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Lo Studio Righi, situato nel centro di Bologna, è composto da professionisti con esperienza consolidata nella clinica ps...
19/01/2024

Lo Studio Righi, situato nel centro di Bologna, è composto da professionisti con esperienza consolidata nella clinica psicologica e psicoterapeutica ad indirizzo psicoanalitico.
Lo Studio è impegnato nella formazione continua in Psicologia e Psicoterapia attraverso attività seminariali e di aggiornamento professionale, supervisioni individuali e di gruppo.
Lo Studio, inoltre, è luogo di ricerca e di promozione culturale nel campo della Psicoanalisi e delle discipline ad essa collegate: Neuroscienze, Antropologia, Etologia, Scienze sociali, etc.

Possono rivolgersi allo Studio: tutti coloro che siano interessati a svolgere un lavoro terapeutico su se stessi, o che vogliano ricevere supporto attraverso una serie di colloqui psicologici mirati; famiglie che necessitino di sostegno alla genitorialità in tutte le fasi evolutive o durante tutte le fasi del percorso di adozione o di affido; dipendenti privati e pubblici in situazione di burnout lavorativo; professionisti che svolgono attività clinica, operatori sanitari e socio-sanitari della salute mentale, docenti o istituzioni a cui occorrano attività di supervisione o formazione dedicata.

Via Augusto Righi 3, Bologna
www.studiorighipsi.com
info@studiorighipsi.com

Lo Studio Righi, situato nel centro di Bologna, è composto da professionisti con esperienza consolidata nella clinica psicologica e psicoterapeutica ad indirizzo psicoanalitico. Lo Studio è impegnato nella formazione continua in Psicologia e Psicoterapia attraverso attività seminariali e di

L'intensa nostalgia dell'antica "patria" come forza fondamentale della vita psichica inconscia.- La prospettiva psicoana...
02/11/2023

L'intensa nostalgia dell'antica "patria" come forza fondamentale della vita psichica inconscia.

- La prospettiva psicoanalitica
- Vie elazionali
- La vita prenatale, la neotenia e l'Edipo
- Accenni antropologici e mitologici
- Spunti artistici e filosofici
- Conclusioni
- Bibliografia

Il significato originario del termine nostalgia indica il desiderio struggente di ritornare in patria: l'unione di nòstos (ritorno) e algos (dolore) corrispondono infatti ad un neologismo creato dal medico svizzero Johannes Hofer [1] nel 1688, per designare quel male riscontrato nei giovani militari svizzeri che, durante il servizio militare in terra straniera, dimostravano un quadro sintomatico tipico (insonnia, depressione, panico, anoressia, febbri continue, consunzione... fino alla morte in taluni casi). Dunque originariamente un sentimento "medicalizzato" per indicare il rimpianto verso il proprio paese natio, l'intenso desiderio di fare ritorno in un luogo passato, legato inevitabilmente al dolore per l'impossibilità di questo ritorno: è il desiderium patriae dei nostri antichi, la maladie du Pays dei francesi, l'Heimweh dei tedeschi, l'homesickness degli inglesi.

Da un punto di vista esistenziale, la nostalgia è quel sentimento di lontananza e di mancanza che caratterizza in modo perturbante (Freud, 1919) la condizione umana: ciò che è irrecuperabilmente perduto e assente continua a presentificarsi nella vita psichica del presente come un fantasma tanto tormentoso quanto necessario. Infatti l'uomo si trova a vivere la condizione paradossale di voler recuperare qualcosa che non c'è più, che risiede in un altrove passato di cui però l'inconscio (che è senza tempo) serba memoria e desiderio. E' questa la contraddizione che caratterizza quella strana specie (l'homo sapiens) che sogna l'immortalità e l'infinito nonostante la sua condizione precaria e mortale, che brama la quiete nonostante la sua natura dinamica e attiva, che vorrebbe estinguere i propri desideri nonostante la sua natura perennemente desiderante.

La cacciata da quello che fu un "paradiso perduto" (il grembo materno e i suoi derivati simbolici) spingerà l'essere umano a tentare in ogni modo di rifarvi ritorno (senza però mai riuscirvi appieno): ogni agire umano, sano o patologico, sarà teso a ricercare, ad un qualche livello, quello stato originario, che di fatto è alla base di quanto più alto e quanto più basso esiste nell'essere umano.

Versione PDF stampabile: Tutti riceviamo un dono. / Poi, non ricordiamo più / nè da chi nè che sia. / Soltanto, ne conserviamo / - pungente e senza condono - / la spina della nostalgia. (G. Caproni, Res amissa) Indice - La prospettiva psicoanalitica - Vie elazionali - La vita prenatale, la neoten...

21/10/2023

Relazione tenuta per il XIX Convegno Congiunto Opifer - Organizzazione Psicoanalisti Italiani Federazione e Registro - AAPDPP (American Academy of Psychodynamic Psychiatry and Psychoanalysis): Infrangere le catene del Trauma: la cura e il legame transgenerazionale (20-22 ottobre 2023).

"Uno degli obiettivi programmatici, soprattutto iniziali, di Freud fu quello di liberare da un approccio razionalistico,...
12/06/2023

"Uno degli obiettivi programmatici, soprattutto iniziali, di Freud fu quello di liberare da un approccio razionalistico, da tendenze intellettualistiche, dalla sua opzione in favore della coscienza e, ponendoci dal punto di vista della morale del suo tempo, dalla sua preoccupazione per una portata più elevata, razionale, e moralmente accettabile della psiche. Non era solo Freud in questo suo interesse e nell'importanza accordata all'irrazionale nell'esistenza e nella natura umana, e nel rilievo dato alle forze primordiali, primitive, arcaiche ed infantili nella vita umana e nella psiche umana, incluso ciò che esiste "in conseguenza della loro connessione con il corpo". Ma Freud fu l'unico a portare queste tematiche all'interno del dibattito esistente in psichiatria e in psicologia e fu l'unico ad affrontare e penetrare queste tematiche con la logica e il metodo della ricerca scientifica.

Le pulsioni (Triebe) tuttavia in Freud non furono solo i meri costrutti speculativi o i concetti astratti di una teoria della motivazione o della personalità, da far derivare da altre forze motivazionali, da ordinare e classificare, distinguendole dagli affetti, dai processi percettivi, dai processi cognitivi, dai bisogni somatici. Le pulsioni sono (molto più di quanto vogliano ammettere scienziati, dottori, ministri e giudici, il circolo dei "colti", la cerchia degli "illuminati") ciò che fa andare avanti il mondo degli uomini, ciò che lo fa girare, ciò che spinge le persone ad attuare, pensare, sentire quello che fanno, nel modo in cui lo fanno, nell'eccesso, sia nelle loro autolimitazioni, inibizioni, paure, nella loro quotidianità, nei confronti della loro famiglia e degli altri in generale, nelle loro occupazioni e preoccupazioni professionali e civilizzate. Sono le pulsioni che dominano nei grandi amori e nelle passioni degli uomini, nella loro vita sentimentale; sono le pulsioni che influenzano il comportamento umano, nei confronti delle autorità, come di un bambino. Le pulsioni rendono gli uomini pazzi e malati. Li spingono alla perversione e al crimine, li rendono ipocriti e bugiardi, o fanatici per la verità e virtuosi, li trasformano in creature pure, o bigotte e piene di pregiudizi, fanno degli uomini degli esseri angosciati ed inquieti. Fanno dei loro bisogni sessuali, delle loro preoccupazioni ed inibizioni le radici della maggior parte di tutto questo. Il comportamento razionale, civile, misurato, le buone maniere, le azioni, i pensieri ed i sentimenti, nobili, cortesi ed elevati, così altamente valutati diventano per la maggior parte nient'altro che posture, formalità ed esteriorità, auto-negazione, razionalizzazioni, distorsioni, fughe, la sottile maschera di superficie che copre e abbellisce la vera vita e il reale potere delle pulsioni.

La vita del corpo, dei bisogni, delle abitudini, delle funzioni del corpo, i baci e gli escrementi, i sapori, gli odori, i rumori, le percezioni tattili e visive, le sensazioni, le carezze e gli schiaffi, o i tic, il portamento, l'andatura, le espressioni facciali, il pene e la va**na, la lingua, le mani e le braccia e le gambe e i piedi, i capelli, il dolore ed il piacere, l'eccitazione fisica e l'atarassia, la violenza, l'infelicità e la beatitudine: tutto questo è nel corpo nel contesto della vita umana. Il corpo non è prima di tutto fondamentalmente l'organismo con i suoi organi e le sue funzioni fisiologiche, con le strutture anatomiche, la rete nervosa e i processi chimici. Il corpo non è riducibile all'organismo fisiologico. Se Freud non avesse pensato tutto questo e non avesse visto le eccentricità e le paure degli uomini, le sue personali e quelle dei suoi pazienti, non sarebbe mai stato in grado di scrivere i suoi casi clinici e di fondare una psicoanalisi, come scienza, distinta dalla neurologia, dalla psichiatria accademica dalla psicologia: non sarebbe neanche stato capace di capire i sogni ei mot di spirito, le nevrosi e la psicopatologia della vita quotidiana. Freud ha inventato, in parte a dispetto delle sue inclinazioni e non senza tormentosi dubbi un metodo totalmente nuovo, un modello originale di ricerca scientifica, che si oppone ai principi e ai metodi scientifici derivati o ideati per una differente dimensione del reale, per un diverso campo della realtà, principi e metodi che invalidano un corretto approccio alla comprensione della vita psichica. Freud ha potuto fare tutto, riuscendo nella sua impresa, solo rifiutandosi di accettare le anguste limitazioni imposte alla scienza dalla comunità scientifica del sun tempo, di cui egli tuttavia resta figlio. Freud ha rotto questi limiti ed ha ampliato l'orizzonte del campo d'azione della scienza, sebbene fu restio ad accettare le conseguenze di questo suo atto coraggioso, in tutte le loro implicazioni. Ma se Freud non avesse fatto tutto questo, la psicoanalisi non avrebbe mai avuto sulla vita moderna e sul pensiero scientifico il forte impatto che oggi dobbiamo riconoscerle.

Le pulsioni e la vita del corpo, considerati secondo la prospettiva qui abbozzata, sono una unica cosa. Diventano due cose separate solo quando noi introduciamo surrettiziamente l'astratta distinzione tra corpo e psiche, tra soma e mente. Ma una volta fatto questo le pulsioni in psicoanalisi devono essere concepite come concetti psicologici. Credo che parlare di Eros e Thanatos, di Amore e Morte, come universali tendenze cosmi che, significhi reintrodurre la psiche nel biologico e nel fisico. Se questo sia o non sia legittimo, resta, a mio avviso, una questione aperta. La psiche, tutta via, dovrebbe in ogni evento non essere psiche o mente in termini di psicologia umana. All'interno del quadro di riferimento teorico della psicoanalisi come scienza della psiche umana, se accettiamo i concetti di Eros e Thanatos (o almeno la loro formulazione meno "metafisica", di una dualità di libido e aggressività), dobbiamo allora parlare delle pulsioni come di rappresentanti psichici, e quindi delle pulsioni di vita e di morte come tali rappresentanti."

Hans Loewald (1980). Riflessioni psicoanalitiche. Masson, Milano, 1999.

Immagine: "Spleen et Idéal" di C.Schwabe (1907)

Appunti tecnici: come e perchè l'analisi "cura" e quali processi intervengono nel "cambiamento""La verità ci è talmente ...
08/04/2023

Appunti tecnici: come e perchè l'analisi "cura" e quali processi intervengono nel "cambiamento"

"La verità ci è talmente indispensabile che ne scontiamo la perdita con gravi malattie." (A. Miller, 1996)

(stralci dal corso di alta formazione "Fondamenti di tecnica psicoanalitica" tenutosi online il 14/01/23) Versione PDF stampabile: "La verità ci è talmente indispensabile che ne scontiamo la perdita con gravi malattie." (A. Miller, 1996) Perchè la terapia psicoanalitica Il paziente chiede aiuto p...

Indirizzo

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Bologna
40126

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Dott. Stefano Andreoli

Sono Psicologo Clinico (#8529 Emilia Romagna), proveniente da studi filosofici e letterari, specializzando Psicoterapeuta e Psicoanalista (IFPS).

Tutta la mia attività professionale ruota attorno alla psicologia clinica e allo studio approfondito e continuativo della materia, fornendo consulenza psicologica privata a singoli (di ogni età), famiglie e coppie, al fine di migliorare la propria conoscenza di se stessi, offrire aiuto concreto per problematiche, disagio e sintomi, e fornire supporto psicologico durante particolari periodi di crisi in cui sono necessari nuovi adattamenti.

Quando sopraggiunge il sintomo (causando disagio, sofferenza), questo rappresenta il segnale, il monito che qualcosa non sta funzionando correttamente all'interno della persona (come una sorta di allarme salvavita), che quella parte di sè sana, ancora presente, preme per comunicare un messaggio da decifrare. Ed è in questo momento, in questa circostanza poco piacevole, che alla persona viene donata una preziosissima opportunità: o scacciar via la sofferenza e tentare di sedarla a priori con uno dei tanti antinfiammatori e distrazioni che la società ("cosiddetta sana" come scriveva Erich Fromm) ha da offrire nel suo pacchetto patologico odierno, oppure utilizzare quel disagio come forza e strumento di ricerca, scoperta e rivoluzione di sè. Dicono che l'idiogramma cinese di "crisi" significhi anche "momento cruciale": la psicoanalisi non fa altro che cercare di rimuovere gli ostacoli e le barriere che impediscono all'uomo di essere libero di scegliere e di esprimere se stesso.

La psicoanalisi infatti rappresenta il migliore strumento a disposizione del mondo occidentale per quanto concerne il potere conoscitivo e trasformativo sulla persona nella sua globalità: da sempre ha il merito di dare spazio e fare luce sulla parte più oscura dell'uomo, nel tentativo di toccare l'intima profondità che per definizione, è sempre ignota. Dunque il dialogo terapeutico con la persona considera cura e crescita personale come un unico processo unitario, preservando l'attenzione sia sulla risoluzione dei sintomi che sugli aspetti conoscitivi-esistenziali, e costituendo quindi la via regia per la conoscenza di se stessi, il rafforzamento della personalità e la risoluzione del sintomo, al fine di raggiungere nuovi adattamenti più funzionali e duraturi.