Noemi Zenzale - psicoterapeuta - Le ferite infantili e il recupero di Sé
Psicoterapeuta individuale, di gruppo, divulgatrice, esperta di trauma (Alice Miller, J. Fisher, EMDR, IFS). IL MIO MANIFESTO
1. Fisher, B. Van del Kolk, R. Noemi
(1)
Narro delle infanzie ferite e del trauma e della guarigione. Conduco laboratori e conferenze sull'educazione, sul bambino interiore e sul trauma. La cornice teorica che accompagna la mia pratica clinica, divulgativa, educativa ed il mio essere è definita dagli studi della psiconalista Alice Miller, dalla psicoterapia del profondo, dalla ricerca psicobiologica sul trauma psicologico e corporeo (Emdr, J. Solomon, O. Van der Hart), dalla teoria dell’attaccamento, dalla psicologia perinatale e dalla pedagogia empatica.
2. Credo fortemente nel valore dell’ascolto empatico, della legittimazione e della testimonianza nel senso inteso da Alice Miller. Il mio auspicio è dunque che questi valori possano attraversare tutti noi in questo spazio virtuale ed affettivo per poi attraversare il mondo che ci circonda. Tutti possiamo imparare ad ascoltare, esserci, legittimare e testimoniare il dolore dell’altro. In queste risorse ed esperienze vi è un grande valore affettivo, umano ed esistenziale. Ricevere e fornire ascolto, presenza, legittimazione e testimonianza rappresenta una esperienza profondamente benefica ed evolutiva. Il corpo sa cosa ha vissuto, non ha bisogno di soluzioni, parole ed emozioni che riguardino l’altro, ma di ascolto attivo ed empatico che veicolino questo messaggio “Ti vedo, vedo ciò che hai vissuto, vedo le tue emozioni. Vedo il tuo peso. Sto seduto accanto a te, qui, ora. Sto in tua compagnia così come sei”.
3. Ritengo che i bambini di ieri (i bambini che siamo stati e che sono dentro di noi) vadano amati, rispettati e sempre legittimati nel loro dire e sentire: veritiero e rappresentativo di ciò che hanno vissuto rispetto alle trame della propria storia passata.
4. Ritengo altresì che i bambini di oggi vadano amati, rispettati e sempre legittimati. Rappresentando il presente la loro protezione e sicurezza va sempre anteposta al passato del genitore sofferente e alle sue conseguenze disfunzionali sull’oggi e sulle vite dei bambini attuali. Comprendo profondamente ed accolgo l’umanità e la fatica fisica, cognitiva ed emotiva insite nell’essere genitori e persone portatori di ferite e dolori antichi spesso ancora oggi soverchianti. Tuttavia, pur riconoscendo tutto questo con assoluta convinzione ritengo che eventuali difficoltà che superino la capacità personale di risoluzione e che dunque attentino al benessere dei bambini di oggi debbano portare ad una assunzione responsabile della propria difficoltà da tradursi in una richiesta di aiuto professionale.
5. Credo che il bisogno di essere aiutati sia umano e comune a tutti noi. Sono consapevole che a seguito di determinate storie di sofferenza si può essere stati cresciuti con modalità accuditive ed affettive distanzianti che hanno portato alla soluzione difensiva del “mi arrangio da solo” a cui si associa il vissuto emotivo doloroso di vergogna, inadeguatezza ed umiliazione se si è in difficoltà, se si sbaglia e si ha bisogno di aiuto. Credo però che chiedere aiuto e prendere la mano tesa di chi la porge sia una esperienza umana di grande valore correttivo, in alcuni casi l’unica che possa portare alla definitiva interruzione della trasmissione intergenerazionale della sofferenza ed al nostro benessere. È ok così. Non abbiate paura di chiedere aiuto. Io stessa sono entrata in contatto, e lo sono ancora, con le mie ombre, paure, ferite e ho chiesto aiuto e sostegno accedendo pian pianino alle mie fragilità e vulnerabilità. L’esito di tutto ciò, potrà inizialmente sembrare paradossale, è però l’accesso ad un senso di Sé più forte, integro ed autentico.
6. Sono contraria ad ogni forma di delegittimazione, manipolazione emotiva, ricatto affettivo, violenza fisica, psicologica e verbale. Accolgo il vissuto umano, ferito e traumatico del genitore/educatore che lo porta ad un agito violento ma sono netta nella difesa del bambino di oggi (e di ieri) e nella definizione di ciò che rappresenta violenza. Questa chiarezza coraggiosa e onesta, come la stessa Miller ha lungamente sostenuto, unitamente ad un ampio e sistematico lavoro di divulgazione e sensibilizzazione rappresentano l’unica possibilità per l’interruzione della trasmissione intergenerazionale della sofferenza e della violenza che attanagliano ancora così gravemente la nostra società. Ogni comportamento ha un suo nome specifico, ha una sua verità che il bambino interiore ed il bambino di oggi (i loro cervelli) hanno registrato chiaramente. La legittimazione e la validazione salvano la mente. Come sostiene la Miller ne La persecuzione del bambino e come ampiamente sostengono le evidenze neurobiologiche nello studio del trauma ciò che determina il trauma ossia ciò che lascia ferite aperte nella mente sono la solitudine, la delegittimazione e la repressione delle naturali e conseguenti emozioni che sono avvertite rispetto a quanto accaduto e causato dagli altri. Pertanto, possiamo e dobbiamo chiamare le cose col loro nome, perché la verità davvero rende liberi e perché la forza di una umanità in cerchio intorno alla verità amara, dolorosa e arrabbiata dei bambini di oggi (dei loro genitori) e dei bambini di ieri può concretamente sostenere nella realizzazione della propria verità e della propria conseguente libertà.
7. Sostengo la biologia della crescita del cucciolo del mammifero umano. Tutto ciò non rappresenta deviazione, moda, fissazione o vizio, ma natura e soddisfacimento dei basilari bisogni psicofisici del bebé e del bambino. Rispetto la diade madre-bambino e la famiglia. Credo però che al netto delle fatiche genitoriali derivanti anche dalle caratteristiche individualistiche della società attuale e nonostante sia vero che ogni famiglia debba scegliere in libertà, sia altrettanto importante che gli esseri umani scelgano essendo veramente LIBERI. E la reale libertà di scelta si basa sulla consapevolezza: ossia sulla conoscenza cognitiva ed emotiva di “come vanno le cose” nell’oggi e di come sono andate nel proprio passato. La consapevolezza, un cammino che mai si esaurisce, ci permette di essere liberi da manipolazioni, false informazioni e traumi infantili irrisolti. Ci permette in sostanza di maturare psichicamente e di raggiungere una autentica maturità affettiva ed esistenziale raggiungendo il nostro vero Sè.
8. È mia premura di rimanere aggiornata sulle evidenze scientifiche e sugli studi che vengono fatti rispetto ai temi che vengono proposti. Ogni informazione che propongo qui e nella mia attività clinica e divulgativa è referenziata da ampia bibliografia. Qualora i colleghi presenti sulla pagina a titolo di utenti volessero commentare chiedo che il loro dire sia supportato da studi personali eventualmente dimostrabili e e da evidenza bibliografica scientifica. Viceversa si chiede che il loro dire venga presentato come slegato dalla qualifica professionale e a titolo puramente personale. Questo a salvaguardia di chi legge la pagina.
9. Coerentemente al senso di tutti i percorsi di crescita che attivo sostengo fortemente il valore prezioso della psico-educazione: ossia del rendere l’altro partecipe di quante più informazioni possibili relativamente al funzionamento della sofferenza, del trauma e della fisiologia dell’essere umano (dalla nascita in poi). La mente evolve e cambia se ha la possibilità di imparare e di rendersi autonoma psichicamente e consapevole della verità attuale e passata. Nel libro Riprendersi la vita Alice Miller parla diffusamente anche della psicoterapia e della figura dello psicoterapeuta, lo rendo noto qualora si volesse approfondire questo tema così importante. Questa pagina vuole essere tutto questo, nella sua umanità imperfetta e nella speranza che possa contribuire al bene di tutti noi. Siete i benvenuti.
27/11/2025
GENITORI CONTRO FIGLI
Per ignoranza, immaturità e sofferenze infantili mai elaborate esistono GENITORI che hanno in loro parti anche molto ampie e violente che si attivano CONTRO I FIGLI.
La legge biologica che vorrebbe i genitori amorevoli, protettivi e fonte di sicurezza per i loro figli, per dei cuccioli, è completamente scalzata dalle vite che gli adulti hanno vissuto nella loro infanzia perché ciò che hanno vissuto, rinforzato dal contesto socio-culturale nei suoi aspetti disfunzionali, ha modificato la struttura del loro cervello.
E' dunque assolutamente possibile, e le testimonianze sono numerosissime, che i genitori possano avere trattato i propri figli, o uno di essi, con odio, disprezzo, disistima, facendoli sentire un rifiuto, indesiderati, un oggetto, in pericolo per la loro sicurezza, dei disgraziati, dei matti e così via.
Da figli avere avuto queste esperienze non è qualcosa di insignificante, ma di estremamente SIGNIFICATIVO.
Nella migliore delle ipotesi questi figli hanno avuto l'altro genitore funzionale e capace di offrire loro validazione delle emozioni, sicurezza e protezione, così l'elaborazione va fatta solo su di un genitore (per dirla in modo molto semplificato). Ma nella maggioranza dei casi i genitori disfunzionali sono 2 e non 1 e il figlio è completamente solo.
26/11/2025
"Mi sembra di avere VISSUTO UNA VITA IN FUNZIONE degli altri e non di me stessa. Non c'è una cosa sola che faccio che è conseguenza di una mia necessità personale, ma è tutto determinato da un dovere rispetto alla vita quotidiania e rispetto le aspettative degli altri, in primis i miei genitori." - S.
Che cosa è accaduto nel passato di una persona che la porta a questa strategia di adattamento?
Perchè adattarsi alle aspettative degli altri altro non è che una strategia di adattamento, di difesa che un bambino (o anche un adulto sotto situazione di abuso ripetuto) trova per adattarsi al contesto ambientale in cui vive (che certo non è sano).
Che cosa tiene una persona inchiodata? Che cosa la porta a tutto questo?
Una sola terribile cosa, una cosa che mai dovrebbe provare un bambino in riferimento ai suoi genitori:
LA PAURA.
E' LA PAURA.
Dentro di voi, sotto, coperto da difese spesse, c'è una piccola parte di voi TERRORIZZATA.
Voi avete avuto paura. E avete trovato tutte le strategie possibili per non fare accadere nei vostri genitori ciò che scatenava in loro atteggiamenti che vi SPAVENTAVANO.
La paura blocca, paralizza. Non si può vivere avendo paura e dunque ecco che la mente trova tutta una altra serie di strategie e nel contempo mantiene alta l'allerta.
26/11/2025
"Come sei brava, come sei matura. (A una bambina di 6 anni).
Ero una bottiglia, dovevo stare al buio, non emettere suoni, rumori. Non potevo cantare, giocare. La gioia era maleducata. Bastava stare in silenzio e andava bene. Poi c'era mia madre che aveva bisogno di essere compresa. Mi sentivo in colpa quando lei stava male.
Però loro non l'hanno fatto apposta.
Non riesco a dare ragione alla me vittima."
Dare ragione alla vittima smettendo di proteggere chi vi ha fatto male, anche se inconsapevolmente, è l'UNICO modo che avete per rifiorire. Dovete avere il coraggio di assumere il SUO punto di vista, di sentire quello che lei ha patito, vissuto.
Continuare a spostare la vostra comprensione verso i genitori/chi vi ha fatto male è una azione protettiva per non sentire il vostro antico male, per sentire di avere un senso, una utilità nella vita, un ritorno positivo da qualcuno. E continuerà a far sì che le vostre parti antiche ferite rimangano sole ed incomprese, ciò non chiuderà mai le ferite (perché nella solitudine il trauma rimane aperto) e manterrà attive tutte le difese che vi hanno salvato nel passat MA CHE ORA vi fanno stare male perché non sono più congrue e adattive rispetto al presente, a voi e al mondo intorno a voi.
Dovete provare a dare ragione alle vostre parti interne, dovete fare lo sforzo coraggioso di assumere il loro punto di vista, dovete imparare ad essere empatici e compassionevoli verso di loro e non verso chi vi ha fatto male, per esserlo con loro c'è tempo. Non affrettate quel tempo o non ne verrete mai fuori e soprattutto qualcuno oltre a voi ne pagherà le conseguenze.
25/11/2025
La prima volta me ne sono accorta consapevolemente quando una paziente mi ha posto delle domande. Non sono mai stata una terapeuta che credeva nella neutralità. Non ho mai pensato che servisse ad un granché e sebbene essa comporti una quota maggioritaria di fatica per il terapeuta che deve giostrare bene il lavoro sui confini di sé, della relazione terapeutica e la rivelazione delle parti di sé e della sua storia che siano utili al paziente e non a se stesso ho sempre creduto che la condivisione della mia umanità e del mio lavoro sulla sofferenza traumatica infantile, familiare e religiosa e a seguito "coniugale" potesse, in taluni momenti, servire al paziente a farlo sentire "normale", "compreso", legittimato" e dargli la forza ed il coraggio di una compagnia che si inseriva con solidarietà concreta contro l'isolamento, l'incomprensione ed il giudizio che troppo spesso chi soffre riceve per ignoranza, difese ed immaturità collettiva.
La seconda volta me ne sono accorta oggi. Ed ho deciso di scriverlo qui per il solito motivo che è: spiegare come funzionano le ferite del sistema mente corpo, come se ne esce e creare solidarietà e collettività solidale e saggia intorno alla sofferenza per poter rifiorire (to bloom, adoro questo verbo inglese
24/11/2025
Oggi una madre in una discussione diceva "Sì non vogliono capire!". Era animata e parlava del fatto che i genitori non vogliono capire le difficoltà dei bambini.
Mi ha colpito la sua animosità, mi ha ricordato quando sentivo dire "E' colpa della madre se non allatta suo figlio, le informazioni corrette sull'allattamento sono diffuse, dunque è colpa sua."
Non ho mai sentito colpa per aver avuto Marta e non avere ricevuto immediatamente le notizie corrette sull'allattamento. Io avevo cercato, ma non avevo trovato. Ho sofferto molto, non ho desistito e forse solo per fortuna sono riuscita a scoprire la verità incappando in un sito della Leche legue e da lì andando avanti a studiare i libri sull'argomento e sugli affini.
Sono pochi genitori che non vogliono coscientemente capire. Sì alcuni sì. Ma la maggioranza non ha assolutamente la consapevolezza e la possiblità di capire alcune difficoltà dei propri figli perchè esse richiamano in loro difficoltà infantili che essi hanno coperto con l'idealizzazione dei propri genitori, la repressione della rabbia e l'adeguamento alle norme culturali e genitoriali.
La cecità non è una colpa. Alcuni genitori riescono a superarla facendo meglio e comunque tramandando buchi inevitabili ai loro figli. Altri non sanno manco dove cercarla sta consapevolezza e altri ancora hanno delle difese così strutturate che abbatterle equivarrebbe alla loro morte. Perciò diventano pessimi genitori, pessimi esseri umani e persone ammalate nell'anima e nel corpo.
La rabbia dei figli è legittima, necessaria e non può essere schiacciata dal perdono. Ancora una volta questo porterebbe al perpetuamento del trauma su di sé e su altri innocenti. Va attraversata tutta per portare poi alla rassegnazione, all'accettazione che quel genitore non cambierà mai e tocca a te divenire genitore di te. Un adulto.
24/11/2025
Penso che la SINDROME DA CROCEROSSINA, "io ti salverò", sia quello che più mi ha fottuto nella vita. Quella capacità, sviluppata fin da bambina, di cogliere oltre, tra le sfumature, quella sensibilità iper, e super allenata, per avere una immagine restituta di me "brava", accettabile e forse con maggiore possibilità di essere una bambina amata.
Ho imparato presto a mettere i miei bisogni in ultimo piano, a non riconoscerli più, a criticarli, a considerarli sbagliati, esagerati, a spaventarmi per la loro stessa presenza.
Ascoltare, aiutare, portare conforto è stata la mia missione fin da bambina, i miei confini con i loro desideri di sperimentazione, bisogni, emozioni, gusti e inclinazioni non sono mai esistiti, erano violati, non considerati, illegittimi, pericolosi, punibili.
Contava la missione di aiuto, la necessità per avere la vita eterna di essere una bambina al servizio di dio e contava l'aver captato l'immaturità, legate alle loro difese ed alle loro storie infantili, dei miei genitori. Nella completa mancanza di protezione di altri adulti di riferimento diventare accondiscente, intuire i bisogni degli altri per adattarmi, mi ha permesso di salvarmi mentre una parte di me, separata, ha continuato a protestare, da piccola con i bronci, che ovviamente ricevevano critiche e disapprovazione, da adolescente con uno spirito critico che sfidava le personali paure e l'autorità genitoriale e religiosa vedendo le innumerevoli incoerenze e ipocrisie.
Sono diventata una psicoterapeuta ed ho fatto della mia sensibilità il senso di una sofferenza lunghissima senza nome che forse solo ora sta andando verso la completa fine.
Ma quel sintonizzarmi di più con la pena dell'altro, con il suo bisogno infantile straziato piuttosto che sulla mia di pena e sui miei di bisogni calpestati mi ha fottuto nella vita portandomi a scelte errate ma inevitabili.
Trovo quasi strabiliante come le persone ripetano nella loro vita adulta la loro vita infantile con tutti gli aspetti rimossi. L'inconscio sceglie con cura i personaggi che permettano al sistema di rimanere fermo dove era, ai tempi dei vari traumi antichi rivissuti ancora oggi più e più volte per mano propria e di altri nella speranza inconscia che qualcosa cambierà e ci salverà da quel senso di immeritevolezza costruito fin da bambini per quanto accadeva e non accadeva.
Si rinasce, a qualsiasi età. Io ne ho 45.
Racconto perchè la sofferenza condivisa crea possibilità, strade laddove è sempre parso che di possibilità non ve siano.
Salva te.
22/11/2025
Esiste un problema molto importante e spesso sconosciuto o sottovalutato per i traumatizzati: ossia per le persone che portano ancora oggi nel corpo e nella mente le ferite degli abusi subiti in famiglia o fuori dalla famiglia. E' la delegittimazione o minimizzazione che essi ricevono costantemente dalla società.
Le persone ferite vivono spesso un intenso desiderio di essere viste, validate e legittimate per quanto hanno patito. Eppure spesso quello che si sentono dire, laddove si approccino in un coraggioso racconto di sé, è che stanno esagerando.
La gente tende a tagliare corto, a non voler entrare nei dettagli di chi ha sofferto e se ne esce con frasi fatte o peggio ancora con la difesa del sistema familiare, scolastico, politico o religioso abusante.
Una persona che non è validata nei traumi che ha subito vive a causa di questa immaturità ed ignoranza collettiva ulteriormente la ferita di non essere "creduto", "legittimato" e vive ancora una volta la solitudine dell'abuso.
Quando una persona, chi essa sia ovunque ci si trovi, racconta delle sue sofferenze non vanno fatte interpretazioni ma la prima cosa che va fatta è semplicemente dire: HAI RAGIONE.
Un sacco di volte i miei pazienti mi hanno portato la loro fatica, la disperazione, l'agonia della loro sofferenza e mi hanno chiesto "se mi starò inventando tutto? forse sto esagerando, forse è solo il mio punto di vista".
A me, a noi non deve interessare dove stia la verità. Esistono genitori buoni? Sì. Chi ha fede in un buon dio sta bene? Sì. Esistono brave persone che trattano i bambini e gli adulti con rispetto? Sì. Ma a noi non interessa questo nè interessa convincere il traumatizzato di questo. A noi interessa LEGITTIMARE il suo punto di vista, il suo vissuto. Quello che il suo corpo ha vissuto. Non ce ne frega niente del resto. Ci interessa dirgli con il non verbale o con semplici parole che "ha ragione".
E' la validazione costante delle emozioni, delle sensazioni che una persona porta che lentamente fa guarire. E' l'assunzione del punto di vista dell'altro che fa lentamente guarire perché ricuce la frattura, intrisa di vergogna ed isolamento, che i traumi hanno causato. E la fa guarire perché dona all'altro umanità e dignità.
_ Opera di Keith Haring
21/11/2025
Quando fate le FACCE BRUTTE guardatevi allo specchio.
Guardatevi spesso ALLO SPECCHIO perché i vostri figli guardano spesso la vostra faccia e da lì traggono le loro interpretazioni spesso disastrose e non coerenti con la realtà.
I traumi infantili, ossia i residui delle ferite della nostra infanzia non elaborati, si presentano come automatismi di vario tipo: anche facciali. Il ché vuol dire che spesso abbiamo sguardi duri, critici, cattivi, di odio, di disprezzo, di furia, di giudizio perché esssi esprimono le nostre parti arrabbiate, in attacco vendicativo e difensivo verso l'esterno o in mera imitazione delle facce genitoriali ricevute.
Una faccia negativa con sguardi duri, glaciali e simili FERISCE AL PARI DELLA VIOLENZA FISICA. Induce paura, congelamento, sottomissione. Questi stati emotivi si incistano nel corpo e si replicano in automatico da generazione in generazione.
Nell'oggi oltre a essere presenti nella relazione con gli altri possono anche essere presenti nell'altra parte dela relazione: ossia possiamo provare ancora oggi paura, terrore, sottomissione e congelamento quando un altro fa sguardi particolari di fronte ai quali l'adulto che è in noi si spegne e le antiche spiegazioni di quanto sta accadendo e gli antichi stati emotivi con le annesse strategie adattive si ripresentano tali e quali a quelle del tempo della ferita antica.
Guardiamoci allo specchio e proviamo a capire, ascoltare e divenire PRESENTI A NOI STESSI.
- Opera di Kandinsky
21/11/2025
IL RISPETTO SEMPRE E COMUNQUE
Viola, un fiore bellissimo spento nell'infanzia, era cresciuta nel classicissimo "Rispetto all'adulto, sempre e comunque". Un insegnamento pessimo, violento ed instillato in lei facendo leva sulla sua paura di bambina.
Viola era così condizionata dal dover rispettare sempre e comunque gli adulti che quando era divenuta ella adulta ebbe serie difficoltà nel farsi rispettare da altri adulti di fronte a quel "sempre e comunque" che altro non era "anche quando ti manco di rispetto". Quando il "sempre e comunque" arrivava nella sua vita Viola si paralizzava dal terrore e la parte mostrata era quella della brava bambina zitta ed accondiscendente.
Il rispetto sempre e comunque è una forma di abuso basata sulla asimmetria e sull'arbitrarietà della relazione tra un adulto ed un bambino. Sulla considerazione della sua inferiorità come essere umano e sul proprio bisogno personale di affermazione di POTERE a copertura di un senso di sé vuoto, insicuro e fatto di niente.
Non si rispetta sempre e comunque. Se non si è rispettati i bambini hanno il sacrosanto DIRITTO di farlo presente all'adulto in questione.
Non vogliamo farlo? Ok, poi non lamentiamoci della società che stiamo costruendo.
Una società robotica scollegata completamente da sé, manovrabile, piena zeppa di vittime, bulli e dolore straziante infinito coperto dalle aziende farmaceutiche, pratiche del tutto inutili e disinformazione galoppante.
21/11/2025
LA DIFESA A SPADA TRATTA DELLA RELIGIONE
Ho notato un fenomeno molto curioso, ogni volta che viene espressa una opinione critica o contraria alla religione, ossia a Dio, si eleva un coro di voci di chi crede, ha fede e rivolte a chi è diverso da questo o pensieri con intenti redentivi o comunque a difesa di Dio, Gesù etc.
Non accade lo stesso al contrario. Chi non crede in quella forma religiosa non incita gli altri a non credere, non cerca di portarli dalla propria parte, non si mette a dire che pregherà per loro perché trovino la non fede, non si lancia in interpretazioni psicologiche del perché essi non credano o abbiano le proprie idee, non dice loro "non sapete quanta bellezza vi perdete" ed annessi e connessi.
Io credo che la difesa a spada tratta della propria credenza religiosa e della sua figura centrale equivalga alla difesa del modello genitoriale. E' esattamente come quanti difendono i propri genitori, la propria madre, il proprio padre e lo fanno automaticamente, difensivamente, ciecamente rispetto alla verita della propria esistenza passata, senza sostare in silenzio curioso nell'ascolto dell'altro non potendone sentire la diversità senza ricondurla a schemi ed alla necessità di difendere il dio padre.
20/11/2025
Ad A. piacciono molto i gatti rossi, tutti i gatti in genere. Così quando l'altro giorno Charlie, il gatto rosso, mi è venuto a trovare, A. mi ha detto che questo genere di gatti viene chiamato "gatti del cassonetto".
Mi ha urtato questa espressione. Perché vuole riconoscere una verità che conosco bene ma che a tratti fa ancora male. Ci sono i gatti dei cassonetti. I randagi. I non visti. Quelli che si devono arrangiare da sé. Quelli incazzati. Quelli che subiscono ingiustizie, una in fila all'altra. Quelli ai margini. Quelli indifferenti. Quelli che camminano ai bordi per non dare fastidio. Testa bassa. O sguardo fiero. Finalità sopravvivenza.
Allora mi tengo il dolore e la rabbia per questa realtà del nostro mondo e mi posiziono dove sono sempre stata come bambina del cassonetto, e come molti di voi: tra i "gatti del cassonetto".
Portiamo cibo, calore, riparo, rifugio. Perchè i gatti non voluti possano sentirsi voluti e preziosi, proprio come tutti gli altri.
- In foto io e Charlie.
(Ad A.)
19/11/2025
Non potevo ballare.
Era un attività pagana, peccaminosa.
Il trucco doveva essere equilibrato.
Meglio niente.
Non era una cosa degna di Cristo.
Sono passati gli anni.
Nella più totale disperazione.
La mente ha proseguito la frammentazione per la sopravvivenza.
Poi sono uscita di casa.
Era una altra gabbia.
Ma io non lo sapevo.
Ero giovanissima. Ero ingenua.
Pensavo che il peggio fosse finito.
Sono passati gli anni.
Molti.
A poco a poco...
Non potevo ballare.
Ballano le scimmie.
Il trucco molto parco.
Nulla di femminile.
Ero br**ta.
Non meritavo niente.
La mia richiesta di coccole, di vicinanza e di comunicazioni era scemenze infantili.
Non potevo cantare.
Perchè davo fastidio ai vicini.
Non potevo avere amici.
Perchè da grandi non si hanno amici.
A poco a poco...
Sono crollata.
Ha resistito la me psicoterapeuta.
Ha resistito la me mamma di Marta.
A poco a poco...
La gabbia era strettissima.
Una maglia di realtà e condizionamenti che mi stava uccidendo.
A poco a poco...
Ho appena ballato.
E posso ridere.
Noemina e Noemi grande
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Eccomi qui a raccontare “la mia storia”. E così vi dico qualcosa di me. Ho 39 anni, mi chiamo Noemi e sono una psicologa clinica specializzata in psicoterapia. La mia storia inizia a 16 anni quando colsi con chiarezza dentro di me il desiderio appassionato di voler diventare una psicoterapeuta. Ebbi pochi dubbi in seguito, e come racconto nel mio libro (I racconti di Grigia M.M. Una gatta, una psicoterapeuta e uno Studio sul lago) proseguii dritta verso la mia meta. Non senza vacillare né senza difficoltà, quando il lungo impegno per raggiungere questo traguardo e alcune fatiche della mia storia personale iniziarono a bussare alla mia porta. Ma dopo dieci anni di studio e pratica conseguii il mio sogno. Faccio la psicoterapeuta e sono una psicoterapeuta da ormai quasi dieci anni. “Sono” e non solo faccio perché per anni sono stata anche io seduta su una calda poltrona davanti a qualcuno che pazientemente mi aiutava a scandagliare le zone in ombra della mia anima. D’altra parte, come diceva Jung, un buon analista ha da saper prendere sul serio la propria anima per poter prendere sul serio e trattare con competenza ed umanità quella dei suoi pazienti. Sono stata quindi anche io a lungo paziente e conosco bene la fatica ed il coraggio che vengono richiesti a chi decide di chiedere aiuto e di prendere in mano la propria vita.
Da quando è nata Marta, la mia adorata bambina, mi sono profondamente appassionata alla psicologia perinatale. Ho così potuto “chiudere il cerchio” osservando dal vivo, nell’esperienza diretta con mia figlia e nelle storie delle madri che mi hanno cercata, cosa accade durante le nostre delicate e lunghe infanzie. “Chiudo il cerchio” ogni volta che un mio paziente adulto mi parla di sé e del bimbo che è stato e riesco a coglierne nell’immediato le profonde carenze subite che ne hanno condizionato oggi la vita e la felicità. “Chiudo il cerchio” ogni volta che una madre o un padre mi parlano delle fatiche che avvertono nella relazione con i loro figli e io vi vedo nettamente le carenze e le pene patite nelle loro infanzie come figli dei loro genitori. E alla fine di tutto, quello che faccio è curarne le infanzie rotte. Perché è solo riabbracciando il bambino che si è stati e cogliendo il senso della propria storia che ci si potrà affrancare dalla ripetizione involontaria di copioni di infelicità.
E ora qualcosa di più veloce e meno poetico :-).
Come psicologa psicoterapeuta mi occupo di benessere a tutto tondo e di situazioni di sofferenza più specifiche (ansia, depressione, impulsività, disturbi alimentari, autostima, problemi relazionali, ecc.).
Sono specializzata in psicotraumatologia secondo il metodo EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing). L’EMDR è una tecnica psicoterapeutica ad altissima evidenza scientifica, consigliata dall’OMS per la prevenzione ed il trattamento del Disturbo Post Traumatico da Stress, utilizzata in psicoterapia per la cura di tutti gli eventi traumatici che si è vissuti in prima persona o a cui si è assistito (abusi, molestie, aggressioni, bullismo, emarginazione, incidenti, terremoti, aborti, malattie, lutti, esperienze in TIN, ospedalizzazioni, ecc). Sul mio sito (www.bruchiefarfalle.it) ve ne parlo più approfonditamente e moltissimo potete trovare su www.emdr.it.
Mi occupo di gravidanza e maternità fornendo sostegno ai genitori relativamente ai temi di sonno, pianto, bisogni del neonato, vizi, capricci, disciplina dolce, alto contatto, attaccamento, ecc. Scrivo molto di questo su questa pagina, principalmente seguendo l’ispirazione che mi arriva dalla vita quotidiana con mia figlia e dalla riflessione su di me come mamma, sui miei pazienti e sui genitori che mi chiedono aiuto. Ho in cantiere un progetto editoriale proprio su tutti questi temi.. Spero presto di darvi buone notizie!
Sono psicoterapeuta individuale e di gruppo. Conduco gruppi di psicoterapia e gruppi di sostegno per genitori.
Amo molto scrivere e sono autrice del libro “I racconti di Grigia M.M. Una gatta, una psicoterapeuta e uno Studio sul lago”. I racconti di Grigia sono il diario di una gatta quasi certosina, la mia gatta :-), che attraversando le stagioni che compongono un anno, racconta aneddoti e storie su di sé, me e i pazienti che si sono avvicendati nello Studio sul lago. Se ne desiderate una copia potete trovarla nei principali siti di vendita on line (www.mondadoristore.it, www.lafeltrinelli.it,www.libreriauniversitaria.it,www.ibs.is, ecc), presso la libreria Aleph di Milano (MM Lima) e presso la libreria IBS - Libraccio a Lecco (Via Cavour). Oppure se ne volete una copia con dedica potete scrivermi e sarò felicissima di mandarvela.
Lavoro a Bosisio Parini (LC), un paesino affacciato sulle acque del placido lago di Pusiano, che si trova tra Lecco, Erba (CO) e l’alta Brianza. Lo Studio, con una vista lago che concilia moltissimo l’apertura di sé :-), si trova a cinque minuti dall’uscita della superstrada SS 36 di Bosisio Parini.
Svolgo anche consulenze on line laddove vi sia l’impossibilità geografica di incontrarsi di persona.