11/07/2025
TERAPIA DELLA COPPIA - 27
SULLA DIPENDENZA AFFETTIVA
“E' più facile appoggiarsi a un altro che stare in piedi da solo”. Jack London
Volendo presentare un profilo del dipendente affettivo, potremmo indicare innanzitutto un vissuto infantile di invisibilità, una malnutrizione emotiva. L’effetto sarà innanzitutto la permanenza dello stato di bisogno dell’altro, poiché l’ambiente non è in grado di rispondere ai bisogni fondamentali del piccolo bambino, con una derivata sofferenza devastante fino ad una condizione, intollerabile, di prossimità alla morte. IL tema della morte è peraltro molto presente nel soggetto Dipendente. Si aggiunge una prepotente fame d’amore, che spinge a riempire il vuoto provocato dalla mancanza, per cui la relazione viene ricercata con urgenza compulsiva io non desidero l’altro, bensì mi devasto se non c’è. Sempre nella prima infanzia, si assiste a bambini “adultizzati”, molto iperattivi rispetto al mondo esterno, ma molto ipoattivi rispetto al proprio mondo interno che non viene riconosciuto (“non so chi sono”), e si blocca lo sviluppo dell’identità personale. L’amore va guadagnato: come? Con sottomissione e accondiscendenza. E si aggiunge un deficit autoregolativo, per cui l’Altro da sé diventa l’oggetto esterno utile a regolare gli stati emotivi difficili da gestire; non solo, l’Altro è anche il perno della propria autostima.
Tutto questo si ripropone nelle dinamiche di coppia. Entrambi i partner hanno un bisogno esasperato l’uno dell’’altro, entrambi bloccati emotivamente all’interno delle loro fragilità. Ne emergono coppie colluse e anche regressive, in cui vengono ben presto messi in atto comportamenti reciprocamente distruttivi.
Nella situazione dei due partner co-dipendenti, entrambi diranno: “Ti amo perché hai bisogno di me” e si ripeteranno gli schemi infantili, per cui uno dei due avrà comportamenti “adultizzati”, lancerà la sfida narcisistica “Io riuscirò a guarirti” e sposterà la propria regolazione emotiva sull’altro. A sua volta il secondo partner avrà invece atteggiamenti infantili, si deresponsabilizzerà nella relazione facendosi accudire e delegherà all’altro la regolazione emotiva. Il patto iniziale però ad un certo punto crollerà e così il primo non riuscirà a far guarire l’altro (e d’altra parte la guarigione attiva la paura dell’abbandono) e il secondo diventerà ambivalente, vivendo il partner sia come salvatore che come carnefice. Si finisce in una bolla asfittica in cui la coppia sta molto male e si percepisce senza futuro.
Nella situazione invece in cui riconosciamo un partner dipendente e uno contro-dipendente, il primo manifesta il suo bisogno di relazione e reagisce dando ammirazione e adorazione, mentre il secondo esporrà la sua falsa autosufficienza affettiva, misconoscendo il proprio bisogno affettivo. Per il primo, tollerando comportamenti svalutanti e distruttivi, il patto nocivo è: “io ti raggiungerò e riuscirò a scongelarti”, , mentre per il secondo è:” io farò in modo che tu continui ad ammirarmi e che tu non te ne vada. Dunque: “Io ti salverò e tu mi adorerai”.
Nell’intervento terapeutico, si potrebbe pensare ad un iniziale percorso di terapia di coppia che aiuti i partner a riconoscere le illusioni di cui sono vittime, ad evidenziare le varie resistenze di ciascuno, a mostrare i vari bisogni affettivi di entrambi, ad approfondire su distanza (vissuta come abbandono) e vicinanza (percepita come invasione) e infine a raggiungere la consapevolezza di un’immaturità emotiva di entrambi che arriva da lontano.
Passo successivo, sarà consigliare ad entrambi percorsi individuali che approfondiscano il bagaglio affettivo e la regolazione emotiva, poiché questi aspetti immaturi rendono impossibile il legame di coppia; sarà fondamentale attivare e rinforzare il sentimento sociale e la capacità empatica.
Infine, qualora il legame sia rimasto valido, si può pensare a riprendere la terapia di coppia al fine di aiutare la ricomposizione di una relazione sana e più funzionale.