24/05/2025
Oggi, 24 maggio, come psicologi e psicologhe, come cittadini e cittadine, insieme a tante e tanti, partecipiamo simbolicamente all'iniziativa 50.000 sudari per Gaza, per sollecitare, ancora una volta, lo sguardo del mondo sull'abisso di morte che si sta consumando sotto gli occhi di tutti e l’indifferenza di molti.
Questo gesto rappresenta il nostro sgomento e la nostra volontà di non restare in silenzio di fronte alla tragedia umanitaria in corso.
Un genocidio, che si sta consumando nell'indifferenza.
Gaza è ormai un luogo di indicibile sofferenza.
Secondo alcune stime, a partire da ottobre 2023 sono oltre 115.000 i feriti e quasi 80.000 i morti (The Lancet), gran parte dei quali civili, tra cui migliaia di bambini.
Emergency, presente sul campo, conferma una catastrofe umanitaria senza precedenti, con un sistema sanitario al collasso e una popolazione sotto assedio, ridotta alla fame, privata di acqua, cure e dignità.
Come professionisti della salute mentale, non possiamo restare indifferenti davanti alla distruzione sistematica del tessuto umano, psichico e simbolico di un popolo.
Ogni essere umano ha diritto a una vita libera dalla violenza, dalla fame, dal terrore. A Gaza, questi diritti stanno venendo calpestati ogni giorno.
Chi sopravviverà a questa carneficina sarà per sempre segnato, dal trauma, dalla perdita, dall’assenza di futuro.
Non possiamo restare indifferenti davanti a tutta questa disumanizzazione: per essere al fianco di chi soffre, per la pace, per il diritto di esistere.
La distruzione sistematica di infrastrutture civili, il blocco degli aiuti umanitari, l’uccisione indiscriminata di civili e bambini rappresentano violazioni gravi del diritto internazionale e del diritto umanitario. La recente richiesta di mandato d’arresto da parte della Corte Penale Internazionale nei confronti dei leader di Hamas e del governo israeliano è un richiamo potente al principio della responsabilità. Nessuno Stato, nessun leader, può agire al di fuori della legge internazionale.
Il lenzuolo bianco che oggi esponiamo è un simbolo di lutto, ma anche di ricerca di umanità.
La pace non è improvvisazione.
È una scelta politica, culturale e sociale.
È responsabilità.
È rifiuto dell’indifferenza.
È impegno.
Il Direttivo di AltraPsicologia