Alessia Ricci - Counselor

Alessia Ricci - Counselor Ognuno di noi possiede delle potenzialità e delle risorse: il counselor aiuta ad esprimerle.

Sono professional counselor umanistico esistenziale integrato, iscritta ad AssoCounseling. Mi sono formata attraverso il Master triennale in Counseling Umanistico Esistenziale Integrato presso Aicis Promuovere Comunità Empatiche Bologna e dopo aver svolto, in un paio di decenni, numerosi percorsi esperenziali, formativi, di crescita personale e tirocini, tra cui, per citarne uno, il tirocinio di u

n anno presso Udi Bologna - Unione Donne in Italia vittime di violenza. Sono anche Business Coach umanistico esistenziale integrato, Formatrice Aif e Facilitatrice, trainer dello yoga della risata e Custode del Gioco. Questa pagina vuole essere uno spazio di suggestioni, citazioni, spunti di riflessioni e osservazioni che possano in qualche modo avvicinare, far RIvolgere lo sguardo o invitare all'ascolto personale. Come counselor, nella vita di tutti i giorni, nel mio studio in presenza a Bologna, ma anche online, in un clima di ascolto, accoglienza e accettazione incondizionata, accompagno le persone che desiderano avere cura di se', migliorare la propria qualità di vita, esplorare le proprie emozioni e valorizzare le proprie risorse per il proprio benEssere personale . E' nutriente per me e mi piace creare sinergie tra i miei colleghi e diversi professionisti e ideare e condurre workshop di gruppo esperenziali.

01/08/2025

"Pronta per la prova costume?"

Ogni anno, poco prima dell'estate, non si parla d'altro che di prova costume. Ne parlano le riviste di benessere, i social, la televisione.

Prova. Ma prova di che cosa esattamente? Perché quel mettere il costume deve trasformarsi in una prova, un test, un esame? Se vuoi andare al mare devi superare questa benedetta prova costume, ovvero devi avere necessariamente un fisico bello e tonico. Non è un caso che a giugno le palestre sono piene.

E sapete a volte che succede a chi non crede di essere in grado di superare la prova costume? Si copre, nasconde il suo corpo. Magari mette una maglia, un vestito o un pareo per non sentirsi a disagio. Cerca di diventare invisibile tra i visibili, invisibile tra quei corpi che mostrano con fierezza addominali scolpiti e gambe lisce come la seta.

La donna che non supera la famigerata prova costume secondo i nostri canoni di bellezza, ma mette ad esempio i due pezzi, viene spesso guardata, giudicata, derisa: “Non si vergogna a indossare quel costume quella là? Ma si è vista?”.

Così la spiaggia diventa un salotto dove parlare di corpi imperfetti. La spiaggia diventa un tavolo da ping pong: da un lato corpi vincitori, dall'altro corpi sconfitti. Come in tutte le prove c'è chi vince e c'è chi perde, no?

Mettersi in costume non è e non deve essere una prova. Non è una gara tra corpi questa. Il corpo migliore non vince alcuna medaglia. Smettiamola di parlare di prove costume. Una bambina che sente parlare di prova costume capisce che il suo fisico dovrà entrare in competizione con altri e potrebbe arrivare a mettere in discussione il suo aspetto, potrebbe iniziare a detestare il suo corpo e a stare male.

Andiamo al mare e mettiamo da parte i pregiudizi. Non esistono corpi perfetti o corpi con il marchio “prova costume superata”. Godiamoci il sole, godiamoci i tuffi nell'acqua salata e lasciamo agli altri, a tutti gli altri, la libertà di godersi le stesse cose dentro i loro corpi. Ogni corpo ha valore perché dentro ogni corpo c'è un cuore che batte e un'anima piena di sogni. E dietro ogni corpo c'è una persona con una sua storia personale, con un bagaglio ricco di fragilità e forza, paura e coraggio... lacrime e sorrisi”.

Sabrina Ferri

📌 condivido tutto, estendo però a tutti questo pensiero perché ogni persona deve sentirsi libera e serena di abitare il proprio corpo. VS

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31/07/2025

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Un passo alla volta! ☂️

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17/07/2025
16/07/2025

In Giappone si cambia rotta: le emozioni entrano ufficialmente tra i banchi di scuola. ✨

Per anni si è parlato degli effetti collaterali di un sistema scolastico ultra-competitivo: pressione costante, aspettative altissime, carichi di studio pesanti. Il risultato? Sempre più giovani affaticati mentalmente, schiacciati da un malessere silenzioso che spesso si trasforma in ansia, apatia o peggio.

Ora qualcosa si muove. Le scuole giapponesi stanno per introdurre una novità che potrebbe fare la differenza: percorsi di educazione emotiva pensati per aiutare gli studenti a riconoscere, gestire e dare un nome a ciò che provano. Rabbia, frustrazione, paura, ma anche gioia, sorpresa, soddisfazione. Emozioni che spesso vivono sotto traccia, ma che influenzano tutto: studio, relazioni, autostima, energia.

Alla base di questo cambiamento c’è il lavoro di un team di esperti dell’Università di Hiroshima, che ha sviluppato un programma testato con successo su centinaia di studenti. I risultati? Promettenti. Dove prima c’erano blocchi e chiusure, oggi emergono strumenti per affrontare il mondo interiore.

Un approccio che guarda al benessere mentale con la stessa serietà con cui si affrontano matematica o scienze. E che forse, finalmente, può ispirare anche altri Paesi — compreso il nostro.

Perché se c’è una cosa che la scuola dovrebbe insegnare, è anche come si sta dentro se stessi, non solo dentro un’aula. ❤️

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