Dr.ssa Valentina Francia - Psicologa, Psicoterapeuta, Mental Coach Sportivo

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Dr.ssa Valentina Francia - Psicologa, Psicoterapeuta, Mental Coach Sportivo “Anziché guardare le cento ragioni per smettere, guarda le mille ragioni per non mollare” Chi sei tu?” disse il Bruco. Ma chi sono io? (Murakami).

Alice rispose: “davvero non te lo saprei dire ora. So dirti chi fossi, quando mi son levata questa mattina, ma d’allora credo di essere stata cambiata parecchie volte”. Mi chiamo Valentina sono una psicoterapeuta, un palliativista ed una maratoneta e, come Alice, penso di essere cambiata parecchie volte, o meglio di essere riuscita a seguire il mio percorso. Come insegna Milton Erikson mi son limitata a salire in groppa al cavallo e a mantenerlo sul sentiero perché sapevo che lui avrebbe preso la direzione giusta. Ho lavorato per vent’anni, e lavoro tutt’ora, con giovani pazienti affette da disturbi della nutrizione e dell’ alimentazione ed i loro familiari, insieme abbiamo attraversato strade impervie, superando gli ostacoli della paura, dell’ansia e della tristezza. Più recentemente mi sono occupata di dolore, della sua misurazione e della sua gestione (soprattutto in ambito pediatrico). In un vecchio studio sul dolore, un bambino di scuola elementare completò la frase “il dolore è...” con le seguenti parole “... quando tu urli chiedendo aiuto e nessuno viene”. Forse è proprio questo l’obiettivo, che sia dolore fisico o mentale non dovremmo lasciare mai nessuno da solo. Come dice Frederik Jacobus Johannes Buytendijk “il dolore passa, l’aver sofferto mai”. Cosa c’entra la la maratona? Murakami scrive che “la fatica è una realtà inevitabile, mentre la possibilità di farcela o meno è a esclusiva discrezione di ogni individuo. Credo che queste parole riassumano alla perfezione la natura di quell’evento sportivo che si chiama maratona”. Così nel percorrere una lunga distanza, come durante la psicoterapia, occorre cambiare il quadro di riferimento della mente conscia e fare appello alle risorse inconsce accumulate nel tempo, che ciascuno necessariamente possiede, che ha provato e di cui può disporre in modo automatico. Tornando ad Alice, il Brucaliffo ci porta in qualche modo ad accettare il fatto che siamo persone in divenire e il cambiamento fa parte delle nostre vite.
“Da qui in poi devi cavartela da solo, mi avvisò l’uomo senza volto. Senza sapere in che direzione andare, senza conoscere la strada? Non ne hai bisogno , basta che tu vada avanti, vedrai che saranno le tue mosse a generare risposte pertinenti”.

Se potessimo identificare un principio alla base dell’intervento psicologico ci sarebbe: il soggetto agisce sempre secon...
18/02/2025

Se potessimo identificare un principio alla base dell’intervento psicologico ci sarebbe: il soggetto agisce sempre secondo la propria “mappa interna” (quindi a seconda del proprio quadro interno di riferimento). Questo ci ricorda quanto sia importante la corretta impostazione del rapporto tra medico e paziente (o psicoterapeuta e cliente), in quanto si tratta di due realtà separate e diverse che trasportano indicazioni di cammino differenti, in diverse posizioni nell’ambito della relazione.
Ecco perché il primo passo verso un rapporto ed una comunicazione efficace (e terapeutica) è sempre responsabilità del terapeuta che deve essere in grado di creare un contesto empatico per poter utilizzare il sistema di credenze dell’altro e, successivamente, guidarlo verso il cambiamento.

Ma in caso di “non compliance”?
Se etichettiamo il comportamento “non collaborativo” come una resistenza, anziché messaggio inviatoci nello sforzo di aiutarci a trovare la soluzione al problema, rischiamo l’abbandono del percorso di cura. Quando il nostro paziente difende le sue idee la prima cosa da evitare è cercare di costringerlo a cambiare la sua ideazione, ma occorre rispettarla e creare delle situazioni in cui il paziente stesso sia propenso a modificare il proprio modo di pensare. Potremmo dire che è indispensabile passare dalla  complice alla concordante: ossia chi prescrive la terapia ed il paziente dovrebbero raggiungere un accordo sul regime che il cliente assumerà.

Occorre accettare il sistema di credenza della persona ed andargli incontro, all’interno del suo modello del mondo e considerare il ruolo che il sintomo assume nel momento presente all’interno del sistema familiare, personale o sociale, per trovare nuove associazioni e nuove soluzioni.
Ecco che dunque il rapport diviene fondamentale per poter entrare con educazione e rispetto, nel mondo del paziente, che deve essere sempre considerato come dotato di capacità alle quali la terapia non aggiungere nulla se non la possibilità di utilizzarle differentemente.

Se etichettiamo il comportamento "non collaborativo" del paziente come una resistenza, piuttosto che come un messaggio i...
27/12/2024

Se etichettiamo il comportamento "non collaborativo" del paziente come una resistenza, piuttosto che come un messaggio inviatoci nello sforzo di aiutarci a trovare la soluzione al problema, rischiamo di alimentare una profezia che si autodetermina.
E’ indispensabile passare dalla complice alla “concordance” (ossia “essere d’accordo” o l’essere concorde) in questo solo quest’ultima richiede la partecipazione attiva di due persone (terapeuta e il paziente).
È altresì fondamentale, all’interno di questa relazione di cura, considerare il ruolo che il sintomo assume nel momento presente all’interno del sistema familiare, personale o sociale. Solo così si potranno trovare nuove associazioni e nuove soluzioni lungo la strada della guarigione, perché la persona che abbiamo di fronte è dotato di capacità alle quali la terapia non aggiungere nulla se non la possibilità di utilizzarle differentemente.

Quando un obiettivo richiede impegno, sacrificio e costanza, il percorso stesso diventa una parte essenziale del risulta...
25/09/2024

Quando un obiettivo richiede impegno, sacrificio e costanza, il percorso stesso diventa una parte essenziale del risultato.
Se non ci fosse impegno, se non ci fosse sacrificio e costanza, se i traguardi fossero a portata di mano, fossero semplici e senza difficoltà, molto probabilmente non li apprezzeremo così tanto.
Ma é invece grazie al superamento delle difficoltà, degli ostacoli, del nostro stesso modo di porci e di pensarci che si costruisce una maggior fiducia in sé stessi ed un maggior senso di auto efficacia e di consapevolezza.
Ecco perché il processo è importante quanto (se non di più) del risultato, perché ci stimola a dare il nostro meglio, a dare di più, ci induce a pensarci diversi e
a scoprire quanto possiamo ottenere e raggiungere attraverso l’impegno e la determinazione

La sessione di ieri con la mia coachee al campo da golf mi permette di parlare dell’importanza di direzionare il focus. ...
27/07/2024

La sessione di ieri con la mia coachee al campo da golf mi permette di parlare dell’importanza di direzionare il focus.

Sono diverse le ricerche che sottolineano come portare l’attenzione su un focus esterno e lontano dall’atleta (come la buca nel golf) anziché su uno più prossimale (come la pallina o la testa della mazza da golf) é vantaggioso per la prestazione in quanto facilita i processi di esecuzione automatica senza che l’automatismo venga perturbato da riflessioni sul movimento(a differenza del focus interno che invece favorisce processi di controllo del movimento)

Lo spostamento del focus da interno ad esterno (e lontano da sé), e quindi da una esecuzione inconscia anziché conscia, favorirà in esecuzione naturale e decontratta, con un equilibrio ottimale tra muscoli agonisti e antagonisti ed un risparmio metabolico da non sottostimare.



“Quando non vedi i risultati, o quando hai voglia di arrenderti, ricorda che l’ultima cosa che cresce su un albero, sono i suoi frutti”

La prestazione sportiva migliore é quella che ottimizza un “Triangolo” di variabili: conoscenze tecnico-tattiche, prepar...
02/04/2024

La prestazione sportiva migliore é quella che ottimizza un “Triangolo” di variabili: conoscenze tecnico-tattiche, preparazione fisica e allenamento mentale

Non è più sufficiente essere in forma fisicamente e bravo tecnicamente, devi essere concentrato (focus-based), motivato ...
12/03/2024

Non è più sufficiente essere in forma fisicamente e bravo tecnicamente, devi essere concentrato (focus-based), motivato e focalizzato emotivamente.
“Il più grande limite a ciò che siamo in grado di fare è rappresentato dalle nostre convinzioni limitanti”.

Ieri sera si è tenuto un gruppo che aveva come tema “Emozioni e Sentimenti”. In questa serata ci siamo approcciati ai se...
18/01/2024

Ieri sera si è tenuto un gruppo che aveva come tema “Emozioni e Sentimenti”.
In questa serata ci siamo approcciati ai sentimenti ricalcando la necessità di una educazione agli stessi, ossia ad attivare quel processo che vuole sviluppare consapevolezza emotiva, comprensione e gestione dei propri sentimenti e di quelli degli altri attraverso l’autoconsapevolezza, l’autoregolamentazione, l’empatia e le abilità sociali.

L’educazione sentimentale per gli adulti con disabilità deve l’incoraggiare la consapevolezza emotiva, la comunicazione aperta e l’autostima attraverso:

1. Consapevolezza di sé: aiutando gli adulti con disabilità a comprendere e accettare le proprie emozioni, promuovendo la fiducia in se stessi.

2. Comunicazione efficace: sviluppando abilità comunicative e facilitando la chiarezza nell’esprimere sentimenti e bisogni.

3. Empatia reciproca: favorendo la comprensione delle emozioni degli altri e la capacità di stabilire connessioni emotive significative.

4. Relazioni salutari: offrendo supporto nell’affrontare sfide relazionali e promuovere relazioni rispettose e reciproche.

5. Autonomia: favorendo l’indipendenza emotiva e la capacità di prendere decisioni informate nelle relazioni.

Siamo giunti in quel periodo dell’anno in cui i miei pazienti o i miei sportivi mi parlano dei loro nuovi obiettivi. Tut...
06/01/2024

Siamo giunti in quel periodo dell’anno in cui i miei pazienti o i miei sportivi mi parlano dei loro nuovi obiettivi. Tutti pronti a mettersi in attesa di qualcosa, tutti alla ricerca di un qualcosa, come se si fosse smarrito, come fossero banconote da 10 euro dimenticate nella tasca del cappotto.

Ma, come scrive Anthony Robbins, é l’azione che produce risultati (il sapere é potere potenziale finché non diventa un azione).
Tu sai che “potere” significa letteralmente “facoltà di agire”?
In tal senso occorre conoscere il risultato atteso, intraprendere un azione sapendo quali conseguenze ne verranno e nell’avere l’elasticità necessaria a cambiarla fino a raggiungere la meta.

E tu sai formulare bene i tuoi obiettivi?

Indirizzo

Via Galliera, 22
Bologna
40121

Orario di apertura

Lunedì 10:00 - 20:00
Mercoledì 10:00 - 19:00
Giovedì 10:00 - 19:00
Venerdì 09:30 - 17:30

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Chi sono?

“Chi sei tu?” disse il Bruco.

Alice rispose: “davvero non te lo saprei dire ora. So dirti chi fossi, quando mi son levata questa mattina, ma d’allora credo di essere stata cambiata parecchie volte”.

Ma chi sono io? Mi chiamo Valentina sono una psicoterapeuta, un palliativista ed una maratoneta e, come Alice, penso di essere cambiata parecchie volte, o meglio di essere riuscita a seguire il mio percorso. Come insegna Milton Erikson mi son limitata a salire in groppa al cavallo e a mantenerlo sul sentiero perché sapevo che lui avrebbe preso la direzione giusta.

Ho lavorato per vent’anni, e lavoro tutt’ora, con giovani pazienti affette da disturbi della nutrizione e dell’ alimentazione ed i loro familiari, insieme abbiamo attraversato strade impervie, superando gli ostacoli della paura, dell’ansia e della tristezza.