Dott.ssa Silvia Li Puma

Dott.ssa Silvia Li Puma Psicologa Psicoterapeuta a indirizzo sistemico relazionale. Mi occupo di terapia familiare, di coppia, consulenza pedagogica e sostegno alla genitorialità

18/07/2025

𝐂𝐫𝐞𝐬𝐜𝐞𝐫𝐞 𝐧𝐞𝐥𝐥’𝐞𝐫𝐚 𝐝𝐞𝐠𝐥𝐢 𝐬𝐜𝐡𝐞𝐫𝐦𝐢: In un mondo dove tutto è iperconnesso, come cambiano le sfide dell’educazione e dello sviluppo?

Appuntamento a Merano - AutorInnen in Meran ospita il medico e psicoterapeuta 𝐀𝐥𝐛𝐞𝐫𝐭𝐨 𝐏𝐞𝐥𝐥𝐚𝐢, uno degli autori più letti in Italia su temi di genitorialità e adolescenza.

Con il suo stile chiaro e coinvolgente, Pellai ci accompagna in una riflessione urgente e necessaria per chi cresce e chi educa.

Modera: Mauro Sperandio

🕘 20 luglio, ore 21:00
📍 Pavillon des Fleurs, Corso Libertà 39, Merano

🎟️ Ingresso gratuito! Prenotazione su www.eventbrite.it (link in bio) o direttamente presso la Biblioteca Civica di Merano.
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𝐀𝐮𝐟𝐰𝐚𝐜𝐡𝐬𝐞𝐧 𝐳𝐰𝐢𝐬𝐜𝐡𝐞𝐧 𝐖𝐋𝐀𝐍 𝐮𝐧𝐝 𝐖𝐡𝐚𝐭𝐬𝐀𝐩𝐩: Wie verändert die ständige Vernetzung unser Aufwachsen, unsere Beziehungen – und die Rolle der Eltern?

Autorinnen in Meran - Appuntamento a Merano lädt ein zum Abend mit dem Arzt, Psychotherapeuten und Bestsellerautor 𝐀𝐥𝐛𝐞𝐫𝐭𝐨 𝐏𝐞𝐥𝐥𝐚𝐢.

Seine Bücher zur Erziehung und Entwicklung wurden in über 15 Sprachen übersetzt – nun spricht er in Meran über die Herausforderungen und Chancen des Aufwachsens in einer digitalen Welt.

Moderation: Mauro Sperandio

🕘 20. Juli um 21:00 Uhr
📍 Pavillon des Fleurs, Freiheitsstraße 39, Meran

🎟️ Eintritt frei! Kostenlose Tickets über www.eventbrite.it (Link in Bio) oder direkt in der Stadtbibliothek Meran.

Condivido di nuovo questo pensiero di Pellai, in quanto in questo periodo di gite sono davvero affranta per quanto le sc...
13/05/2025

Condivido di nuovo questo pensiero di Pellai, in quanto in questo periodo di gite sono davvero affranta per quanto le scuole (la maggior parte) non riescono a prendere una posizione sul non uso dello smartphone autorizzandone l’utilizzo con la voce “verrà consentito solo la sera” come se non se ne potesse fare a meno, come concedere una sigaretta o una birra. I genitori, le famiglie sono fragili di fronte a questo tema, talvolta poco consapevoli, ma la scuola deve essere il primo promotore di cambiamento. E non lo sta facendo. Qualche scuola ci sta provando ma troppe, troppe poche, troppi pochi dirigenti affrontano il tema.
E mi chiedo il senso dei progetti sul cyberbullismo quando la carabina in mano glie la mettiamo noi ai nostri ragazzi.

MA DAVVERO E’ SBAGLIATO ATTENDERE I 14 ANNI PRIMA DI AVERE UNO SMARTPHONE? Rispondo a tutti coloro che hanno criticato la nostra petizione al governo
In questi giorni si è molto parlato della petizione - di cui io e Daniele Novara siamo primi firmatari -che chiede al governo di sostenere, per legge, la regolamentazione relativa all’ingresso dello smartphone nella vita dei minori e anche l’età minima necessaria per gestire un profilo social personale. Auspichiamo che lo smartphone venga posseduto non prima dei 14 anni e che non sia possibile avere un profilo social prima dei 16 anni. Le reazioni a questa proposta sono state enormi. Alcuni d’accordo, altri no. Il pensiero divergente è sempre importante, ma ciò che ho notato è che nessuno, quando dichiara la non validità di questa proposta (e spesso anche la non validità di chi l’ha fatta, ma questo è un altro argomento), parla mai di “addiction”. L’intero ambiente online è architettato per uncinare il fruitore a spendere sempre più tempo nell’online. Piattaforme social e di videogaming sono infarcite di artifici finalizzati a stimolare i circuiti dopaminergici dell’utilizzatore, ma questo non viene mai messo al centro delle riflessioni di chi continua a dire che la responsabilità è dei genitori e che bisognerebbe togliere lo smartphone o almeno farne ridurre l'uso agli adulti (cosa che condivido appieno) e non ai minori (cosa che invece non condivido per niente). Le leggi di stato sono spesso state promosse per tutelare soggetti fragili nei confronti di rischi che non sono in grado di gestire. Ci sono leggi che vietano la vendita di tabacco e alcol ai minori, che impediscono ad un minore di accedere ad una sala giochi, che non permettono ad un minore di assumere in autonomia sostanze ad azione psicotropa. Queste leggi sono fatte perché i minori sono particolarmente vulnerabili alla stimolazione dei circuiti dopaminergici e più inclini a sviluppare dipendenza. La dipendenza da smartphone non è la semplice conseguenza di una vita inadeguata e/o di una famiglia fragile. Spesso anche all’interno di vite adeguate e famiglie competenti le tecnologie ad uso personale dei minori fanno danni enormi. Moltissimi genitori competenti si rendono conto di questo. E chiederei a tutti i genitori di bambini di 9 e 10 anni che hanno dato ai loro figli il loro primo smartphone in età precoce, se la loro vita familiare e lo stile di vita dei loro bambini ha avuto beneficio da tale decisione educativa. Quanti sono oggi i genitori che se avessero saputo cosa sarebbe accaduto nella vita dei loro bambini dopo l’ingresso dello smartphone ad uso personale, rifarebbero la stessa scelta? C’è molta complessità da considerare quando si parla di questo tema. E nessuno ha mai detto che lo smartphone è la causa del malessere in età evolutiva. Ma non ho alcun problema ad affermare su base scientifica che lo smartphone rappresenta un “enorme” – e ribadisco “enorme” – fattore di rischio che contribuisce a determinare i quattro fattori che anche J. Haidt descrive in modo magistrale nel suo bellissimo libro “Generazione Ansiosa” (Rizzoli ed.) e intorno ai quali io e Barbara Tamborini avevamo già fornito ai genitori abbondanti evidenze nel nostro testo “Vietato ai minori di 14 anni” (De Agostini ed.). Quali sono questi quattro fattori? A) Deprivazione di sonno B) Deprivazione sociale C) Frammentazione dell’attenzione e riduzione delle competenze di apprendimento D) Addiction.
I vostri figli hanno manifestato almeno uno di questi quattro fenomeni dopo l’ingresso dello smartphone nelle loro vite? Secondo la narrazione corrente che si oppone alla nostra petizione il problema consisterebbe nel fatto che siete genitori fragili e iperconnessi. Secondo, invece, quanto affermato nella nostra petizione, il problema consiste nel fatto che – anche se siete genitori competenti e attenti ai bisogni educativi dei vostri figli – l’uncinamento dopaminergico prodotto dallo smartphone è così intenso da impedire a vostro figlio di farne buon uso. Perché il tema è proprio questo: non si può consegnare in mano ad un bambino qualcosa che è architettato per renderlo dipendente e dirgli che deve imparare a non esserlo. Da sempre tabacco, alcol, droghe, pornografia e gioco d’azzardo sono regolati da leggi di stato, per ciò che riguarda la fruizione da parte dei minori. Perché non dovrebbe accadere anche con lo smartphone? Ho ricevuto molti insulti, molto discredito professionale in tante affermazioni che ho sentito in questi giorni da molti colleghi. Se ho sbagliato ad avere, già da molti anni, la visione che la crescita di chi non ha compiuto 14 anni dovrebbe essere “smartphone free”, chiederò scusa al mondo. Ad oggi, però, la ricerca disponibile e le evidenze cliniche in età pediatrica, mi dicono di continuare ad avere questa visione e di condividerla con più adulti possibili. Se volete e potete condividete questo messaggio con altri genitori e lunedì partecipate all’evento online di cui trovate informazione nell’immagine abbinata a questo post.

12/11/2024
Assolutamente d’accordo…ma quanta strada da fare per raggiungere un obiettivo così semplice
13/09/2024

Assolutamente d’accordo…ma quanta strada da fare per raggiungere un obiettivo così semplice

MA DAVVERO E’ SBAGLIATO ATTENDERE I 14 ANNI PRIMA DI AVERE UNO SMARTPHONE? Rispondo a tutti coloro che hanno criticato la nostra petizione al governo
In questi giorni si è molto parlato della petizione - di cui io e Daniele Novara siamo primi firmatari -che chiede al governo di sostenere, per legge, la regolamentazione relativa all’ingresso dello smartphone nella vita dei minori e anche l’età minima necessaria per gestire un profilo social personale. Auspichiamo che lo smartphone venga posseduto non prima dei 14 anni e che non sia possibile avere un profilo social prima dei 16 anni. Le reazioni a questa proposta sono state enormi. Alcuni d’accordo, altri no. Il pensiero divergente è sempre importante, ma ciò che ho notato è che nessuno, quando dichiara la non validità di questa proposta (e spesso anche la non validità di chi l’ha fatta, ma questo è un altro argomento), parla mai di “addiction”. L’intero ambiente online è architettato per uncinare il fruitore a spendere sempre più tempo nell’online. Piattaforme social e di videogaming sono infarcite di artifici finalizzati a stimolare i circuiti dopaminergici dell’utilizzatore, ma questo non viene mai messo al centro delle riflessioni di chi continua a dire che la responsabilità è dei genitori e che bisognerebbe togliere lo smartphone o almeno farne ridurre l'uso agli adulti (cosa che condivido appieno) e non ai minori (cosa che invece non condivido per niente). Le leggi di stato sono spesso state promosse per tutelare soggetti fragili nei confronti di rischi che non sono in grado di gestire. Ci sono leggi che vietano la vendita di tabacco e alcol ai minori, che impediscono ad un minore di accedere ad una sala giochi, che non permettono ad un minore di assumere in autonomia sostanze ad azione psicotropa. Queste leggi sono fatte perché i minori sono particolarmente vulnerabili alla stimolazione dei circuiti dopaminergici e più inclini a sviluppare dipendenza. La dipendenza da smartphone non è la semplice conseguenza di una vita inadeguata e/o di una famiglia fragile. Spesso anche all’interno di vite adeguate e famiglie competenti le tecnologie ad uso personale dei minori fanno danni enormi. Moltissimi genitori competenti si rendono conto di questo. E chiederei a tutti i genitori di bambini di 9 e 10 anni che hanno dato ai loro figli il loro primo smartphone in età precoce, se la loro vita familiare e lo stile di vita dei loro bambini ha avuto beneficio da tale decisione educativa. Quanti sono oggi i genitori che se avessero saputo cosa sarebbe accaduto nella vita dei loro bambini dopo l’ingresso dello smartphone ad uso personale, rifarebbero la stessa scelta? C’è molta complessità da considerare quando si parla di questo tema. E nessuno ha mai detto che lo smartphone è la causa del malessere in età evolutiva. Ma non ho alcun problema ad affermare su base scientifica che lo smartphone rappresenta un “enorme” – e ribadisco “enorme” – fattore di rischio che contribuisce a determinare i quattro fattori che anche J. Haidt descrive in modo magistrale nel suo bellissimo libro “Generazione Ansiosa” (Rizzoli ed.) e intorno ai quali io e Barbara Tamborini avevamo già fornito ai genitori abbondanti evidenze nel nostro testo “Vietato ai minori di 14 anni” (De Agostini ed.). Quali sono questi quattro fattori? A) Deprivazione di sonno B) Deprivazione sociale C) Frammentazione dell’attenzione e riduzione delle competenze di apprendimento D) Addiction.
I vostri figli hanno manifestato almeno uno di questi quattro fenomeni dopo l’ingresso dello smartphone nelle loro vite? Secondo la narrazione corrente che si oppone alla nostra petizione il problema consisterebbe nel fatto che siete genitori fragili e iperconnessi. Secondo, invece, quanto affermato nella nostra petizione, il problema consiste nel fatto che – anche se siete genitori competenti e attenti ai bisogni educativi dei vostri figli – l’uncinamento dopaminergico prodotto dallo smartphone è così intenso da impedire a vostro figlio di farne buon uso. Perché il tema è proprio questo: non si può consegnare in mano ad un bambino qualcosa che è architettato per renderlo dipendente e dirgli che deve imparare a non esserlo. Da sempre tabacco, alcol, droghe, pornografia e gioco d’azzardo sono regolati da leggi di stato, per ciò che riguarda la fruizione da parte dei minori. Perché non dovrebbe accadere anche con lo smartphone? Ho ricevuto molti insulti, molto discredito professionale in tante affermazioni che ho sentito in questi giorni da molti colleghi. Se ho sbagliato ad avere, già da molti anni, la visione che la crescita di chi non ha compiuto 14 anni dovrebbe essere “smartphone free”, chiederò scusa al mondo. Ad oggi, però, la ricerca disponibile e le evidenze cliniche in età pediatrica, mi dicono di continuare ad avere questa visione e di condividerla con più adulti possibili. Se volete e potete condividete questo messaggio con altri genitori e lunedì partecipate all’evento online di cui trovate informazione nell’immagine abbinata a questo post.

Prima della scuola dovrebbero essere i genitori a non dare in mano ai propri figli un cellulare fino ai 16 anni e dare l...
30/08/2024

Prima della scuola dovrebbero essere i genitori a non dare in mano ai propri figli un cellulare fino ai 16 anni e dare loro l’esempio riducendo al minimo l’uso del proprio smartphone.
È da anni ormai che ne conosciamo le conseguenze ma pochi sono i genitori che proteggono i propri figli dai device, sempre più utilizzati come comodi silenziatori.

Dallo stop ai cellulari in classe anche per scopi didattici fino al ritorno al diario cartaceo per riabituare i ragazzi a scrivere. (ANSA)

30/08/2024
  #Assolutamente d’accordo, e se i dirigenti saranno costretti speriamo che i genitori agiranno di conseguenza. Assurdo ...
14/07/2024

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Assolutamente d’accordo, e se i dirigenti saranno costretti speriamo che i genitori agiranno di conseguenza. Assurdo che ci si debba arrivare con un divieto e non con il buon senso.
È possibile non comprare uno smartphone ai propri figli, è possibile, liberiamoci di questa schiavitù.

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PERCHE’ SONO D’ACCORDO CON QUANTO IL MINISTRO VALDITARA HA DISPOSTO RISPETTO A SMARTPHONE E DIARIO A SCUOLA. E PERCHE’ TUTTI I GENITORI DOVREBBERO ESSERLO

Il messaggio che state per leggere è lungo e articolato. Non usa slogan né frasi ad effetto. Propone argomentazioni su un tema di vitale importanze per i nostri figli e che ha un enorme impatto sulla loro vita scolastica. Per leggerlo occorrono almeno dieci minuti. Ma credetemi, penso proprio che ne valga la pena. Leggetelo e fatelo leggere, se pensate che questi temi oggi rappresentino la priorità assoluta di cui si deve occupare la società, la politica, la famiglia, la scuola.
Una scuola libera da smartphone, almeno fino ai 14 anni. Il ripristino del diario cartaceo, su cui dovranno essere riportati i compiti e lezioni dietro dettatura dei propri docenti. La circolare ministeriale emanata ieri dal Ministro Valditara è un passo avanti o un passo indietro per la scuola Italiana? Chi conosce il mio lavoro sa che questi provvedimenti erano attesi e auspicati. Nel mio ultimo libro “Allenare alla vita” (Mondadori ed.) ho dedicato un intero capitolo all’importanza del “diario carta e matita” chiedendo a viva voce che venisse ripristinato a scapito del registro di Classroom. Esattamente come sono a favore di una scuola smartphone free, cosa dichiarata nel libro uscito due mesi fa. Le indicazioni fornite ieri dal Ministro Valditara non sono un passo indietro e non tolgono nulla ai nostri studenti. E di questo noi genitori dovremmo esserne totalmente consapevoli. Ero davvero colpito nell’ascoltare ieri tanti commenti, molti proveniente da specialisti dell’età evolutiva e della scuola, che ne contestavano il merito e il contenuto. Le argomentazioni dei detrattori erano più o meno queste: “I ragazzi hanno diritto ad avere una vita social”, “la scuola non può “tirarsi fuori” dalla rivoluzione in corso”, “il problema non è il device ma l’uso che se ne fa”, “i soliti adulti che non sapendo educare preferiscono vietare”, “non esistono ricerche che dimostrano che lo smartphone è la causa dei problemi di salute mentale dei minori, oggi così diffusi”, “del resto anche gli adulti sono dipendenti dai loro smartphones”. Quanti commenti di questa natura ho sentito…. Per cui vale la pena forse fare il punto con qualche evidenza che è bene condividere all’interno del mondo adulto.
Le ricerche ad oggi disponibili ci confermano che la digitalizzazione dell’apprendimento non ha portato alcun vantaggio alle nuove generazioni. Ci sono invece infinite evidenze che rivelano i molti problemi che si sono incrementati in modo esponenziale dopo il 2010, momento in cui i cellulari sono diventati smartphone, i minori li hanno avuto in mano ad età sempre più precoci e il tempo nella vita online ha progressivamente eroso il tempo trascorso nella vita reale da parte dei soggetti in età evolutiva. Non si può dire che lo “smartphone” è la causa di questi problemi esattamente come non si può dire che il tabacco è la causa del carcinoma polmonare, perché ci sono pazienti affetti da tale patologia che non hanno mai fumato. Al tempo stesso, però sappiamo che nel sottogruppo dei fumatori il rischio di sviluppare una grave patologia polmonare è significativamente più elevato. Lo stesso vale per la presenza dello smartphone in età evolutiva: prima fa la sua presenza nella vita dei minori, più intenso ne diventa il suo utilizzo e più alta è la rilevanza di quattro fenomeni a carico dei minori, tutti ad alto impatto sulla loro salute fisica, psicologica e relazionale: 1) deprivazione sociale 2) deprivazione di sonno 3) addiction 4) frammentazione dell’attenzione e della concentrazione.
Oggi la situazione che vivono i minori iperconnessi impedisce loro di raggiungere quel benessere e quel potenziale di apprendimento cui avrebbero diritto e che è dovere del mondo adulto tutelare. Quando si dice “basta insegnare loro ad usare bene lo smartphone” si trascura il fatto che attraverso lo smartphone i minori vengono calamitati all’interno di un mondo costruito ad hoc per generare dipendenza nei suoi fruitori, effetto che si rivela infinitamente più potente sulla mente dei bambini e dei preadolescenti che è, fisiologicamente, più vulnerabile verso ogni esperienza che produce “gratificazione istantanea”. Siccome l’uso dello smartphone da parte dei minori, li trova irresistibilmente attratti a coinvolgersi in attività di videogioco, ingaggio nei social media, visione di video su youtube – tutte esperienze che per i minori diventano “irresistibili” visto che i progettisti delle piattaforme le connotano con la massima attrattività dopaminergica per aumentare il più possibile la fruizione degli utenti – non ha alcun senso dire che “basta educare i minori a fare buon uso di tali ambienti”. Perché tali ambienti sono pensati, progettati e offerti ad un pubblico vulnerabile (quello dei minori lo è) con l’unico obiettivo di fargliene fare il peggior uso possibile.
Le indicazione di Valditara sono oltremodo importanti perché finalmente accolgono anche le richieste di quelle famiglie che in questi anni sono andate “controcorrente” decidendo di non dare uno smartphone ad uso personale prima della fine della scuola secondaria di primo grado. A queste famiglie appartiene anche la mia e solo noi genitori sappiamo quanta fatica abbiamo fatto a garantire ai nostri figli di poter rispondere in modo adeguato alla richieste dei docenti che danno per scontato che tutti i preadolescenti siano dotati di smartphone e che quindi non ci sia alcun problema a far transitare molte attività didattiche, tra cui quelle da svolgere a casa, su piattaforme online che richiedono l’uso e il possesso di strumenti di connessione.
Oggi moltissime evidenze scientifiche ci dicono che è meglio attendere l’età di 14 anni prima di dotare un minore del proprio smartphone. Eppure la quasi totalità dei genitori non è in grado di attenersi a queste indicazioni. Il motivo principale sta nel fatto che tutto il mondo, compresa la scuola, afferma che è impossibile arrivare a 14 anni senza uno smartphone. Invece è possibile. Molto possibile. Una minoranza silenziosa fatta di famiglie attente ai bisogni formativi dei propri figli ci è riuscita e ci sta riuscendo. E grazie alla circolare del Ministro emanata ieri, probabilmente sarà più facile attivare nel mondo delle famiglie un ripensamento su ciò che le tecnologie ad uso personale stanno apportando nella vita dei nostri figli e figlie. Questo è un tempo in cui è fondamentale aderire ad una revisione totale di ciò che abbiamo lasciato accadere negli ultimi 20 anni. La scuola deve essere il motore di questo cambiamento. Chiedo davvero a tutti gli insegnanti di riflettere su queste domande: avete davvero la percezione che lo smartphone nelle mani dei vostri studenti sia stato di aiuto alla vostra didattica? Pensate davvero che il registro di Classroom sia uno strumento che ha migliorato la qualità dello studio e della relazione famiglia/scuola? Credete che il non aver fatto utilizzare più il diario cartaceo in classe abbia rappresentato un vantaggio oggettivo per i vostri studenti? Vi siete accorti di quanta fatica fanno oggi i preadolescenti a leggere un libro, a redarre un elaborato scritto, a dialogare con proprietà di linguaggio e contenuto rispetto a ciò che hanno studiato? Pensate che tutto ciò sia correlato (oppure no) all’invadenza che la vita online ha avuto nelle loro esistenze?
Io sono totalmente favorevole a quanto proposto da Valditara nella sua circolare e se devo dirla tutta vorrei scuole senza smartphone anche alla secondaria di secondo grado e auspicherei che almeno gli studenti del biennio delle secondarie di secondo grado continuassero ad usare il diario di carta.
Spero che questo messaggio venga letto da molti adulti. So che è divisivo, ma questo non mi spaventa. A chi risponderà dicendo che non ci sono prove scientifiche a conferma di quanto affermato chiedo di andare a consultare la bibliografia dei testi di M.Spitzer, J.Twenge, J.Haidt. Per quanto nessuno di questi autori stabilisca il nesso causa effetto tra uso precoce degli strumenti di connessione e problematicità in età evolutiva (nonostante per qualche aspetto, ora quel nesso risulta pure dimostrabile), l’evidenza scientifica con cui ci dimostrano quanto essi rappresentino un fattore di rischio nella vita dei minori è innegabile.
Se volete e potete, condividete il più possibile questo testo e teniamo acceso il dibattito.

19/04/2024

"Scuola, alunni, famiglie: tutti assieme hanno sottoscritto un accordo, da rispettare sempre, per un uso corretto e consapevole del digitale. Succede a Noale, nel Veneziano, nella scuola Primaria Vittorino da Feltre".
Cosa ne pensate ?

(Fonte: Rainews.it)

19/04/2024

LO SMARTPHONE NON E’ UNO STRUMENTO. GENITORI DOBBIAMO INVERTIRE LA ROTTA!
Una delle false credenze oggi più condivise è quella per cui da più parti si sente spesso affermare che “lo smartphone è uno strumento. Basta farne buon uso e nessuno avrà problemi”. Questa affermazione fa intendere che lo smartphone sia come le forbici, un ago, la bicicletta. Sono tutti “strumenti” con cui ci si potrebbe far male, ma se si insegna a farne buon uso, ci verranno in aiuto e ci permetteranno di averne i vantaggi che derivano dal loro utilizzo. Il discorso sembra non fare una piega. Solo che……. Nessuno di noi quando va al supermercato, se si è dimenticato le forbici a casa torna indietro a prenderle, perché non può rimanerne senza. Nessuno di noi si porta la bicicletta a letto, la sera e appena si sveglia alla mattina sente l’irrefrenabile desiderio di fare un giro in bici come prima cosa della sua giornata.
La verità è che lo smartphone non è uno strumento, ma è un ambiente. Un ambiente dall’enorme potere additivo, totalmente architettato per promuovere l’ingaggio dei nostri circuiti dopaminergici che da quell’ambiente sono stimolati e attivati al punto tale da spingerci a non poterne fare a meno e da spingerci a fare sempre più cose nell’online e sempre meno cose nella vita reale. Sotto ai 14 anni, il cervello dei nostri figli è particolarmente sensibile all’attrazione degli stimoli dopaminergici. Per cui, ciò che c’è nel loro smartphone diventa un vero e proprio campo magnetico, che li trasforma in un pezzetto di ferro incapace di resistere all’attrazione che esso esercita. Ecco perché lo smartphone non è uno strumento. Ecco perché affermarlo significa semplificare all’inverosimile uno dei temi più importanti relativi alla crescita e allo sviluppo dei minori, oggi, nel mondo. Mi domando perché così tante persone nella comunità scientifica continuino a dire la falsa verità che lo “smartphone è uno strumento”, illudendo i genitori che basterà educare il figlio a farne buon uso. Oggi, il mondo è pieno di genitori che hanno fatto di tutto per garantire che i propri figli facessero buon uso dei loro smartphone. Hanno dato regole, usato APP, supervisionato le loro vite online. Eppure, da qualche parte, percepiscono di aver fallito in questo compito e si sentono e vivono come genitori “impotenti” di fronte all’attrazione che lo “strumento” esercita nelle vite dei loro figli, portandoli a studiare sempre meno, leggere sempre meno, socializzare sempre meno, fare sport sempre meno.
Dieci anni fa dicevo queste stesse cose. Non cambio una virgola della visione che avevo dieci anni fa. La differenza, rispetto a dieci anni fa, è che oggi, purtroppo, abbiamo un’evidenza di ricerca enorme che conferma tutto ciò che ho scritto in questo post. E’ molto importante che la comunità scientifica diventi coesa nel condividere con le famiglie la visione corretta di ciò che ha già danneggiato in modo così potente – negli ultimi 15 anni - la crescita e che – se non invertiamo la rotta – produrrà danni cumulativi ed esponenziali ancora più seri.
Se volete, condividete con altri genitori ed educatori.

23/02/2024

Smartphone 📱 sconsigliato, anche per fini didattici, nelle scuole dell’infanzia, primarie e medie.
Il ministro pronto al giro di vite sui dispositivi tecnologici nelle aule nel documento che contiene le “Linee Guida sull’Educazione alla Cittadinanza”.

In , , e gli smartphone sono esplicitamente vietati alla scuola primaria e media.

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Bolzano

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