Clinica della crisi

Clinica della crisi Clinica della Crisi®, nata dall’approccio teorico e clinico dell’Istituto di Tanatologia e Medi

06/05/2024

"La morte prenatale e quella perinatale comportano una molteplicità di perdite (bambino, progetto
e identità genitoriale) e alcuni elementi (imprevedibilità dell’evento, assenza di un corpo e di ricordi
condivisi) possono costituire dei fattori di rischio per un lutto complicato. Ciò può avere delle ripercussioni
negative su una successiva gravidanza o adozione, per cui i bambini possono sviluppare dei problemi
psicologici. Al contrario, altre ricerche affermano che una successiva gravidanza o adozione possa favorire
l’elaborazione del lutto, che dipende dall’identificazione di sé (biologica, personale o umana) del genitore."

Continua a leggere su https://rivistazeta.com/ l'articolo di Federica Rosato "Aspetti psicologici del lutto prenatale e perinatale".

10/02/2024

Non c’ho dormito la notte per qualche mese ma per fortuna ora è finita.

Quando un amico malato di Alzheimer mi ha detto che gli era apparsa la morte davanti agli occhi e gli aveva detto che voleva suicidarsi, avevo pensato che fosse solo l’allucinazione di un demente che ha paura di morire e spera che la morte si tolga di mezzo da sola prima di venirlo a prendere.

Poi, piano piano, la possibilità che la morte potesse autoditruggersi si è fatta il nido nella mia mente e ha cominciato ad ossessionarmi togliendomi il sonno. Ci pensavo e ci ripensavo non riuscendo a capire se...

Continua a leggere l'editoriale del prof. F. Campione sul secondo numero di Zeta Magazine https://rivistazeta.com/editoriale-2/

26/12/2023

E’ uscito il mio nuovo libro "Lu cuntu di li ditti", contiene una serie di racconti in siciliano (con traduzione in italiano) concepiti a partire dai proverbi di antica saggezza.
Ecco un esempio inedito di questi raccontini come mio regalo di Natale.
Francesco Campione

A MEGGHIA PAROLA E’ CHIDDA CA NUN SI DICI

‘Na vota, ’n Sicilia, cumannavinu li paroli. Cu dicìa a megghia parola era chiù forti e pigghiava putìri. Perciò ogni tri anni li paroli ivinu a fari lu cuncursu comu li cani.

I paroli si mittianu ‘nfilera vistuti di festa ccu lu piettu trantu e parravinu tutti ‘semmula cchiù forti ca putianu ppi farisi sentiri cchiù di li autri.

S’arriccunta ca un annu ,doppu ca a tutti l’autri c’havia siccatu la vucca, arristaru du’ paroli una megghiu di l’autra, onuri e ricchizza ,ca cuntinuavinu a parrari senza stancarisi mai.

Duoppu tri jorna e tri notti,nun sapiennu chi fari, li siciliani chiamaru un angilu e c’addumannaru: “Qual’è a megghia parola, onuri o ricchezza?”

L’angilu sbattiu l’ali e arrispunniu: “L’onuri po’ esseri fauzu e a ricchizza munnizza. A megghia parola è chidda ca nun si dici!”.

Di tannu c’è lu dittu, e ’n Sicilia cumanna u silenziu.

LA PAROLA MIGLIORE E’ QUELLA CHE NON SI DICE

Un tempo in Sicilia comandavano le parole. Chi diceva la parola migliore era più forte degli altri e acquistava potere. Perciò ogni tre anni c’era l’usanza di fare il concorso delle parole, come quello dei cani.

Le parole si mettevano in fila vestite a festa e parlavano tutte insieme gonfiando il petto più forte che potevano per farsi sentire più delle altre.

Si racconta che un anno, dopo che tutte le altre erano rimaste senza voce, continuavano a parlare senza stancarsi mai due parole una più forte dell’altra: onore e ricchezza.

La cosa durò tre giorni e tre notti, dopo di che i siciliani, non sapendo più che fare, chiamarono un angelo e gli chiesero: “Qual è la parola migliore, onore o ricchezza?”

L’angelo sbattè le ali e rispose: “L’onore può essere falso e la ricchezza sporcizia. La parola migliore è quella che non si dice!”

Da allora c’è il proverbio, e in Sicilia comanda il silenzio.

26/12/2023

Due sono le vie che si possono percorrere per dare valore alla vita:

I) la vita ha senso e valore quando vanno a buon fine gli sforzi per continuare ad esistere e per essere felici;

II) la vita ha senso e valore quando si riesce ad essere ciò che tocca essere per gli altri e per sè, e la conseguente responsabilità è più forte del dolore e del rischio di morire.

Quando va tutto bene è giusto imboccare la prima via, quando va tutto male è la seconda via che è più promettente.

Ma dato che bene e male sono compagni inseparabili per chi è imperfetto ma desidera la perfezione, le due vie dovrebbero alternarsi.

Ma bisogna cominciare dalla ricerca della felicità e della durata della vita oppure rispondendo innanzitutto dalla convocazione a vivere di chi ci ha messo al mondo senza porre condizioni, cioè amando la vita anche se si soffre e si deve morire?

Francesco Campione

Indirizzo

Via Galliera 35
Bologna
40121

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