24/04/2020
Riassunto della Dr.ssa Francesca Busa sulla relazione tra
VITAMINA D e COVID-19
Buona lettura ❤️
Alla data di oggi (23 aprile 2020) si riscontrano su Pubmed 11 riferimenti bibliografici che correlano vitamina D e COVID-19.
Emerge in modo chiaro che la vitamina D è un elemento fondamentale nel supporto alle funzioni immunitarie, che esercita un’importante funzione regolatoria nei confronti dell’infiammazione e che la sua supplementazione è protettiva nei confronti delle infezioni respiratorie acute (1,8,9,10), sia negli adulti che nei bambini (11).
È stato osservato che la vitamina D è in grado di modulare l’espressione del recettore di membrana CD26, che viene utilizzato dal coronavirus per legarsi alle cellule e infettarle (2); oltre ad esercitare un diretto effetto antivirale interferendo con la replicazione del virus, la vitamina D è stata proposta come terapia adiuvante in diverse terapie antivirali, come nel caso dell’HIV (10).
Si conferma inoltre il ruolo della vitamina D nel modulare l’eccessiva espressione di INF-gamma e di IL-6, indicatori prognostici negativi nei pazienti con polmonite, inclusi quelli con COVID-19 (2,3,4,5,10).
Esiste un “quoziente latitudine” legato alla mortalità per infezione da SARS-CoV-2, con un andamento Nord-Sud evidenziato dal fatto che nei Paesi posti a latitudini maggiori si osserva una più alta mortalità per la malattia; questo fattore può essere associato alla maggiore prevalenza di popolazione anziana e al fatto che si osserva un aumento della carenza di vitamina D man mano che ci si sposta dall’equatore ai poli (1).
In un protocollo nutrizionale proposto per il paziente affetto da COVID-19, Caccialanza et al. hanno inserito la vitamina D, in associazione ad una dieta ad alto contenuto calorico-proteico, con aggiunta di whey e un multiminerali/multivitaminico, nei pazienti ricoverati (6).
In una lettera in attesa di peer-review (“Vitamin D supplementation could possibly improve clinical outcomes of patients infected with Coronavirus-2019 (Covid-2019)”), Mark M. Alipio presenta i dati raccolti su 212 individui ospedalizzati in Asia del Sud per COVID-19, relativi al valore ematico di vitamina D e la gravità dell’infezione da SARS-CoV-2 (lieve: paucisintomatici e no polmonite; ordinario: febbre, sintomi respiratori, polmonite; severo: ipossia e distress respiratorio; critico: necessario il ricovero in terapia intensiva) (12).
Nei pazienti con sintomi lievi, è stato osservato un valore di vitamina D ematico (misurato come 25(OH)D3) superiore a 31 ng/mL, mentre nei casi da ordinari a gravi i valori erano inferiori a 27 ng/mL, con valori via via più bassi passando alle forme più gravi (12).
Il riassunto nel grafico in calce. Tutti i dati sono statisticamente significativi.
Gli autori concludono che i livelli sierici di vitamina D sono correlati alla gravità dell’infezione da SARSCoV2, e che la correzione della carenza attraverso la supplementazione può migliorare l’outcome clinico e ridurre il rischio di aggravamento (1, 12).
Una supplementazione di vitamina D pari a 2000 UI/giorno è sicura e protettiva contro le infezioni acute del tratto respiratorio (1).
E’ pertanto plausibile, sulla base delle conoscenze attuali sul suo meccanismo d’azione, che una profilassi con vitamina D possa ridurre la gravità della patologia causata da SARS-CoV-2 (1); la vitamina D potrebe altresì essere inserita come terapia adiuvante nel trattamento dei pazienti affetti da COVID-19 (10).
La supplementazione è indicata soprattutto in pazienti anziani, negli obesi, negli individui con fototipo più scuro e in tutti coloro che hanno carenza, fino al raggiungendo di valori sierici di almeno 50 ng/mL misurati come 25(OH)D3 (7).
Pur consapevoli del fatto che mancano ancora studi randomizzati controllati con placebo, si può senza dubbio affermare che, in una condizione contingente come l’emergenza globale della pandemia da SARS-CoV-2, l’utilizzo della vitamina D in prevenzione e terapia è sostenuto dall’enorme mole di studi scientifici a supporto della sua azione sul sistema immunitario e della sua sicurezza d’uso a dosi fisiologiche.
1. Panarese&Shahini. Aliment Pharmacol Ther. 2020;00:1–3. https://doi.org/10.1111/apt.15752
2. McCartney&Byrne (2020) Ir Med J; Vol 113; No. 4; P58
3. Rhodes et at. Aliment Pharmacol Ther. 2020 Apr 20. doi: 10.1111/apt.15777.
4. Carter et al. Obesity (Silver Spring). 2020 Apr 16. doi: 10.1002/oby.22838.
5. Tian&Rong. Aliment Pharmacol Ther. 2020 Apr 14. doi: 10.1111/apt.15764
6. Caccialanza et al. Nutrition. 2020 Apr 3:110835. doi: 10.1016/j.nut.2020.110835
7. Misra et al. Clin Rheumatol. 2020 Apr 10. doi: 10.1007/s10067-020-05073-9.
8. Kakodkar et al. Cureus. 2020 Apr 6;12(4):e7560. doi: 10.7759/cureus.7560
9. Grant et al. Nutrients 2020, 12(4), 988; doi.org/10.3390/nu12040988
10. Jarovac H. Am J Physiol Endocrinol Metab. 318(5):E589. doi: 10.1152/ajpendo.00138.2020.
11. Molloy&Murphy. Ir Med J. 2020 Apr 3;113(4):64.
12.https://www.grassrootshealth.net/wp-content/uploads/2020/04/Alipio-Vit-D-COVID-Severity-Preprint-04-22-2020.pdf