21/03/2024
LA RIPETIZIONE, L'AMORE, IL MATRIMONIO
La ripetizione è quanto di più necessario ci sia per un essere umano. E' uno dei quattro concetti fondamentali della psicoanalisi, è quel punto di reale, nel desiderio, che non vuole saperne di soddisfarsi mai del tutto e di non cessare di ritornare, ma che proprio per questo è anche ciò che rassicura.
Come l'alternarsi del giorno e della notte: un alternarsi incessante, che si ripete da sempre, il reale che esiste senza ombra di dubbio e su cui non possiamo dir nulla, ma che è anche quanto di più certo e rassicurante ci sia. Vi immaginate l'angoscia se un giorno non dovesse sorgere il sole? Per questo forse non smettiamo di scrutare il cielo e di fare previsioni sul tempo che ci sarà domani. L'unica cosa certa del domani è infatti che si ripeterà ancora il sorgere del sole.
Il reale è ciò cui non manca nulla e che ritorna sempre allo stesso posto. Cosa c'è di più rassicurante di questa incessante ripetizione dell'uguale? Il sintomo, in fondo, serve anche a questo, a fissare con la sua ripetizione la certezza del ritorno dell'uguale, la certezza della ripetizione. Freud la scoprì come coazione a ripetere, come una pulsione al di là del principio di piacere.
Perché se il piacere destabilizza continuamente il soggetto mettendolo di fronte all'incertezza del suo accadere, al fatto cioè che il piacere, per quanto ricercato, non è detto che venga trovato là dove, come e quando ce lo aspettiamo, ciò che è posto al di là del suo principio, in quanto affidato alla certezza della ripetizione, la coazione a ripetere, assicura invece sempre lo stesso medesimo esito: l'accadere dell'uguale, e dunque la certezza di ciò che si ci aspetta, di ciò che non cessa mai di scriversi.
Gli amanti vorrebbero che l'amore, che accade come contingenza imprevista, come ciò che ha cessato di non scriversi, diventi ciò che da questo momento non cesserà più di scriversi. Da ciò che cessa di non scriversi a ciò che non cessa di scriversi. Ancora... per sempre... sono le parole dell'amore e dell'illusione che possa diventare ciò che si ripeterà uguale, ogni giorno, sempre allo stesso modo.
Una cosa però è che questa attesa di ripetizione si mantenga nel desiderio, altra cosa è che venga affidata alla legge, che venga sancita come regola che vincola, come tenta di fare la escogitazione, perversa da questo punto di vista, del matrimonio.
Affidare il desiderio di ripetizione che reclama l'amore all'obbligo della norma significa sottrarre l'amore al desiderio degli amanti per subordinarlo alla legge dell'Altro: gli amanti non domandano più l'uno all'altro, ma insieme domandano all'Altro da cui si aspettano il riconoscimento e la scrittura di quell'amore non più nel desiderio ma nel registro della legge, che è però anche la loro condanna al legame eterno.
Come nel caso di Paolo e Francesca per i quali, anche se non furono mai sposati, il gesto che li uccise fu metaforicamente analogo in quanto sancì la loro condanna, morendo insieme, a restare per sempre insieme, nell'inferno. Francesca non a caso dirà a Dante, nel presentargli Paolo: "questi che mai da me non fia diviso". Del resto non si dice spesso che il matrimonio è la fine del paradiso e l'inizio dell'inferno?