BEP BenEssere Persona - Dott.ssa Sara Loffredo Psicologa Psicoterapeuta

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BEP BenEssere Persona - Dott.ssa Sara Loffredo Psicologa Psicoterapeuta Il Ben-Essere diventa una realtà concreta quando passa per la cura complessiva di sé.

Il Ben-Essere diventa una realtà concreta quando passa per una cura globale di sé, che intreccia il corpo, la mente e le relazioni col mondo.

LA SOLUZIONE MAGICA Negli ultimi tempi mi sono ritrovata spesso di fronte alla richiesta, da parte dei miei pazienti, di...
07/08/2025

LA SOLUZIONE MAGICA

Negli ultimi tempi mi sono ritrovata spesso di fronte alla richiesta, da parte dei miei pazienti, di "dire loro qualcosa", che implicitamente significa dare una risposta, offrire una soluzione, fornire esattamente ciò di cui l'altro ha bisogno e che noi, come maghi potenti o sciamani, certamente sappiamo e abbiamo in serbo da ti**re fuori, quasi come un coniglio dal cilindro di un prestigiatore.

Più vado avanti ascoltando storie, esplorando le profondità dell'animo insieme ai pazienti, scambiando riflessioni sulle cose, e più mi rendo conto - e mi convinco - che questa verità ultima non è assolutamente nelle nostre tasche, quelle del professionista che, al massimo, al loro interno possono portare un lanternino (metaforicamente parlando) utile a rischiarare la strada che si sta percorrendo, insieme, ma che resta ignota ad entrambi.
Una immagine che amo molto e che, ogni volta che la riporto alla mente, mi restituisce rinnovato il senso di questo percorso, è quella del compagno di viaggio: due viandanti, che procedono lungonun sentiero che nessuno dei due ancora conosce; l'unica differenza fra i due sta nell'esperienza di cammino acquisita.

Per cui, la risposta che in tanti anelano non sta in una destinazione di arrivo che può essere indicata, ma nella sicurezza - incontestabile - che, da qualche parte, una meta c'è.
Si tratta solo di scoprirla, e di mantenere costante la curiosità e la pazienza necessarie a trovarla.

05/08/2025

Una mia paziente, 15 anni, entra in seduta e mi dice:
“Il mio ragazzo mi ha fatto Banksying.”
Io resto un attimo in silenzio.
“Cosa?”
E lei mi spiega, con una lucidità che spaventa:

“Non mi ha lasciata. È sparito. Ha tolto la foto insieme, non risponde più. Ma ha lasciato una frase nelle storie. Una di quelle citazioni strane. E un cuoricino nero. E niente. Basta.”
Banksying.

Sì, perché ora non si fa più ghosting.
Ora si sparisce con stile.
Si lascia un segno, un messaggio in codice, qualcosa di ambiguo.
Ma non si parla.
Non si guarda in faccia.
Non si dice: “Sto finendo.”

Banksying è il nuovo modo “elegante” di evitare la fatica emotiva.
Un addio che sembra arte, ma è solo evitamento.
Un gesto che ti fa sembrare profondo, mentre in realtà stai solo scappando.

Da psicoterapeuta ti dico questo:
chi fa Banksying non sta comunicando.
Sta cancellando.
Sta togliendo la propria presenza lasciando in cambio un rebus.
E chi lo subisce rimane lì: a cercare il significato di un silenzio che non ha avuto il coraggio di diventare parola.

E no, non è romanticismo.
È confusione.
È immaturità.
È la pornografia dell’ambiguità emotiva.

La maturità è dire: “È finita.”
La vigliaccheria è lasciare che l’altro lo intuisca.

21/07/2025
19/07/2025

Impararare ad ascoltarsi

Immagine di Vincent Van Love

20/12/2024

È del tutto naturale piangere in terapia, uscire dalla seduta esausti o alleggeriti, confusi o più decisi. Arrivare in anticipo per l’ansia di fare tardi, arrivare qualche minuto in ritardo perché si è dei disorganizzati cronici ma poi, riuscire ad assumersi la responsabilità di quell’impegno. Ah, è “normale” anche dimenticare completamente di fare gli esercizi assegnati (molti psicoterapeuti li assegnano); è naturale attivare delle difese, perdere il filo mentre si stava parlando e addirittura non sapere cosa dire. Tutto questo fa parte del percorso.

Sapete invece cosa non è accettabile?
Non è accettabile sentire che passano mesi e mesi, che si va di appuntamento in appuntamento e non ci sono progressi. Il terapeuta non deve semplicemente validarti e farti sentire capito. Questa è la base. In terapeuta non deve semplicemente «farti sentire ascoltato». Validazione e ascolto dovrebbero essere elementi intrinseci di ogni tua relazione. In terapeuta dovrebbe fornirti gli strumenti affinché ciò si verifichi. Il terapeuta dovrebbe insegnarti a impostare sani confini. Dovrebbe rendere possibile il miglioramento che tu ti auspichi per te stesso. La psicoterapia non è un mero luogo di sfogo e racconto, non è -come dicono alcuni- un incontro d’anime fine a stesso. La psicoterapia è un TRATTAMENTO SANITARIO che, non finiremo mai di ripeterlo, va trattato alla stregua di ogni trattamento sanitario!

Se vai dal gastroenterologo e dopo qualche mese di cure non trovi benefici, cosa fai? Di certo consulti un altro medico. E così dovrebbe essere per la psicoterapia. Se non vedi evoluzioni, cambia. E non temere, il lavoro che hai fatto fin quel punto non lo perdi, ti seguirà nel tuo nuovo percorso. Certo, in terapia sono del tutto “fisiologiche” anche fasi di stallo, di assestamento ma… appunto, sono fasi. Ciò che fa un buon terapeuta non è “insegnarti a resistere” ma fornirti gli strumenti per superare ciò che ti attanaglia. Non è uno “smussiamo gli angoli e impariamo a convivere con il malessere” ma è un “evolviamoci e trasformiamo il nostro malessere”. Abbi fiducia nella psicoterapia :)))

Ascolta il nostro reel: «la psicoterapia è un trattamento sanitario»

20/12/2024

"Depressione e disagio psichico sono un fiume carsico in piena, negato e ignorato per accreditare l’idillio di una società felice. Siamo obbligati ad apparire sani, forti e colmi di gioia. Io però sono uno scrittore: per me è tempo di alzare il velo della colpa che nasconde il dolore". Paolo Cognetti, scrittore e regista, è stato dimesso dal reparto di psichiatria dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano dove è stato ricoverato per un Tso (trattamento sanitario obbligatorio) a causa di una "grave depressione sfociata in una sindrome bipolare con fasi maniacali". Lo scrittore premio Strega, 46 anni, ha accettato di parlare con Repubblica per "dire pubblicamente che le malattie nervose non devono più essere una vergogna da nascondere e che la risalita comincia accettando chi realmente si è".

L’intervista completa di Giampaolo Visetti su Repubblica

In Finlandia, a differenza di altre culture europee, la conversazione superficiale o "small talk" è quasi inesistente. I...
17/11/2024

In Finlandia, a differenza di altre culture europee, la conversazione superficiale o "small talk" è quasi inesistente. In questo Paese, non solo non è incoraggiata, ma non esiste nemmeno un termine per definirla nella lingua finlandese. Molti bambini, imparando l’inglese, scoprono questo tipo di interazione come una forma attesa di comunicazione con gli stranieri. Durante gli incontri sociali, i finlandesi non sentono la necessità di riempire i silenzi; spesso questi possono durare minuti senza causare disagio. Questa preferenza per il silenzio si estende anche ad altre parti dei Paesi nordici, come Trondheim o Tromsø. La cultura finlandese apprezza le conversazioni significative e, anziché riempire ogni pausa con parole vuote, preferisce la quiete. Quindi, se ti trovi in una situazione sociale in Finlandia, ricorda che il silenzio non è qualcosa di negativo, ma uno spazio per la riflessione, ed è meglio evitare di avviare conversazioni sul meteo.

         10 Regole dello Zen1. Lascia andare il paragonare2. Lascia andare il competere3. Lascia andare i giudizi4. Lasc...
30/10/2024


10 Regole dello Zen

1. Lascia andare il paragonare
2. Lascia andare il competere
3. Lascia andare i giudizi
4. Lascia andare la rabbia
5. Lascia andare i rimpianti
6. Lascia andare la preoccupazione
7. Lascia andare il colpevolizzare
8. Lascia andare la colpa
9. Lascia andare la paura
10.Ridi di pancia almeno una volta al giorno
(soprattutto se ha a che fare con la tua difficoltà a lasciar andare qualcuna o tutte le cose precedenti)

23/10/2024

"Notiamo che quando facciamo più cose contemporaneamente, in realtà non ne stiamo facendo davvero neanche una".Thích Nhấ...
18/10/2024

"Notiamo che quando facciamo più cose contemporaneamente, in realtà non ne stiamo facendo davvero neanche una".

Thích Nhất Hạnh

A fare una sola cosa per volta siamo sempre meno abituati. Eppure, se vogliamo veramente esserci al 100 per cento, nella vita, è l'unica possibilità che abbiamo

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