Noemi Zenzale - psicoterapeuta - Le ferite infantili e il recupero di Sé

Noemi Zenzale - psicoterapeuta - Le ferite infantili e il recupero di Sé Psicoterapeuta individuale e di gruppo, traumatologa (TIST J. Fisher, EMDR, IFS, Alice Miller), divulgatrice. IL MIO MANIFESTO

1. Fisher, B. Van del Kolk, R. Noemi

Narro delle infanzie ferite e del trauma (complesso e non). Conduco laboratori e conferenze sull'educazione, sul bambino interiore e sul trauma. La cornice teorica che accompagna la mia pratica clinica, divulgativa, educativa ed il mio essere è definita dagli studi della psiconalista Alice Miller, dalla psicoterapia del profondo, dalla ricerca psicobiologica sul trauma psicologico e corporeo (Emdr, J. Solomon, O. Van der Hart), dalla teoria dell’attaccamento, dalla psicologia perinatale e dalla pedagogia empatica.

2. Credo fortemente nel valore dell’ascolto empatico, della legittimazione e della testimonianza nel senso inteso da Alice Miller. Il mio auspicio è dunque che questi valori possano attraversare tutti noi in questo spazio virtuale ed affettivo per poi attraversare il mondo che ci circonda. Tutti possiamo imparare ad ascoltare, esserci, legittimare e testimoniare il dolore dell’altro. In queste risorse ed esperienze vi è un grande valore affettivo, umano ed esistenziale. Ricevere e fornire ascolto, presenza, legittimazione e testimonianza rappresenta una esperienza profondamente benefica ed evolutiva. Il corpo sa cosa ha vissuto, non ha bisogno di soluzioni, parole ed emozioni che riguardino l’altro, ma di ascolto attivo ed empatico che veicolino questo messaggio “Ti vedo, vedo ciò che hai vissuto, vedo le tue emozioni. Vedo il tuo peso. Sto seduto accanto a te, qui, ora. Sto in tua compagnia così come sei”.

3. Ritengo che i bambini di ieri (i bambini che siamo stati e che sono dentro di noi) vadano amati, rispettati e sempre legittimati nel loro dire e sentire: veritiero e rappresentativo di ciò che hanno vissuto rispetto alle trame della propria storia passata.

4. Ritengo altresì che i bambini di oggi vadano amati, rispettati e sempre legittimati. Rappresentando il presente la loro protezione e sicurezza va sempre anteposta al passato del genitore sofferente e alle sue conseguenze disfunzionali sull’oggi e sulle vite dei bambini attuali. Comprendo profondamente ed accolgo l’umanità e la fatica fisica, cognitiva ed emotiva insite nell’essere genitori e persone portatori di ferite e dolori antichi spesso ancora oggi soverchianti. Tuttavia, pur riconoscendo tutto questo con assoluta convinzione ritengo che eventuali difficoltà che superino la capacità personale di risoluzione e che dunque attentino al benessere dei bambini di oggi debbano portare ad una assunzione responsabile della propria difficoltà da tradursi in una richiesta di aiuto professionale.

5. Credo che il bisogno di essere aiutati sia umano e comune a tutti noi. Sono consapevole che a seguito di determinate storie di sofferenza si può essere stati cresciuti con modalità accuditive ed affettive distanzianti che hanno portato alla soluzione difensiva del “mi arrangio da solo” a cui si associa il vissuto emotivo doloroso di vergogna, inadeguatezza ed umiliazione se si è in difficoltà, se si sbaglia e si ha bisogno di aiuto. Credo però che chiedere aiuto e prendere la mano tesa di chi la porge sia una esperienza umana di grande valore correttivo, in alcuni casi l’unica che possa portare alla definitiva interruzione della trasmissione intergenerazionale della sofferenza ed al nostro benessere. È ok così. Non abbiate paura di chiedere aiuto. Io stessa sono entrata in contatto, e lo sono ancora, con le mie ombre, paure, ferite e ho chiesto aiuto e sostegno accedendo pian pianino alle mie fragilità e vulnerabilità. L’esito di tutto ciò, potrà inizialmente sembrare paradossale, è però l’accesso ad un senso di Sé più forte, integro ed autentico.

6. Sono contraria ad ogni forma di delegittimazione, manipolazione emotiva, ricatto affettivo, violenza fisica, psicologica e verbale. Accolgo il vissuto umano, ferito e traumatico del genitore/educatore che lo porta ad un agito violento ma sono netta nella difesa del bambino di oggi (e di ieri) e nella definizione di ciò che rappresenta violenza. Questa chiarezza coraggiosa e onesta, come la stessa Miller ha lungamente sostenuto, unitamente ad un ampio e sistematico lavoro di divulgazione e sensibilizzazione rappresentano l’unica possibilità per l’interruzione della trasmissione intergenerazionale della sofferenza e della violenza che attanagliano ancora così gravemente la nostra società. Ogni comportamento ha un suo nome specifico, ha una sua verità che il bambino interiore ed il bambino di oggi (i loro cervelli) hanno registrato chiaramente. La legittimazione e la validazione salvano la mente. Come sostiene la Miller ne La persecuzione del bambino e come ampiamente sostengono le evidenze neurobiologiche nello studio del trauma ciò che determina il trauma ossia ciò che lascia ferite aperte nella mente sono la solitudine, la delegittimazione e la repressione delle naturali e conseguenti emozioni che sono avvertite rispetto a quanto accaduto e causato dagli altri. Pertanto, possiamo e dobbiamo chiamare le cose col loro nome, perché la verità davvero rende liberi e perché la forza di una umanità in cerchio intorno alla verità amara, dolorosa e arrabbiata dei bambini di oggi (dei loro genitori) e dei bambini di ieri può concretamente sostenere nella realizzazione della propria verità e della propria conseguente libertà.

7. Sostengo la biologia della crescita del cucciolo del mammifero umano. Tutto ciò non rappresenta deviazione, moda, fissazione o vizio, ma natura e soddisfacimento dei basilari bisogni psicofisici del bebé e del bambino. Rispetto la diade madre-bambino e la famiglia. Credo però che al netto delle fatiche genitoriali derivanti anche dalle caratteristiche individualistiche della società attuale e nonostante sia vero che ogni famiglia debba scegliere in libertà, sia altrettanto importante che gli esseri umani scelgano essendo veramente LIBERI. E la reale libertà di scelta si basa sulla consapevolezza: ossia sulla conoscenza cognitiva ed emotiva di “come vanno le cose” nell’oggi e di come sono andate nel proprio passato. La consapevolezza, un cammino che mai si esaurisce, ci permette di essere liberi da manipolazioni, false informazioni e traumi infantili irrisolti. Ci permette in sostanza di maturare psichicamente e di raggiungere una autentica maturità affettiva ed esistenziale raggiungendo il nostro vero Sè.

8. È mia premura di rimanere aggiornata sulle evidenze scientifiche e sugli studi che vengono fatti rispetto ai temi che vengono proposti. Ogni informazione che propongo qui e nella mia attività clinica e divulgativa è referenziata da ampia bibliografia. Qualora i colleghi presenti sulla pagina a titolo di utenti volessero commentare chiedo che il loro dire sia supportato da studi personali eventualmente dimostrabili e e da evidenza bibliografica scientifica. Viceversa si chiede che il loro dire venga presentato come slegato dalla qualifica professionale e a titolo puramente personale. Questo a salvaguardia di chi legge la pagina.

9. Coerentemente al senso di tutti i percorsi di crescita che attivo sostengo fortemente il valore prezioso della psico-educazione: ossia del rendere l’altro partecipe di quante più informazioni possibili relativamente al funzionamento della sofferenza, del trauma e della fisiologia dell’essere umano (dalla nascita in poi). La mente evolve e cambia se ha la possibilità di imparare e di rendersi autonoma psichicamente e consapevole della verità attuale e passata. Nel libro Riprendersi la vita Alice Miller parla diffusamente anche della psicoterapia e della figura dello psicoterapeuta, lo rendo noto qualora si volesse approfondire questo tema così importante. Questa pagina vuole essere tutto questo, nella sua umanità imperfetta e nella speranza che possa contribuire al bene di tutti noi. Siete i benvenuti.

Amare chi ti provoca, tratta male, critica, malmena psicologicamente e fisicamente (sia che si tratti di adulti di oggi ...
07/10/2025

Amare chi ti provoca, tratta male, critica, malmena psicologicamente e fisicamente (sia che si tratti di adulti di oggi o dei nostri genitori) è assolutamente ANORMALE.

Per natura si sta lontani da chi ci fa male. Dal male il sistema mente corpo SCAPPA. Scappa perché gli fa male. Se impossibilitato alla fuga allora si congela, si sottomette o va in attacco (se ha probabilità di vincere).

Semplicemente per quanto ci riguarda si è stati costretti a restare perché si era piccoli, il legame biologico di dipendenza di cammino per l'autonomia per un cucciolo d'uomo è lunghissimo e nell'oggi si rimane perché si rivive il trauma infantile del passato e si riattivano le stesse difese di ieri.

Quando si pensa di amare qualcuno che ci ha fatto male e con il quale si sta male (diciamoci la verità) non è amore ma attaccamento. Ed è per l'attaccamento che siamo rimasti fin da piccoli, ci siamo dati la colpa di tutto e abbiamo idealizzato l'altro (i genitori, il partner). Per paura di rimanere da soli, abbandonati e dunque di morirne.

Si rimane per l'attaccamento, per il legame traumatico (traumatic bond se volete googlare) che si è creato, ossia si rimane perché il cervello deve ricercare la sicurezza e tende a mantenere ciò che conosce anche se gli fa male per il semplice motivo che lo conosce e gli infonde dunque sicurezza e sagome cartonate di (finto) amore.

Da piccola mi piacevo quando mi ammalavo perché mia madre si occupava di me. Cit.Pensate a come eravamo ridotti. Ammalar...
02/10/2025

Da piccola mi piacevo quando mi ammalavo perché mia madre si occupava di me. Cit.

Pensate a come eravamo ridotti. Ammalarsi o fantasticare di ammalarsi, morire e simili per avere piccoli gesti di caldo, cura, attenzione e coccole.
Pensate alle carenze che ci portiamo dentro, nell'anima, nel corpo.
Pensate a come abbiamo imparato a difendersi da queste voragini interiori.

Sarà perche ti amo - Sedute noiose? Macchè!Sta leggendo "Guarire la frammentazione" di Janina Fisher e ci si ritrova
10/09/2025

Sarà perche ti amo - Sedute noiose? Macchè!

Sta leggendo "Guarire la frammentazione" di Janina Fisher e ci si ritrova

IL VITTIMISMONon sto a dirvi quante vittime miete sto maledetto vittimismo.Il vittimismo è una strategia relazionale e c...
09/09/2025

IL VITTIMISMO
Non sto a dirvi quante vittime miete sto maledetto vittimismo.

Il vittimismo è una strategia relazionale e comunicativa di grande MANIPOLAZIONE. E' una forma di abuso dell'altro volta che vuole schiacciarlo, mantenerlo bloccato, condizionarne le scelte, tenerlo legato e averne il controllo. Fa leva sulla bontà dell'altra persona e sulla sua umanità per tornaconto unicamente personale. A chi sta in questo copione dell'altro non gliene frega proprio niente, spesso manco lo vede l'altro ma ha solo l'urgenza di risolvere se stesso e quanto gli brucia dentro.

Il vittimismo è una strategia di sopravvivenza che le persone apprendono. Però noin non siamo dei missionari ma delle persone ed ognuno deve essere responsabile per sé. Con molta forza la responsabilità del dolore vittimistico e punitivo dell'altro gli va restituita. Aiutatevi con la forza della razionalità adulta e pensando che si tratta di una forma di abuso e quindi come tale va etichettata ed allonanata da sé.

Ho tante cose per cui essere grata ai miei pazienti. Ci pensavo un po' di più in questi ultimi mesi.La prima cosa riguar...
09/09/2025

Ho tante cose per cui essere grata ai miei pazienti.
Ci pensavo un po' di più in questi ultimi mesi.

La prima cosa riguarda il mio essere madre. Il fatto che io con loro lavori sulle ferite infantili e su quanto essi hanno patito nelle famiglie di origine mi invita continamente a miglirorare come madre.

Ogni spesso funzionava che prima di un qualsiasi movimento in una nuova direzione ed apertura esso fosse preceduto fino ...
05/09/2025

Ogni spesso funzionava che prima di un qualsiasi movimento in una nuova direzione ed apertura esso fosse preceduto fino allo sfinimento da una resistenza ed un disaccordo immane delle parti.

Pensieri di ogni tipo, paura, rigidità muscolari, mal di pancia, autosvalutazioni, giustificazioni stanchezza, collasso, immobilismo fisico... le parti provavano in tutti i modi a tenermi nella stasi. Perché la stasi, seppur mi facesse comunque male e per anni avesse alimentato la mia depressione, era pur sempre protettiva come ogni prigione relazionale ed ambientale che sia.

Così al secondo anno di materna di mia figlia dovetti iniziare a trovare soluzioni concrete all'isolamento sociale e ai gravi traumi di negligenza affettiva nei quali ero cresciuta per 38 anni. La parte terapeuta mi aveva salvata ma avendo avuto Marta, la mia salvezza e la mia dolce bambina, essa non bastava più. Dovevo spingermi oltre.

Iniziai ad andare al parchetto fuori dall'asilo sfidando un terrore degli altri e del mondo che le prime volte mi portava in uno stato dissociativo: una parte era lì con gli altri bambini e le loro mamme, una altra era distaccata. La tensione era così forte che alla prima festa di compleanno di Marta fatta al parchetto sentii di svenire.

A volte ogni spesso, a volte non più, a volte solo ogni tanto mi costa ancora un grande sforzo aprirmi. Uscire. Espormi.

Il movimento si fa lento ed è ancora preceduto da loro, quelle piccole me diffidenti e terrorizzate che fanno di tutto nel loro punto di vista per proteggermi dal pericolo.

Poi ci affacciamo. Questa estate una di loro al mare mi diceva "ma il mondo allora funziona così?". Come un animaletto timido che sbuca fuori dalla tana per affacciarsi al mondo. "Parè di sì, proviamo...". 💗

C'è tanto posto anche per noi.
Tante manine intorno. Tante mani grandi.
Tante cannucce colorate per tutti noi.

AUTOLESIONISMO"L'errore più comune fatto dai terapeuti è l'assunto che l'autolesionismo o la suicidalità causi dolore al...
04/09/2025

AUTOLESIONISMO

"L'errore più comune fatto dai terapeuti è l'assunto che l'autolesionismo o la suicidalità causi dolore al soggetto piuttosto che SOLLIEVO. Al cuore dell'abuso infantile e della trascuratezza c'è un pattern familiare stabile nel quale il corpo, la mente e le emozioni del bambino sono a disposizione e SFRUTTATI dall'adulto. Non deve quindi sorprenderci che i bambini i cui corpi sono stati USATI in questo modo possono divenire adulti che a loro volta utilizzano i loro corpi per ALLEVIARE la tensione o che agiscono impulsivamente i loro impulsi. Dal momento che i bambini abusati/trascurati (anche affettivamente) sono incapaci di avere fiducia o di utilizzare effettivamente le altre persone per avere supporto, essi cercano sollievo in una varietà di comportamenti che non richiedano dipendenza da nessuno ma solo da loro stessi. Alcuni usano droghe e alcool per intorpidirsi o per stimolare energia; alcuni usano il digiugno (non mangiare) o l'abbuffarsi e le condotte di eliminazione (purghe, vomito autoindotto) per raggiungere uno stato di "non sentimento/sentire". Le fantasie di suicidio o la programmazione di modi per morire possono facilmente indurre gli stessi effetti psicobiologici e pertanto possono essere usati come un paradossale modo di affrontare le difficoltà e lo stress e per calmarsi." - J. Fisher

Grazie Janina

Gambe agitate quando si è seduti, mani che si muovono in continuo e toccano/giocherellano con oggetti, piedi irrequieti,...
03/09/2025

Gambe agitate quando si è seduti, mani che si muovono in continuo e toccano/giocherellano con oggetti, piedi irrequieti, pensieri di sospettosità, chiusura e diffidenza verso gli altri, atteggiamento guardingo... sono tutti segnali, e molti li troverete voi, di parti che hanno paura e, pertanto, mettono in atto un comportamento di fuga rispetto agli altri.

"Sentivo così tanto di non andare bene, di non piacere che imitavo gli altri, la loro parlata, il loro modo di gesticola...
02/09/2025

"Sentivo così tanto di non andare bene, di non piacere che imitavo gli altri, la loro parlata, il loro modo di gesticolare, di muoversi. Li osservavo perché forse lì c'era la risposta alla possibilità che anche io fossi vista con approvazione e dolcezza e potessi appartenere al loro gruppo/mondo."

Marta fa la pasta.Marta dice: - Non so se è molto buona questa pasta. Ha avuto una br**ta infanzia.
01/09/2025

Marta fa la pasta.

Marta dice: - Non so se è molto buona questa pasta. Ha avuto una br**ta infanzia.

L'infanzia è innanzitutto una questione di sicurezza.Prima dell'amore c'è la sicurezza. Laddove il sistema mente-corpo d...
01/09/2025

L'infanzia è innanzitutto una questione di sicurezza.

Prima dell'amore c'è la sicurezza. Laddove il sistema mente-corpo del cucciolo non senta soddisfatto il bisogno di sicurezza/di sentirsi al sicuro questa necessità diverrà prioritaria sopra ogni cosa e guiderà tutto l'assetto di difesa.

Molta gente soffre in età adulta non per via dell'amore mancato ma innanzitutto perché non ha registrato condizioni stabili di sicurezza nella propria famiglia e coi genitori.

La sicurezza non è solo una questione ambientale ma piuttosto affettiva, emotiva, di validazione e protezione dell'esistenza emotiva e spirituale del bambino.

La verità fa male (e perciò non tutti riescono a sopportarla, a sopportarne il male).A poco a poco, con il progredire de...
30/08/2025

La verità fa male (e perciò non tutti riescono a sopportarla, a sopportarne il male).

A poco a poco, con il progredire delle scoperte che facevo su di me ogni riflessione iniziava ad accompagnarsi al corrispettivo male fisico.

Pensavo, pertanto, una tal cosa della mia infanzia e dei miei genitori e solo a pensarla, considerandola come vera ed accaduta, e una parte del corpo (parte del sistema muscolo scheletrico, parte degli organi interni) si tendeva così forte ri-rappresentando nell'oggi la necessità vitale di difendersi da farmi malissimo.

Dovevo allora aspettare, a volte anche ore, perché la tensione si sciogliesse e lasciasse uscire, spesso con un pianto disperato e profondo, l'emozione che era stata nel corpo intrappolata e che da piccola non avevo potuto pienamente provare.

Questo vuol dire che la verità fa male: perché il corpo partecipa concretamente (non c'è nessuna metafora a riguardo ma solo unione cervello e resto del corpo) con sintomi fisici ed emotivi che prima erano slegati dalle verità ma che nel processo profondo devono ri-legarsi ai fatti ed alle verità originarie per poter stare meglio e guarire.

La fase del "male" è molto dura da sopportare e alcuni pertanto non la affronteranno mai lasciando ad altri, figli o vite successive per chi ci crede, il compito di risolverlo.

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La mia storia

Eccomi qui a raccontare “la mia storia”. E così vi dico qualcosa di me. Ho 39 anni, mi chiamo Noemi e sono una psicologa clinica specializzata in psicoterapia. La mia storia inizia a 16 anni quando colsi con chiarezza dentro di me il desiderio appassionato di voler diventare una psicoterapeuta. Ebbi pochi dubbi in seguito, e come racconto nel mio libro (I racconti di Grigia M.M. Una gatta, una psicoterapeuta e uno Studio sul lago) proseguii dritta verso la mia meta. Non senza vacillare né senza difficoltà, quando il lungo impegno per raggiungere questo traguardo e alcune fatiche della mia storia personale iniziarono a bussare alla mia porta. Ma dopo dieci anni di studio e pratica conseguii il mio sogno. Faccio la psicoterapeuta e sono una psicoterapeuta da ormai quasi dieci anni. “Sono” e non solo faccio perché per anni sono stata anche io seduta su una calda poltrona davanti a qualcuno che pazientemente mi aiutava a scandagliare le zone in ombra della mia anima. D’altra parte, come diceva Jung, un buon analista ha da saper prendere sul serio la propria anima per poter prendere sul serio e trattare con competenza ed umanità quella dei suoi pazienti. Sono stata quindi anche io a lungo paziente e conosco bene la fatica ed il coraggio che vengono richiesti a chi decide di chiedere aiuto e di prendere in mano la propria vita.

Da quando è nata Marta, la mia adorata bambina, mi sono profondamente appassionata alla psicologia perinatale. Ho così potuto “chiudere il cerchio” osservando dal vivo, nell’esperienza diretta con mia figlia e nelle storie delle madri che mi hanno cercata, cosa accade durante le nostre delicate e lunghe infanzie. “Chiudo il cerchio” ogni volta che un mio paziente adulto mi parla di sé e del bimbo che è stato e riesco a coglierne nell’immediato le profonde carenze subite che ne hanno condizionato oggi la vita e la felicità. “Chiudo il cerchio” ogni volta che una madre o un padre mi parlano delle fatiche che avvertono nella relazione con i loro figli e io vi vedo nettamente le carenze e le pene patite nelle loro infanzie come figli dei loro genitori. E alla fine di tutto, quello che faccio è curarne le infanzie rotte. Perché è solo riabbracciando il bambino che si è stati e cogliendo il senso della propria storia che ci si potrà affrancare dalla ripetizione involontaria di copioni di infelicità.

E ora qualcosa di più veloce e meno poetico :-).

Come psicologa psicoterapeuta mi occupo di benessere a tutto tondo e di situazioni di sofferenza più specifiche (ansia, depressione, impulsività, disturbi alimentari, autostima, problemi relazionali, ecc.).