24/09/2023
RELAZIONE FINALE - PAZIENTE CON DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO D.O.C.. con tema Religioso/filosofico
A gennaio 2023 ho intrapreso un percorso psicoterapeutico con il dr Maurizio Mazzani.
Un evento per me eccezionale, a 47 anni per la prima volta nella mia vita ho “affidato” l’analisi della mia mente a qualcuno che non fossi io.
Ho sempre ritenuto di avere il controllo, se non della mia vita, sicuramente della mia mente: la razionalità e l’analisi di me stesso e di tutto quello che mi circondava è un leitmotiv della mia esistenza.
Ho sempre saputo fin dall’adolescenza di avere atteggiamenti compulsivi e nel tempo, nel corso degli anni, di avere una mente ossessiva: attaccarmi al pensiero, senza lasciare a me stesso un po’ di tregua.
Nonostante fossi cosciente di questo aspetto della mia personalità ho sempre creduto di poterlo tenere sotto controllo attraverso la razionalità; e così è sembrato essere per molti anni.
Il tempo però mi ha dimostrato il contrario e la mia razionalità non è stata più in grado, a un certo punto, di gestire fino in fondo il conflitto latente, da anni, dentro di me.
A quel punto ho ritenuto necessario rivolgermi a un professionista che mi aiutasse: ero in crisi, il mio stesso pensiero non mi lasciava tregua e aveva iniziato ad attaccarmi. Se per anni avevo analizzato, criticato, decostruito il pensiero filosofico, politico, religioso e la struttura sociale di diverse società, a un certo punto il mio stesso pensiero si era rivoltato contro di me, portandomi a un conflitto identitario interiore che non riuscivo più a gestire.
Quando il Dr. Mazzani, al nostro primo incontro, dopo una serie di domande sulla mia vita e sul mio disagio, mi ha confermato di avere una sindrome ossessiva compulsiva, non ero affatto sorpreso; per me, al contrario, fu un primo momento liberatorio: finalmente potevo confidare a qualcuno questo aspetto della mia personalità che avevo sempre celato a tutti.
Con il Dr. Maurizio abbiamo pian piano, nei nostri incontri, parlato della mia infanzia, dei miei genitori, del mio rapporto con la vita, dei miei conflitti interiori e attraverso questi confronti, intellettualmente per me stimolanti, un aspetto fondamentale, ho iniziato a capire, grazie al suo apporto, come avessi maturato questa sindrome.
Comprendere come avessi sviluppato tutto ciò, è stato il primo passo importante per accettare la mia personalità e quindi accettarmi.
Ad oggi non sento vergogna, non sento il bisogno di celare nulla a nessuno, non ho sensi di colpa per avere una personalità ossessiva-compulsiva.
Prendere piena coscienza di questo aspetto mi ha portato, in brevissimo tempo, a portare i miei aspetti compulsivi ai minimi termini: ora li controllo molto facilmente e, sono aspetti del tutto insignificanti nella mia vita, non sono più motivo di ansia.
Sicuramente l’aspetto più difficile del mio essere compulsivo è la mia mente ossessiva: una frenesia analitica che mi procurava disagio e ansia. Questi mesi di analisi sono trascorsi tra momenti in cui il Dottore mi ha aiutato a comprendere, sempre di più, il meccanismo della mia mente ossessiva, in cui sentivo una tregua da questo disagio, a momenti in cui il disagio e il conflitto tornava nonostante ne comprendessi razionalmente il motivo.
Ma se agire su un piano razionale, da una parte, mi ha aiutato a tenere la mia vita lavorativa-sociale sotto controllo, dall’altro, non mi aiutava a superare il disagio che si alternava da lieve a forte.
Il susseguirsi delle sedute, il prendere coscienza dei miei meccanismi mentali, ha però attivato in me sempre una maggiore fiducia e nel tempo ho notato una maggiore serenità mentale.
Non so se la mia sindrome ossessiva compulsiva sarà sempre parte di me o meno, non percepisco più questo come un problema, non so quanto tutto questo durerà ma, ad oggi, ho imparato a calmare i miei pensieri, a smontare la mia tendenza ad appesantire con l’ossessività ogni questione.
Dopo 7 mesi di analisi ho imparato a lasciar scorrere i miei pensieri.
Non sto dicendo che non analizzo, che non critico, che non rifletto sulle cose, non vorrei mai una cosa del genere: ho imparato a non farne un motivo di ansia o di paura, ho imparato ad osservare i miei pensieri senza giudicarli, senza giudicare me stesso continuamente.
Il Dr. Mazzani ha spesso insistito sul fatto che, inconsciamente, io volessi soprattutto essere accettato dagli altri e che non sentissi me stesso degno di questa accettazione e per questo ho attivato un meccanismo ossessivo di perfezionismo.
Ecco, io ora accetto me stesso per quello che sono e accetto gli altri per quello che sono; non intendo sostenere che di me o degli altri vada tutto bene, ma che parto da quello che io sono e da quello che gli altri sono.
Se non giudico me stesso ma cerco di comprendermi, allo stesso tempo, è quello che provo a fare anche con gli altri: questo rasserena la mia mente, la rende meno pesante ed è fonte di benessere personale.
Preferisco essere libero e “possibilmente” felice piuttosto che perfetto rispetto a un illusorio canone.
In questo periodo percepisco me stesso più calmo rispetto al passato, mi innervosisco molto meno e soprattutto credo di saper gestire molto meglio le mie emozioni. In questo periodo, mi sento più sereno, non solo rispetto alla mia crisi che mi ha portato a intraprendere questo percorso di analisi, ma anche rispetto al passato.
Quando si affaccia un pensiero angosciante, una paura, un pensiero che mi procura ansia, non lascio più che mi travolga, non instauro più quel meccanismo di pensare ossessivamente a quella questione; almeno non più come prima.
In questa relazione c’è un aspetto che ho celato ossia quale fosse il pensiero che in questi mesi mi stava tormentando, non è certamente un dato secondario.
La religione, in questi mesi, è stata fonte di paura e ossessione per me.
Nonostante io sia ateo e nonostante pensassi di aver risolto, da anni, questo aspetto della mia vita, si è manifestata in me questa tensione. Forse l’età che avanza, forse la presa di coscienza che non siamo esseri immortali, forse il non aver risolto veramente fino in fondo aspetti della mia passata educazione, hanno fatto riemergere in me paure ataviche.
È chiaro che nell’essere umano c’è una tensione verso l’infinito, sappiamo benissimo, osservando la vita, che tutto è impermanente e destinato a finire, compresi noi stessi.
Questo ci porta a cercare di riempire questo vuoto esistenziale con qualsiasi cosa: consumismo, politica, piaceri o ricerca spirituale-religiosa. Io ho fatto tutto questo, ho tentato di riempire questo nulla con la politica, con i piaceri e studiando diverse religioni a cui in realtà non credevo.
Purtroppo studiando molte di queste religioni, a un certo punto di questo percorso, è emerso in me atavicamente un forte senso di colpa di matrice cristiana. Sono cresciuto con un’educazione cattolica, a 15 anni sono diventato ateo, ma evidentemente era latente in me un senso di colpa e la paura della punizione.
Ho visto riemergere in me tutto quello che ho sempre combattuto e rifiutato di questa religione, in un insieme sincretico con i precetti e la visione etico-spirituale delle altre religioni da me studiate.
Questo periodo, durato pochi mesi in realtà, è stato molto duro, non riuscivo a pensare ad altro, a distogliere l’attenzione; questo senso di paura e angoscia verso qualcosa che in realtà ho sempre disprezzato, (la religione Cristiano Cattolica), mi ha attanagliato e bloccato, rendendo la mia esistenza angosciante.
Delle religioni, soprattutto le orientali, mi ha sempre affascinato una certa poetica, un’attenzione verso il silenzio e la possibilità di vedere oltre l’attaccamento alle proprie cose e alla propria mente; la capacità di osservare l’esistente come un’unica realtà vivente. In realtà, allo stesso tempo, ho sempre disprezzato il fideismo, il dogmatismo, il classismo, l’autoritarismo, l’ascetismo e l’ipocrisia dei religiosi e del latente disprezzo per la vita, implicito nella loro visione mistica e nei loro testi sacri. Spesso la presunzione trascendentale, l’infantile impulso a desiderare per sé stessi l’immortalità, porta molte persone religiose ad essere chiuse nelle loro visioni settarie e a discriminare altri percorsi e persone. Trovo questo loro modo di essere particolarmente imbarazzante e egoistico. Cosa c’è di più egoistico, nel senso negativo del termine, di volere per sé l’immortalità? Cosa si è disposti a fare e a credere per ottenere questa delirante ossessione della perpetuazione di sé stessi, oltre la vita, oltre la morte?
Per secoli le religioni in una delirante visione ontologica hanno perseguitato e sfruttato milioni di persone e, nonostante l’avvento e una certa egemonia del pensiero scientifico, è ancora così.
Questa mia visione critica nei confronti della religione, in particolare di quella cristiana, non è mai cessata ma allo stesso tempo era presente in me un senso di colpa dilaniante per il semplice fatto di condurre una vita basata su presupposti molti differenti dal dogma cattolico.
Ad oggi grazie a un percorso terapeutico che mi ha dato la possibilità di analizzare la mia mente su presupposti differenti, di analizzare i miei meccanismi mentali, prendendo coscienza anche di quello che è stato il mio passato familiare, ho preso il tempo per rielaborare molti aspetti di me e del mio modo di affrontare le questioni della vita. Sapere di avere una mente che si attacca al pensiero in modo ossessivo, come ho già scritto, è stato liberatorio e l’inizio di un processo di decostruzione dei miei meccanismi mentali.
Le questioni poste dalle religioni sono questioni a cui indubbiamente è necessario rispondere a noi stessi: la morte è una realtà nella vita di tutti noi. Le questioni della vita però sono molteplici, materiali o spirituali/psicologiche, che siano.
Quello che conta è come le affrontiamo e ho compreso che non è necessario essere in ansia per avere una risposta, anzi non è necessario avere per forza una risposta. Possiamo rispondere a molte questioni, in modo giusto o errato, ma la vita è sempre davanti a noi ed è nel presente. Possiamo godere del presente, possiamo accettare la gioia e la sofferenza, il piacere e il dolore, le cose che finiscono e che iniziano…ecco, le cose finiscono ma iniziano anche per questo ho preferito concludere l’elenco con la parola iniziare.
Non credo nell’anima individuale e nella sua immortalità ma vedo che la vita è sempre un nuovo inizio; un giorno io terminerò questo mio percorso esistenziale ma sarà un nuovo inizio per un’altra vita. È così tutti i giorni è così ovunque e comunque. Sartre sosteneva che viene sempre prima l’esistenza e poi l’essenza, l’essenza è solo una proiezione della nostra mente, e allora voglio vivere e godere dell’esistenza con tutte le sue contraddizioni.
Non sono perfetto, non ho soluzioni, non ho risposte, al contrario ho più domande, ma una cosa ho realizzato, almeno per me: posso osservare con una mente calma il presente e viverlo, in fondo, nonostante non tutto va come si vorrebbe ne vale la pena; lascio che l’esistente scorra e cerco che questo flusso sia il più piacevole possibile.
Luca