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22/08/2025

Retroversione del bacino: chi la fa, come funziona e perché ci interessa?

Hai mai sentito parlare di “posterior tilt”? È quella rotazione posteriore del bacino in cui la sinfisi pubica si solleva e l’osso sacro si avvicina al coccige. Un movimento semplice.. che coinvolge una squadra muscolare complessa!

I protagonisti della retroversione, siete pronti a scoprirli? 😝

In questa immagine vediamo quattro muscoli principali che collaborano per realizzare la retroversione del bacino, e li elenchiamo in punti.

1. Retto addominale
Tira l’osso pubico verso lo sterno, riducendo la lordosi lombare. Stabilizza il bacino in posizione neutra o retroversa.

2. Obliquo esterno
Lavora in sinergia con il retto addominale. Aiuta nel contenimento viscerale e nella rotazione del tronco.

3. Grande gluteo
Estensore dell’anca, ma anche retroversore attivo del bacino. Fondamentale per la stabilità lombosacrale.

4. Hamstrings (ischiocrurali)
Trazionano posteriormente il bacino attraverso l’inserzione ischiatica. Quando si contraggono, accompagnano il bacino in retroversione.

E cosa succede ai legamenti?

Il legamento ileofemorale (uno dei più forti del corpo) viene messo in tensione passiva, contribuendo alla stabilità passiva dell’anca durante il tilt posteriore.

Perché ci interessa in fisioterapia (sempre in punti)?

1. Controllo posturale e dolore lombare

La capacità di eseguire (e percepire) una retroversione del bacino è fondamentale nel controllo lombo-pelvico. Pazienti con iperlordosi lombare spesso non riescono a retrovertere volontariamente il bacino e questo può limitare l’attivazione del core e aumentare i carichi discali in estensione.

2. Attivazione del core funzionale

La retroversione controllata fa parte degli esercizi respiratori e della stabilizzazione dinamica. Coinvolge sinergicamente il diaframma, il pavimento pelvico e il trasverso dell’addome, un anello fondamentale del “core profondo”.

3. Riabilitazione post-chirurgica o post-parto

Ripristinare la mobilità e la consapevolezza del bacino è essenziale in percorsi di recupero, prevenzione delle recidive o rieducazione motoria.

4. Allineamento funzionale durante gli esercizi

Una corretta retroversione è essenziale in negli squat profondi, nel ponte gluteo, negli esercizi in sospensione e nella respirazione diaframmatica guidata.

Un bacino bloccato in antiversione costante può raccontare abitudini posturali, strategie compensative croniche, inibizione dei glutei ma anche aspetti emozionali (ipercontrollo, rigidità, tensione diaframmatica).

Insegnare al paziente a muovere consapevolmente il bacino, e non solo “a stringere l’addome”, è parte di una rieducazione corporea che passa dalla biomeccanica alla percezione.

Ironia clinica:

“Stringi gli addominali!”

Ma se il bacino non si muove, stai solo bloccando.. non stabilizzando. 😅

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Finalmente è martedì! Benvenuti al secondo episodio di “Neurolandia: il sistema nervoso come non lo avete mai visto!”

Oggi parliamo di un nervo celebre, spesso nominato, a volte accusato. Il suo nome lo conoscono in molti, anche i non addetti ai lavori, e probabilmente l’avete già sentito citare tra un “ho la sindrome del tunnel carpale” e un “mi si addormentano le dita di notte”.

Lui è il nervo mediano, il vero trafficante di informazioni tra il cervello e la mano.

Dove sta?

Il nervo mediano nasce dal plesso brachiale, precisamente dall’unione delle radici C5-T1. Dopo aver fatto amicizia con arterie e muscoli, scende lungo il braccio senza innervare nulla (fin qui fa solo il turista), poi comincia a lavorare seriamente nell’avambraccio e nella mano.

Scende lungo la fossa cubitale, passa tra i capo omerale e ulnare del muscolo pronatore rotondo,
attraversa l’arcata del flessore superficiale delle dita, e infine entra nel tunnel carpale, sotto il legamento trasverso del carpo, per raggiungere la mano, dove si divide in rami terminali.

Che cosa fa?

È un nervo misto: ha fibre motorie e sensitive.

A livello motorio, nell’avambraccio innerva i muscoli flessori radiali, pronatori e flessore lungo del pollice. Nella mano, controlla i muscoli tenar (pollice in opposizione!) e i lombricali I e II.

A livello sensitivo porta le informazioni sensitive dal palmo della mano (lato radiale), dal primo, secondo, terzo e metà del quarto dito (versante palmare), e dalla parte distale dorsale delle prime tre dita.

Insomma, se riesci a pinzare una molletta, a sentire il touchscreen del telefono o a fare il gesto “OK”, devi ringraziare il nervo mediano. 🫶

Come si lamenta?

Il nemico numero uno? La sindrome del tunnel carpale. Quando il nervo viene compresso nel canale carpale, iniziano i guai.

Formicolio, intorpidimento e bruciore a pollice, indice, medio e metà dell’anulare. Sintomi notturni o mattutini, spesso con bisogno di “scuotere la mano” per trovare sollievo.

Nei casi avanzati: atrofia dei muscoli tenar, perdita della forza di prensione fine e scivolamento degli oggetti dalla mano.

Può lamentarsi anche più in alto, nell’avambraccio (compressione pronatore rotondo) o al gomito.

Ruolo nella vita quotidiana

Il nervo mediano è il project manager della tua mano: coordina movimenti fini, sensibilità tattile, forza e destrezza.

Lavora duramente quando digiti al computer, usi il mouse o lo smartphone, afferri oggetti, fai il gesto “pollice contro le altre dita” (es. infilare ago, raccogliere monetine, ecc.).

Se perde efficienza, lo noti subito.

Patologie e disfunzioni

Sindrome del tunnel carpale (la più famosa): compressione a livello del polso.

Sindrome del pronatore rotondo: compressione nell’avambraccio.

Neuropatia traumatica (fratture, lussazioni, lesioni iatrogene).

Neuropatia compressiva secondaria (tenosinoviti, edema, gravidanza, diabete).

Curiosità neurologica

La sindrome del tunnel carpale è la neuropatia periferica più comune nella popolazione generale.
Ma attenzione: non tutti i formicolii notturni sono tunnel carpale!

Molti sono disturbi posturali, compressioni più prossimali, o anche disfunzioni del sistema nervoso centrale che mimano la sindrome.

Approccio fisioterapico

Un trattamento mirato può prevedere una valutazione differenziale per escludere cause cervicali, plessiche o metaboliche.

Tecniche neurodinamiche (sliding e tensioning del mediano), mobilizzazione del tunnel carpale e tessuti circostanti, esercizi specifici per migliorare la funzionalità muscolare e il reclutamento motorio (tenar e flessori).

Educazione posturale e modifica delle attività ripetitive sono indispensabili, può essere utile il taping decompressivo e tecniche manuali locali.

Se indicato, l’uso di splint notturni per ridurre la pressione nel tunnel.

Conclusione

Il nervo mediano non ama gli spazi stretti, ma si fa in quattro per farti usare la mano con precisione.
Quando comincia a lamentarsi, non ignorarlo: il tuo pollice potrebbe non perdonarti!

E se ogni notte ti svegli a “scuotere la mano”.. beh, forse è arrivato il momento di ascoltarlo.

Ci vediamo martedì prossimo su Neurolandia.. perché quando i nervi parlano, noi impariamo ad ascoltarli. 🤗

Nota bene
Anche se a Neurolandia i nervi parlano.. la diagnosi medica la fa il medico. Quindi, se i sintomi ti fanno compagnia da troppo tempo, ascolta i segnali e confrontati con un neurologo o uno specialista medico. Noi siamo qui per spiegarti come funzionano le cose, ma la cura parte sempre da una valutazione sanitaria. E spesso, il fisioterapista è proprio il primo professionista sanitario a intercettare quei segnali e indirizzare nel modo giusto. 👏

27/07/2025

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