
09/10/2025
Tutti pensano che l’anca sia un’articolazione robusta solo perché è “a palla e incavo”. In realtà non regge per la sua forma, ma perché è legata come una nave in porto da corde potentissime: i legamenti.
Guarda l’immagine: legamento ileo-femorale, pubo-femorale, ischio-femorale, legamento rotondo. Non sono dettagli da libro, ma veri e propri tiranti che impediscono alla testa del femore di “uscire dai binari”.
Per chi non è del mestiere: se cammini, corri o ti alzi dalla sedia senza pensare all’anca, è perché questi legamenti stanno lavorando gratis per te.
Per i colleghi clinici: parliamo di strutture capsulo-legamentose con funzione di stabilizzazione passiva, con particolare enfasi sul legamento ileo-femorale (il più resistente del corpo umano, > 350 N di trazione), sul ruolo del labbro acetabolare nella congruenza e sulla distribuzione delle forze attraverso la cartilagine articolare.
E quindi?
Significa che dolore e rigidità all’anca non dipendono solo dal muscolo, ma anche dall’efficienza di questi tiranti: serve un approccio combinato che includa mobilità capsulare, rinforzo muscolare mirato (glutei e stabilizzatori pelvici) e lavoro posturale globale.
Qualcuno dirà: “ma parli di labbro acetabolare, legamento di Bigelow.. paroloni”.
Tradotto: se i tiranti si irrigidiscono o si logorano, la nave non entra più in porto con facilità. La buona notizia? Con il movimento giusto e un percorso fisioterapico mirato, l’anca può tornare a scorrere come un cardine oliato.
Perché sì, l’anca è forte.. ma solo se i suoi legamenti ricordano di fare il loro mestiere. 😌