28/07/2025
L’ALLUCE GRECO
Il piede che guida, il passo dell’anima
L’alluce greco non è un errore.
È una memoria antica. L’abbiamo nel DNA.
Un’impronta viva che racconta il ricordo di chi siamo stati
e di ciò che siamo venuti a fare.
Il secondo dito, più lungo dell’alluce,
non vuole i riflettori o dominare.
Vuole solo indicare.
È il pensiero che anticipa, lo schema
la visione.
Nei corpi delle statue greche, nelle Veneri e nei David,
quel piede era un simbolo.
Un piede che cammina non per adattarsi,
ma per tracciare.
L’esploratore, il viandante. Il chierico vagante.
Nel corpo della donna che porta questo piede
vive la forza che si apre in una spirale,
che parte dal centro del bacino
e sale verso il cielo,
nutrendo ogni passo di grazia e presenza.
È una donna che non scende a compromessi,
che non si piega per piacere.
Si espande.
Si radica nella terra e si innalza,
come l’albero sacro, quello della discendenza.
Non ha bisogno di essere vista.
Lei è purezza.
Si dà il permesso per fiorire.
Il suo passo è verticale, erotico, visionario.
Un sì alla vita che nasce dai quattro pilastri del primo chakra.
Cammina con leggerezza e potere.
Danza, con il velo e senza.
Sa chi è.
E cosa merita.
E nel’uomo?
Quando porta questo segno,
Questo marchio nel suo piede
Lui vive il silenzio del precursore,
l’impulso calmo di chi apre la strada per gli altri.
La batte per la prima volta.
Senza armi.
Senza rumore.
Ogni passo lascia un solco.
Una via da seguire.
È un uomo con la sua visione.
Con l’eredità da portare e da trasformare.
Chi ha l’alluce greco cammina per una direzione chiara
di studio, di parola, di opera, di missione.
Non si adatta.
Sceglie.
Perché il corpo non mente.
E quel dito, un po’ più avanti,
è lì per dire:
“Ho fiducia nella vita e nell’amore.
C’è un’altra strada che si può percorrere: la mia.
Io la vedo.
E vi ci accompagno.”
Alessandro Catanzaro
- storie di anatomia