Mazzani Maurizio Psicologo/Psicoterapeuta

Mazzani Maurizio Psicologo/Psicoterapeuta PSICOLOGO/PSICOTERAPEUTA cognitivo-comportamentale
Studi: BRACCIANO (RM)
ROMA c/o Istituto Skinner Chi sono?

Nato a Roma nel 1955, il dottor Maurizio Mazzani si laurea, all’Università “La Sapienza” di Roma, in Psicologia. Si specializza in Psicoterapia grazie al corso quadriennale di specializzazione in “Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale effettuato presso l"Istituto Skinner" di Roma legalmente riconosciuto dal MIUR. Inoltre, effettua un corso annuale di Perfezionamento, all’Università “La Sapienza”

di Roma, in “Psicologia Cognitiva e Reti Neurali”. Infine, a seguito di vari Studi, Corsi, Congressi e Seminari sulla Psicoterapia Cognitivo Post-Razionalista, Cognitivo Evoluzionista, sulla Teoria dell'Attaccamento e sulle ricerche nelle'area delle Neuroscienze, applica oggi una approccio Psicoterapico COGNITIVO INTEGRATO.

PSICOTERAPIA POST-RAZIONALISTA 🤔La psicoterapia post-razionalista si basa sull’idea che ogni individuo costruisca la pro...
07/08/2025

PSICOTERAPIA POST-RAZIONALISTA 🤔

La psicoterapia post-razionalista si basa sull’idea che ogni individuo costruisca la propria identità e la propria esperienza del mondo attraverso un sistema personale di significati, che si sviluppa nel tempo tramite processi cognitivi e affettivi complessi. Secondo questo approccio, i disturbi psicologici non sono semplicemente il risultato di pensieri distorti o comportamenti disfunzionali (come nel cognitivismo tradizionale), ma rappresentano modi coerenti e strutturati di dare senso a sé stessi e al proprio vissuto, seppur talvolta rigidi e disadattivi.

L’obiettivo terapeutico è aiutare il paziente a ricostruire la narrazione della propria identità, aumentando la consapevolezza dei propri schemi di significato e favorendo una maggiore flessibilità nel modo in cui interpreta sé stesso e le relazioni con gli altri.

Elementi chiave:

Visione costruttivista: la realtà è costruita soggettivamente e non semplicemente percepita.

Identità personale come processo evolutivo e narrativo.

Emozioni come guida centrale nella costruzione dell’esperienza e della conoscenza di sé.

Tipi di organizzazione di significato personale: ad esempio, depressiva, fobica, ossessiva, ecc., ciascuna con una sua coerenza interna.

Ruolo attivo del paziente: il paziente non è visto come “malato” ma come protagonista della propria storia.

In sintesi, la psicoterapia post-razionalista non si concentra sul “correggere” errori cognitivi, ma sull’ampliare la consapevolezza narrativa ed emotiva dell’individuo per favorire un cambiamento profondo e duraturo nella percezione di sé.

11/05/2024

Mazzani Maurizio Psicologo/Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale tel 3383412941

28/04/2024
COSA SUCCEDE NEL NOSTRO CERVELLO QUANDO NON FACCIAMO NULLAAnche quando non facciamo nulla e sembriamo "con la testa tra ...
22/03/2024

COSA SUCCEDE NEL NOSTRO CERVELLO QUANDO NON FACCIAMO NULLA

Anche quando non facciamo nulla e sembriamo "con la testa tra le nuvole", il nostro cervello è tutt'altro che inattivo. Questo per via del Default Mode Network, il "pilota automatico" del nostro cervello.

“Stai sempre con la testa tra le nuvole”, talvolta ci vien da dire a quel nostro amico svogliato, che ci sembra come in uno stato di torpore o ibernazione mentale, scollato dalla realtà e perennemente in modalità risparmio energetico. Ma, potessimo chiedere al cervello, non sarebbe d’accordo con questo modo di vedere le cose: pare proprio che per lui non esista il non fare nulla. Le ricerche neuroscientifiche degli ultimi decenni hanno radicalmente cambiato la nostra comprensione di questi momenti di stasi, rivelando che il nostro cervello è tutt'altro che inattivo quando non facciamo nulla, o meglio quando non siamo impegnati in attività specifiche. Al contrario, consuma una grande quantità di energia ed entra in uno stato di grande attività interna innescando una specifica rete, il Default Mode Network, che ci proietta con il pensiero nel passato e nei possibili futuri.

IL DEFAULT MODE NETWORK: IL PILOTA AUTOMATICO DEL CERVELLO

Quando lasciamo la mente libera di vagare, cioè quando innestiamo il pilota automatico per guidare, dentro al treno della nostra vita da pendolari o durante una lezione noiosa, il nostro cervello attiva una rete di default, il Default Mode Network, termine coniato da Marcus Raichle nel 2001. La rete di default è un circuito neuronale composto da diverse aree del cervello che mostrano un'attività elevata quando la nostra attenzione non è focalizzata sull'ambiente esterno o su compiti specifici.

Queste aree includono il cingolo posteriore, il precuneo e le cortecce prefrontali e temporali, regioni implicate nella memoria, nel pensiero sul sé, nella riflessione morale e nell'elaborazione emotiva. È un network che si attiva in modo opposto a quello tipicamente associato ad uno stato di attenzione focalizzata, talvolta chiamato Task Positive Network.

COSA SERVE QUESTO PILOTA AUTOMATICO?

Durante i momenti di riposo, questo network facilita una serie di processi cognitivi interni. Questi includono la riflessione sul passato e la pianificazione del futuro, la costruzione di scenari ipotetici, il rafforzamento dell'identità personale attraverso la riflessione su sé stessi e le proprie relazioni sociali, e l'elaborazione delle emozioni. Questa "manutenzione interna" è cruciale per il nostro sviluppo personale e sociale, consentendoci di integrare esperienze e informazioni, consolidare la memoria e promuovere l'apprendimento.

Vi esorto a guardare al cervello come ad una macchina predittiva: il compito più importante di questa macchina è riuscire a immaginare eventuali futuri possibili a partire dai dati sensoriali nel quale è immerso, per farsi trovare preparato ad affrontare le situazioni che verranno. Questo modo di funzionare è talmente incarnato nei nostri circuiti da attivarsi… proprio quando non facciamo niente di specifico!

La ricerca ha anche dimostrato che questi periodi di non-azione sono essenziali per la creatività. La capacità di lasciare vagare la mente, lontano dai compiti orientati verso un obiettivo, può portare a intuizioni e soluzioni creative ai problemi che, in uno stato di concentrazione focalizzata, potrebbero rimanere irrisolti. Inoltre, il Default Mode Network gioca un ruolo significativo nel miglioramento dell'intelligenza emotiva, consentendoci di elaborare e comprendere meglio le nostre emozioni e quelle degli altri.

D’altro canto, è giusto riportare che alcuni studi hanno associato l’attivazione della rete di default con sintomi depressivi e ansiosi, seppur i risultati in tal senso sono, allo stato attuale, limitati e, talvolta, discordanti. Sembra invece che un buon bilanciamento tra stati di focus su compiti specifici e momenti di “vagabondaggio” del pensiero aiuti nella risoluzione dei problemi, soprattutto quando questi necessitano di "guardare fuori dagli schemi".

L'IMPORTANZA DEL RIPOSO PER IL BENESSERE MENTALE

Nonostante la valorizzazione della costante attività e produttività nella società contemporanea, concedersi momenti di riposo e di non-focalizzazione è fondamentale per la salute mentale. Il sovraccarico informativo e lo stress cronico possono soffocare le capacità della rete di default di svolgere le sue funzioni essenziali, portando a un deterioramento della memoria, della creatività e del benessere emotivo. La pratica regolare di attività che promuovono lo stato di riposo del cervello, come le passeggiate nella natura o semplicemente il permettersi di sognare ad occhi aperti, può contribuire a ristabilire l'equilibrio e a promuovere un funzionamento cognitivo ed emotivo ottimale.
La prossima volta che ti trovi a "non fare nulla", ricorda che il tuo cervello è tutt'altro che inattivo. Sta compiendo un lavoro interno vitale, riorganizzandosi, consolidando la memoria, elaborando le emozioni e fomentando la creatività. Questi momenti di riposo non sono solo un lusso; sono una componente essenziale del mantenimento della nostra salute mentale e del nostro benessere cognitivo.

GEOPOP https://www.geopop.it/cosa-succede-nel-nostro-cervello-quando-non-facciamo-nulla/

RELAZIONE DI PERCORSO di un soggetto con problematiche d'ansia ed insicurezza Ad oggi sono trascorsi due anni e mezzo da...
24/09/2023

RELAZIONE DI PERCORSO di un soggetto con problematiche d'ansia ed insicurezza

Ad oggi sono trascorsi due anni e mezzo dall’inizio del mio percorso di psicoterapia con il dott. Maurizio Mazzani.

Di fatto, la decisione di intraprendere un percorso di questo tipo è avvenuta dopo un anno di grandi incertezze e di forte conflitto interiore. All’origine di tale conflitto, un’inattesa problematica di salute, un attacco cardiaco seguito da un intervento per l’impianto di un defibrillatore, che ha messo alla prova la mia serenità, il mio equilibrio e quello delle persone più care, la mia bellissima famiglia, con cui condivido spazio, tempo, gioie e avversità della vita.

Prendere coscienza di aver bisogno di un aiuto per affrontare le ansie, le incertezze, le barriere mentali generatesi a seguito dell’attacco cardiaco non è stato un processo immediato. Anzi, inizialmente ero convinto che avrei potuto riprendere in mano la mia vita in maniera razionale, serena ed equilibrata senza troppo sforzo. Invece, dopo un anno dall’intervento, le ansie si erano ingigantite, creando una forte instabilità emotiva, minando al mio benessere e, soprattutto, incrinando il rapporto con la mia famiglia. Da lì, la decisione di confrontarmi con il Dr. Mazzani, e di iniziare con lui un percorso per ritrovare la serenità e imparare a gestire i miei limiti e superare le mie preoccupazioni.

L’esperienza di psicoterapia con il Dr. Mazzani è quindi iniziata partendo da uno stato emotivo e psicologico di forte condizionamento. Mi sentivo preda di loop mentali che ostacolavano la mia capacità di pensare ed agire in maniera razionale, imprigionandomi in un meccanismo di riflessi condizionati e reazioni di rabbia, ansia e timore, facendo del male a me stesso e lacerando il rapporto con i miei affetti.

Con pazienza e perseveranza, il Dr. Maurizio mi ha guidato e mi ha fornito gli strumenti utili a comprendere meglio la mia persona, a capire il funzionamento della mente e, soprattutto, a leggere e ad interpretare in maniera razionale le mie azioni e reazioni di fronte agli stati di ansia. Grazie all’aiuto del Dr. Mazzani, ho imparato a scavare a fondo nelle mie insicurezze e ad individuare le ragioni alla base delle mie ansie ed è stato come scoprire una nuova parte di me, l’altra faccia della luna. Ho imparato a rompere i loop mentali in cui ero intrappolato ed è stato come aprire le sbarre di una gabbia, una forte sensazione di libertà, nel pensiero e nel ragionamento. Ho capito, con mia grande sorpresa, che non tutto il malessere e la preoccupazione che avevo accumulato era riconducibile ad un'unica causa e che la causa principale del mio stato di ansia forse non era identificabile nel solo problema di salute ma, con la psicoterapia, ho avuto la possibilità di individuare e comprendere altri fattori ansiogeni, che prima, senza l’aiuto del Dr. Maurizio, non avrei mai pensato di prendere in considerazione.

Dialogando con il Dr. Mazzani, seguendo i suoi consigli, lavorando su me stesso, ho recuperato pian piano, a volte senza neanche accorgermene, i pezzi della mia serenità. In un tempo che mi è parso sorprendentemente breve ho ritrovato me stesso, ho superato barriere che prima mi sembravano insormontabili e ho ristabilito di nuovo un equilibrio con la mia famiglia. Guardandomi indietro, a valle di questo percorso, ho l’impressione di aver spostato una montagna, di aver rimosso un peso che qualche anno fa non avevo neanche idea di quanto fosse grande e di quanto effettivamente gravasse sul mio benessere psicofisico.

Su molti aspetti sto ancora lavorando, sono ancora tante le cose che vorrei migliorare di me stesso e si ripresentano ancora vecchie ansie, situazioni di conflitto interiore e con i miei cari ma sono consapevole che la serenità e l’equilibrio sono una questione di esercizio. Oggi possiedo gli strumenti e la forza necessaria per potermi continuare ad esercitare con costanza, nell’ottica di ricercare e perseguire la serenità, per la mia salute e, più d’ogni altra cosa, per le persone che amo di più.

Ringrazio con tutto il cuore il Dr. Mazzani, per avermi guidato in questo cammino e per avermi insegnato a liberare la mente.

Alfonso

RELAZIONE FINALE -  PAZIENTE CON DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO D.O.C.. con tema Religioso/filosofico A gennaio 2023 ho i...
24/09/2023

RELAZIONE FINALE - PAZIENTE CON DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO D.O.C.. con tema Religioso/filosofico

A gennaio 2023 ho intrapreso un percorso psicoterapeutico con il dr Maurizio Mazzani.
Un evento per me eccezionale, a 47 anni per la prima volta nella mia vita ho “affidato” l’analisi della mia mente a qualcuno che non fossi io.

Ho sempre ritenuto di avere il controllo, se non della mia vita, sicuramente della mia mente: la razionalità e l’analisi di me stesso e di tutto quello che mi circondava è un leitmotiv della mia esistenza.

Ho sempre saputo fin dall’adolescenza di avere atteggiamenti compulsivi e nel tempo, nel corso degli anni, di avere una mente ossessiva: attaccarmi al pensiero, senza lasciare a me stesso un po’ di tregua.

Nonostante fossi cosciente di questo aspetto della mia personalità ho sempre creduto di poterlo tenere sotto controllo attraverso la razionalità; e così è sembrato essere per molti anni.

Il tempo però mi ha dimostrato il contrario e la mia razionalità non è stata più in grado, a un certo punto, di gestire fino in fondo il conflitto latente, da anni, dentro di me.

A quel punto ho ritenuto necessario rivolgermi a un professionista che mi aiutasse: ero in crisi, il mio stesso pensiero non mi lasciava tregua e aveva iniziato ad attaccarmi. Se per anni avevo analizzato, criticato, decostruito il pensiero filosofico, politico, religioso e la struttura sociale di diverse società, a un certo punto il mio stesso pensiero si era rivoltato contro di me, portandomi a un conflitto identitario interiore che non riuscivo più a gestire.

Quando il Dr. Mazzani, al nostro primo incontro, dopo una serie di domande sulla mia vita e sul mio disagio, mi ha confermato di avere una sindrome ossessiva compulsiva, non ero affatto sorpreso; per me, al contrario, fu un primo momento liberatorio: finalmente potevo confidare a qualcuno questo aspetto della mia personalità che avevo sempre celato a tutti.

Con il Dr. Maurizio abbiamo pian piano, nei nostri incontri, parlato della mia infanzia, dei miei genitori, del mio rapporto con la vita, dei miei conflitti interiori e attraverso questi confronti, intellettualmente per me stimolanti, un aspetto fondamentale, ho iniziato a capire, grazie al suo apporto, come avessi maturato questa sindrome.

Comprendere come avessi sviluppato tutto ciò, è stato il primo passo importante per accettare la mia personalità e quindi accettarmi.

Ad oggi non sento vergogna, non sento il bisogno di celare nulla a nessuno, non ho sensi di colpa per avere una personalità ossessiva-compulsiva.

Prendere piena coscienza di questo aspetto mi ha portato, in brevissimo tempo, a portare i miei aspetti compulsivi ai minimi termini: ora li controllo molto facilmente e, sono aspetti del tutto insignificanti nella mia vita, non sono più motivo di ansia.

Sicuramente l’aspetto più difficile del mio essere compulsivo è la mia mente ossessiva: una frenesia analitica che mi procurava disagio e ansia. Questi mesi di analisi sono trascorsi tra momenti in cui il Dottore mi ha aiutato a comprendere, sempre di più, il meccanismo della mia mente ossessiva, in cui sentivo una tregua da questo disagio, a momenti in cui il disagio e il conflitto tornava nonostante ne comprendessi razionalmente il motivo.

Ma se agire su un piano razionale, da una parte, mi ha aiutato a tenere la mia vita lavorativa-sociale sotto controllo, dall’altro, non mi aiutava a superare il disagio che si alternava da lieve a forte.
Il susseguirsi delle sedute, il prendere coscienza dei miei meccanismi mentali, ha però attivato in me sempre una maggiore fiducia e nel tempo ho notato una maggiore serenità mentale.

Non so se la mia sindrome ossessiva compulsiva sarà sempre parte di me o meno, non percepisco più questo come un problema, non so quanto tutto questo durerà ma, ad oggi, ho imparato a calmare i miei pensieri, a smontare la mia tendenza ad appesantire con l’ossessività ogni questione.

Dopo 7 mesi di analisi ho imparato a lasciar scorrere i miei pensieri.
Non sto dicendo che non analizzo, che non critico, che non rifletto sulle cose, non vorrei mai una cosa del genere: ho imparato a non farne un motivo di ansia o di paura, ho imparato ad osservare i miei pensieri senza giudicarli, senza giudicare me stesso continuamente.

Il Dr. Mazzani ha spesso insistito sul fatto che, inconsciamente, io volessi soprattutto essere accettato dagli altri e che non sentissi me stesso degno di questa accettazione e per questo ho attivato un meccanismo ossessivo di perfezionismo.

Ecco, io ora accetto me stesso per quello che sono e accetto gli altri per quello che sono; non intendo sostenere che di me o degli altri vada tutto bene, ma che parto da quello che io sono e da quello che gli altri sono.

Se non giudico me stesso ma cerco di comprendermi, allo stesso tempo, è quello che provo a fare anche con gli altri: questo rasserena la mia mente, la rende meno pesante ed è fonte di benessere personale.

Preferisco essere libero e “possibilmente” felice piuttosto che perfetto rispetto a un illusorio canone.
In questo periodo percepisco me stesso più calmo rispetto al passato, mi innervosisco molto meno e soprattutto credo di saper gestire molto meglio le mie emozioni. In questo periodo, mi sento più sereno, non solo rispetto alla mia crisi che mi ha portato a intraprendere questo percorso di analisi, ma anche rispetto al passato.

Quando si affaccia un pensiero angosciante, una paura, un pensiero che mi procura ansia, non lascio più che mi travolga, non instauro più quel meccanismo di pensare ossessivamente a quella questione; almeno non più come prima.

In questa relazione c’è un aspetto che ho celato ossia quale fosse il pensiero che in questi mesi mi stava tormentando, non è certamente un dato secondario.

La religione, in questi mesi, è stata fonte di paura e ossessione per me.

Nonostante io sia ateo e nonostante pensassi di aver risolto, da anni, questo aspetto della mia vita, si è manifestata in me questa tensione. Forse l’età che avanza, forse la presa di coscienza che non siamo esseri immortali, forse il non aver risolto veramente fino in fondo aspetti della mia passata educazione, hanno fatto riemergere in me paure ataviche.

È chiaro che nell’essere umano c’è una tensione verso l’infinito, sappiamo benissimo, osservando la vita, che tutto è impermanente e destinato a finire, compresi noi stessi.

Questo ci porta a cercare di riempire questo vuoto esistenziale con qualsiasi cosa: consumismo, politica, piaceri o ricerca spirituale-religiosa. Io ho fatto tutto questo, ho tentato di riempire questo nulla con la politica, con i piaceri e studiando diverse religioni a cui in realtà non credevo.

Purtroppo studiando molte di queste religioni, a un certo punto di questo percorso, è emerso in me atavicamente un forte senso di colpa di matrice cristiana. Sono cresciuto con un’educazione cattolica, a 15 anni sono diventato ateo, ma evidentemente era latente in me un senso di colpa e la paura della punizione.

Ho visto riemergere in me tutto quello che ho sempre combattuto e rifiutato di questa religione, in un insieme sincretico con i precetti e la visione etico-spirituale delle altre religioni da me studiate.

Questo periodo, durato pochi mesi in realtà, è stato molto duro, non riuscivo a pensare ad altro, a distogliere l’attenzione; questo senso di paura e angoscia verso qualcosa che in realtà ho sempre disprezzato, (la religione Cristiano Cattolica), mi ha attanagliato e bloccato, rendendo la mia esistenza angosciante.

Delle religioni, soprattutto le orientali, mi ha sempre affascinato una certa poetica, un’attenzione verso il silenzio e la possibilità di vedere oltre l’attaccamento alle proprie cose e alla propria mente; la capacità di osservare l’esistente come un’unica realtà vivente. In realtà, allo stesso tempo, ho sempre disprezzato il fideismo, il dogmatismo, il classismo, l’autoritarismo, l’ascetismo e l’ipocrisia dei religiosi e del latente disprezzo per la vita, implicito nella loro visione mistica e nei loro testi sacri. Spesso la presunzione trascendentale, l’infantile impulso a desiderare per sé stessi l’immortalità, porta molte persone religiose ad essere chiuse nelle loro visioni settarie e a discriminare altri percorsi e persone. Trovo questo loro modo di essere particolarmente imbarazzante e egoistico. Cosa c’è di più egoistico, nel senso negativo del termine, di volere per sé l’immortalità? Cosa si è disposti a fare e a credere per ottenere questa delirante ossessione della perpetuazione di sé stessi, oltre la vita, oltre la morte?

Per secoli le religioni in una delirante visione ontologica hanno perseguitato e sfruttato milioni di persone e, nonostante l’avvento e una certa egemonia del pensiero scientifico, è ancora così.
Questa mia visione critica nei confronti della religione, in particolare di quella cristiana, non è mai cessata ma allo stesso tempo era presente in me un senso di colpa dilaniante per il semplice fatto di condurre una vita basata su presupposti molti differenti dal dogma cattolico.

Ad oggi grazie a un percorso terapeutico che mi ha dato la possibilità di analizzare la mia mente su presupposti differenti, di analizzare i miei meccanismi mentali, prendendo coscienza anche di quello che è stato il mio passato familiare, ho preso il tempo per rielaborare molti aspetti di me e del mio modo di affrontare le questioni della vita. Sapere di avere una mente che si attacca al pensiero in modo ossessivo, come ho già scritto, è stato liberatorio e l’inizio di un processo di decostruzione dei miei meccanismi mentali.

Le questioni poste dalle religioni sono questioni a cui indubbiamente è necessario rispondere a noi stessi: la morte è una realtà nella vita di tutti noi. Le questioni della vita però sono molteplici, materiali o spirituali/psicologiche, che siano.
Quello che conta è come le affrontiamo e ho compreso che non è necessario essere in ansia per avere una risposta, anzi non è necessario avere per forza una risposta. Possiamo rispondere a molte questioni, in modo giusto o errato, ma la vita è sempre davanti a noi ed è nel presente. Possiamo godere del presente, possiamo accettare la gioia e la sofferenza, il piacere e il dolore, le cose che finiscono e che iniziano…ecco, le cose finiscono ma iniziano anche per questo ho preferito concludere l’elenco con la parola iniziare.

Non credo nell’anima individuale e nella sua immortalità ma vedo che la vita è sempre un nuovo inizio; un giorno io terminerò questo mio percorso esistenziale ma sarà un nuovo inizio per un’altra vita. È così tutti i giorni è così ovunque e comunque. Sartre sosteneva che viene sempre prima l’esistenza e poi l’essenza, l’essenza è solo una proiezione della nostra mente, e allora voglio vivere e godere dell’esistenza con tutte le sue contraddizioni.
Non sono perfetto, non ho soluzioni, non ho risposte, al contrario ho più domande, ma una cosa ho realizzato, almeno per me: posso osservare con una mente calma il presente e viverlo, in fondo, nonostante non tutto va come si vorrebbe ne vale la pena; lascio che l’esistente scorra e cerco che questo flusso sia il più piacevole possibile.

Luca

*ELIMINARE IL BISOGNO DI APPROVAZIONE* Le persone che hanno un disperato bisogno di approvazione spesso provano molto di...
01/05/2023

*ELIMINARE IL BISOGNO DI APPROVAZIONE*

Le persone che hanno un disperato bisogno di approvazione spesso provano molto disagio. Se siete tra queste, vi invitiamo a scoprire alcune strategie per superare questo bisogno.
Eliminare il bisogno di approvazione
Ultimo aggiornamento: 29 gennaio, 2022

Tutti noi, in misura maggiore o minore, abbiamo bisogno della nostra dose di approvazione esterna, poiché siamo esseri sociali per natura. C’è però una linea che separa il sano dal patologico e dobbiamo tenerne conto se non vogliamo stabilire legami di dipendenza. Vediamo, dunque, come eliminare il bisogno di approvazione.

Ci sono persone che sembrano avere un bisogno urgente di sostenere le proprie azioni attraverso gli altri. Quando si teme di essere originali, genuini, insomma di essere se stessi, di non ottenere l’approvazione altrui, c’è un problema.

Bisogna considerare che l’opinione altrui a volte è anche influenzata da terzi. Ciò significa che è volubile, anonima e stravagante.

Come disse Steve Jobs “non lasciamo che il rumore delle opinioni altrui offuschi la nostra voce interiore“. Una frase saggia facile da capire, ma difficile da mettere in pratica, poiché vogliamo piacere agli altri ed essere lusingati.

Bisogna trovare un equilibrio per evitare che il benessere personale dipenda dall’opinione altrui.

Bisogno di approvazione sin dalla nascita
Per capire perché alcuni adulti dipendono dall’approvazione, dobbiamo tornare all’infanzia. Nelle prime fasi della vita abbiamo bisogno dell’approvazione esterna, ovvero di quel senso di sicurezza fornito dalle figure di attaccamento.

Se non otteniamo la loro approvazione, di fatto, con molta probabilità svilupperemo problemi di autostima.

Madre che approva l'atteggiamento di sua figlia.
Se la madre dice al figlio che è un disastro, non si fida di lui e invece di vedere le sue virtù, si concentra sui difetti, da grande avrà una scarsa autostima e cercherà negli altri quell’approvazione che non ho ricevuto.

Ma questa non è l’unica causa di bassa autostima, poiché influiscono anche le opinioni di compagni di classe, amici o insegnanti.

La famiglia è solitamente il pilastro più importante, ma a volte un bambino può sviluppare e formare una sana autostima grazie all’approvazione di altri membri importanti al di fuori della famiglia.

Secondo Vernieri (2006), l’immagine di sé è l’accettazione positiva di ciò che si riflette sugli altri, che si basa sull’esperienza personale e sulla cura di sé e che si costruisce lungo tutta la vita, dalle esperienze vissute e dalle relazioni con gli altri.

Tuttavia, è logico che anche in età adulta si cerchi un po’ di approvazione, perché riafferma e dà sicurezza. Tuttavia, la linea tra la ricerca sana di approvazione e quella problematica è sottile.

Un modo per identificare da quale parte della line ci troviamo è analizzare se le nostre decisioni e comportamenti variano in base alle opinioni esterne.

*QUANDO IL BISOGNO DI DIVENTA DIPENDENZA*

Potremmo parlare di dipendenza quando affidiamo le redini della nostra vita ad altri, quando il nostro benessere dipende dalle loro opinioni e valutazioni.

*La domanda sarebbe: vogliamo o abbiamo bisogno del parere altrui?*

Presentiamo alcune condotte allarmanti che potrebbero indicare che dipendiamo dall’approvazione esterna:

Non dare un’opinione diversa, bensì...

*cercare di essere gentile per compiacere e non infastidire la persona che si ha davanti.*
*Variare il proprio stato emotivo in base all’opinione altrui. Se ci fanno i complimenti e ci approvano, ci sentiamo euforici e felici, ma se ci criticano e ci disapprovano, ci sentiamo tristi e indegni.*
*_Non saper dire “no” e fare continui favori agli altri prima di ascoltare i nostri bisogni._*

Eccessiva preoccupazione per avere un bell’aspetto. Una cosa è prendersi cura di noi stessi e farlo spesso, un’altra è avvertirla come una necessità e non tollerare di vederci spettinati, senza trucco o con un aspetto che consideriamo poco curato.

*Le persone che non hanno bisogno di approvazione non hanno problemi a mostrarsi al naturale.*
*Non essere spontanei o autentici per paura del rifiuto. Se davanti alla società ci mostriamo troppo perfetti e perdiamo la nostra naturalezza e spontaneità,* *potrebbe essere che in fondo abbiamo paura di essere rifiutati.*

Cerchiamo quindi di passare inosservati per evitare di ricevere critiche.
Mani incatenate ed eliminare il bisogno di approvazione.
Come eliminare il bisogno di approvazione patologico?

*Possiamo eliminare il bisogno di approvazione modificando i nostri pensieri e le nostre convinzioni._*

Non basta capirlo, ma è necessario riflettere a fondo e credere nei seguenti punti:

*Non possiamo piacere a tutti.*

*Chiunque tu sia, qualunque virtù tu abbia, non piacerai mai a tutti.* *Ci saranno sempre persone che ci criticheranno e ci disapproveranno, e questo accadrà a ogni essere umano su questo pianeta.* *_Pertanto, il bisogno di piacere a tutti è impossibile._*

Anche gli artisti più famosi hanno i loro detrattori. I Beatles, considerati uno dei migliori gruppi della storia, non tutti. Lo stesso accade con Picasso, Miró, Dalí, Mondrian, Kandinsky, ecc. Anche con scrittori come Bukowski, Kerouac, Wilde.

Non importa quanto siamo conosciuti, non importa quanti seguaci possiamo avere, ci sarà sempre qualcuno a cui non piacerà quello che facciamo, e questo non dovrebbe disturbarci, dal momento che il gusto è qualcosa di soggettivo.

*_Nessuno ci conosce come noi stessi_*
*_Un altro pensiero errato è credere che gli altri siano in possesso della verità._* *Le persone che hanno bisogno di approvazione credono più nelle opinioni esterne che nelle proprie.*

Nessuno ci conosce bene quanto noi, e spesso accade che si formino opinioni sbagliate senza basi razionali. Pertanto, non dovremmo dare così tanto potere a ciò che gli altri pensano di noi, perché possono essere sbagliati. Solo noi stessi siamo quelli che possono avere criteri stabili di concetto di sé.

Prendere le proprie decisioni
Ogni volta che dobbiamo prendere una decisione, dovremmo porci questa domanda, in base a cosa stiamo prendendo questa decisione? Siamo influenzati dall’opinione e dai desideri altrui?

*Cosa vogliamo,* *se _mettiamo da parte l’opinione sociale?_* *_Decidiamo secondo i nostri criteri, non secondo quelli degli altri._*

Non siamo né più né meno di nessuno.
Non siamo né più né meno preziosi degli altri. Siamo tutti uguali, non importa quanto abbiamo successo, i nostri beni o la nostra fiducia in noi stessi. L’unica cosa importante è chi siamo, i valori umani che ci definiscono.

Le disapprovazioni non equivalgono al rifiuto.
Solitamente, qualsiasi critica viene presa come un disprezzo della nostra persona, quando in realtà spesso è un rifiuto di un gusto, stile di vita, opinione, ecc.

_Per esempio, qualcuno potrebbe disapprovare un altro per un gusto musicale o per motivi politici. motivi, opinioni e comportamenti... punto.

*Ciò non significa che ci stiano rifiutando come persona, ma che si tratta di non essere d’accordo con i gusti, ecc.*_

María Nieves Vera (2009), professoressa presso l’Università di Granada, Spagna, offre alcune strategie per accettare positivamente le critiche:

Reagire con calma alle critiche per mettere in pratica la pazienza e imparare a non sentirti attaccati.
Imparare a controllare le emozioni negative.

*Riflettere sul fatto che una critica è solo un’opinione e quindi non deve mettere in gioco la propria autostima.*

Approfittare di una critica per valutare se è costruttiva o è un tentativo di manipolazione. Nel primo caso possiamo imparare da essa, invece di rovinare il nostro rapporto con la persona che ce l’ha fatta.
Se la critica è costruttiva ma le parole sono dolorose, possiamo approfittarne e insegnare alla persona che ci ha criticato un modo più corretto di esprimere la sua opinione.
Nel caso in cui provino a manipolarci, il modo migliore per ostacolare i piani dell’altra persona è reagire con calma.
Reagire in modo irascibile può mostrare le nostre debolezze all’altra persona. Quindi, ancora una volta, meglio restare calmi e rilassati. Rimanere calmi ci permette di uscire vittoriosi da una situazione che di solito si rivela spiacevole.

Spesso la critica agli errori commessi viene presa come una disapprovazione della persona.
Quello che è stato rifiutato era semplicemente un modo sbagliato di agire, ma quell’errore non definisce una persona, poiché ogni essere umano commette errori e si evolve grazie a loro.

*_Chi non la cerca o non ne ha bisogno tende a ricevere più approvazione_.*

Amici che ridono.
*Sembra un paradosso, eppure le persone che non pensano all’approvazione tendono a essere più accettate.*

*La spiegazione di ciò risiederebbe nel fatto che di solito siamo attratti da chi si mostra autentico, sebbene non coincida con le nostre opinioni.*

*_Sii te stesso senza cercare quell’approvazione, sii autentico senza preoccuparti dell’opinione esterna, poiché provare a piacerti otterrà l’effetto opposto._*

*Rafforzare l’autostima.*

Una delle maggiori cause del bisogno di approvazione è la debole autostima. Rinforzarla ci aiuterà a eliminare il bisogno di approvazione.

*Quando pensiamo di valere e abbiamo un’opinione positiva di noi, la disapprovazione non ci farà male, la vedremo come qualcosa di naturale che accade nella vita.*

*Oltre a ciò, ci renderemo conto che l’essenziale è credere in sé a prescindere da quello che accade all’estero.*

Accetta le differenze per eliminare il bisogno di approvazione.
Non siamo tutti uguali, ognuno di noi ha i propri gusti, opinioni, stile di vita, ecc. Essere diversi non significa essere migliori o peggiori.

Incontreremo persone opposte con cui non andremo d’accordo, ma non dovremmo mai vederlo come disapprovazione, ma come differenza.

Da: La Mente Meravigliosa

Indirizzo

Via DEGLI ORTI 9 BRACCIANO (RM)
Bracciano

Orario di apertura

Lunedì 10:00 - 21:00
Martedì 10:00 - 21:00
Mercoledì 10:00 - 21:00
Giovedì 10:00 - 21:00
Venerdì 10:00 - 21:00
Sabato 10:00 - 20:00

Telefono

+393383412941

Sito Web

http://psicologiapsicofilosofia.blogspot.com/, http://web.tiscalinet.it/ist

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