20/04/2025
«Kaizen-ai», dicono i giapponesi. Sai cosa si fa quando non se ne può più? Si cambia.
«Ormai è troppo tardi», «non posso farcela», «non sono pronta», «forse domani»: sono le cose che ti impediscono di trovare. Non ciò che hai, ma ciò che ti manca. Non chi sei, ma chi vorresti essere. Perché se continui a fare quello che hai sempre fatto, continuerai ad ottenere ciò che hai sempre avuto. Kaizen-ai dicono i giapponesi. Non lasciare che la paura ti fermi. O ti definisca.
«E giunse il giorno in cui il rischio di rimanere chiusi in un bocciolo era più doloroso del rischio di sbocciare.» Panta rhei, dicevano invece gli antichi greci, tutto scorre. Niente rimane immobile. Ogni momento è un nuovo inizio. Una volta un poeta scrisse: «brindo alle porte che si chiudono, alle strade che si interrompono, alle storie che si concludono.»
Perché se non rischi, in realtà metti tutto a rischio. Conosco delle barche che si dimenticano di partire, perché hanno paura di allontanarsi dalla riva. E non conoscono mai l’ampiezza delle onde o l’estasi mare. Ma come si fa a cambiare? Kaizen-ai possiamo tradurla anche con «l’arte dei piccoli passi».
In giappone la danza inizia sempre così: con dei piccoli passi. Piccoli e lenti che a poco a poco diventano grandi. Una delle filosofie più antiche al mondo, la filosofia shintoista, dice lo stesso: ogni grande cambiamento inizia da uno piccolo. Cancellate dal vostro vocabolario la parola «è troppo tardi» o «troppo presto» e fate come i giapponesi. Kaizen: io sono il cambiamento. Per anni ho aspettato che la mia vita cambiasse, invece ora so che era lei ad aspettare che cambiassi io.
Guendalina Middei, anche se voi mi conoscete come Professor X (➡️ Tratto da «Sopravvivere al lunedì mattina con L». Potete leggerne un estratto e scoprire di cosa parla qui: https://www.amazon.it/Sopravvivere-al-luned%C3%AC-mattina-Lolita/dp/8807174774