Studio Righi di Psicologia Psicoterapia Psicoanalisi - Bologna

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Verso una teoria psicoanalitica unificata (2022), di Morris Eagle. A cura di Dott. Stefano Andreoli - Psicologo, Psicote...
10/07/2025

Verso una teoria psicoanalitica unificata (2022), di Morris Eagle.
A cura di Dott. Stefano Andreoli - Psicologo, Psicoterapeuta, Psicoanalista

"Ciò che mi ha spinto a scrivere questo libro è l'idea di fondo che il progetto di perseguire l'integrazione di diverse scuole psicoanalitiche e di sviluppare una teoria psicoanalitica della mente relativamente unificata sia possibile nonché auspicabile Quest'idea è tutt'altro che ampiamente condivisa all'interno della comunità psicoanalitica. Vi è chi sostiene l'adeguatezza dell'attuale condizione di pluralismo e chi mette in discussione la possibilità stessa di un'integrazione." (p. 301)

Era dai tempi del monumentale Da Freud alla psicoanalisi contemporanea (2012) che probabilmente questo audace testo rientrava tra le aspirazioni più ambiziose di Morris Eagle: una delle poche voci fuori dal coro della ormai comunità "psicobanalitica", che ha contribuito a rifornire credibilità alla psicoanalisi anche al di fuori delle proprie autistiche Scuole di formazione e dei soliti circoletti intellettualmente masturbatori. Infatti, in questo testo l'autore tenta l'impresa di proporre una teoria della mente unificata che, a partire dalla solida impalcatura della Psicologia dell'Io (precorritrice di molti costrutti odierni, nonostante essa rimanga ancora quasi sconosciuta in certi ambienti), possa includere senza troppi attriti la Psicologia del Sè di H. Kohut, la prospettiva della Scuola Indipendente Brittanica, la Teoria delle Relazioni Oggettuali di S. Mitchell, la Teoria dell'Attaccamento di J. Bowlby (vedi anche Eagle [2013], Attaccamento e Psicoanalisi), la Teoria della Mentalizzazione di P. Fonagy e la CMT di Weiss e Sampson, in accordo con la recente ricerca scientifica (riguardante quindi anche la psicologia cognitiva e le neuroscienze).

Se ricordo bene, l'ultimo che aveva tentato un'impresa simile era stato nel lontano dopoguerra lo scrupoloso D. Rapaport assieme al suo formidabile gruppo di ricerca della Fondazione Menninger di Topeka (Kansas, USA), prima che i suoi brillanti "allievi" R. Holt, M. Gill, R. Schafer e G.S. Klein, non dichiarassero vano il tentativo di conciliare in senso coerente i costrutti della metapsicologia freudiana con la ricerca scientifica e con l'applicabilità clinica per diventare una psicologia in grado di spiegare l'intero funzionamento mentale dell'uomo.

Eagle, a ben vedere, insiste sul fatto che la pluralità di concettualizzazioni sorte dalla morte di Freud che hanno arricchito e compensato le lacune delle teorizzazioni precedenti, alla fine non abbiano trovato un'unità teorica-clinica (nemmeno abbozzata), principalmente per motivi di "fedeltà" a questa o quella "scuola". In tal modo, invece che impegnarsi nel compito di integrare, si è sviluppata la tendenza a creare modelli teorici apparentemente "nuovi" atti a sostituire le costruzioni precedenti, originando sempre più affiliazioni, nuove ortodossie e ideologie schizoidi rispetto non solo alla psicoanalisi stessa, ma anche al resto delle altre discipline connesse. Fenomeno questo che, a mio avviso, oggi sta venendo scavalcato da un atteggiamento sempre più radicalmente orientato verso l'esistenza di una clinica che non ha bisogno praticamente di quasi nessun costretto teorico (e tecnico) a monte, né di una teoria della mente alla base del suo operare (in un'ottica psicoanalitica si potrebbe quindi sostenere che questa forma di psicoterapia sta perdendo sempre più una "mente", divenendo simile, per i suoi aspetti più "viscerali" e per l'inevitabilità degli "agiti", alla fenomenologia clinica del border). Era quindi praticamente inevitabile che tutto ciò portasse ad una crescente marginalizzazione della psicoanalisi nel panorama odierno (per approfondimenti...), quando oramai nemmeno più la psicoanalisi stessa è diventata in grado di valorizzare sé stessa.

Ecco, con questo prezioso e ricco testo, Eagle cerca di ridonare dignità e valore alla psicoanalisi non solo in termini clinici, ma anche epistemologici e metapsicologici, ri-connettendola al resto delle scienze "dure" così "sacre" al giorno d'oggi e smascherando ammiccanti neologismi e artificiosi costrutti tanto di moda nella contemporaneità, molto spesso frutto di motivi dinamici e politici (o più semplicemente di mera ignoranza), piuttosto che di vere e proprie innovazioni teoriche.

"Le diverse scuole psicoanalitiche sono sorte in gran parte come reazione alla percezione di una relativa trascuratezza di fenomeni importanti da parte della teoria dominante. Di conseguenza, ciascuna scuola si è focalizzata su un particolare insieme di fenomeni che, secondo i suoi sostenitori, erano stati trascurati o inadeguatamente trattati da quella teoria. Tuttavia, pur prendendo in considerazione un insieme limitato di fenomeni, ogni nuova scuola ha presentato se stessa come una teoria autosufficiente. Nella misura in cui una Psicologia dell' lo riveduta e ampliata fornisce un resoconto adeguato dei fenomeni di maggior interesse per le diverse scuole, essa sembrerebbe ovviare alla necessità dell'esistenza di una pletora di scuole diverse. A differenza delle prospettive più limitate di diverse scuole psicoanalitiche (per esempio, la teoria delle pulsioni, la teoria delle relazioni oggettuali e la Psicologia del Sé), una Psicologia dell'Io rivista rappresenta una prospettiva teorica sovraordinata in grado di integrare un'ampia gamma di fenomeni psicologici vitali di interesse primario per le altre scuole, non-ché di dati empirici rilevanti che derivano da fonti non psicoanalitiche.

L'affermazione secondo cui una Psicologia dell'Io riveduta costituisce il fondamento più solido per edificare una teoria psicoanalitica unificata della mente poggia anche sul fatto che l'"elemento personale", l'lo, è posto al centro della sua teorizzazione. Qualunque siano i fattori, compresi quelli inconsci, che possono influenzarle, e qualunque sia la natura delle teorie che si ripropongono di spiegarle, sono le nostre esperienze soggettive vissute che danno un senso alla nostra vita. E sono queste esperienze vissute che costituiscono il punto di partenza e i fenomeni fondamentali che qualsiasi teoria psicoanalitica della mente deve indagare e spiegare. Da un'ottica comportamentista e di teoria dell'intelligenza artificiale, praticamente tutto ciò che facciamo potrebbe essere spiegato senza far alcun riferimento all'esperienza soggettiva. Se queste teorie fossero sufficienti a dar conto della natura della mente, la teoria psicoanalitica diventerebbe superflua. Quindi, e in modo un po' ironico, nonostante la sua enfasi sui processi inconsci, ciò che rende la teoria psicoanalitica necessaria, e forse indispensabile, per una comprensione adeguata della natura della mente è l'esistenza dell'esperienza soggettiva e il tentativo di comprenderne le vicissitudini." (p. 317-318)

Psicoanalisi e folklore: il mostruoso tra storia, freaks, vampiri, lupi mannari, streghe, fantasmi, diavoli e altri demo...
16/03/2025

Psicoanalisi e folklore: il mostruoso tra storia, freaks, vampiri, lupi mannari, streghe, fantasmi, diavoli e altri demoni. (Dott. Stefano Andreoli - Psicologo, Psicoterapeuta, Psicoanalista)

Vivono nel buio della notte e nelle tenebre del nostro inconscio. Si insinuano nei nostri sogni. Si nutrono delle nostre paure. Strisciano nelle nostre inquietudini, spiano le nostre debolezze, affiorano dai nostri turbamenti, cingendoci in un oscuro abbraccio. Crescono nel cuore dell'eterno conflitto tra vita e morte, bene e male, razionale e irrazionale, armonia e instabilità, ordine e caos. Sono figli dell'ignoto. (Soave, 2019).

La storia dei mostri comincia con l'incarnazione delle più segrete paure dell'infanzia e soprattutto di quelle che turbano i sogni di ogni uomo in ogni tempo, nel luogo dove gli antichi pensavano di accedere ad una realtà "altra" piena di strane creature, demoni e defunti dell'Aldilà. Non c'è da stupirsi dunque se il mostruoso, essendo una componente fondamentale della mitologia di ogni cultura, abbia destato interesse fin dagli albori dell'umanità: già nel 2800 a.c. su delle tavolette d'argilla babilonesi appare un "documento" di "mostrologia" (Fiedler, 1978) che fornisce una linea guida alla fetomanzia (la predizione attraverso il feto) e alla teratoscopia (la divinazione basata sulle nascite anormali). Infatti la stessa parola "mostro" deriva sia da monere (ammonire) che da monstrare (mostrare), rinviando all'apparizione di qualcosa di straordinario come nel caso di eventi soprannaturali o di segni premonitori, in genere catastrofici (Daston e Park, 1998).

Di fatto, tutto ciò che in un qualche modo è abnorme o insolito assume il carattere di mostruoso e, che sia un prodotto della fantasia o il risultato delle più bizzarre malformazioni fisiche (il freak), esso viene considerato come una presenza oscura e inquietante, non di rado con tratti violenti, malvagi e sanguinari, suscitando ribrezzo e terrore ma sempre anche una sorta di perturbante fascinazione e di irresistibile curiosità.

[I mostri] sono l'ancora di salvataggio di ogni nostra normalità che necessità conferme continue e ci garantiscono un porto sicuro ogni volta che li chiudiamo fuori dalla porta, oltre quella soglia che ognuno di noi pone loro come limite invalicabile. (Ciseri, 2018, p. 10)

La rappresentazione del mostro rappresenta una funzione intrinseca della psiche (la teratopoiesi) che proietta in immagini le parti più oscure che la appartengono, ciò che viene considerato come anormale o abominevole e che rischia continuamente di minare la stabilità dell'intero ordine morale, sociale e naturale.
Perciò il mostro diventa sempre e comunque l'Altro, qualche altra cosa estranea da sé che non si sa come spiegare o classificare adeguatamente, proprio come mostruose furono descritte le razze indigene scoperte dai primi esploratori europei durante i primi viaggi in regioni esotiche e ignote. Persino oggi, che sono finiti i luoghi inesplorati sulla terra, continuiamo a proiettare fuori i mostri che abitano le profondità della nostra psiche, immaginandoli negli alieni che popolano il lontano e il misterioso universo.

Indice:
Introduzione
Storie ed enciclopedie di mostri
Vampiri e fantasmi
Lupi mannari
Diavoli e demoni
Streghe
Freaks
Conclusioni
Bibliografia
Suggerimenti filmografici

Psicoanalisi e folklore: il mostruoso tra storia, freaks, vampiri, lupi mannari, streghe, fantasmi, diavoli e altri demoni. Dott. Stefano Andreoli

Lo Studio Righi, situato nel centro di Bologna, è composto da professionisti con esperienza consolidata nella clinica ps...
20/02/2025

Lo Studio Righi, situato nel centro di Bologna, è composto da professionisti con esperienza consolidata nella clinica psicologica e psicoterapeutica ad indirizzo psicoanalitico. Secondo la letteratura e l'esperienza clinica, la terapia psicoanalitica, interamente cucita sulla persona che la intraprende, é in grado di fornire i cambiamenti più profondi e duraturi per tutti i tipi di disturbi, disagi e criticità della psiche che la persona si trova a vivere nella propria quotidianità.
Lo Studio, inoltre, è luogo di ricerca, di formazione continua e di promozione culturale nel campo della Psicoanalisi e delle discipline ad essa collegate: Neuroscienze, Antropologia, Etologia, Mitologia, Scienze sociali.

In presenza a Bologna in via A. Righi 3 e online.
Primo colloquio conoscitivo gratuito.
Tariffe concordate con la persona.

Sito: www.studiorighipsi.com
Mail: info@studiorighipsi.com
Tel: 0510828744

05/02/2025

La mostra in viale Aldo Moro a Bologna rimarrà aperta fino al 20 febbraio 2025, dal lunedì al venerdì, dalle ore 9 alle ore 18. Aperture straordinarie sabato 1° febbraio e domenica 2 febbraio.

23/01/2025
Contro la banalità e l'ingenuità delle psicologie odierne: la necessità della patologia e del mondo infero secondo la ps...
01/01/2025

Contro la banalità e l'ingenuità delle psicologie odierne: la necessità della patologia e del mondo infero secondo la psicologia del profondo di James Hillman.
(Dott. Stefano Andreoli)

Se Dio è morto, è stato perché era troppo in buona salute. (Hillman, 1991, p. 98)

Nell'epoca contemporanea dove tutto deve poter essere controllato in modo onnipotente per poter essere sfruttato al meglio e senza limiti, è chiaro che deve spaventare oltremodo ciò che non si domina mediante il semplice uso della volontà e della ragione. A quanto pare, Freud aveva proprio ragione quando oramai più di un secolo fa testimoniava quanto fosse difficile per l'uomo accettare di non essere "padrone a casa propria": ancora oggi all'Io continua ad essere attribuito un potere che non possiede.

Infatti James Hillman (1975) ha osservato come benché questo tempo sia radicalmente ateo e profano, esso sia altrettanto dominato da una religione monoteistica fondata su un culto della coscienza che nega fanaticamente l'esistenza della dimensione inconscia della psiche. La psicoterapia cognitivo-comportamentale o le psicoterapie "strategiche" basate sulle "evidenze" tanto in voga oggi appaiono infatti come un'enorme impalcatura difensiva contro l'intera irrazionalità umana e quei suoi mostri, demoni e belve che ben poco possono essere domati dalla misera razionalità dell'Io. All'interno di una cultura in cui si persegue crescita illimitata e movimento, il fenomeno della psicologia positiva, come alcune derive umanistiche, esasperando il "benessere", le forze ascendenti e gli aspetti diurni della vita psichica, non sono che la figlie legittime del panorama dinamico odierno.

Queste psicologie, essendo prive di quello spessore tipico che dona la presenza dell'ombra, forniscono un'idea ingenua, superficiale e idealizzata dell'essere umano, ignorando del tutto "la visione tragica dell'uomo esistenziale, irrazionale e patologico" (ibid., p. 134). Questo modo psicologico di intendere l'uomo - dove il paziente diventa cliente, guarda caso come nel vocabolario del commercio - riflette una posizione maniacale che intende negare l'aspetto depressivo (mortifero) intrinseco della natura umana, finendo per diventare malattia travestita da salute: "invece di esser un nuovo mezzo per affrontare la psicopatologia, è essa stessa uno stato psicopatologico dissimulato" (ibid., p. 136).

Contro la banalità e l'ingenuità delle psicologie odierne: la necessità della patologia e del mondo infero secondo la psicologia del profondo di James Hillman. Dott. Stefano Andreoli

Psicoanalisi e sentimento religioso: senso del divino, sacro, trascendenza, estasi, mistica, rimandi all'Uno, sentimento...
12/11/2024

Psicoanalisi e sentimento religioso: senso del divino, sacro, trascendenza, estasi, mistica, rimandi all'Uno, sentimento oceanico, l'Uovo cosmico.

Articolo del dott. Stefano Dott. Stefano Andreoli - Psicologo, Psicoterapeuta, Psicoanalista

Dov'è l'amico che il mio cuore ansioso | ricerca ovunque senza avere mai riposo? | Finito il dì ancor non l'ho trovato | e resto sconsolato. | La Sua presenza è indubbia ed io la sento | in ogni fiore e in ogni spiga al vento. | L'aria che io respiro e dà vigore | del Suo Amore è piena. | Nel vento dell'estate | la Sua voce intendo. (Il posto delle fragole, I. Bergman, 1957)

Sebbene Freud (1927) abbia riassunto l'intero fenomeno religioso sostanzialmente come un'illusione che ha origine dall'antico bisogno dell'infante di un'autorità protettrice, normativa ed esemplare (il padre) a cui rivolgersi per questo o quell'altro motivo, in realtà indagare il cosiddetto aspetto "spirituale" dell'uomo significa giungere nelle profondità più antiche e recondite di tutta la sua natura. Il senso del divino, o più in generale il sentimento di qualcosa che trascende la mera biologia umana, sembra apparire in un'epoca molto precoce dell'evoluzione umana, tanto da rintracciare l'homo religiosus già nelle prime forme umane dotate di primordiali capacità di simbolizzazione, come l'Homo Erectus, il quale ci ha lasciato tracce del suo passaggio che certamente non rientrano nel mero registro materiale-strumentale (Facchini, 1985). In altre parole, il senso religioso non appartiene solamente ad una fase transitoria della storia spirituale dell'uomo, dal momento in cui il rapporto tra uomo e Dio sembra essere nato nel momento stesso in cui è sorto il tempo dell'umano (Kerènyi, 1955).
Eliade (1948) scriveva infatti che "l'uomo, fin da quando prese conoscenza della proprio situazione nel Cosmo, ha desiderato, ha sognato e si è sforzato di raggiungere in modo completo (cioè per mezzo della religione e della magia contemporaneamente) il superamento della condizione umana" (p. 168). Inoltre, secondo Durkheim (1912), la sociologia deve partire in primis dallo studio della religione perché è da essa che sono scaturite le diverse manifestazioni di tutta la vita sociale, culturale e collettiva.
E' chiaro tuttavia che ogni argomento religioso riguarda quell'area che sfugge al misero campo d'azione della ragione, ovvero l'irrazionale (quindi la soggettività del sentire e dell'intuizione), accostandosi intimamente a quella caratteristica che è propria dell'essere umano, ovvero la necessità di trasformare la realtà in qualcos'altro (la simbolizzazione). D'altronde, come scriveva la Kristeva (2014), "la psicoanalisi ha scoperto soprattutto che c'è dell'altro", ossia la presenza di un'estraneità che trascende la coscienza dell'uomo e che secondo gli piscoanalisti cade sotto il nome di inconscio.

Essere uno col tutto, questa è la vita degli dei, è il cielo dell'uomo! Essere uno con tutto ciò che vive, tornare in un beato divino oblio di sé, nel tutto della natura, questo è il vertice dei pensieri e delle gioie, questa è la sacra vetta del monte, la sede dell'eterna quiete, ove il meriggio perde la sua afa e il tuono la sua voce, e il mare infuriato assomiglia all'ondeggiare d'un campo di spighe. (Holderlin, Iperione o l'eremita in Grecia, 1797)

Indice:
Introduzione
Il senso del divino
Il sacro nella mentalità cosiddetta primitiva
La mistica
Rimandi religiosi all'Uno
Prospettive psicoanalitiche
Conclusioni
Riferimenti bibliografici
Suggerimenti filmografici

Psicoanalisi e sentimento religioso: senso del divino, sacro, trascendenza, estasi, mistica, rimandi all'Uno, sentimento oceanico, l'Uovo cosmico. Dott. Stefano Andreoli

"La morte è la paura fondamentale della nostra professione e la sua potente metafora fondamentale. Il culto della cresci...
11/11/2024

"La morte è la paura fondamentale della nostra professione e la sua potente metafora fondamentale. Il culto della crescita che è alla base delle odierne terapie ottimistiche, incentrate sulle peak experiences, sulla libertà, la guarigione, la positività e la creatività, è una difesa maniacale contro il terreno stesso della psicoterapia, un acting-out spacciato per terapia. Se si vuole essere psico-terapeuti e lavorare nel profondo, bisogna in un modo o nell'altro collaborare con Ade." (Hillman, Il sogno e il mondo infero, Adelphi, Milano, 2003, p. 65)

15/10/2024
27/09/2024

Un celebre anarchico russo, Alekseevic Kropotkin, sosteneva: “…se riuscissimo a metterci nei panni degli altri, tanto da sentire gli altri come se fossimo noi, non avremmo più bisogno di leggi. Perché non faremmo mai qualcosa contro qualcun altro che sentiremmo come fosse noi..”.

Indirizzo

Via Augusto Righi, 3
Bologna
40126

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 20:00
Martedì 09:00 - 20:00
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